Anime & Manga > Slam Dunk
Ricorda la storia  |      
Autore: elyxyz    04/07/2003    2 recensioni
Che ci fa Rukawa con un bebé? Che sia il frutto di una delle numerose ammiratrici del Rukawa’s fan club? LEGGETE QUI e lo scoprirete….
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ru & baby

Ru & baby.  

   

By elyxyz

 

 

 

Che ci fa Rukawa con un bebé? Che sia il frutto di una delle numerose ammiratrici del Rukawa’s fan club? LEGGETE QUI e lo scoprirete….

 

ATTENZIONE: Autoconclusiva, genere PG non-yaoi, ma con due finali alternativi: il primo non-yaoi; il secondo, molto lievemente, yaoi, perché il mio super-io freudiano mi impedisce di scrivere una lemon…

Ultima cosa: ‘ ’ = pensieri

                      “ ” = parole

                      corsivo = vocina

 

 

 

 

La iella lo perseguitava. Un altro giorno così, e non sarebbe sopravvissuto.

Questo fu il pensiero che attraversò la mente di Kaede Rukawa, mentre svogliatamente faceva ritorno a casa.

Se la fortuna era cieca, la scalogna ci vedeva benissimo.

Ru pensò agli avvenimenti degli ultimi tre giorni. E sospirò.

C’era poco da stare allegri... Aveva preso 4 insufficienze di fila e rischiava seriamente di non superare gli esami di metà trimestre; il nuovo supplente di inglese ce l’aveva con lui, solo perché si era addormentato un pochino durante la sua ora… Già, erano 3 giorni che non riusciva nemmeno a dormire bene. Proprio lui che dormiva anche pedalando verso scuola! Ah, sì, aveva distrutto la bici contro un semaforo il giorno prima, a causa di un colpo di sonno e adesso doveva farsela a piedi… Per non parlare degli allenamenti! Akagi sembrava avercela con lui da quando avevano perso con il Ryonan e quel maledetto di Sendoh.

Come se la sconfitta non fosse sufficientemente una vergogna.

‘Maledetto Akira Sendoh!- pensò Rukawa- Io quello proprio lo odio!!!’

Per concludere, la sera prima aveva frantumato il vetro della veranda mancando un canestro e sua madre gliene aveva dette di tutti i colori.

‘Non l’avevo mai vista così arrabbiata –considerò il numero 11- di solito è abbastanza comprensiva, ma dopo la sua sfuriata, non oserei contraddirla!!!’

 

Il moretto ricordò le parole della madre, assai alterata per l’accaduto.

“Kaede, come cavolo hai fatto a combinare un danno come questo? Ci vorranno quasi 140.000 yen (circa € 1.000) per ripararla!!! Se tuo padre viene a saperlo, farà un infarto! Per fortuna che rientrerà solo tra una settimana dall’Europa!”

Rukawa non sapeva che dire. Aveva una faccia mista di contrizione per l’accaduto e seccata per la predica.

Al che, la donna disse: “Decidi tu! O lavori per tre mesi e te la ripaghi, o farai quello che ti ordinerò io, cioè aiuterai tua zia Yoko che arriverà domani, lei certamente avrà bisogno di te.”

Kaede propese per la 2^ possibilità. (fine ricordo)

 

 

‘Tanto, peggio di così non può andare….’ disse sottovoce, quasi più per convincere se stesso.

Subito dopo, però, una saccente vocina interiore gli sussurrò malevola: Ricorda, non c’è MAI limite al peggio!

Il Volpino preferì cancellare subito quell’idea, e la relegò nei recessi della sua mente.

 

‘Dopotutto, la zia non avrebbe di certo preteso niente di eccezionale da lui’ pensò ingenuamente.

Poi, però, per un attimo appena, la vocina petulante riprese la cantilena: Non c’è mai limite al peggio, attento!!!’

 

La Kitsune non ci pensò e liquidò la faccenda a cuor leggero.

Un altro pensiero occupò la sua testa, mentre camminava lento verso casa. Doveva sbrigarsi.

La zia doveva essere già arrivata nel primo pomeriggio e adesso erano quasi le 17.00.

Dopotutto, aveva appena finito un allenamento massacrante e non aveva la forza (né la voglia) di accelerare.

 

‘La zia Yoko -pensò- qual era?’ Rukawa sapeva che la madre aveva due sorelle che abitavano molto lontano dalla sua famiglia. La zia Yoko stava per sposarsi con un riccastro e la zia Yuko era quella zitella e un po’ matta…. O era il contrario? Boh, lo avrebbe scoperto presto… a sue spese.

 

Quando arrivò al cancello della sua villetta, sentì il pianto di un bambino.

‘Non sapevo che i nuovi vicini avessero un bebé… Senti, strilla come un’aquila, il marmocchio!!!’ pensò tra sé, gioendo del fatto che lui e i bambini piccoli non avevano mai avuto nulla a che spartire.

Quando si accorse che il rumore proveniva da casa sua, la sua convinzione si sciolse come un gelato ad agosto.

 

Quello che vide in cucina lo traumatizzò: una donna pressoché identica a sua madre teneva in braccio un bambino con un’orribile tutina verde e gialla.

La donna sorrise nel vederlo entrare e la madre disse: “Oh, era ora che tornassi! La zia ti ha già scritto tutto quello che devi fare.” disse in tono concitato e sbrigativo, che non ammetteva repliche.

La zia gli si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia. “Ciao, Kacchan. Sei cresciuto tantissimo. Sembri un uomo, ormai!!!”

“Ti credo! -disse la signora Rukawa- sono passati 12 anni dall’ultima volta che ti sei degnata di venire a trovarci. Se Yuko non si sposasse, forse niente ti avrebbe convinta a riunirci!”

E le due si misero a ridere di cuore. C’era forte complicità tra loro, malgrado la distanza che le separava.

 

Il Volpino sembrò interdetto e la zia riprese: “Ah, sì, scusa tesoro…. Ti presento Akirachan” e gli scaricò in braccio il fagottino verde.

Kaede lo guardò un attimo appena: due occhi azzurro-ghiaccio, capelli neri come le piume di un corvo, pelle chiarissima, quasi diafana…….. Era come ritrovarsi in mano una sua foto a 6 mesi. Il che lo colpì molto.

La zia lo distrasse dai suoi pensieri: “Ti somiglia molto, vero?! Non temere, andrete d’accordo voi due!..”

Poi si sporse per dare un bacio sulla fronte al bebé e prese le valigie in mano.

 

Il moretto ritrovò il dono della parola: “Ehi, aspettate, che ci faccio io con questo qui?!”

“Come, che ci fai? -disse la madre- Ti ho detto che avresti aiutato la zia, e tu eri d’accordo! Lo sapevi che saremmo partite per aiutare la zia Yuko nei preparativi del matrimonio… Te l’ho detto, no?!”

“Sì, ma non hai specificato che la zia arrivava con il ‘pacco-regalo’!” mentre pensava che era più opportuno definirlo ‘pacco-fregatura’.

 

La madre fece finta di non sentire il commento sarcastico e aggiunse solo: “Due giorni passano in fretta, Kaede, e quest’esperienza ti servirà per maturare… Ah, c’è scritto tutto quello di cui ha bisogno Akirachan nel foglio in cucina sul tavolo. Le sue cose sono in camera mia. Ti ho lasciato il numero di telefono dell’hotel dove pernotteremo, in caso di necessità. E, se chiami, vedi che sia DAVVERO un’emergenza. Ti telefoneremo noi per sapere come state. Mi raccomando, bimbo mio… fa’ attenzione… non è un pallone da basket!!!”   

Detto questo, se ne andarono con il taxi, che le aspettava in strada, verso l’aeroporto.

 

Rukawa aveva perso la lingua.

Cominciava a pensare seriamente che, quando si tocca il fondo, non sempre si risale e che, talvolta, bisogna cominciare a scavare…

Il pianto del bebé lo riportò alla realtà.

 

‘Rognoso marmocchio...’ Pensò tra sé. Iniziò a fissarlo con uno sguardo truce che avrebbe innervosito un orso, figuriamoci un bambino!

Così il pargoletto iniziò a strillare energicamente. Il che fece perdere la (già precaria) pazienza alla Kitsune.

“No, no, dai… ADESSO NO!!!” Kaede alzò improvvisamente la voce e, con fare autorevole, incrociò lo sguardo con il fagottino in mano: “Datti una calmata, se vuoi andare d’accordo con me. Ok?!”

In tutta risposta, stranamente, il bebé smise di piangere e rimase a contemplarlo ipnotizzato.

Evvai! -pensò Rukawa – 2 a 0 per me.’

Ok, così va meglio. Cerchiamo di fare un discorsetto da uomini, io e te.” E si avviò verso il divano.

Si sedette con il bambino ancora in braccio e lo posizionò davanti al suo viso.

“Per me, è una seccatura che tu sia qui… Del resto, dubito che tu potessi scegliere diversamente… dove cavolo è tuo padre? La zia non era zitella? Ricordami di chiederglielo quando torna.”

 

Il bimbo si mosse nervosamente e il Volpino riprese: “Akirachan, guarda che non ho ancora finito! (Dei, sembro mio padre quando mi fa le prediche!!!) Ah, con quel nome che ti ritrovi, mi stai ancora più sulle scatole….

Lo stesso nome di quell’antipatico e borioso di Sendoh. Ma quella scema di tua madre, non poteva darti un nome più decente? Ok, in fondo, non l’hai mica scelto tu un nome tanto insulso… Vabbé. Cerchiamo una pacifica e tollerante convivenza…”

 

‘47 ore e 26 minuti, non sono poi un’eternità…’

Ma la solita vocina interiore puntualizzò: Però, potrebbero diventarlo…’

 

A Rukawa, quel pensiero diede fastidio. Possibile che non gli suggerisse mai niente di positivo?

I suoi pensieri furono interrotti da un rumore sospetto, seguito da uno sgradevole odore difficile da confondere.

 

“Porca miseria! Proprio adesso la dovevi fare?!”

In tutta risposta, Akirachan fece un angelico sorriso. Kaede rimase basito.

Ok, dai, so fare 100 canestri di fila, vuoi che non sappia cambiare un bebé?!”

Quello che successe dopo, fu una rivelazione.

 

La Volpe portò il bambino sul fasciatoio, posto in camera dei suoi genitori, ai piedi del grande lettone matrimoniale in stile occidentale.

Prese la nota scritta da Yoko e lesse: “Per il cambio:

- 1 pannolino nuovo;

- la pomata contro le arrossature;

- le salviettine umidificate.”

 

Preparò tutto con cura e iniziò a sbottonare l’abitino giallo-verdognolo. ‘Che colore assurdo!’ considerò.

 

La manica della tutina rimase impigliata nel braccialetto dorato, legato al polso sinistro.

Kaede vi armeggiò quasi 5 minuti per sfilarla… iniziò a sudare… Akirachan lo guardava trafficare intorno, con fare tranquillo o, forse più semplicemente, rassegnato.

Del resto, i bambini piccoli non conoscono ancora i pericoli che possono trovare… Beata innocenza…

 

La Kitsune iniziò ‘l’operazione chirurgica’.

Quando si ritrovò il pannolino in mano, per poco non svenne. “Cavolo! Che puzza! Come può un essere tanto piccolo puzzare tanto?” Ok, non era molto romantico come pensiero, ma terribilmente reale.

‘Va bene. Proseguiamo con la guida di zia Yoko’ pensò.

 

“ - Prendere le salviettine;

- Pulire accuratamente; ‘TZE, è una parola!!!’

- Mettere una cremina contro le arrossature;

- Posizionare il pannolino nuovo e chiuderlo.

Ok, ragazzo mio, diamoci da fare che qui si fa notte!”

 

Il moretto afferrò la salviettina umidificata e, quando si avvicinò al bebé, qualcosa attirò la sua attenzione.

Rukawa rimase di sasso.

Poi diventò come un pomodoro.

 

A… AkiAkira… non dovevi dirmi qualcosa, prima, quando ti ho fatto il discorsetto tra uomini?! -Lo shock lo fece rinsavire- Come ho fatto a non accorgermene prima, quando ti ho sfilato il pannolino?!”

 

Kaede prese il polso del bebé e vi lesse nella targhetta dorata del braccialetto il nome “Akirasùka”.

“Penso che io e tua madre dovremmo fare proprio un bel discorsetto, quando tornerà!”

Poi, seriamente, disse ad alta voce: “Va bene, cuginetta, mettiamoti ‘sto coso e sia finita!”

 

 

Al 5° pannolino, in casa Rukawa, aleggiava la disperazione:

Akirasùka aveva perso tutta la pazienza e piagnucolava e Kaede non sapeva più a che santo votarsi.

A quel punto, suonò il campanello.

 

Merda! -pensò la matricola- chi sarà a quest’ora?!’

Andò ad aprire la porta con Akirachan in braccio, avvolta in un asciugamano.

Hanamichi Sakuragi. Che diavolo poteva volere da lui?! Non doveva neanche sapere che lui abitava lì!!!

Sakuragi, dal canto suo, superò l’imbarazzo dell’incontro, per lasciar posto allo sbalordimento.

Perché Rukawa aveva in braccio un bebé?! …Che avesse una doppia vita?!

 

“Che vuoi?” disse secco il moro.

“Baka Kitsune, hai dimenticato il portafoglio negli spogliatoi… pensavo potesse servirti.”

Il moretto ci rimase di sale.

Un gesto gentile dalla Scimmia Rossa. Stava sognando?!

Nh… grazie. Ora ho da fare. Ciao.”

 

Kaede fece per chiudere la porta, ma Hanamichi lo bloccò.

“Non mi dici che cos’è quello?”

“E’ un bambino, Do’aho, anzi, una bambina ed è mia cugina. Soddisfatto, ora? Ciao.”

Aki stava iniziando a piangere sempre di più e Rukawa non poteva perdere altro tempo con quello scemo.

 

Hanamichi gli chiese solo: “Vuoi una mano?”

“Perché?” disse Ru.

“Mi fai pena… No, mi fa pena lei, se è costretta a stare con te. Guarda come la tieni! Dai, da’ qua.”

 

Con fare rapido e sicuro, Hana si appropriò di Aki che, all’istante, smise di piangere.

“Ciao, bella!”

“Ehi! Metti giù le mani da mia cugina!”

L’occhiata di Sakuragi fulminò Rukawa.

Kaede pensò tra sé: ‘Qualsiasi cosa accada, non disperare; il peggio deve ancora arrivare!’

E guardò scettico il rossino che armeggiava sul pannolino della bimba.

 

 

Sakuragi fu una rivelazione.

Al primo tentativo, riuscì a chiudere il maledetto pannolino e a rivestire Aki in men che non si dica.

Rukawa era scioccato: “Co… come hai fatto?”

“Sono un genio, lo sai…” disse ridendo il rossino.

“Do’aho” rispose Ru.

La Baka Saru lo ignorò. “La principessa sembra avere fame! Dov’è il biberon?”

E in 5 minuti, Ru si ritrovò ad osservare, con la bocca aperta come un baccalà, Hana, comodamente seduto sulla sua poltrona con Aki in braccio, che mangiava dal biberon in mano al rossino.

Sembravano entrambi sicuri e soddisfatti di ciò che stavano facendo.

 

 

“Questa me la devi spiegare!” sbottò la Kitsune, che, di tutta la situazione, ne aveva capito meno di zero.

Hana disse con semplicità estrema: “Ho passato i primi 10 anni della mia vita ad aiutare mia zia ad accudire le mie 3 cuginette. E ti assicuro che sono delle pesti, in vero stile Sakuragi! Per questo, pappette e pannolini non sono un mistero per me.”

Ahhhhh” rispose Rukawa, meravigliato.

Non trovò altre parole. 

Il suo peggior rivale, il suo inferno personale, si era trasformato nel suo salvatore part-time.

 

‘Gli Dei, forse, cominciano ad essere clementi!’ ponderò il Volpino, proprio quando Hanamichi disse: “E’ tardissimo!!! Se non torno a casa subito, mia madre mi caccia!!!”

Senza indugiare, passò Aki in braccio a Ru, dopo averle fatto fare il ruttino. (Altro che ruttino, sembrava uno scaricatore di porto!) e lo salutò.

 

 

Per la prima volta in vita sua, Kaede gli disse: “No! Non lasciarmi qui solo!… Chi la farà addormentare?!”

La Baka Saru si impietosì e rispose: “Tornerò fra un paio d’ore per cambiarla e addormentarla, sopravvivrai!”

Dopo di che, corse via.

 

Il moretto era inebetito dall’evento, poi fissò l’orologio alla parete: ‘119 minuti e 20 secondi, non sono poi un’eternità…’ Ma potevano diventarlo.

 

 

Hanamichi, stranamente puntuale, si presentò due ore dopo davanti a casa Rukawa.

Stava esitando, incerto se suonare o meno il campanello.

E se avesse spaventato la piccola? Meglio entrare e basta.

Sakuragi iniziò cercare i due profughi per tutta la casa e, quando li trovò, rimase di stucco ad osservarli.

Il Volpino dormiva beatamente sul letto matrimoniale dei suoi genitori e, sopra i suoi addominali, c’era Akirasùka, angelicamente persa nel mondo dei sogni.

Hana si soffermò sulla soglia a gustarsi la scena parecchi minuti, con un sorriso a 48 denti stampato in faccia. Se lo Shohoku Team avesse visto il Volpino adesso!… poi si sedette sulla sedia a dondolo vicino al letto e riprese a guardare i due compagni addormentati.

Rukawa era senza maglietta e la testolina di Aki era appoggiata ai suoi pettorali. Ad ogni ritmico respiro, il corpicino andava su e giù, come un cullare primordiale.

‘Eh già, Kitsune, in quanto a dormire, sei sempre tu il maestro!!!’ e rise mentalmente del suo pensiero. Poi vide la maglia della Volpe sporca di omogeneizzato e 4 o 5 bavaglini, anch’essi macchiati.

Qualche chiazza c’era pure sul pavimento e Sakuragi pensò ad una guerra all’ultimo cucchiaio di pappa. Chissà chi aveva vinto?

Riordinò un po’, cercando di fare più silenzio possibile.

Ad un certo punto, Aki si ridestò.

Hana la prese delicatamente in braccio: “Vieni, principessa, che ti cambio! Lui, lascialo dormire ancora un po’, mi sa che, per la Kitsune, sei peggio di una partita contro il Kainan!!!”

 

* * * *

 

Poi, i due tornarono nella camera adibita a nursery e si sedettero sulla sedia a dondolo.

Il cullare ritmico e ipnotizzante fece addormentare entrambi.

Poco dopo, la Volpe aprì pigramente una palpebra, e scorse l’ala grande che teneva, con fare protettivo, Aki in un abbraccio forte e sicuro.

Chi avrebbe mai pensato che un pasticcione simile possedesse tante risorse?!

‘Beh, -pensò Kaede soddisfatto- dopotutto, non è poi così male, questo Sakuragi…’

   

                                  owari????????

 

Ehi, aspettate! Non è mica fìnita!

Per chi si aspettava qualcosina di più tra le due matricole più eclettiche dello Shohoku, legga qui sotto!!!!

Le ultime righe sono un finale alternativo al primo.

Secondo me, sono carini entrambi… (E ti credo, li ho scritti io!) perciò decidete voi se leggerne solo uno dei due, o entrambi.

In fondo, sarebbe positivo anche un loro confronto, no?!

Per i coraggiosi, perciò, ancora… BUONA LETTURA!

 

RITORNATE ALLE  STELLINE INDIETRO E, DA LI’, RIPRENDETE LA LETTURA.

 

 

Sakuragi ritornò con la bambina in braccio, vispa e pimpante. Ogni traccia di sonno era, infatti, sparita dai dolci occhietti.

Hana la adagiò nel grande lettone e si sdraiò di lato affianco a lei, puntellandosi con un gomito.

Rukawa sembrava dormire della grossa, mentre il suo compagno di squadra giocava con la bimba.

Hanamichi iniziò a bisbigliare ad Akirasùka le sue prodezze nel basket, la sua genialità nei rimbalzi, le stoppate titaniche su Maki e Uozumi…. In un crescente delirio d’onnipotenza.

Il Volpino, intanto, pensava tra sé mentre fingeva di dormire: ‘Continua così, i tuoi racconti sono più soporiferi delle ninne nanne!’ e rise mentalmente a quel pensiero.

 

Hana, intanto, aveva ripreso a dondolare un orsetto per far sorridere Aki, quando, per un istante appena, si tradì ad osservare il profilo aristocratico della Volpe ...perché avrebbe voluto sfiorarlo?! Quel pensiero lo inquietò, perciò decise di riconcentrarsi su Aki, finché il sonno non li vinse.

 

 

L’alba sorprese Hanamichi che col braccio sinistro abbracciava Kaede, a sua volta sdraiato, di lato, a ridosso del rossino.

Rukawa aveva il viso sprofondato nell’incavo del collo del compagno. Sembravano dormire saporitamente.

Anche Akirasùka, sul loro petto, si gustava il momento.

Rukawa non stava dormendo, in verità.

Socchiuse appena gli occhi, per spiare i lineamenti del ‘suo’ Do’aho e per chiedersi se il comportamento, dolce e protettivo della sera prima, in realtà non fosse la vera natura del suo partner di squadra. Forse, Hanamichi gli aveva concesso di vedere la sua intima caratterizzazione, almeno per una volta.

Poi, si accorse di come il Do’aho tenesse protettivamente stretta Aki e la cosa lo commosse.

Sembravano padre e figlia o due bambini?

Kaede sorrise e un pensiero attraversò la sua mente: ‘Potrei anche innamorarmi di lui…’

 

 

 

                                  Owari (stavolta per davvero)

 

 

 

Disclaimer: tutti i personaggi di Slam Dunk appartengono al sensei Inoue e agli aventi diritto… Tutti, tranne Kawachan che è mio, mio, mio, miooooooooo. (Almeno nella mia mente malata o in un universo parallelo).

Chiarimenti: la mia mentore personale mi ha fatto notare un paio di cosette, (grazie N!!!); perciò le chiarisco:

il primo finale è un po’ in sospeso. Però mi piaceva l’idea di lasciarlo vago, per dare posto alla fantasia dei lettori.  

La sconfitta col Ryonan, invece, è inesistente. Mi serviva l’odio di Ru per Sendoh, (per creare l’equivoco di nomi tra lui e Akirasùka) e la scusa di una recente sconfitta ci stava bene.

La storia, comunque, è ambientata più o meno a metà anno della prima: c’è ancora Akagi, sono vicini agli esami di metà trimestre, e Ru ha già conosciuto Hana quotidianamente, un po’di tempo, ma non troppo.

Il mio grazie alla mia mentore privata N, a mia sore-bestia, a Voce del Silenzio, alle mie amiche…

Sono graditi commenti e/o critiche, purchè seri, all’indirizzo: elyxyz@libero.it        Ciao

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: elyxyz