Un cellulare
disperso e una damigella in pericolo
PROLOGO: Il
Congresso di Vienna
Katharina
si dà un’ultima occhiata allo specchio prima di lasciare il bagno delle signore
adibito a camerino per quella sera. I capelli neri corvino sono fermati sopra
alla testa in una elaborata acconciatura con soli due boccoli che le ricadono
morbidamente sulle tempie. Non le piace la pettinatura, ma quello è il male
minore. Il maggiore è lo stretto bustino con vere stecche di balena che le
comprime non solo il seno ma anche i polmoni e i fianchi. Già fatica a
respirare e a farle male la schiena per l’inconsueta postura eretta. Inoltre la
gonna non la lascia muoversi agevolmente: vuoi per l’ampiezza esagerata dovuta
alla “gabbia” sottostante, vuoi per gli strati numerosi che la compongono.
La
giovane indossa una delle riproduzioni originali degli abiti dell’Ottocento.
Non sa se sia una riproduzione strettamente fedele o meno, ma sa che non
invidia affatto le poverette che un tempo erano costrette ad indossare simili
abiti e che senza l’aiuto della sua amica non sarebbe riuscita ad allacciarsi
quell’odioso corsetto. Ma senza la sua amica non sarebbe neanche a quella
festa. E non sa se ciò sia un bene o un male.
Katharina
è contenta di ritrovarsi all’interno di uno dei musei più importanti del mondo:
il Met[1].
Nonostante la frequenza con cui viene a New York per lavoro, non ha mai avuto
modo di fare un giro turistico per
Non
è molto contenta di dover indossare quella gabbia umana, ma tutti gli invitati
sono obbligati a presenziare in abiti dell’epoca elargiti gentilmente
dall’organizzatore dell’evento. Ma non è contenta di partecipare a quella festa
anche perché molte delle persone che incontrerà quella sera saranno
imprenditori noiosi accompagnati da giovani moglie oche. Non è la prima volta
che partecipa ad eventi del genere e sa da chi è formato il pubblico, ma è la
prima volta che lo fa per piacere personale. O meglio per piacere di Juliette.
Juliette
è la sua più cara amica. Si sono conosciute in Italia, all’università, e
nonostante la vita le abbia portate in direzioni diverse si sentono
costantemente e quando possono si vedono. Juliette ama la storia in tutte le
sue sfumature e quando è riuscita, non si sa come, ad ottenere due invitI l’ha
praticamente ricattata per averla lì quella sera.
Dal
canto suo, Katharina spera almeno di poter vedere anche altre sale del museo,
come quella ad esempio riservata all’Egitto o a Roma.
<<
Kate sei pronta? >> le chiede Juliette uscendo da uno dei bagni.
<<
Sì, te? >> Katharina rivolge uno sguardo verso la sua amica, anch’essa
fasciata da uno stretto corpetto e un’ampia gonna. Ha i corti capelli biondi
nascosti da una parrucca bianca e i suoi occhi verdi brillano come diamanti.
<<
Prontissima! Non vedo l’ora di andare di là! Sono le nove e un quarto, la festa
è iniziata quindici minuti fa… sbrighiamoci! >> le dice guardando
l’orologio da taschino e trascinandola fuori per un braccio come una bambina.
Katharina
si chiede per la millesima volta che cosa l’ha convinta ad accontentare July e
per la millesima volta si dà la stessa risposta. La sua momentanea disastrosa
vita sociale e assente vita sentimentale. Ha voglia di cambiare aria e di
divertirsi un po’ anche se solo per due giorni.
Per
rimanere in tema, ha bisogno di un Congresso di Vienna!
Nel
1814-1815 si tenne il Congresso di Vienna con lo scopo di spartire e
riorganizzare la cartina geografica dell’Europa dopo le guerre napoleoniche.
Lei ha bisogno di organizzare nuovamente i vari “reparti” della sua vita dopo
che le sue guerre private l’hanno distrutta. Prima i suoi genitori hanno
divorziato, poi ha trovato un lavoro che la tiene impegnata tutti i giorni 24h
su 24h e infine ha perso quasi tutte le sue amicizie.
Ora
è arrivato il momento di seguire i due principi fondamentali del Congresso:
quello di legittimità, ovvero quello che l’avrebbe rimessa a capo della sua
vita, e quello di equilibrio, ovvero quello attraverso il quale avrebbe
mantenuto una sorta di equilibrio tra i vari “reparti” della sua giovane vita;
e non solo sociale e lavorativo, ma anche quello affettivo.
[1] Vorrei precisare che tutte le opere di cui farò nome, se non espressamente indicato, saranno inventate. Ho preso del Met solo il nome per dare una vaga idea del luogo in cui si svolgerà la vicenda.