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Autore: Ambaraba    30/08/2012    3 recensioni
Missing moment successivo alla scomparsa di Castiel (episodio del lago), incentrato sulla disperazione di Dean e con un ritorno in scena alternativo dell'angelo.
P.S.: Accenni al suicidio... se siete tristi, non leggete.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Settima stagione, Ottava stagione
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Dolore e morte. Speranza. Sono passate due settimane. Due settimane da quando è finito in fondo al lago. Due settimane da quando è morto.
E tutto quello che a Dean è rimasto di lui è un trench.

Due settimane. Sembrano due secoli. Dean è rimasto solo nella sua stanza per la prima volta, da quando è successo; Sam e Bobby erano preoccupati, gli stavano incollati continuamente. Quel giorno avevano allentato la sorveglianza e l'avevano lasciato solo.
Quello che Dean voleva. Restare solo per potersi sfogare.

Si alza dal letto, apre il borsone con i suoi abiti, e in fondo alla sacca trova quello che ha conservato con cura. Si siede nuovamente sul letto; apre la busta di plastica e ne estrae il contenuto.
Il trench di Castiel.
Contro la sua volontà, lacrime calde incominciano a scivolargli sul viso, non appena le sue dita entrano in contatto con la stoffa, consumata dall'usura, e vi affondano dentro. Non credeva che potesse succedere sul serio. Non credeva che potesse morire.
Conosce ogni cucitura, ogni strappo, ogni tasca, ogni macchia di quel trench. Se l'è stretto tante volte contro, di notte, quando era preso dallo sconforto ed era costretto a piangere in silenzio, per non svegliare Sam nel letto accanto e dovergli dare delle spiegazioni.
Piange e sussulta senza controllo, pensando al suo angelo. Pensando a quanto è stato orgoglioso e idiota e stupido a lasciarlo combattere una guerra da solo. Pensando a quante volte gli ha salvato la vita, lui, il suo angelo sulla spalla. Pensando a quante volte ancora l'avrebbe fatto, nonostante il tradimento. Nonostante tutto.
Piange e deve mordersi il labbro per non urlare; si alza di scatto, è rabbioso, deve rompere qualcosa. La sua furia si scarica sul legno dell'armadio, di fronte a lui. Lo prende a pugni, è massiccio ma si incrina; schegge di legno gli si ficcano nelle mani, bruciano, sanguinano. Continua, però. E ai pugni si aggiungono calci e bestemmie e imprecazioni; va avanti così per neanche lui sa quanto tempo, finché, esausto, si lascia cadere addosso alla parete.
Il trench è rimasto sul letto. La stanza è piccola, a Dean basta allungare una mano per afferrarlo e prenderlo, anche da seduto. Se lo tiene contro, lo macchia di sangue, il suo sangue, e piange.
Lo chiama per nome, una, due, tre volte. Vorrebbe che funzionasse come ai vecchi tempi; vorrebbe che gli comparisse davanti esattamente come ha sempre fatto, e che lo guardasse con quell'espressione seria e impassibile in attesa di ascoltare il suo problema e trovare un modo per aiutarlo.
Ma non succederà. Né oggi né domani, né mai.
Perché Cas non c'è più.

Prende la bottiglia di whisky sul comodino, ne vuota metà in un colpo solo.
Beve e piange contemporaneamente.
Svuota la bottiglia, prende coraggio.
 
L'odore d'olio e di metallo dell'arma è confortevole. Promette di alleviare il suo dolore.

"Click".

- No, Dean.

  
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