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Autore: Emily27    28/08/2012    3 recensioni
Non lo so... se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza... ma io credo, può darsi le due cose, forse le due cose capitano nello stesso momento. (Forrest Gump)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Destino

 

 

 

Non lo so... se abbiamo ognuno il suo destino o se siamo tutti trasportati in giro per caso come da una brezza... ma io credo, può darsi le due cose, forse le due cose capitano nello stesso momento. (Forrest Gump)

 

 

 

 

Sono qui da meno di un'ora, eppure sembra che sia passato molto più tempo da quando mi sono seduto su questa sedia ad aspettare che si apra la porta alla mia destra, oltre la quale una delle due persone che ho più care al mondo sta lottando tra la vita e la morte.
Solo nel piccolo corridoio che odora di disinfettante, fisso le sue grigie pareti senza in realtà vederle, in preda ad un'ansia che mi logora. Voglio che qualcuno esca dalla sala operatoria e mi metta al corrente sulle condizioni di mia madre, ma temo anche quel momento perchè ho una folle paura che mi dicano che non ce l'ha fatta, non potrei sopportarlo. L'angoscia mi assale e mi sento smarrito al pensiero di perderla. A volte è noiosa e stressante, discutiamo, ma è uno dei miei punti saldi, cosa farei senza i suoi preziosi consigli, il suo sostegno, la sua presenza allegra e colorata? E' una mamma che mi ha cresciuto da sola, senza farmi mancare niente compreso il suo amore, non so descrivere il bene che le voglio.
Questa mattina è uscita per fare colazione con un'amica, una mattina come tante altre, dopo un'ora ho ricevuto quella telefonata. Sono state aggredite e derubate, entrambe con una coltellata all'addome, che per l'altra donna è stata fatale. Avrebbe potuto esserlo anche per lei e ringrazio il cielo che non sia andata così, ora è qui a pochi metri da me che combatte per restare in vita ed io devo pensare che ce la farà, perchè Martha Rodgers è una che non si arrende.
Alexis era ospite da una compagna di scuola, nella casa che i suoi hanno a circa due ore da qui, e non appena l'ho chiamata si è subito messa in viaggio per tornare accompagnata dai genitori dell'amica. E' rimasta sconvolta e si è messa a piangere al telefono, accrescendo il mio dolore. Sono stato titubante se chiamarla oppure aspettare che la nonna fosse stata fuori pericolo, ma se non ce l'avesse fatta mia figlia non me lo avrebbe perdonato. Alexis non è più una bambina e di momenti brutti dovrà sopportarne ancora, fa parte della vita e da questo non posso proteggerla.
La porta che si apre mi fa sussultare, balzo in piedi mentre anche il mio cuore fa un salto. E' uscita una giovane infermiera dall'espressione neutra, che non rivela niente di bene e niente di male.
“Come sta?” le domando e la mia voce risuona agitata alle mie orecchie.
“Il dottor Davidson la sta ancora operando.”
“Mia madre ce la farà?” Ho un dannato bisogno di saperlo.
“Non so dirle nulla, non sono entrata in sala operatoria, mi dispiace.”
La ragazza si dimostra realmente dispiaciuta, poi se ne va lasciandomi di nuovo solo con l'unica compagna che non mi abbandona: la speranza, a cui mi aggrappo con tutte le mie forze.
Mi siedo nel medesimo posto di prima con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e lo sguardo rivolto a terra, mentre sento le lacrime salirmi agli occhi. Li chiudo e prego, la sola cosa che posso fare per mia madre in questo momento.
Resto così per un tempo indefinito, finchè una voce mi riporta alla realtà.
“Signor Castle...?”
Sollevo lo sguardo e incontro quello di due grandi occhi verdi, sono della donna che mi sta di fronte e che non ho sentito arrivare.
“Sì...”
“Sono il detective Kate Beckett, polizia di New York” così dicendo mi mostra le sue credenziali, poi ritira il distintivo nella tasca del cappotto rosso accomodandosi sulla sedia accanto alla mia. Immagino stia seguendo il caso dell'aggressione.
“Comprendo che questo sia un brutto momento, ma dovrei farle alcune domande.” Il suo tono è delicato, come i tratti del suo viso, incorniciato da capelli castani tagliati a caschetto.
“Le dirò tutto ciò che può servire a prendere chi ha fatto questo a mia madre.” Se quel bastardo fosse qui adesso non oso immaginare quello che l'istinto mi porterebbe a fare.
La detective annuisce e procede.
“E' probabile che l'aggressione sia avvenuta unicamente a scopo di rapina, ma tendiamo a non scartare nessuna ipotesi. C'è per caso qualcuno che possa avercela con sua madre?”
“No... Non credo assolutamente.”
“Si vede o si è vista con un uomo nell'ultimo periodo?”
“Con nessuno, che io sappia. Non posso pensare che qualcuno abbia avuto intenzione di ucciderla. Se l'obiettivo fosse stata lei avrebbero atteso che si trovasse da sola...”
“Infatti, non crediamo che ci sia un movente legato ad una delle due donne in particolare.”
“Perchè accoltellarle?”
“L'aggressore potrebbe essere stato sotto l'effetto di stupefacenti ed essere diventato violento perchè le sue vittime hanno opposto resistenza. E' abbastanza frequente.”
Vittime. Mia madre è una vittima, come quelle di cui scrivo nei miei libri, solo che questa volta è la dura realtà, qualcosa che sta succedendo a me e le sensazioni le sento sulla mia pelle, non le sto raccontando attraverso la tastiera e lo schermo del computer. La cosa peggiore è che non posso decidere il finale.
Mi sono estraniato per alcuni istanti dalla conversazione con la detective, la quale mi sfiora l'avambraccio con una mano dicendo: “Andrà tutto bene, sua madre ce la farà.”
Un gesto che mi stupisce, accompagnato dalle parole che avevo bisogno di sentirmi dire. Sarà il tono dolce e sicuro con cui le ha pronunciate, saranno i suoi incredibili occhi verdi che mi guardano fiduciosi o le sue labbra piegate in un leggero sorriso che basta ad illuminarle il volto, ma io a quelle parole ci credo. Mi danno forza.
“Grazie” le dico semplicemente, poi lei distoglie il suo sguardo dal mio e lasciamo che il silenzio ci avvolga.
La detective fissa la parete grigia e sembra rincorrere un pensiero che la porta lontano da qui, e quando i suoi occhi tornano su di me vedo il suo sguardo attraversato da un'ombra di dolore. Forse ha vissuto un'esperienza simile a quella che sto vivendo io e l'essere qui gliel'ha ricordata.
“E' solo?” mi domanda.
“Tra poco arriverà mia figlia.”
Guarda l'ora e mi aspetto che si congedi per tornare al suo lavoro, ma non lo fa.
“Ho letto tutti i suoi libri” mi rivela invece inaspettatamente.
“Mi fa piacere...”
“E' in gamba.”
“Grazie. Era alla presentazione di Storm fall?”
“No, lavoravo...”
Assumo un'aria scherzosamente indignata.
“Non è una vera fan se non è venuta a farsi fare un autografo in qualche parte del corpo.”
Nonostante il mio pensiero sia costantemente rivolto a mia madre, la presenza di Kate Beckett alleggerisce il peso di questa snervante attesa e sono anche riuscito ad esibirmi in una battuta. L'ho appena incontrata ma la sua vicinanza mi è di conforto, come se la conoscessi da sempre.
“Preferisco averlo sulla prima pagina del libro.”
Sorride e questa volta lo fa in modo aperto. Forse è fuori luogo rispetto alla situazione e mi sento quasi in colpa nei confronti di mia madre che è in pericolo di vita, ma non posso proprio impedirmi di pensare a quanto sia bella.
Una figura sta venendo verso di noi a passo svelto, quasi correndo. E' Alexis. Mi alzo e viene a rifugiarsi tra le mie braccia, la stringo forte come se corressi il rischio di perdere anche lei.
“Come sta la nonna?” domanda sollevando la testa dal mio petto senza però staccarsi da me.
“La stanno operando, ma nessuno è ancora venuto a dirmi niente.”
“Papà...” La sua voce trema. “La nonna non morirà vero?”
“No, tesoro. Andrà tutto bene.” Appoggia di nuovo la testa sul mio petto e piange in silenzio. Le accarezzo i capelli e vi poso un bacio. “Andrà tutto bene.”
Quando sollevo lo sguardo vedo Kate in fondo al corridoio, mi saluta con un gesto della mano ed io ricambio con un sorriso, poi gira l'angolo e scompare dalla mia vista.
In quello stesso momento la porta si apre di nuovo e questa volta appare un medico con i capelli neri e il volto che luccica di sudore, il camice verde e la mascherina abbassata sul collo.
Il cuore inizia a martellarmi nel petto e continuo a tenere Alexis stretta a me, mentre attendo le parole del chirurgo.
“L'operazione è andata bene, è fuori pericolo.”
E' fuori pericolo. E' come tornare a respirare, uscire dal buio, i nervi si rilassano e resta solo un grande, enorme sollievo che mi dà le vertigini.
Alexis mi guarda con gli occhi umidi di pianto e le labbra che si allargano in un sorriso.
“Avevi ragione papà, è andato tutto bene.”
Mi abbraccia forte ed io emetto un sospiro liberatorio.
Avevi ragione Kate.

 

 

* *

 

 

Tre giorni dopo sono davanti all'ingresso del Dodicesimo Distretto.
Mi levo gli occhiali da sole mettendoli nella tasca del cappotto e mi aggiusto velocemente i capelli specchiandomi sul vetro del portone, quindi, reggendo una borsa di carta, entro e prendo l'ascensore per salire al piano dove ha sede la omicidi.
Facendo la spola fra casa e ospedale, dove mia madre si sta riprendendo in fretta, in questi giorni ho pensato spesso a Kate Beckett. Il suo aspetto fisico è senza dubbio degno di nota, ma ciò che mi ha colpito di lei è qualcosa che va oltre e che non sono ancora riuscito a spiegarmi, so solo che è bastato il breve tempo trascorso insieme perchè lasciasse in me un segno che resterà indelebile.
Le porte metalliche si aprono ed esco guardandomi intorno.
Resto fermo ad osservare il viavai di poliziotti in uniforme e in borghese e mi scanso nel momento in cui mi passa accanto un agente, il quale trattenendo per un braccio un tizio ammanettato dall'aria poco raccomandabile, lo trascina fino dentro all'ascensore. Me lo immagino così l'assassino che ha quasi ucciso mia madre, un ragazzo drogato che grazie alla detective Beckett e alla sua squadra marcirà in galera per il resto dei suoi giorni.
“Mi scusi” dico fermando un uomo di colore in giacca e cravatta, con i baffi e quasi completamente calvo.
“Dica” mi risponde cortesemente.
“Avrei bisogno di vedere la detective Beckett.”
“Venga.”
L'uomo, che mi dà l'impressione di essere un capo, mi precede lungo il corridoio, indicandomi poi la scrivania della detective.
“E' laggiù.”
“Grazie.”
“Di nulla.”
Mi sorride, si congeda con un cenno della testa e si dirige verso l'ascensore.
Io resto per alcuni istanti ad osservare Kate, la quale è seduta girata di schiena e sta lavorando al computer. Sarà sicuramente sorpresa di vedermi, chissà se anch'io ho fatto parte dei suoi pensieri, se è rimasta colpita dal mio fascino...
Non indugio oltre e vado da lei, raggiungendola silenziosamente.
“Buongiorno detective Beckett.”
I suoi occhi si spostano dallo schermo del computer a me, e il modo in cui li sgrana conferma che la mia visita giunga del tutto inaspettata.
“Signor Castle...”
“Può chiamarmi Richard” le concedo sfoderando uno dei miei migliori sorrisi.
“Richard...” ripete un po' titubante alzandosi dalla sedia. “Come sta sua madre?”
“Si sta riprendendo a tempo di record.”
“Ne sono felice” dice finendo per ricambiare il mio sorriso.
“Sono venuto perchè volevo ringraziarla per la sua gentilezza, per essere rimasta con me prima dell'arrivo di mia figlia.”
“Oh, s'immagini. Capisco quanto possa essere confortante avere un appoggio morale in quel genere di momenti.”
“Mi ha fatto piacere e mi è stato d'aiuto.” Le porgo la borsa di carta. “Ho una cosa per lei.”
Kate la prende osservandola con curiosità, poi ne tira fuori il contenuto: una copia di Storm fall.
Lo apra” la invito, e la detective lo fa scoprendo la scritta sulla prima pagina.
A Kate, è la mia semplice dedica, seguita dal mio autografo.
Dalla sua espressione mi sembra di intuire che il mio gesto l'abbia piacevolmente stupita, ho colpito nel segno.
Mentre attendo una sua reazione verbale butto l'occhio qualche metro in là, dove scorgo un agente di origini latine seduto ad una scrivania, in piedi accanto a lui un collega con una cravatta orribile è chino sul computer e all'apparenza entrambi sembrano interessati a qualcosa sullo schermo, ma non mi sfuggono le occhiate furtive che essi ci lanciano. Prevedo che nelle ore successive sarò l'argomento del giorno, o per lo meno delle chiacchiere di corridoio.
Grazie... E' stato molto gentile da parte sua” si pronuncia Kate.
Colgo una leggera nota d'imbarazzo nella sua voce, che forse dovrebbe dissuadermi dal fare quello che mi è appena balenato in mente, ma è più forte di me.
Tiro fuori una penna dalla tasca interna del cappotto e la impugno come se dovessi usarla per scrivere.
E' sicura di non volerne uno da un'altra parte?”
Per completare l'opera le faccio anche l'occhiolino.
Kate chiude il libro con un gesto deciso, poi si volta di scatto verso i due agenti, i quali all'istante riabbassano lo sguardo sullo schermo del computer.
Sto per fare una battuta, sull'onda del momento, ma lei mi precede rispondendo alla mia domanda.
La ringrazio molto, Castle, ma quello sulla carta va benissimo.”
Il tono deve essere lo stesso che usa per impartire ordini ai suoi sottoposti, fermo, e secco nel pronunciare Castle. Così mi ha chiamato, non più Richard, ed io che volevo quasi chiederle di passare al tu. Meglio evitare.
Rimetto la penna in tasca mentre lei segue il mio movimento con lo sguardo, che non promette nulla di buono. Forse è il caso che io vada.
“Beh... Ora la lascio al suo lavoro, immagino abbia molto da fare...”
“Parecchio, in effetti.”
“Allora... Arrivederci, detective Beckett.”
“Buona giornata signor Castle.”
Dando nuovamente retta al mio impulso mi avvicino a lei e la bacio sulla guancia, in modo delicato vicino all'angolo della bocca. Percepisco il suo calore e sento il suo profumo, sa di ciliegia.
Mi scosto lentamente e vedo che Kate è rimasta di stucco, e ho l'impressione che non sia così dispiaciuta del mio bacio, ma per sicurezza batto in ritirata prima che possa dire qualcosa o colpirmi sulla testa con il libro.
Prima di imboccare il corridoio mi volto indietro, per scoprire, non senza un certo appagamento, che lei mi sta guardando, ancora con il libro in mano. Alzo la mia in un ultimo saluto e poi me ne vado.

 
Probabilmente Kate crede che non ci rivedremo più, e spero che le dispiaccia almeno un po', ma si sbaglia, perchè io non ho nessuna intenzione di lasciarla scivolare via dalla mia vita, adesso che l'ho trovata. Ho la sensazione che il momento in cui l'ho incontrata sia stato l'inizio di qualcosa, è come se fosse stato il destino a metterla sulla mia strada e sono convinto che se non fosse stato in quel frangente sarebbe successo comunque, in un altro luogo, in un'altra situazione, ma Kate Beckett sarebbe piombata nella mia vita.
Quasi non mi riconosco in questo genere di pensieri, eppure li sto formulando, mi nascono dal cuore e stranamente non mi fanno paura. Diciamo soltanto un po'...
Esco dal Dodicesimo Distretto e inforco gli occhiali scuri, respirando l'aria fresca di questa giornata autunnale intiepidita dal sole, mi sento allegro ed energico e pronto a sfidare il mondo, anzi, più che altro una sua abitante.
Fermo un taxi e fornisco al conducente l'indirizzo di casa mia, quindi l'uomo si immette in strada e guida attraverso le vie cittadine, abbastanza trafficate a quest'ora della mattina.
Kate Beckett ha qualcosa di speciale, che mi piace, mi stuzzica e mi attrae. Dietro alla sua dolcezza deve nascondere un bel caratterino, me ne ha dato dimostrazione poco fa, e di certo sa fare bene il suo lavoro. Me la immagino mentre sbatte a terra pericolosi assassini e li ammanetta senza troppa gentilezza, o mentre impugnando la sua pistola fa irruzione in un covo di terroristi. A dire il vero la immagino anche in un altro tipo di attività... Sarebbe la protagonista perfetta per uno dei miei libri, un personaggio che si accattiverebbe senza dubbio la simpatia dei lettori.
Ma certo!!
Senza fermarmi a riflettere nemmeno per un secondo prendo il cellulare e cerco il numero del sindaco. Lo chiamo, mentre lo specchietto retrovisore mi rimanda l'immagine del mio volto, solcato da un sorriso di pura soddisfazione.
Il destino sta facendo il suo corso.

 

 

 

Ciao a tutte.
Ogni tanto appaio con una storia,
quando il destino mi porta in questi lidi...
Spero vi sia piaciuta.
Buona notte e, spero, a presto :)

 

 

  
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