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Autore: yan_mazu    14/03/2007    8 recensioni
Certe volte non puoi fare altro che arrenderti alla realtà delle cose. Certe volte non puoi fare altro che accantonare i tuoi sogni e cercare di dimenticarteli. Altre volte, invece, sei Artemis e hai appena deciso di conquistare Lei - l' incarnazione della Dea della Bellezza.
Perchè tutte le strade portano a Venere.
[Artemis x Minako]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minako/Marta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Route Venus
La genesi di questa storia è lunga e complessa. Diciamo che l 'idea di fondo - ossia che Minako e Artemis a me piacciono così tanto - mi è venuta guardando in televisione, una decina di anni or sono, gli episodi di Sailor Moon in cui era stato spezzettato il secondo film («L' amante della principessa Kaguya»): quando ho visto Luna decidere di rimanere con Kakeru, ancor prima di sapere cosa fosse una «fanfic», la mia mente aveva già elaborato un finale alternativo a cui avrei voluto dare vita. Poi non se n'è fatto nulla (come mio solito) e il tempo è passato. Ma il manga di Sailor V e quella dannata scena nel manga di Sailor Moon con Artemis che si trasforma per afferrare al volo Minako (che non riesce a trasformarsi) mi hanno completamente traviato. E ora sono qui a distanza di anni (ma non l' ho già detto???) a cercare di scrivere questa fanfic... E specialmente ad annoiarvi con una lunghissima introduzione!!!

Solo una piccola nota prima di concludere: per i motivi di cui sopra, la fanfic è ambientata post-principessa Kaguya, in un universo parallelo dove la-tipa-di-Kakeru non esiste nemmeno e Luna ha scelto di rimanere umana e rimanere con lui.
Enjoy~!



Senza neanche accorgersene era tornato lì ancora una volta.

Quando camminava per le vie della città senza una meta, solo perché non riusciva a stare fermo dai troppi pensieri che gli frullavano per la testa, andava sempre a finire lì.

La vecchia scuola media di Minako.

Il posto dove l’ aveva incontrata per la prima volta.

Non che fosse stato un gran bell’ incontro, con lei che gli era letteralmente piombata addosso, ma in qualche modo aveva segnato l’ inizio del periodo della sua vita senza dubbio più piacevole. Quando erano solo loro due, quando trascorrevano tutta la giornata insieme, quando lui era il suo confidente. Quando lui era il suo migliore amico.

«Sapevo che ti avrei trovato qui».

Lui non si voltò nemmeno, l’ aveva sentita arrivare alle sue spalle ben prima che lei parlasse. Una volta, forse, l’ avrebbe sorpreso. Non adesso, non con quelle scarpe che facevano così tanto rumore.

«Vieni sempre qui quando c’è qualcosa che non va».

Avrebbe voluto risponderle qualcosa - qualcosa di acido, probabilmente - ma sforzandosi preferì stare in silenzio. Un po’ come se, per farla scomparire, gli fosse bastato ignorarla.

«Sei arrabbiato con me, vero?»

Certo che era davvero insistente. Lo era sempre stata… E quello lo faceva andare su tutte le furie: era lei che aveva insistito così tanto su quell’ argomento, era lei che l’ aveva convinto… ed era lei ad averlo tradito a quel modo. Proprio quando si stava abituando all’ idea, per giunta.

«Sei una traditrice», disse, dopo qualche secondo di silenzio. Era chiaro che non se ne sarebbe andata finchè lui non le avesse parlato.

«Se continui a usare certi termini, è logico che le ragazze pensino… pensino quello».

Lui si voltò, decidendosi finalmente a guardarla negli occhi. E dovette alzare la testa, mentre non era assolutamente abituato a farlo. Gli sembrava così strano…

«Luna… non mi interessa di cosa pensino le ragazze», commentò sospirando.

«Pensavo non ti piacesse essere compatito, povero Artemis».

Aveva centrato il bersaglio: di tutta quella storia, la cosa che forse gli dava più fastidio di tutte, era proprio essere compatito a quel modo. Da quando la principessa Kaguya era stata sconfitta e Luna era andata a vivere con Kakeru, per tutti lui era diventato il povero Artemis. Ogni volta che Usagi e le altre guerriere parlavano di lui - quando chiaramente pensavano che lui non potesse sentirle - si riferivano a lui a quel modo, mettendo quel «povero» davanti al suo nome… Erano sempre pronte a lanciargli uno sguardo di pietà, come se si fosse preso una gravissima malattia e avesse i giorni contati. Ma lui non era malato, non era pazzo e specialmente non era povero: era soltanto… stordito. Era stordito e aveva bisogno di un po’ di tempo per risistemare la sua vita, tutto qui.

«Scusami», mormorò lei dopo qualche istante. «Scusami davvero. Se avessi saputo come sarebba andata a finire, io…»

«Non importa».

«Io ti voglio bene per davvero, Artemis».

«Lo so, anch’ io te ne voglio».

«Forse… forse è anche per questo. Ero gelosa di te, credo. Mi sentivo esclusa. Noi avremmo dovuto essere uguali, no? Avremmo dovuto essere fatti l’ uno per l’ altra, no? E invece tu non avevi occhi che per lei… Solo che io non avevo capito niente. Non capivo i tuoi sentimenti perché non li avevo mai provati prima d’ ora. Mi sono comportata come una bambina sciocca e viziata».

«Decisamente», rispose lui dopo quella confessione sussurrata. Ma il tono della sua voce, ora, si era un po’ ammorbidito. Era quasi riuscito ad abbozzare un sorriso.

«Però in parte avevo ragione. Prima di… prima di sapere di poter avere questo», riprese Luna, indicando il suo nuovo corpo umano, «il mio ragionamento aveva una sua logica».

In effetti Artemis non poteva negarlo. Qualche anno prima Luna l’ aveva messo di fronte alla nuda e cruda verità: i gatti e gli esseri umani non sono fatti per avere una relazione. Certo, un gatto può essere una compagnia deliziosa, specie nei giorni d’ inverno, e un essere umano a un gatto fa sempre comodo. Ma non si va al di là di quello. Gatti con gatti, uomini con uomini… Gatti parlanti con gatti parlanti. Aveva dovuto ammettere che si trattava di una logica inaccepibile. E così si era lasciato convincere dalle parole di Luna, che aveva fatto di tutto per togliergli Minako dalla testa e che gli aveva proposto di fingere un reciproco interesse tra loro. «In fondo, quali altre possibilità ti rimangono a parte me e la gatta dei vicini?», gli aveva chiesto in una sera d’ estate.

E lui si era impegnato: si era allontanato da Minako, aveva cominciato a passare sempre più tempo con Luna, certe volte dormiva perfino a casa di Usagi. E quando una vita completamente felina sembrava essere una prospettiva quasi allettante, ecco che era spuntato fuori Kakeru, Luna aveva perso la testa per lo scienziato e tutti si erano convinti che lui avesse subito la più tragica delusione d’ amore della sua vita.

«Comunque, ti cercavo per dirti qualcosa».

Lui le fece un cenno per farle intuire di andare avanti.

«Non è stato merito del Calice e del desiderio di Usagi… non solo», spiegò lei sorridendo, «penso di aver finalmente ricordato qualcosa del nostro passato. Questo corpo… era già mio. Noi abbiamo una forma umana come tutti gli altri, Artemis… anche tu».

«Luna!»

La ragazza si voltò in direzione della voce che la stava chiamando.

«Ora devo andare. Spero che… Beh, spero di rivederti presto», disse, affrettandosi verso il cancello della scuola.

«Aspetta Luna! Come faccio a…?»

«Non lo so», rispose lei fermandosi e voltandosi verso di lui. Poi si incamminò nuovamente, per fermarsi ancora dopo qualche passo e lanciare un ultimo sguardo al gatto.

«Ti voglio bene, Artemis!»

Lui rimase fermo ad osservarla correre verso Kakeru e salutarlo con un bacio.

Lui poteva avere un corpo umano?

Lui… poteva…?

Finalmente si decise a tornare a casa.

  
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