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Autore: Naitomeru    30/08/2012    0 recensioni
Aveva saputo del suo passato da Reim.
Da Reim, non da lui stesso, e questo bastava a farle salire le lacrime agli occhi.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sharon Ransworth, Xerxes Break
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Contraddizioni

 

Aveva saputo del suo passato da Reim.

Da Reim, non da lui stesso, e questo bastava a farle salire le lacrime agli occhi.

Strinse i pugni sulla sua camicia e lo spinse verso la sedia più vicina, obbligandolo a sedersi senza stare ad ascoltare le sue parole di protesta.

Voleva esserne sicura, vedere con i suoi occhi la prova che il suo cavaliere bianco era stato in realtà un omicida tinto di rosso.

Appoggiò un ginocchio sulla sedia, tra le sue gambe, per impedirgli di fuggire. Gli sfilò la cravatta e strattonò la camicia, aprendola e tirandogliela in parte.

Era lì, il sigillo nero, come inchiostro stampato su un foglio bianco. Vi appoggiò sopra la mano, e sentì il corpo di Break irrigidirsi sotto il suo tocco, lo sguardo fisso su di lei e le labbra premute tra loro fino a renderle pallide, la linea della bocca sottile.

Continuò a fissarlo, senza sapere che espressione assumere, cosa dire, percorrendo la lancetta distorta con un pollice. Il capezzolo di Xerxes si irrigidì, e lui dovette combattere contro il proprio istinto per non ritrarsi da lei. Doveva lasciarla fare. Aveva il diritto di sapere con chi stava passando la propria vita, dovette ammettere.

Sharon si rizzò lentamente in piedi, lasciò andare la camicia e si voltò senza degnarlo di uno sguardo, uscì dalla stanza e chiuse leggermente la porta dietro di sé.

Xerxes rimase immobile, fissò la porta e si trovò nuovamente a maledirsi, per tutto quello che aveva fatto, una vita sbagliata. Avrebbe di gran lunga preferito che Sharon l'avesse picchiato.

Maledì la porta che si era chiusa, maledì i bottoni che non volevano saperne di chiudere la camicia, maledì il suo stesso petto ancora rigido, maledì le proprie mani deboli e tremanti, maledì le gambe quando si alzarono per seguire Sharon, e maledì nuovamente la porta quando si aprì al suo tocco.

Sharon era pallida davanti alla finestra, la mano appoggiata sul vetro e lo sguardo immobile.

Il cielo era azzurro, gli uccellini cantavano felici, le rose brillavano tra le aiuole, sembrava un panorama così irreale ed ingiusto, pareva come se stessero tutti ridendo di lei, di loro, delle sue paure, dei suoi errori.

Non si era voltata verso di lui, ma era sicuro che l'avesse sentito entrare.

Era chiaro che non era minimamente intenzionata a rivolgergli la parola, chissà a cosa stava pensando.

A niente, a tutto, a Break, alla nuvola che assomigliava ad una teiera, a Break, all'uccellino sul davanzale, a Break.

I suoi piedi si mossero, affiancandola alla finestra, nemmeno lontanamente interessato al tramonto là fuori, lo sguardo fisso su Sharon.

Lei non poteva non vederlo, sentiva il suo sguardo sulla pelle, pelle d'oca desiderosa di conforto, mentre la mente respingeva l'idea, il cuore l'alimentava.

Senza accorgersene, ricambiò lo sguardo di Break, mentre la mano di lui si alzava, le sfiorava una guancia, e allora lei si ritrasse, tornando a fissare le nuvole con un cipiglio appena accennato in fronte.

Avrebbe tanto voluto premere il pollice tra le sue fine sopracciglia dorate per renderle di nuovo serene, ma chi era lui per poterla toccare, consolarla da un male che lui stesso le aveva inflitto.

Eppure no, le sue dita eleganti stavano ora accarezzando la morbida seta dei suoi capelli, abitudine ormai vizio. Usava farlo spesso anni addietro, quando la piccola Sharon accorreva tra le sue braccia piangendo, lamentandosi con voce roca, e lui la viziava, coccolandola, perché andava tutto bene e il ginocchio sbucciato sarebbe guarito con un semplice bacio, per magia.

Non lo guardava ancora, ma il suo corpo si era teso reagendo al suo tocco, così familiare e confortante, così strano e soffocante.

Ora non si attaccava più ai suoi pantaloni, non piangeva più sul suo petto, chiamandolo fratello, sembrava staccarsi da lui per solo il cielo sa quale ragione, tra qualche tempo avrebbe dovuto tenerla per le caviglie nel cercare di riportarla a terra, da sé.

Break non capiva, non avrebbe mai capito.

“Odiami pure, se vuoi, ne hai tutte le ragioni.” disse, la voce calma, il disgustoso ghigno di Xerxes Break per una volta sincero, di crudele auto derisione.

Sharon sussultò alle sue parole, se per il silenzio interrotto bruscamente o per la franchezza della sentenza non lo sapeva.

Cercò immediatamente il suo sguardo, trovandolo pronto ad accogliere il rosa scuro di preoccupazione dei suoi occhi, l'intensità del rosso tale da farla sentire in gabbia, una gabbia di fuoco agrodolce.

Come poteva chiederle di odiarlo?

Deglutì parecchie volte prima di trovare la forza di cacciare le lacrime e rispondergli.

“Vuoi davvero che ti odi?”

Lo sguardo di Break cambiò impercettibilmente, gli spostamenti delle palpebre minimi, sorpresa, frustrazione, tenerezza, ancora frustrazione.

Ma, ancora più visibile, qualcosa che nessuno dei due riconobbe o vide.

Non le rispose, si limitò a fissarla, quello che lei cercava era scritto nel suo occhio. Le stava lasciando leggere i suoi sentimenti, per una volta, no, ovvio che no, stava dicendo.

Inclinò appena la testa, le sopracciglia inarcate, non sapeva se schiaffeggiarlo o abbracciarlo o pestargli il piede o accarezzarlo.

“Dov'è finita la tua cravatta?”

“Me l'avete levata voi, milady.”

“Oh.”

L'ingenuo tentativo di rompere la tensione era miseramente fallito, e ora il silenzio tra di loro era sconfortante.

Sharon riuscì ad aprire la porta della gabbia e si voltò, dandogli le spalle e allontanandosi a passo svelto.

“Vai a preparare il tè, ti aspetto in terrazza.”

La guardò allontanarsi, i capelli volteggianti, le ali spiegate fuori dalla sua portata, pensando che il Darjeeling sarebbe stato più che indicato, con la sua delicatezza, per farlo rientrare nelle grazie di una signorina perlopiù adirata.

L'angolo della sua bocca prese una piega sghemba verso l'alto, una risata silenziosa gli scosse le ossa, obbligandolo a piegarsi.

Che cosa assurda.

 

 

 

 

 

 

Naito's corner.

 

Eccomi di nuovo.

Può essere considerato angst, questo?

Comunque, MochiJun non ci ha mai detto che reazione abbia avuto Sharon nell'apprendere di Kevin Legnard, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa sia successo.

Break davvero è stupido, eh.

Grazie per aver letto fin qui! Naitomeru.

  
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