Sam scivolò sul ghiaccio fino ad arrivare alla piccola porticina di legno che sorpassò per uscire dalla pista di pattinaggio.

Arrancando con non poca difficoltà sul pavimento coperto da un tappeto vedere riuscì finalmente a raggiungere una panca, su cui si lasciò cadere, esausta.

Perché nessuno l’aveva avvertita di quanto fosse stancante tutto quel meccanismo dello stare con un ragazzo? Qualcuno avrebbe dovuto dirglielo, possibilmente prima che lei decidesse di imbarcarsi in quella sottospecie di relazione con George.

Che poi, poteva davvero chiamarla "relazione"? Forse si. Non aveva ben chiaro cosa si intendesse per "relazione", in effetti, ma qualsiasi cosa fosse quella che c’era tra lei e George, beh, che senso aveva discuterne ancora? Comunque, ormai era finita.

Finita per colpa di uno stupido esperimento di chimica.

No, non era vero, in effetti.

Era finita per colpa sua.

Per colpa sua e di quel suo insano antagonismo competitivo verso Brooke.

Dopotutto, quando aveva visto Brooke e George ridere insieme, due sere prima, non aveva neanche preso in considerazione che i due, forse, stavano solo lavorando sull’esperimento per la Glass. Aveva immediatamente deciso che lui era interessato alla bella, bionda e spumeggiante Brooke. Perché era bionda ed era la tipica reginetta del liceo, mentre lei non era altri che… Brooke. Sapeva di avere molte qualità, non era mai stata una ragazza depressa o pessimista. Ma se un ragazzo doveva scegliere tra lei e Brooke, beh, Sam non aveva dubbi su quale di loro due avrebbe vinto.

E così aveva dato buca a George. E lui, forse per ripicca o forse per vero interesse, aveva deciso di andare a quella stupida festa sui pattini proprio con Brooke.

Ma a Sam questo non interessava. Aveva pensato che sarebbe stata verde di gelosia, e invece non era così, anche se quei due erano spariti misteriosamente dalla pista una ventina di minuti prima. Anche pensando al luogo in cui Brooke e George potevano essere in quel momento, non si sentiva nemmeno minimamente infastidita.

-Ciao.-

Voltandosi, Sam sorrise riconoscendo il viso di Harrison.

-Ehi. Dove hai lasciato il tuo atomo complementare?- domandò la ragazza.

-Mary Cherry sta pattinando, ho deciso di scappare per un po’.- confessò Harrison sedendosi sulla panca accanto a Sam.

-Scappare? Mi pareva che quando sei arrivato avevi detto che non era poi così terribile.-

-Infatti non lo è, presa a piccole, minuscole dosi.- commentò lui, ed entrambi scoppiarono a ridere. Sam poggiò la testa sulla spalla di Harrison –Harrison, tu ci credi all’amore vero?- domandò, senza pensarci. In effetti, non aveva idea di come le fosse uscita quella domanda. Con Harrison era sempre così, non aveva bisogno di pensare, o di farsi problemi.

-Si, ci credo.- rispose il ragazzo facendo passare un braccio attorno alle spalle dell’amica –E tu?-

-Non lo so.-

-Dovresti crederci.- le sussurrò Harrison. Sam alzò incerta lo sguardo e incontrò quello dell’amico. Sorrise –Ne sei certo?-

-Ovvio.- rispose lui –George era solo di passaggio, cosa ti importa se ora è con Brooke? Tu sei cento volte meglio, e chi ti conosce lo sa bene.-

Sam si sporse verso il ragazzo dandogli un bacio sulla guancia –Grazie, Harrison. Ora me ne vado in stanza, sono stanchissima… daresti tu le chiavi a Carmen?-

-Certo.- accettò lui afferrando il mazzo di chiavi che Sam gli porgeva e pensando che lui, al contrario di quel cretino di George, sapeva bene chi avrebbe scelto tra Sam e Brooke. E forse… forse era arrivato il momento di dirglielo.

Harrison si alzò e avvistò Carmen, dopodichè pattinò verso di lei rapidamente.

Una ventina di minuti dopo, Sam era in camera sua e stava cercando il pigiama per cambiarsi, quando sentì bussare alla porta.

-Carmen, Harrison non ti aveva dato le chia…- si bloccò di botto quando, aprendo la porta, si trovò di fronte George –Che ci fai qui?-

-Volevo chiederti scusa. Per stasera, intendo.- disse il ragazzo –Non è con Brooke che voglio stare, Sam. È con te.-

-Sam, no.-

Sam e George, sorpresi, si voltarono verso la voce. Nel corridoio, davanti a loro, c’era Harrison, con un’aria decisa e i pugni stretti.

-Harrison…-

-Aspetta, ti prego, lasciami parlare.- la interruppe Harrison, conscio che se lei avesse parlato lui non avrebbe più trovato il coraggio di farlo –Sono venuto qui perché non posso permettere che tu stia con lui, non senza…- Harrison si interruppe un secondo, raccogliendo il suo coraggio –Non senza dirti prima quello che... dobbiamo parlare, Sam.-

Sam rimase immobile. George rimase immobile. Harrison rimase immobile.

-Harrison, ma che… che stai dicendo? Non capisco…- balbettò Sam, presa alla sprovvista.

-Possiamo parlare?- domandò Harrison. La scongiurò, in realtà –Da soli. Per favore.-

-Io…-

-Perché non te ne vai, invece?- li interruppe George.

Harrison si voltò verso di lui con uno sguardo infuocato, ma non raccolse e si voltò nuovamente verso Sam –Sam?-

La ragazza si stava tormentando una ciocca castana, mordendosi il labbro e cercando di capire cosa fosse meglio fare in quel momento.

-George, ci vediamo domani.- decise infine. Ripensando al modo in cui si era sentita quando pensava che lui volesse stare con Brooke.

Si era sentita oltraggiata.

Si era sentita offesa.

Ma non si era mai sentita triste.

-Cosa? Ma io… Sam!- cercò di protestare George, ma Sam non distolse lo sguardo da Harrison, che la fissava a sua volta.

-Vuoi entrare?-

Harrison annuì e sotto lo sguardo sbalordito di George i due entrarono nella stanza e Sam si chiuse la porta alle spalle, dopodichè guardò negli occhi il suo migliore amico.

-Sam.- disse lui con voce decisa, certo ormai di non voler più rimandare –Devo dirtelo… non so cosa porterà, non so cosa penserai, come ti sentirai, ma devo dirtelo, non posso più tenermelo dentro, mi dispiace… Il fatto è che… in realtà, il computer non ha accoppiato Brooke e George per l’esperimento.-

-Come?- domandò incerta Sam, accigliandosi.

-Io e Nicole abbiamo… cambiato le coppie. In realtà l’accordo era che… che Brooke e George finissero insieme, e che l’altra coppia sarebbe stata formata da… da noi due. Da te e me.- confessò Harrison.

-Perché?- riuscì a domandare la ragazza.

-Perché ti amo, Sam.- ammise Harrison, sentendosi finalmente libero, libero di lasciarsi pervadere completamente da quel sentimento che per troppo tempo aveva cercato di reprimere –Ti amo dalla prima volta che ci siamo visti, e non mi è mai bastato esserti amico, ma fingevo, perché temevo di perderti, ma ora… ora non posso più fingere…-

Sam guardò negli occhi il suo amico, e capì che in realtà non era così. Quello che stava guardando non era il suo amico. Era il ragazzo che l’aveva sostenuta sempre, che l’aveva spalleggiata nei momenti duri e consolata nei momenti difficili, che era sempre rimasto accanto a lei, in ogni sfida, in ogni vittoria, in ogni sconfitta…

-Harrison…-

-Ti prego, sii sincera. Ti chiedo solo questo. Non potrei sopportare una bugia.-

Sam si avvicinò a lui, poggiò le mani sulle sue spalle, si alzò in punta di piedi.

E le loro labbra si incontrarono.

Ed entrambi capirono quello che da anni il destino sussurrava loro alle orecchie: che erano nati per stare insieme.