Arizona era partita per Africa e mi aveva lasciata.
Sbriciolata nel profondo, piangevo seduta sul pavimento di quello che era stato il nostro appartamento, e ovunque guardassi vedevo tracce del suo passaggio, rivivevo nella mia testa alcuni episodi vissuti lì con lei. Improvvisamente sarei tanto voluta sparire non lasciando alcuna traccia, avrei voluto dileguarmi nel buio della notte, che tinge tutto quello che incontra, per non fare più ritorno. Ma alla fine cosa sarebbe cambiato? Lasciare quel posto non avrebbe avuto il significato di eliminare il ricordo di Arizona, eliminarla dalla mia testa per sempre. Per sempre…
Ti amerò per sempre, starò per sempre con te… Troppe volte ci ritroviamo a pronunciare quella semplice parolina di sole cinque lettere, tanto che ormai ha perso il suo reale significato; anch’io, difatti, avevo scordato cosa volesse dire. Probabilmente era questo ‘sempre’ a farmi provare così tanto dolore, dopotutto quante volte l’avevo ripetuto quando stavo con Arizona? Quante volte ci eravamo promesse qualcosa siglandolo indelebilmente con quel ‘sempre’? Eppure, dal momento che lei se n’era andata, tutte quante avevano perso significato…
Chiusi gli occhi tentando di calmarmi, ma non appena le palpebre si abbassarono come il sipario di un teatro, rividi Arizona che mi voltava le spalle e se ne andava, lasciandomi sola. Non dovevo nemmeno concentrarmi troppo per risentire, rimbombarmi nelle orecchie, il dialogo che c’era stato tra noi.
 
“Tu stai qui, e sii felice. Ed io andrò là, e sarò felice.”Aveva detto Arizona, mentre le lacrime mi salivano agli occhi e mi appannavano la vista. Ma io come potevo essere felice senza di lei? “Se sali su quell’aereo, se vai via senza di me, abbiamo chiuso. Mi hai sentito? E’ finita!” Speravo che a quelle parole lei avrebbe fatto marcia indietro, che mi avrebbe detto di seguirla, invece la replica ad esse erano state una tremenda sentenza: “Siamo in mezzo a un aeroporto, a urlare una contro l’altra… Tra noi è già finita.”
 
Il vuoto cominciò a farsi piano piano strada dentro di me, lasciandomi senza fiato, senza alcuna voglia di reagire. Se n’era andata… Mi aveva lasciata… La consapevolezza che quelle sue ultime parole erano diventate realtà, mi ferì al cuore come cento pugnali, facendone sgorgare fiotti di sangue che acuirono il mio dolore. Come potevo cancellare tutto ciò che eravamo state? Come potevo eliminare i ricordi di noi due assieme?
Mi sentivo come se fossi andata in piccoli pezzi, piccolissimi frammenti. Inutile tentare di rimetterli assieme. Inutile provare a credere anche solo di poter dimenticare Arizona. Sprofondavo allora nel buio, in un abisso profondo e tetro le cui acque mi lambivano il corpo e poi mi trascinavano sul fondo, consapevole che non sarei mai riuscita a cancellarla dalla mia mente, dal mio cuore, che ogni sforzo che avrei fatto in merito sarebbe stato vano.
Arizona, entrando nella mia vita, lentamente si era presa tutto di me, ed io avevo rinunciato a tutto per lei…e qual era stata ‘la ricompensa’ per questo? Il dolore. Un dolore struggente che lacerava le interiora, un dolore folle che non avrei mai pensato di poter provare in vita mia, un dolore che macinava ogni mio briciolo di razionalità e mi portava a credere che forse sarei morta per questo.
Morire per amore… Che cosa stupida. Dopotutto l’amore va e viene. Va e viene. Assomiglia a onde che s’infrangono sulla riva. Ma il vero amore? Per esso si può morire? Dopotutto non dovrebbe andare e venire a ripetizione… Dovrebbe essercene uno solo. L’amore vero arriva all’improvviso, senza che tu te ne accorga. L’amore vero ti lascia stordito e ti rende fragile cristallo. Ecco che mi sembrava di poter capire solo allora Romeo e Giulietta, gli amanti sfortunati: loro erano morti per esso. Perché di vero amore ce n’è uno, e se lo perdi, lui non ritorna più. Magari se ne va in Africa, ti lascia a piangere in aeroporto e poi sul pavimento di casa, ma è uno solo. Ed io l’avevo perduto.
Mi alzai dal pavimento a fatica, le ginocchia che sembrarono cedere sotto il mio peso quando feci leva su di loro. Arrancai fino alla finestra della sala e guardai fuori verso il cielo: dovevo assolutamente dare sfogo a ciò che provavo in quel momento, poiché non sarebbe bastato versare tutte le lacrime del mondo per trovare un po’ di pace. Alzai allora gli occhi verso la pallida luna avvolta in una sottile coperta di nubi che stanziava in cielo quella sera, quindi parlai come se Arizona potesse sentirmi, come se quel piccolo puntino bianco sfumato di grigio fosse lei:
“Ti ho amata, Arizona. E ti amerò sempre. Potrei provare a dimenticarti, ma so già che ripetutamente torneresti come una marea a travolgermi l’anima. Mi travolgeresti scagliandomi verso il fondo. E io affonderei… Affonderei e lentamente morirei per l’amore che ho detto di sentire per te, per quest’amore che distrugge le menti e i cuori di chi lo prova. E io l’ho provato. E tu mi hai voltato le spalle. Più penso a te, più mi torna alla mente il tuo volto e sento di averti amata, di aver amato tutto di te. Ogni tua risata, ogni tua lacrima, ogni tuo sbuffo, ogni tuo respiro." La mia voce s'incrinò all'improvviso e cominciai a singhiozzare."Avrei dovuto impedirti di partire perché ti amo immensamente, ma non ne ho avuto il coraggio. Non ne ho avuto il coraggio e tu sei scivolata via, e come polvere ti sei dispersa nel vento lasciandomi sola con il nulla. Ma io ti amerò per sempre. Non importa dove sarai, con chi sarai, se ancora mi penserai oppure no: io ti amerò per sempre. Ti amerò sempre.”