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Autore: WingardiumDeviosa    29/08/2012    4 recensioni
La prima volta che lo vide era una notte nebbiosa e fredda, lo stesso freddo che gli entrava nelle ossa annientando qualsiasi movimento.
Ma non riusciva ad avere effetto anche sui pensieri, no. Il cervello di Blaine era costantemente in moto, non si fermava mai, perché era l'unico modo che possedeva di lottare, era un povero arreso al suo destino, un fuggitivo bloccato in un vicolo cieco.
Si aggrappava con tutte le sue forse a quel barlume di speranza che ancora risiedeva rintanata nel suo cuore, cercava di farsi forza, di immaginare un presente migliore, un destino non ancora segnato.
Quella notte l'avrebbe per sempre ricordata come la più fredda di quell'inverno, dove aveva trovato delle braci ancora ardenti per poter attizzare un enorme fuoco.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La prima volta che lo vide era una notte nebbiosa e fredda, lo stesso freddo che gli entrava nelle ossa annientando qualsiasi movimento.

Ma non riusciva ad avere effetto anche sui pensieri, no. Il cervello di Blaine era costantemente in moto, non si fermava mai, perché era l'unico modo che possedeva di lottare, era un povero arreso al suo destino, un fuggitivo bloccato in un vicolo cieco.

Si aggrappava con tutte le sue forse a quel barlume di speranza che ancora risiedeva rintanata nel suo cuore, cercava di farsi forza, di immaginare un presente migliore, un destino non ancora segnato.

Quella notte l'avrebbe per sempre ricordata come la più fredda di quell'inverno, dove aveva trovato delle braci ancora ardenti per poter attizzare un enorme fuoco.

 

 

A Kurt era sempre piaciuta la sua vita.

Aveva creduto di essere nato sotto una buona, e soprattutto ricca, stella.

Fin da piccolo aveva capito che qualsiasi cosa avesse desiderato l'avrebbe ottenuta con il semplice schioccare delle dita, e con suo grande compiacimento, alla veneranda età di tre anni aveva avuto la conferma che fosse così.

Figlio unico e tanto desiderato, di quelli che si potevano considerare i William e Kate americani, era stato cresciuto tra ricevimenti e raccolte di beneficenza che finivano perennemente per sembrare lo stesso ricevimenti per ricconi che non vedevano l'ora di raccontarsi quando avevano sperperato per comperare un fantastico set di coltelli da cucina firmati Burberry, non preoccupandosi neanche del fatto che sarebbero rimasti inutilizzati.

Kurt aveva capito presto che era nato nel posto giusto. Forse molto prima che se ne ricordasse, quando sua madre, aveva ordinato alla tata francese di mettergli il primo completo Armani per bambini in fasce. In quel momento, volutamente o inconsapevolmente, aveva firmato un patto con il diavolo. Kurt non perdeva mai l'occasione di sfilare accanto alla madre, sempre elegantemente vestita e raffinata come poche.
Gli trotterellava dietro ma non sgualcendo mai nessuno dei vestiti che lei sceglieva con cura, e si divertiva come un matto dando sfoggio di sé davanti a quelle false nobildonne, facendo apparire sua madre Elisabeth ancora più intelligente di quanto non fosse per averlo educato.

La verità era che c'era molto più di questo. Elisabeth era una donna fantastica , aveva poco in comune con quelle donne vuote, ma ricoperte da una montagna di gioielli, convinte probabilmente che il luccichio potesse compensare il divario. Lei non era vuota, ne ostentava la sua ricchezza.

Forse era per questo che da piccolo Kurt credeva che sua madre avesse bisogno di una pausa, per staccarsi da quel mondo.

Erano numerosi i pomeriggi in cui Elisabeth preparava il suo bambino e usciva, dicendo sempre al marito o addirittura ai domestici, che andavano a fare una passeggiata al parco.

Ma Kurt non vide mai nessun parco, da piccolo non ci faceva caso, considerava tutto un divertimento, probabilmente perché questo significava stare con la madre.

Una delle loro uscite era indelebile nella mente di Kurt. Erano andati al supermercato.

Aveva cinque anni e gli era sembrato strano come posto in cui andare, visto e considerato che Elisabeth non doveva neanche preoccuparsi di comprare i vestiti da sola. Lei non era mai sola.

“Mamma, perché siamo venuti qui?” aveva chiesto guardandosi intorno.

“Oh niente Kurt! E' solo..” anche Elisabeth si stava guardando intorno, ma a differenza del figlio, sembrava in cerca di qualcosa. “..Camille..non-'' sua madre era sempre stata una pessima bugiarda.

Kurt non aveva certo preso da lei in questo, ma da suo padre Burt , un uomo tanto importante quanto inquietante.
Non aveva mai cercato di avere un vero rapporto con suo figlio, le poche volte che Kurt incrociava il suo sguardo gli sembrava sprezzante e lo facevo sentire tremendamente in colpa, lo faceva vergognare. Aveva forse fatto qualcosa di sbagliato? Lo aveva deluso?

Gli occhi di Kurt persero il loro bagliore mentre indugiava sui quei pensieri, ma si riscosse per il tentativo della madre di spiegare che Camille, la sua balia francese, a quando pare aveva combinato un disastro con la spesa. Ma non era compito di Camille occuparsi della spesa, e forse, se il bambino non fosse stato ancora turbato dai pensieri sul padre, se ne sarebbe ricordato.

Si affrettò invece a far calmare il balbettio confuso della madre, sempre con lo sguardo, ed evidentemente i pensieri altrove, annunciando che andava a fare un giro in cerca di qualcosa di interessante, dubitandone istantaneamente.

In quel momento gli occhi di Elisabeth tornarono a posarsi sul figlio, assunse un aria pensierosa, o era.. preoccupata? Kurt non era ancora bravo con le parole come voleva.

Aveva imparato a leggere poco prima del compimento dei suoi cinque anni -il ché aveva suscitato lo stupore nella corte delle fake-nobildonne- ma nonostante fosse passato abbastanza tempo, tutti quei nuovi termini si affollavano nella sua testa confondendolo a volte.

“Stai attento” il tono era serio e il suo sguardo deciso, almeno prima che sparisse dietro un angolo. Kurt aggrottò le sopracciglia e passò davanti ai numerosi reparti, cercando il più colorato.

Lo trovò con un sorriso di vittoria stampato sulle labbra.

Purtroppo non era solo lì. C'era un altro bambino, chino sullo stand dei libri.

Si sentiva come violato. Come poteva quell'ammasso di ricci informe interessarsi proprio al suo stesso espositore? Stava decidendo se intimargli di spostarsi o meno, quando l'altro di girò. Kurt sgranò gli occhi, e si sarebbe reso conto di essere leggermente arrossito, se non fosse stato così rapito dalle iridi della persona che aveva davanti.

Non solo il colore era di un unico verde disseminato di pagliuzze d'oro e ambra, ma il loro taglio era inusuale e particolare.

Kurt non aveva mai visto una persona con degli occhi del genere, gli venne quasi voglia di scriverne al riguardo, se solo avesse saputo come fare.

Il bambino sorride, Kurt se ne accorse solo perché partì dagli occhi.

“Scusami, devi guardare qualcuno di questi libri?” disse la voce melodiosa e chiara del bambino che arrossì indicando lo stand. Si fece da parte, sorridendo timido.

Kurt si rese conto di non essersi ancora mosso da quando l'altro si era girato, e recuperò in fretta la sua aria tronfia avvicinandosi ai libri.

Ne prese uno distrattamente, con le guance in fiamme. Poi per che cosa? Lui non era timido.

Il bambino era ancora lì, Kurt era innervosito dal suo atteggiamento. Si era comportato gentilmente solo per poi deriderlo per la scelta del libro? Si concentrò su quello che aveva in mano.

L'aveva preso alla rovescia. Avvampò.

“Quello è bello!” disse la voce entusiasta del bambino riccioluto, alludendo al libro dei fratelli Grimm che Kurt stringeva in mano “Dovresti proprio leggerlo, c'è una stor-”

Lo so” disse Kurt con un tono fin troppo glaciale. L'altro arrossì di nuovo, e anche se c'era rimasto male continuò a guardare Kurt negli occhi. Lui era ancora innervosito.

Girò sui tacchi e abbandono il reparto senza guardarsi indietro.

A un certo punto iniziò ad allungare il passo, tanto che dovette fermarsi a riprendere fiato.

Vide il bambino dagli occhi rari passare dall'altra parte, non lo aveva visto notò con dispiacere.

Ma che gli prendeva? Non era così disperato. Aveva tantissimi amici, -beh, qualcuno - perché gli sarebbe dovuto importare di un qualsiasi ragazzino che gli aveva dato dell'ignorante?

Arrivato alla conclusione che quel bambino, chiunque fosse, non meritasse la sua amicizia, ed infinitamente più tranquillo, si mise in cerca della madre.

La trovò nel reparto dei vini,il meno affollato. Non era da sola.

C'era un uomo con lei, non molto alto ma con delle grosse spalle.

“..è la prima volta in sei anni..” stava dicendo

“Non è prudente,se solo lo sapesse..” Elisabeth era agitata ma aveva qualcosa di diverso.

“Allora io-”

“Kurt! Vieni, stavo parlando con..con il signore un attimo, adesso andiamo” prede il figlio per mano mentre l'uomo diceva “Beth aspetta”.

Kurt era sempre più perplesso, quando qualcun altro di aggiunse al quadretto, e la sua perplessità si tramutò in fastidio.

“Oh..lui è Blaine?” disse Elisabeth, con una nota di tenerezza nella voce.

Blaine. Allora era quello il suo nome. Sua madre lo conosceva. E se avesse scoperto che non era stato garbato con lui?

In ogni caso se n'era pentito, soprattutto dal momento che Blaine lo stava di nuovo guardando con fare amichevole e con uno spruzzo di colore sulle guance. Kurt realizzò che voleva essere suo amico.

“Ti somiglia” continuò la madre, con voce che gli sembrò incrinata, non ne era sicuro perché quel momento era sfuocato, visto che Elisabeth prese a camminare velocemente verso l'uscita portandoselo dietro.

Una volta in macchina, gli urlò di allacciare la cintura e Kurt non fece domande.

Elisabeth iniziò a piangere, con la stessa intensità con cui l'ansia e la paura crescevano in lui.

Ma anche il contachilometri aveva deciso di correre al ritmo dei loro cuori, fino a che non si fermarono con un frastuono che risuonò per miglia.

 

 

La vita di Kurt non finì in quel momento. Un nuovo, difficoltoso capitolo venne creato nel libro che nella sua testa, assumeva le sembianze di quello dei Grimm, rimasto su quello scaffale.

Questo nuovo capitolo sarebbe stato diverso dagli altri, perché non avrebbe più parlato della sua infanzia.
La semplicità, la routine, della sua vita era stata spezzata per sempre, ma qualcosa facendo
 breccia dal passato, lo aiuterà a scrivere un nuovo inizio











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Salve!
Questa è la prima fan fiction che pubblico, e onestamente, sono terrorizzata!
Mi è venuto in mente di scriverla grazie a un sogno particolarmente intricato, e lo sarà anche la fan fiction ;)
Spero che questo primo capitolo vi piaccia e che soprattutto sia 'chiaro' :)
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate, visto che è l'inizio e un po' di incoraggiamento mi farebbe bene x'D
Alla prossima =D

Devi

  
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