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Autore: EliCF    30/08/2012    7 recensioni
"«Avanti, Katniss. Sai quanto è importante: l'unica regola che ti ho chiesto di rispettare...» con la testa accenna al tavolo ancora quasi ricoperto di farina.
«Ti ho persino promesso che avrei ripulito tutto» mi sorride nuovamente, accogliendo il bacio che questa volta sono io a stampargli.
«Anche in caso di disastri con la farina?»
«Soprattutto in caso di disastri con la farina»"

EleGranger ha voluto scriverne un prequel. Si chiama "Cicatrici" e potete trovarlo spulciando tra le sue storie!
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gocce di cioccolato


Raccolgo i capelli in una crocchia voluminosa, arrotolo le maniche della camicia fin sopra i gomiti, prendo un respiro profondo almeno quanto quello che raccolgo prima di prendere la mira e scoccare una delle mie frecce. 
Sospiro alla vista del caos che ho creato in cucina: pentolini e padelle giacciono sul piano cottura incastrati uno nell'altro, il tavolo di legno è coperto da un'occasionale tovaglia dai motivi floreali piuttosto discutibili, ma che non si notano troppo a causa della farina che è scoppiata fuori il pacco di cartone quando ho provato ad aprirlo. Su una delle sei sedie che circondano il tavolo, giacciono due scodelle: una giallastra, vuota, che Peeta ha portato dal panificio per l'occasione, e una color rosa pastello, in cui ho lasciato sciogliere burro e zucchero. 
Mi sento pronta, ma in realtà sono più che in alto mare: il disordine della cucina rispecchia esattamente quello che regna nella mia testa. Raccolgo qualche manciata di farina e la spedisco nella ciotola color giallo morto, poi torno a dedicarmi al burro. Mantengo con la mano sinistra il bordo della ciotola rosa e faccio per mandare la destra in missione tra zucchero e burro, quando un paio di braccia mi cingono la vita con infinita delicatezza.
«Quante volte...» inizia, sganciando un braccio per guidarmi a rimettere giù la scodella. 
«Quante volte ti ho detto che non è ancora ora di impastare con le mani?» 
Abbandono zucchero e burro per dare le spalle al tavolo. 
«Ma tu non usi quegli stupidi mestoli!» 
E' troppo tardi quando mi rendo conto della piega lagnosa che 
ha assunto la mia voce. 
Peeta sorride, lascia scorrere le mani lungo il bordo del tavolo, intrappolandomi tra quello ed il suo petto.
«Ma ti assicuro che li ho usati per un bel po'» ridacchia e mi sfiora il naso con un bacio.
Insomma, è assolutamente fuori discussione che impasti con le mani. 
«Se fai attenzione, riuscirai ad ascoltare la mia destra piangere...» borbotto e gli nego un bacio sulle labbra, prima di continuare sullo scherzoso andante.
«Sei solo geloso perché vuoi rimanere l'unico cuoco di casa. Ammettilo!»
Lo vedo sorridere alla mia ultima affermazione, oltre che al bacio negato.

«Avanti, Katniss. Sai quanto è importante: l'unica regola che ti ho chiesto di rispettare...» con la testa accenna al tavolo ancora quasi ricoperto di farina. 
«Ti ho persino promesso che avrei ripulito tutto» mi sorride nuovamente, accogliendo il bacio che questa volta sono io a stampargli.
«Anche in caso di disastri con la farina?»
«Soprattutto in caso di disastri con la farina»
Ridacchio e mi sento rilassata come non mi sentivo da tempo. 
Non sono mai stata a mio agio ai fornelli: i miei impasti sono sempre troppo duri proprio perché Chef Peeta proibisce
 alle mie mani di gettarsi a capofitto nella la pasta. Una stupida regola che vigeva nel Forno: Peeta e i suoi fratelli sono stati sottoposti a mesi di lezioni sul colore, lo spessore e la consistenza giusta della pasta, sia per le torte che per il pane, che mi era capitato di assaggiare raramente. Il contatto con la pasta era per loro un premio, la medaglia che sanciva il raggiungimento delle conoscenze necessarie per ottenere l'onore che avevano solo coloro che lavoravano al Forno. 
«Ma è solo un po' di burro con lo zucchero» questa volta piagnucolo di proposito. «E' per la crema. Non intendevo preparare la pasta...»
In realtà speravo di farlo prima che tornasse, ma non c'è bisogno che lo informi anche di questo desiderio.
Mi libera dalla stretta e si lancia verso il piano cottura per sistemare in un ripiano alto le pentole che non sarebbero dovute essere sparse per la stanza. 
«Errore doppio. Mi hai mai visto preparare la crema con le mani?» mi porge un mestolo di legno il cui colore si scurisce dal manico verso il cucchiaio, fino a diventare nero. «Per quanto riguarda la pasta: non ti lascerò impastare nemmeno quella per un panino, almeno fino a che non smetterai di guardare acqua e farina come fossero due Tributi da eliminare!»
Suona come una frase ironica, e in effetti vuole esserlo. 
Negli ultimi anni mi sono chiesta spesso come faccia a non rabbrividire al ricordo degli Hunger Games e a tutto ciò che ci sono costati. 
Penso che potrebbe essere per lo stesso motivo per cui io e Gale il giorno della mietitura che vide me e Peeta come protagonisti, smaltivamo la tensione scherzando, piuttosto che impazzire di paura. Ma so che, in realtà, proprio come accadeva a noi due, rabbrividisce eccome.
«E' solo che sei così bravo, con quella dannata farina...»
Lo vedo alzare gli occhi al cielo, sinceramente divertito.
«E penso che non sia giusto. Ti ho insegnato a tirare con l'arco e non ti sei rivelato male come arciere» continuo, godendo del suo divertimento e della sua bellezza. L'ho trascurata così tanto, in quegli anni.
«Almeno, non peggio di me in cucina. E tu non mi dai una mano!»
So che in verità mi aiuta in ogni modo; e lo sa anche lui perché si limita a raggiungermi lungo il bordo del tavolo e ad assumere la mia stessa posizione da nuotatore a bordo piscina: schiena al tavolo, fianchi poggiati al bordo e braccia incrociate in segno di protesta. 
«Sei sempre stata brava con i dosaggi. Che ne dici di iniziare da quelli?»
Mi guida verso il lato opposto del tavolo, armeggia con la bilancia che avevo lasciato in mezzo agli ingredienti per la mia torta, e io non posso fare a meno di pensare che  
la sua pazienza non abbia limite. 
Pesiamo mandorle e farina, burro e altro zucchero per la crema; quando faccio per raccogliere un altro po' di farina dal tavolo per iniziare a pulirlo, mi blocca con un tocco dolce alla mano che inspiegabilmente mi ricorda la discrezione di Cinna, lo stilista dei miei Hunger Games. 
Nonostante i cambiamenti che il tempo è riuscito a portare con sé, la mia vita e i miei ricordi sono legati fin dalla radice agli eventi e alle persone che hanno popolato i miei sedici anni: Peeta è la mia prova del nove. 
Si è ripreso meglio di quanto sperassi dal depistaggio che subì a Capitol City. 
I primi tempi ci siedevamo tutte le sere davanti al fuoco, lui mi raccontava i suoi ricordi e io gli rispondevo con dei semplici "Vero" o "Falso". 
I "Falso" piovevano come le gocce a Novembre, ma ogni settimana riscontravo miglioramenti. Con il passare del tempo, i nostri incontri sono andati diradandosi fino a diventare quasi rari. Solo ogni tanto i suoi occhi sembrano raccontare del baratro troppo profondo per essere raccontato che ospita la sua mente, ma non mi spavento più. Peeta è nato con un cuore di gran lunga più grande della cattiveria che gli hanno iniettato in corpo anni fa. E' riuscito a sconfiggere ogni nemico, anche questo. 
Lavoriamo in silenzio, non ha bisogno di darmi ordini perché siamo quasi complementari. Riesco addirittura ad orientarmi in una cucina, al suo fianco. 
Soppesiamo l'ipotesi di ricoprire di cacao i lati della nostra torta, quando
, senza pensarci, rompo il silenzio.
«Abbiamo fatto un bel lavoro. Potremmo aggiungerci delle gocce di cioccolato per fare contrasto con la pasta bianca. Vero o falso?»
Peeta non risponde, ma l'espressione corrucciata che assume quando è concentrato si scioglie. Mi guarda con dolcezza, poi lo vedo far spazio sul tavolo, spostando la bilancia e lo stesso piatto con la torta. 
Uno strato di farina è ancora sul tavolo, testimone del mio tentativo 
nervoso e impacciato di dare il via alle danze senza di lui. 
Fa scorrere il dito sulla superficie, scrivendomi la sua risposta tra la farina. 
Lentamente, vedo formarsi in bella grafia un gratificante "Vero".




NdA: Siccome sono sempre stata una persona particolarmente originale - ecco la mia seconda ff su Peeta e Katniss. 
Non posso farci niente: sono personaggi che spruzzano amore da tutti i pori e non riesco in nessun modo a trattenermi :)
Ho trattato di una Katniss particolarmente addolcita dal tempo, addirittura la immaginavo incinta. Spero sia piaciuta!
Buona fine di agosto,
Elicf
   
 
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