Quella mattina mi svegliai con cautela. Sì, con cautela! Mi alzai, poggiando dapprima i piedi su quella lastra fredda che viene comunemente chiamata pavimento e poi avvolgendomi in quel vestito che sembra l’abbia ereditato dalla moglie di Babbo Natale e che tutti chiamano vestaglia.
Mio padre ronfava nella sua stanza, ululando come un lupo.
 
“Era ora che dormisse!” pensai.
Per tre notti di seguito si era svegliato mentre ero impegnata nel mio sonno ristoratore e aveva fatto delle belle passeggiate per la casa, ammirando ancora una volta le belle pareti con la carta da parati ormai ammuffita.
In punta di piedi mi diressi in cucina per fare colazione. Non una normale colazione. LA colazione!
Nel forno, ricoperto dalla carta stagnola c’era un bellissimo bambino nelle cui vene scorreva crema allo stato puro e i suoi capelli erano formati da granelli di zucchero.
Leccandomi i baffi, pregustando il momento in avrei addentato il bambino, aprii il forno, sollevai la carta stagnola e…Non c’era niente!! Ai piedi del forno notai delle formiche che stavano litigando su chi dovesse prendere il granello più grande.
Sconsolata mi diressi nuovamente nella mia stanza e notai una scia di zucchero ai piedi della porta di mio padre. Furtivamente entrai, mi avvicinai a lui.
 
<< Uh, il solito! La barba se l’è rasa ieri e già è ricresciuta! >> borbottai tra me e me.
Poco dopo ci ripensai e ritornai per constatare se quella cosa intorno alla sua bocca fosse davvero barba.
Rabbrividii: ERA ZUCCHERO!
Mi aveva rubato lui il bombolone!