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Autore: Tonfa_san    29/08/2012    2 recensioni
In un edificio abbandonato
In fondo ad un corridoio senza vita
C’è una stanza, all’interno della quale
Vivono alcuni bambini abbandonati
Storia ispirata a Kakome Kakome di Miku Hatsune e Luka Megurine, ma con protagonista Mukuro & Co.
Genere: Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chikusa, Ken, Mukuro Rokudo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Premessa: Bwahahaha, ho scritto di nuovo, increbilile! Spero che questa fanfic sia di vostro gradimento, per il resto è tutto spiegato nell'intro ùwù Buona lettura! Ovviamente le recensioni sono sempre ben accette <3 Byeeh


Kakome Kakome~

 
 

Hi no ataranu haikyo
Mukishitsu na rouka
Tsukiatari no heya ni
Wasuraruru kodomotachi

 
In un edificio abbandonato
In fondo ad un corridoio senza vita
C’è una stanza, all’interno della quale
Vivono alcuni bambini abbandonati

 
Rinchiusi in quella stanza troppo piccola per contenerli tutti, alcuni bambini pensavano ad un modo per scappare da quel posto  orribile, ogni tanto uno di loro veniva preso dai grandi uomini vestiti di bianco e sottoposto a terribili esperimenti. Non sapevano perché succedesse tutto quello ma, soprattutto alcuni di loro, sapevano che si sarebbero vendicati di tutto e che avrebbero ucciso le persone che li tenevano imprigionati in quel luogo, avrebbero fatto provare loro la stessa sofferenza che quei piccoli corpi provavano ogni giorno senza alcuna pietà.
 

Yoake no ban ni
Nakama ni nareru ne!
Kakome kakome
"Ushiro no shoumen daare?"

 
Durante la notte, prima dell’alba
Possiamo diventare amici
Kakome Kakome
“Chi è l’uomo dietro di te?”

 
Anche quel giorno era arrivato il suo turno, il piccolo bambino dai capelli ad ananas venne preso con forza dai “medici” e trasportato su quel lettino che ormai conosceva fin troppo bene. Erano passati anni dalla prima volta che si era sdraiato lì sopra, dalla prima volta che aveva visto quelle persone legarlo e distruggere con strani macchinari il suo occhio, facendolo morire e tornare in vita di continuo. Ormai era il bambino più tranquillo di quel luogo e l’unico che ormai aveva anche rinunciato a piangere, sapeva che non sarebbe cambiato nulla. Ma quella volta era preparato, tutti quegli esperimenti gli avevano dato delle capacità fantastiche e lui le avrebbe utilizzate per liberare tutti gli altri.
 
Venne legato, come di consueto, con spesse cinghie per impedirgli di scappare. Vide il grosso ago avvicinarsi sempre di più al suo occhio destro, da poco privato della benda. Decise di reagire. Gli scienziati videro il macchinario bloccarsi ed inizialmente pensarono che si fosse inceppato, dovettero ricredersi vedendo il piccolo Mukuro liberarsi in poco tempo. Cercarono di avvicinarglisi per bloccarlo, ma caddero a terra uno dopo l’altro, tramortiti da colpi invisibili che non potevano bloccare. Mukuro però non era soddisfatto, cercò un’arma, trovando soddisfazione in un piccolo tridente che faceva proprio al caso suo. Con esso iniziò a colpire con violenza i corpi svenuti degli scienziati ed in seguito le macchine che si trovavano in quella stanza, continuò a lungo fino a che non distrusse ogni cosa.
 
Una volta soddisfatto uscì da quella sala ormai trasformata in un lago di sangue e cavi elettrici, tornando di nuovo verso la stanza in cui venivano ammassati i bambini. Aprì la porta, squadrandoli uno per uno, alla ricerca dei suoi due “amici”. Quando li trovò li strattonò per la manica di quella che doveva essere una maglia, troppo grande e logora per essere definita ancora tale. Li trascinò fuori dalla camera, facendo cenno a gli altri bambini di fare lo stesso, molti di loro però non si mossero, spaventati dal fatto che gli scienziati si sarebbero potuti arrabbiare vedendoli scappare. Mukuro non se ne curò, iniziando a camminare senza fretta per quella sottospecie di ospedale ormai totalmente deserto fino a che lui e gli altri due bambini non furono fuori. Non erano abituati all’aria aperta, infatti strizzarono appena gli occhi a contatto con la luce del sole.
 
Da quel giorno i tre si fissarono un solo obbiettivo, distruggere la mafia che li aveva trattati alla stregua di animali da laboratorio, senza paura di potersi far male o di morire. Per loro ora contava solo la vendetta, o meglio, soprattutto per uno di loro, per Ken e Chikusa –così si chiamavano gli altri due- la cosa più importante era aiutare il loro salvatore, colui che li aveva liberati dalla prigionia, il loro nuovo “Dio” Rokudo Mukuro. Fu così che nacque la Gang di Kokuyo, che per i tre era praticamente come la famiglia che non avevano mai avuto.
 

Watashitachi to
Eien ni asobou?
Kakome kakome
"Ushiro no shoumen daare?"
 
Vuoi giocare
Con noi per sempre?
Kakome kakome
“Chi è l’uomo dietro di te?”

  
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