Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: Yoru Sougiya    31/08/2012    1 recensioni
Alla fine mi alzo dal letto con una sola ed unica certezza, devo scusarmi per tutto quello che è successo e per come mi sono comportato. Non so come e non so quando, ma è il minino che posso fare per Tetsu. Perché se per me non è stato facile, posso solo immaginare quello che ho fatto passare a lui.
[AoKuro][Spoiler]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo:How I’ve missed you
Fandom: Kuroko no Basket
Personaggi: Aomine Daiki, Kuroko Tetsuya.
Pairing(s):Aomine/Kuroko       
Parte:1/1
Rating: PG13
Genere: Romantico, Sentimentale, Angst.
Avvertimenti:  Shounen-ai, Spoiler.
Riassunto: Alla fine mi alzo dal letto con una sola ed unica certezza, devo scusarmi per tutto quello che è successo e per come mi sono comportato. Non so come e non so quando, ma è il minino che posso fare per Tetsu. Perché se per me non è stato facile, posso solo immaginare quello che ho fatto passare a lui.
Note: Attenzione agli Spoiler! La storia è ambientata il giorno dopo la partita Touou vs Seirin della Winter Cup, nella prima sera di lezioni di Aomine a Tetsu.
Prima fic scritta usando il POV in prima persona, il risultato mi lascia un po’ perplessa. Non so, spero non faccia troppo schifo. Per il resto: Tanti auguri Aomine Daiki, brutto idiota che non sei altro ♥
 
 

La sveglia impietosa che segnava le 6.51 sul mio comodino, non faceva altro che confermare il fatto che avevo passato tutta la notte sveglio, come un cretino, a fissare il soffito, senza però vederlo veramente. Durante quelle ore mi erano passate davanti agli occhi tutte le immagini della partita contro Tetsu. Beh, per essere corretti dovrei dire contro tutto il Seirn. Quel senso di oppressione che si prova dopo aver perso qualcosa… Da quanto tempo non lo provavo?

Non sono di certo come Akashi. In vita mia ho perso, eccome. Ma non mi succedeva da tempo immemore di perdere nella cosa più importante della mia vita.

Ma non è solo per questo che non ho potuto dormire.

A comparirmi davanti, insieme a tutta la partita c’era anche lui. La sua voce, calma e gentile, ha risuonato nelle mie orecchie per tutta la notte.

Vedere quegli occhi felici mi ha reso a mia volta felice, nonostante la sconfitta. Vedere come gli sforzi che Tetsu ha sempre fatto da quando lo conosco, con diligenza e forza di volontà che nessuno che conosco possiede, lo abbiano ripagato è una delle cose che mi rende quasi contento di aver perso. Quasi. Perché nonostante tutto sono Aomine Daiki, e odio perdere.

Ed ecco che, appena cerco di chiudere un attimo gli occhi, per vedere se posso dormire ancora un po’ prima che suoni la sveglia, la sua voce torna nella mia testa.

Innanzitutto, pensa a come mi sono sentito a venire ignorato1.

Maledizione Tetsu, come se una parte di me non ci avesse pensato ogni singolo giorno da allora!

Alla fine mi alzo dal letto con una sola ed unica certezza, devo scusarmi per tutto quello che è successo e per come mi sono comportato. Non so come e non so quando, ma è il minino che posso fare per Tetsu. Perché se per me non è stato facile, posso solo immaginare quello che ho fatto passare a lui.

Senso di colpa e sconfitta, ecco ciò che mi ha tenuto sveglio questa notte.

 
Nel pomeriggio, andando in giro per Tokyo con Satsuki, facendo finta di ascoltare quello che diceva, continuo a pensare a come poter fare per far capire a Tetsu quanto veramente mi dispiaceva per essere stato il grande pezzo di merda che mi ero dimostrato nei mesi passati. All’improvviso però, con un tempismo davvero inquietante, un messaggio proprio di Tetsu sembra offrirmi la soluzione a quel dilemma.

 

--


Ora non ho idea a come questo sia potuto succedere. Probabilmente è semplicemente dovuto al fatto che non so dirgli di no. Ma dopo nemmeno ventiquattro ore dalla nostra partita, eccomi qui a insegnare a tirare proprio alla persona che mi ha sconfitto.

«Tetsu, questi tiri sono orrendi» gli dico sbuffando mentre il pallone rimbalza per l’ennesima volta sull’anello.

Raccolgo il pallone che è rotolato verso i miei piedi e la tiro di nuovo a Tetsu, che subito si appresta a fare un altro tiro. La posa è da manuale, così come il movimento delle braccia e la spinta delle gambe.

Anche questa volta però, la palla non ne vuole sapere di entrare.

«Magari sei geneticamente incapace a tirare» ipotizzo.

Lo sguardo sconsolato di Tetsu mi fa capire però che non è il momento di scherzare. Prendo di nuovo il pallone che è finito ancora nella mia direzione, ma stavolta invece di ritirarlo a Tetsu mi avvicino, portando la palla con me.

«Aomine-kun?» chiede Tetsu confuso, mentre metto il pallone nelle sue mani e mi metto esattamente dietro di lui.

«Avanti, fammi vedere com’è la tua posa».

Tetsu si gira verso il canestro. La sua testa mi arriva esattamente sul petto, è ancora più piccolo di quanto non mi ricordassi e non riesco a trattenere una risata soffocata.

«Che c’è di divertente?» mi domanda Tetsu leggermente scocciato.

«Niente è che notavo che sei ancora più piccolo rispetto alle medie» rispondo divertito.

L’occhiata che mi lancia Tetsu è molto eloquente e mi fa capire che, diversamente da me, non trova affatto la cosa divertente.

«È Aomine-kun che è cresciuto troppo dalle medie ad ora» dice alla fine, voltandosi e dandomi nuovamente le spalle.

«Ah, è così?» chiedo, cercando di soffocare un’altra risata.

Tetsu mi ignora e alza le braccia, preparandosi al tiro, io da dietro di lui afferro gentilmente i suoi gomiti e li posiziono in maniera leggermente diversa da come aveva fatto lui, poi gli prendo il polso della mano destra, con cui sorregge il pallone e gli dico in tono serio «La posizione delle braccia così va bene e ricordati che il movimento del polso deve essere più fluido possibile…»

Mi fermo un attimo quando vedo Tetsu tremare impercettibilmente. Normalmente non me ne sarei accorto, ma siamo talmente vicini che non posso non notare la cosa. Lui si gira appena e mi lancia un’occhiata preoccupata, probabilmente temendo che abbia notato la cosa. Io gli sorrido, ma non arretro di un centimetro, anzi, traendo vantaggio dalla situazione, mi calo ancora di più su di lui e gli sussurro all’orecchio di tirare.

Neanche questa volta il pallone entra.

«Aomine-kun, sei sleale!» sbotta Tetsu all’improvviso.

«Cosa? Perché?»

«Io sto cercando di concentrarmi e tu mi distrai!»

«Non so di cosa stai parlando» mento spudoratamente.

Tetsu si limita a guardarmi severamente, prima di girarsi e andare a recuperare la palla.

«Probabilmente hai solo bisogno di prenderti un attimo di pausa».

«Sì, lontano da te».

«Ah?»

«Probabilmente non è stata una buona idea quella di chiederti aiuto».

«E ora perché te ne esci così?» chiedo palesemente infastidito da quella affermazione.

«Devo imparare a tirare a canestro il più presto possibile» inizia a spiegare Tetsu guardando il pallone tra le sue mani, è raro che eviti di guardare direttamente le persone con cui parla, ho imparato con gli anni che lo fa solo quando si sente molto a disagio «Eppure stando qui con Aomine-kun non riesco a concentrarmi come dovrei».

Lo guardo, incerto su come rispondere a una frase del genere.

«Ma credo che sia un mio problema, che non dovrebbe riguardarti» dice infine con un sorriso tirato in viso.

«Io invece penso che dovrebbe» dico facendo qualche passo e andandogli vicino.

Faccio un profondo respiro e lo guardo dritto negli occhi.

Eccolo qui, il momento in cui scusarmi, prima di tutto del mio comportamento e poi soprattutto per come l’ho fatto sentire.

«Tetsu, lo sai che non sono mai stato bravo con le parole e non so nemmeno da dove iniziare per dire quando mi dispiace… Io… Non so quello che pensavo, cioè no, in realtà lo so e me ne vergogno… Però, quello che sto cercando di dire…»

Questa volta è Tetsu che a stento trattiene una risata.

«Sì, sei decisamente terribile con le parole, Aomine-kun».

«Vero?» sorrido, mentre mi gratto la nuca imbarazzato, incerto su come continuare quel discorso che mi sono imposto di portare a termine.

«Già».

Non so che cosa mi abbia fatto scattare, se lo sguardo di Tetsu, imbarazzato come immagino dovesse essere anche il mio, se la sua voce, così insolitamente incerta o se la realizzazione improvvisa che le parole non avrebbero mai potuto esprimere quello che provavo. Ma molto più probabilmente è stato l’insieme di tutti questi fattori a farmi muovere.

E così, senza preavviso, prendo Tetsu, lo abbraccio e poso senza troppi complimenti, le mie labbra sulle sue. Non appena Tetsu separa leggermente le sue, permettendo alla mia lingua di entrare nella sua bocca, capisco di aver fatto la cosa giusta. Nel giro di pochi istanti risponde al mio bacio con il mio stesso entusiasmo, alzandosi sulle punte dei piedi e affondando le dita tra i miei capelli. Nel frattempo lo stringo a me ancora di più avvicinando i nostri corpi il più possibile, mentre le nostre lingue lottano per la dominanza. La breve battaglia è vinta da me, ma sono talmente perso che non ho idea di quanto tempo passiamo così.

Alla fine ci separiamo, senza allontanare i nostri corpi e io appoggio la mia fronte su quella di Tetsu.

«Tetsu, scusami» sussurro alla fine, guardandolo negli occhi «scusami per tutto quanto».

Lui accenna una risata.

«Che fine ha fatto la filosofia del “che importa tanto è passato un secolo” che mi hai detto ieri a fine partita? Valeva solo per quel pugno?»

Non faccio in tempo a protestare che Tetsu mi bacia di nuovo. Questa volta un bacio molto più veloce e più casto.

Non posso fare a meno di guardarlo confuso, non capendo se ha accettato oppure no le mie scuse. Tetsu però si allontana e si dirige verso la sua borsa, che aveva lasciato a bordo del campo.

«Aspetta un attimo» mi dice mentre la apre e tira fuori una scatola piuttosto grande, noto che è avvolta in una carta regalo blu lucida.

Tetsu torna verso di me e mi porge la scatola.

«Buon compleanno».

«Ma sei impazzito? Il mio compleanno è stato mesi fa!»

«Lo so, ma di certo mesi fa non avrei potuto darti il regalo. L’ho comprato prima della partita che abbiamo fatto per i preliminari dell’Interhigh, speravo di potertelo dare prima del tuo compleanno, ma sappiamo com’è andata quella volta».

Fisso Tetsu e il regalo che mi ha messo in mano interdetto, senza sapere cosa dire. Non mi sarei mai aspettato che avesse preso qualcosa per il mio compleanno. Quella sconfitta ai preliminari doveva essere stata una cosa difficile da digerire e questo gesto mi faceva sentire ancora più in colpa per il mio comportamento.

«Non so che dire, Tetsu, veramente» ammetto alla fine.

«Allora non dire niente e apri» noto una certa impazienza nella sua voce, il che mi fa sorridere.

Dirigo allora la mia attenzione alla scatola che ho tra le mani, ovvero il regalo meno meritato di tutta la mia vita. Il tempo di scartarlo ed ecco che scopro che è allo stesso anche il regalo più bello che mi abbiano mai fatto.

Trattengo a stento un urlo di gioia, che mi avrebbe fatto sembrare non diverso da un bambino che apre un regalo per scoprire il giocattolo che desiderava da sempre.

«Oh cazzo!»

Tetsu scoppia a ridere alla mia reazione, ma la mia attenzione è ancora completamente rivolta al mio regalo, ovvero le scarpe più belle che io avessi mai visto.

Le tenevo d’occhio dalla primavera, da quando erano comparse su internet tra i “prossimi arrivi”, ma non le avevo mai comprate perché non mi interessava più di tanto comprare cose nuove per il basket che trovavo estremamente noioso. Ma ora la situazione era completamente diversa. Quelle scarpe erano la prima cosa che volevo comprare ora che avevo deciso di riprendere ad allenarmi ed eccole qui, tra le mie mani.

L’ ultimo modello di scarpe di Kobe della Nike. Anche la colorazione era spettacolare. Grigie scure e rosse, con la parte superiore ed i lacci blu.

«Ho pensato che quei colori andassero particolarmente bene con la divisa del Touou» commenta Tetsu. Il fatto che a volte sembri leggermi nel pensiero mi ha sempre inquietato non poco.

«Sono perfette» è l’unico commento che riesco a fare.

Dopo averle osservate ancora per un po’ le riposo nella scatola, poi mi giro verso Tetsu, lo sguardo felice che ha è un regalo ancora più grande di quello che ho tra le mani.

«Perché hai comprato un paio di scarpe del genere quando a stento ci parlavamo?» e come sempre eccolo qua il mio carattere di merda. Non ringrazio, no. Faccio domande del cazzo.

«Te l’ho detto. Se avessimo vinto quella partita avrei potuto dartele tranquillamente il giorno del tuo compleanno, e comunque, per quanto difficile ero sicuro che prima o poi avrei vinto. Come vedi avevo ragione».

«Vieni qui, maledetto!»

Decido che, anche in questo caso, è meglio esprimersi a gesti che a parole.

Lo afferro per il braccio e poi prendo il suo viso tra le mani, ci guardiamo negli occhi per qualche istante prima di perderci in un bacio più passionale del precedente. Il nostri corpi si uniscono, cercando di cancellare ogni tipo di distanza, non solo fisica, visti i precedenti che ci sono stati tra di noi. Presto però tutta la razionalità scompare per lasciare posto solo all’istinto e all’eccitazione. Avere finalmente quel corpo tra le mie braccia, sentire Tetsu che trema appena, quando mordo il suo labbro inferiore, vedere come a stento trattiene un gemito quando succhio il suo collo o passo la lingua sull’esterno del suo orecchio, mi stava facendo perdere il controllo.

Fortunatamente Tetsu a questo punto prende in mano la situazione e a fatica mette un po’ di distanza tra me e lui.

«Aomine-kun, credo sia reato fare certe cose in pubblico».

«Allora andiamo da qualche altra parte» rispondo istintivamente.

«Devo allenarmi» obietta Tetsu.

«Non mi importa» dico, mentre mi avvicino e lo abbraccio di nuovo.

«Questo è molto egoista da parte tua, Aomine-kun».

«Non mi importa».

Sento Tetsu sospirare rassegnato, mentre alza le braccia per ricambiare il mio abbraccio.

«Restiamo così altri due minuti. Poi dovrai aiutarmi con quei tiri».

«Promesso».

«Se non lo farai non potrò perdonarti».

«Non preoccuparti, hai scelto l’insegnante migliore».

«Mi chiedo se sia così» dice a voce più bassa, quasi tra sé e sé.

«Ehi!»

Tetsu ride di nuovo, contro il mio petto. Una risata calma e composta, che ti accarezza le orecchie e ti scalda il cuore.

«Cavolo quanto mi sei mancato, Tetsu».

 


1Capitolo 139.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: Yoru Sougiya