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Autore: Souls Rain    28/08/2012    2 recensioni
Dal terzo capitolo, "Testate e Inseguimenti":
"Bambini! Smettetela!" li rimproverò Maka, sarcasticamente.
"Bionda, smettila di rompere! C'è in gioco l'onore di noi guerrieri." le urlò Black*Star, correndo a recuperare la palla. Lo Shinigami si rialzò rapidamente, correndo a vendicarsi.
Le ragazze si rivolsero uno sguardo stanco.

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{Il rating si alzerà durante la storia}
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Black Star, Death the Kid, Soul Eater Evans, Spirit Albarn
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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"The fear in a nightmare can be qualification on the bases of courage quantity."

 

 

 

 

- Secondo capitolo -

- Welcome back, Shibusen. -

 

 


Aprì la portiera del furgoncino - rigorosamente celeste - e balzò dentro, producendo un piccolo tonfo sedendosi. Girò la testa verso il conducente, e lo guardò infastidita: addormentato sul volante, con tanto di bavetta che gli colava dalla bocca.

"Black*Star!" urlò, già pronta a sfoderare uno dei suoi leggendari libri, quando l'azzurro non balzò in piedi "Eh? Sì sì, guido io, guido io!" ripeté meccanicamente.

Avviò il motore, sotto lo sguardo accigliato della bionda. Quando aveva accettato di farsi accompagnare al lavoro dall'amico, sapeva già che, probabilmente, sarebbe andata incontro a rischi assurdi.

"Vedi di non coinvolgermi in qualche incidente." gli aveva detto, per poi sorridere divertita.

Lui ignorò l'affermazione dell'amica, continuando a fissare la strada. Le evidenti borse sotto gli occhi non preannunciavano nulla di buono. Che ne avesse combinate una delle sue?

"Ehi Black*Star, perchè quella faccia?" chiese.

"Tsubaki ha un nuovo gatto." iniziò l'azzurro, assumendo un'espressione disgustata."Mi ha tenuto sveglio tutta la notte perché mi graffiava la faccia e lei mi ha proibito di lanciarlo dalla finestra."

Maka trattenne a stento le risa, osservando scioccata il ragazzo.

"Il mitico Black*Star si fa battere da un innocuo gattino." lo sbeffeggiò.

"Ehi, io non mi faccio battere da un gatto!" controbattè. "Me lo ha chiesto Tsubaki, di non farlo fuori." terminò.

Maka scosse la testa. "Non ci credo." disse convinta.

"Ha insistito, minacciandomi di una cosa orribile." rispose, ricordando la sera precedente.

"Ah, fammi indovinare: ti ha detto che ti saresti scordato il sesso per un paio di mesetti?" chiese sarcasticamente.

Silenzio.

"Allora avevo ragione" ridacchiò lei, beccandosi un'altra occhiataccia dall'azzurro. "Non ti preoccupare, sai quante volte l'ho fatto a Soul." disse con nochalance.

"Mi ricordo come si ridusse dopo due settimane. Voi donne siete crudeli." rispose lui. La faccia dell' amico gli era rimasta impressa nella mente.

"La signora Malefica è pregata di scendere dal taxi, siamo arrivati." scherzò Black*Star. Maka sorrise divertita, per poi aprire lentamente la portiera e scendere nella piazzola di fronte alla maestosa Shibusen.

"Grazie, tassista!" disse, prima di avviarsi verso la scuola.

"Neanche la mancia al conducente?" le urlò lui, mentre la bionda, ormai lontana, raccoglieva i capelli in una coda alta, pronta per la sua prima lezione.

"Insegno alla shibusen" pensò fiera. Lei: la più giovane insegnante che la Shibusen abbia mai avuto, aveva ricevuto la cattedra solo qualche mese prima del suo diciannovesimo compleanno. Non vedeva l'ora di essere seduta dietro quella cattedra, un libro in mano e gli occhiali calati sul naso, in perfetto stile professore.

In quel momento, desiderò che Soul andasse ancora a scuola, solo per potersi sadicamente divertire a torturarlo. Si appuntò mentalmente che, una volta a casa, avrebbe mantenuto l'aria da austera insegnante ancora per un po', giusto per lo sfizio di far impazzire leggermente il compagno.

Cominciò a salire le scale con entusiasmo. Il suo sogno di divenire una fra i Meister migliori del paese si era finalmente avverato, eppure non avrebbe mai pensato di tornare a scuola, il luogo che preferiva in assoluto, come un'insegnante. Presa dai pensieri e dall'ansia, senza rendersene conto, iniziò a correre.

Asciugò una goccia di sudore che le colava dalla fronte, sistemò nuovamente i capelli, ansiosa e spalancò la porta. Percorse la stanza a grandi falcate, evidentemente tesa, per giungere di fronte alla grande lavagna. Sorrise: c'era riuscita.

La Crescent Moon non era cambiata affatto: la cattedra, i banchi, e persino quel piccolo scalino vicino alla porta dalla quale entrava Stein, cadendo rovinosamente ogni volta dalla sedia. L'unica differenza? Ormai era lei a parlare di teoria dell'anima e correggere i test.

Con la ritrovata pace, Maka aveva anche raggiunto i suoi obiettivi. Lanciò uno sguardo ai suoi allievi e, in un gruppetto seduto un po' in disparte, le sembrò di rivedere i suoi amici, ai tempi precedenti alla liberazione del Kishin.

Due ragazzi parlottavano tra loro, forse di videogiochi, altre due ragazze parlavano del più del meno, ridacchiando, e, nel mezzo, una ragazza leggeva. In quel momento ebbe un tuffo al cuore.

Sorrise nostalgica e rimproverò i due di fare attenzione, per poi ricominciare a spiegare. Osservò una ragazza, minuta e dai lunghi capelli rossi, creare origami con la carta. Erano tutte gazzelle.

Quasi le venne da ridere. Avrebbe dovuto impegnarsi, per far sì che i suoi studenti diventino un giorno coraggiosi come lo era stato il suo gruppo, durante la guerra.

Un ragazzo alzò la mano, aveva lunghi capelli viola e occhi verdi. Maka gli fece cenno con la testa di parlare. "Sensei, è vero che lei ha partecipato alla guerra con il Kishin Ashura ed è riuscita a sconfiggerlo?" domandò, negli occhi ammirazione e curiosità.

"Sì, è vero." rispose sorridendo.

Nella classe si levò un brusio di chiacchere.

 "Come ha fatto? Ashura era fortissimo!" chiese un'altro studente, per poi essere seguito da altre numerose domande. Per un momento Maka si spaventò, ma riuscì a riattirare a sé l'attenzione degli studenti con una risposta: "C'è voluto una buona quantità di coraggio e gioco di squadra. Senza i miei compagni, e la mia arma, non ce l'avrei mai fatta."

 

Si rialzarono lentamente da terra, chi massaggiandosi il sedere, chi tentando di togliere la polvere dagli abiti. Posarono lo sguardo sulla costruzione.

"Allora, è così, la vera Shibusen." disse Elizabeth Patricia, meravigliata.

Tutti alzarono lo sguardo verso la struttura. Al posto dei ruderi che ricordavano, vi era la grande e imponente struttura della scuola. Cominciarono a salire le numerose scale, sotto gli sguardi stupiti degli studenti, che non li avevano mai visti prima d'ora. "Wow, ma quante sono?!" esclamò Kami, aggrappandosi alla ringhiera con il fiato corto.

Mifune ridacchiò.

"Kami-chan, guarda qui!" le gridò, facendole cenno di raggiumgerlo.

Si affacciarono al vetro che dava su una delle tante aule, la scritta "Crescent Moon" in caratteri gotici spiccava sulla porta.

Lo sguardo di Kami vagò per l'aula, finchè non scorse la figura al centro della stanza. Sgranò gli occhi.

"Ma quella, quella è mia madre!" esclamò, sorpresa.

La ragazza sorrise, ritrovandosi a pensare che sua madre doveva essere stata proprio una donna forte, da giovane. Il volto di Mifune si intristì, anche lui avrebbe desiderato poter vedere sua madre.

"Ehi, e voi chi siete?" chiese una voce delicata e femminile. I ragazzi si girarono verso la donna: alta, capelli neri legati in una treccia vestita con un camice bianco da infermiera. Masamune per poco non scoppiò a piangere.

"E' il nostro primo giorno! Siamo i fratelli..." rispose Elizabeth Patricia, fulminea.

"Moon!" continuò Kami, scrutando la targa.

I ragazzi osservarono le due stupiti.

"Oh," rispose sorpresa Tsubaki "allora dovreste sbrigarvi, le lezioni sono già inizate. In quale sezione siete?" chiese.

 I ragazzi si guardarono, per poi esclamare all'unisono "Crescent Moon!".

La professoressa Albarn osservò attentamente i quattro ragazzi che l'infermiera aveva condotto all'interno dell'aula, sorridendo.

Maka ringraziò Tsubaki, per poi rivolgersi ai nuovi arrivati: "Voi chi siete?".

"I fratelli Moon" rispose prontamente Kami.

"Bene, potete mettervi a sedere, ragazzi" disse, per poi scribacchiare qualcosa sul registro.

Masamune scrutò Elizabeth Patricia, dubbioso.

"Non avremmo potuto dire semplicemente la verità?" domandò, tornando poi a prestare attenzione alla lezione.

"Ma sei impazzito Masamune?!" Kami controbattè, "Non possiamo dire la nostra identità così, potremmo mettere a rischio le nostre stesse vite!"

"Maka, cioè... Professoressa Albarn!" la porta venne spalancata con un calcio, improvvisamente, un uomo dai capelli azzurri entrò nell'aula. "Kiddo, cioè, il preside vuole vedere i fratelli... mhn, Moon." spiegò.

La donna lo guardò accigliata. "Possono andare." disse, portando lo sguardo sui ragazzi. "Star, smettila di chiamarmi per nome, però!" si rivolse all'azzurro arrabbiata, colpendolo col  

primo libro che si era ritrovata sottomano.

"Oh, cacchio." pensarono tutti, tranne Elizabeth Patricia, desiderosa di rivedere il padre.

"Che cosa mai vorrà il preside?" chiese Mifune, per rompere il silenzo. I quattro ragazzi camminavano per il lungo corridoi di ghigliottine.

"Non saprei" rispose Masamune. Tutti rivolsero lo sguardo verso Elizabeth.

"Non ne so nulla." sentenziò la ragazza.

Finalmente giunsero nella Death Room. Si guardarono attorno: le pareti bianche, un grande specchio al centro della sala e una sedia, dalla quale si poteva intravedere qualche ciuffo di capelli neri -e parte di una familiare striscia bianca.

"Oh" pronunciò Kid, alzandosi dalla sedia. Elizabeth Patricia guardò estasiata il padre, nelle vesti di shinigami, con tanto di maschera a forma di teschio sul lato della testa.

 "Bene, voi sareste i Moon, giusto?" i ragazzi annuirono. "Non mi pare di avervi visti nel registro degli alunni" concluse.

L'uomo li scrutò, uno ad uno. Sorrise, ascoltando le sciocche scuse con cui tentavano di giustificarsi. Ne analizzò le anime.

"Va bene, potete andare, per stavolta." li congedò.

Rivolse un ultimo sguardo alla moretta che continuava ad osservarlo, meravigliata. Le labbra di lei si schiusero in un dolce sorriso, poi raggiunse gli altri.

 

 

 



N/A Lily Inuzuka: Hola **
Visto che qua stiamo sempre a fare note (Capitan Ovvio, è la fine del capitolo!) e io non c'ho mai cose sensate da dire, lascio la serietudine (?) alla mia collega.
E... ta ta ta ta!
I DIETRO LE QUINTE.
Stavolta potete osservare una Lily alquanto in fangirl mode per tutta la durata della prima parte ** cioè, insomma, ma li avete visti?
Nyaaa, il mio OTP, il mio OTP!
 Anche se Matryoshka mi ha abbastanza bloccata ç_ç Volevo più BlackMa!
Poi... MOMENTO MOMENTO MOMENTO. Abbiamo una rivelazione scioccante!
Non ha pianto in nessuna parte del capitolo!
Poi va be', s'è sclerato sulla figaggine di Kiddo, sui propri OTP (e staremo sempre in guerra, noi, per i pair!) e boh, sono lieta di annunciarvi che è il capitolo più lungo che abbiamo mai fatto! 1503 parole, guys!

 

N/A Matryoshka: Essì, questa volta mi sono trattenuta! xD

Lily, dovresti essere contenta! E' meno male che il gatto di Tsubaki salva la situazione, sennò era più TsuStar. ù_ù

E, che altro, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e continuate a seguirci! 

Ringrazio tutte quelli che hanno recensito nello scorso capitolo, 7 persone, e quelli che seguono, ancora 7 persone.

Ma io voglio un simmetrico 8! è___é

 

  
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