Never Happened

«Quando accetterai di uscire con me?»

Kibum alza gli occhi al cielo, spingendo con un po' troppa forza l'ombrello bagnato nel porta ombrelli. Quante volte, Kim Jonghyun, gli ha già fatto quella stupidissima domanda? Pensa di non poterlo nemmeno più dire con certezza. All'inizio credeva che fosse un gioco, una specie di nuovo hobby dell'amico. Una particolare aggiunta alla sua malattia mentale che innocentemente le fan chiamano skinship (ma che Kibum definisce morboso bisogno di molestare il prossimo), ma è chiaro che non è così. È evidente che l'idiota, per quanto possa sembrare assurdo, è serio.

«Ti stancherai mai di chiedermelo?» sbuffa Kibum, togliendosi la giacca di dosso e appendendola.

«Solo quando mi dirai di sì.»

«Jonghyun, io non ti dirò mai, per nessuna ragione al mondo, sì» dichiara Kibum con il tono più sicuro che riesce ad avere, e Jonghyun si imbroncia immediatamente, assomigliando più che mai ad un cane che è appena stato rimproverato dal padrone. Cerca di ignorarlo con tutto sé stesso, andando in cucina e lasciandolo sull'uscio senza aggiungere mezza parola. Mette un pentolino d'acqua sul fuoco (perché ha preso un sacco di acqua ed ha freddo, un tè riuscirà a farlo stare molto meglio) e si tira un po' il colletto della maglietta, nervosamente.

«Perché?» domanda Jonghyun e Kibum trattiene un con difficoltà un urletto spaventato e per niente virile, sentendo la sua voce con tanto improvviso soffiare nel suo orecchio.

Kibum si gira (pessima idea, considerando che Jonghyun è a un palmo dal suo volto) e non può trattenersi dal mordersi un labbro agitato. Tutta questa situazione lo agita, gli sfugge dal controllo. Per lui è assurdo pensare che Jonghyun voglia uscire con lui (perché avanti, sono due ragazzi. E non due ragazzi qualsiasi! Sono due fottuti idol!) ed è ancora più assurdo che nonostante i suoi rifiuti continui, Jonghyun al posto di arrendersi continui a tendergli trappole e agguati che mettono a dura prova il suo cuore.

Perché è impossibile negare che, quando Jonghyun lo tocca, lo morde, lo abbraccia e soffoca una risata contro il suo collo, il cuore di Kibum parta per la tangente.

«Perché» inizia Kibum, cercando di mantenere la calma. Posa le mani sul petto di Jonghyun e lo spinge appena, cercando di fare un sorriso furbo. «Non ho nessun interesse ad uscire con uno bell'imbusto tutto muscoli e niente cervello».

Jonghyun fa una faccia sorpresa e offesa, prima di scoppiare a ridere e premere Kibum contro il bancone della cucina, spingendoglisi contro. «Smettila di fare la frigida. I bell'imbusti senza cervello sono esattamente il tuo tipo di uomo ideale, Bumie.»

Tutta quella pelle a contatto – tutti quei muscoli che gli toccano il corpo – rischiano di mandare il sangue di Kibum in ebollizione. Il respiro gli si accorcia e i suoi occhi si socchiudono automaticamente quando le mani di Jonghyun si stringono attorno alla sua vita. «Perché mi respingi? Lo so che mi vuoi quanto io voglio te.»

E Kibum sta quasi per cedere, né è convinto. Perché è stanco, infreddolito e Jonghyun è così caldo e bello che improvvisamente gli sembra giusto dargli quello che vuole. Perché ha ragione. Perché una parte di sé ha sempre saputo di desiderare Jonghyun dannatamente tanto, ma la parte razionale lo ha sempre impedito. Ma ora non c'è nulla di razionale e il dormitorio è vuoto, e fuori piove così forte da rendere sordo ogni rumore, e l'acqua bolle sul fuoco, e... le labbra di Jonghyun sembrano davvero morbide.

«Jjong...» è minimo il movimento di Kibum verso le labbra dell'amico, ma Jonghyun aspetta da talmente tanto quel momento che capisce subito quello che Kibum sta cercando di non dirgli. Perché se non avesse il cervello in panne, in questo momento, Jonghyun è certo che l'amico comincerebbe ad offenderlo e respingerlo come al suo solito ma, oggi, per un motivo che nessuno dei due riuscirebbe mai a spiegare, Kibum sembra … disposto. E Jonghyun non aspetta altro da settimane.

Sorride sornione, stringendo un po' di più i fianchi di Bumie tra sue mani, alzandogli il maglione pesante per accarezzargli la pelle. «Bumie...» soffia sulle sue labbra, percependone già il calore. E quando quelle rosee e a forma di cuore di Kibum si dischiudono e Jonghyun sente di essere a un passo dal paradiso, il rumore delle chiavi che vengono infilate nella toppa rompe l'incantesimo.

Ed è un secondo prima che Kibum, completamente rosso in viso, spinga Jonghyun lontano da sé e si volti verso il fornello, con le mani che gli tremano appena.

«Cazzo, quanto piove fuori!» Borbotta Minho, dal corridoio.

«B-Bumie...» Jonghyun mormora, e non sa nemmeno cosa vorrebbe dire o cosa vorrebbe che l'altro dicesse. Le spalle di Kibum si irrigidiscono, le sue mani corrono verso una bustina di tè.

«Non è mai successo, Jonghyun.»

Oh, Choi Minho! Che gran bel tempismo del cazzo!

Dedico questa storia ad AkiraKun, perché lei è una bimba tenera ♥

Note: Ok, penso che non abbia davvero un senso logico, ma volevo provare a scrivere in terza persona al presente. Diciamo che è uno dei miei soliti esperimenti (e espedienti) narrativi, nella speranza continua di liberarmi dal blocco della ficwriter (perché reputarmi scrittrice è una cosa oscena!).
Spero che non siano venute le crisi epilettiche a nessuno!
Un bacio!

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