Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Ricorda la storia  |      
Autore: malumgranatum    31/08/2012    2 recensioni
Allo zenit del suo potere, il grande Impero Ottomano era il vero signore del Mar Mediterraneo, una minaccia per l’intera Europa. Tutti lo temevano, avevano timore dei suoi pirati che rapivano e saccheggiavano, costringendo le popolazioni a vivere nel terrore di essere portati via e fatti schiavi.
Sorta di "sequel" di "Elate Na Thn Paretai", anche se può essere tranquillamente letta come una storia a parte. Anche in questo caso si tratta di una traduzione della fic da me scritta in inglese: "Metamorphoses"
Ringrazio come sempre la buona Matryoshka per la disponibilità mostrata e per il suo incoraggiamento: grazie carissima
Genere: Angst, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi, Sud Italia/Lovino Vargas, Turchia/Sadiq Adnan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

METAMORFOSI

 

“Dove corri, Aretusa?” diceva dalle sue onde Alfeo,
“Dove corri?” ripeteva con voce roca.
Ovidio, Metamorfosi, V, vv. 600-1

 
 
Mar Mediterraneo, XVI secolo d. C.
 
“Guarda un po’ cosa abbiamo qui.”
 
Sadiq non poté credere ai suoi occhi quando, quel mattino, trovò un certo italiano vagare da solo per le campagne, senza Spagna o sentinelle a fargli la guardia. Rapire il ragazzino era stato abbastanza semplice; ciò che si rivelò assai più difficile fu farlo stare zitto, perché quel piccolo mostro aveva iniziato a strepitare e imprecare costringendo il turco a ordinare di imbavagliare Romano in modo da salvaguardare le sue povere orecchie.
Allo zenit del suo potere, il grande Impero Ottomano era il vero signore del Mar Mediterraneo, una minaccia per l’intera Europa. Tutti lo temevano, avevano timore dei suoi pirati che rapivano e saccheggiavano, costringendo le popolazioni a vivere nel terrore di essere portati via e fatti schiavi. Il piccolo italiano avrebbe pagato per la sua imprudenza.
 
*****
 Grecia era sdraiato su alcuni cuscini posti sotto un elegante gazebo nel giardino principale. Si stava godendo il caldo sole estivo; la calura era mitigata da una gentile brezza che spirava dal mare. Il gorgogliare dell’acqua che sgorgava dalle numerose fontane e il frinire delle cicale creava una bella musica che presto divenne una deliziosa ninna nanna. Pensieri riguardanti filosofia, miti e gatti si fusero, lasciando il giovane in uno stato di piacevole torpore che fu sfortunatamente interrotto da improvvise urla.
Il greco vide apparire un esasperato Sadiq, seguito da un angosciato servitore che tentava disperatamente di calmare Romano. Inizialmente Heracles osservò con sguardo imperturbabile il bambino, poi il suo sguardo si mosse verso Turchia.
“Cosa?”
“Ho qui una sorpresina per te, marmocchio.”
“Che cosa dovrei farne?”
“Dannazione! Dagli una pulita e fallo mangiare! Spagna non pagherà il riscatto se la mercanzia è rovinata! Vuoi chiudere il becco, piccolo demonio!?”
Nel frattempo, il piccolo italiano continuava a dimenarsi e inveire, dando filo da torcere al servitore.
“Sc-scusate, padrone.” Il pover’uomo era pallidissimo e quasi tremava dalla paura, notando la faccia estremamente seccata del suo signore.
“Puoi affidarlo a qualche servitore.” suggerì svogliatamente Heracles, che continuava a non curarsi della faccenda.
“No, penso che un parente sia la persona più adatta.”
“Non so di cosa tu stia parlando.” La voce del greco si fece più dura.
Turchia non si diede pena di rispondere.
“Porta qui il mocciosetto.”
“Certamente, mio signore.”
Augurando ironicamente buona fortuna a Heracles, Sadiq, seguito dal povero servo, si allontanò, lasciandolo solo con Romano.
Dopo aver inveito pesantemente contro il turco, Grecia si volse verso il bambino e stavolta lo osservò più attentamente. Era passato tantissimo tempo dall’ultima volta in cui aveva visto il figlio di sua sorella.
 
****
 Heracles stava aiutando Romano a vestirsi: il vestitino vecchio e alquanto modesto fu rimpiazzato da un’elegante tunica. In questo modo Turchia avrebbe mostrato al suo rivale spagnolo quanto l’Impero Ottomano fosse ricco, poiché persino i prigionieri potevano indossare vesti così lussuose. Nel frattempo il bambino si era andato calmando: il suo compagno era molto meno intimidatorio del suo rapitore, ma doveva prima essere sicuro che non si trattava di un altro tipo pericoloso, così con la voce ancora roca per aver pianto tantissimo, chiese:
“Chi dannazione sei tu?!”
“Grecia.”
“E perché sei qui?!”
“Perché devo.”
Il bimbo si chiese come si potesse interrogare un tipo che sembrava non avere alcun interesse a parlare, ma nonostante il ragazzo fosse un po’ strambo, Romano comprese che l’altro era nella sua stessa situazione e così iniziò a parlare con lui (in realtà, era il solo italiano a parlare mentre l’altro dava di tanto in tanto qualche segno di stare a sentire). Il piccolo parlò di se stesso e di Spagna, che era un idiota e che aveva combattuto contro quel pervertito di Francia per impedirgli di tentare di portar via Romano. Eppure quell’idiota di uno spagnolo osava lamentarsi del comportamento di Romano. Bastardo ingrato.
“Sai, ho un fratellino, lui è un po’ piagnucolone…”
Heracles non poté fare a meno di sorridere ripensando a quanto avesse frignato il piccolo fino a qualche istante prima. Romano non si offese per questo, contento piuttosto del fatto che il ragazzo più grande mostrasse di stare effettivamente ad ascoltarlo, così continuò il suointerrogatorio.
“Hai una famiglia?”
“No.”
Non considerava i suoi cosiddetti fratelli come parte della sua famiglia.
“Dove sono i tuoi genitori?”
“Morti.”
Sua madre gli mancava ancora tantissimo.
“Ah…anche i miei.”
Avrebbe dovuto dire che lo sapeva benissimo? A quanto sembrava, Romano non pareva per nulla sapere che erano imparentati. Dio solo sapeva perché Roma aveva scelto di non dire niente ai suoi nipotini, o forse era opera dei suoi fratelli. Probabilmente pensavano che Grecia fosse il preferito del padre e, inoltre, risentivano del fatto di essere solo dei bastardi. A dirla tutta, non era stato proprio granché come padre, il grande Impero Romano.
“Senti, se tu…uhm…sei da solo, puoi venire con me…sono sicuro che quell’idiota di Antonio, voglio dire Spagna, sarà d’accordo.” Il bimbo lo guardava con occhi speranzosi.
“Non pen-”
“Lui non andrà da nessuna parte, fottuto moccioso.”
Romano sobbalzò, non aspettandosi chiaramente che Turchia stesse ascoltando la loro discussione e immediatamente si nascose dietro le spalle del suo nuovo amico, il quale, diversamente da lui, non sembrava essere minimamente sorpreso dall’improvvisa comparsa del turco.
“Hai rapito anche lui, non è vero, bastardo!?” il piccolo osò chiedere al suo rapitore, ben sapendo che Heracles lo avrebbe protetto.
“L’ho accolto quando nessun altro lo voleva.”
“Un modo alquanto poetico di chiamare un’invasione, non trovi, vecchio?”
 
****
 La giornata non era iniziata nel migliore dei modi. Incazzato per il fatto di dover aspettare i porci comodi di Spagna (lo spagnolo gli aveva chiesto di essere paziente perché doveva ancora raccogliere l’intera somma richiesta per il riscatto) e desideroso di sbarazzarsi il più presto possibile del piccolo rompicoglioni, Sadiq chiese con irritazione a Romano se Spagna avesse realmente intenzione di pagare, dato che passavano i giorni e ancora non si faceva vedere. Se Antonio non pagava, allora il moccioso doveva essere venduto perché il turco non aveva alcuna intenzione di tenere con sé un tale irritante e inutile piantagrane. Inizialmente, il bambino aveva inveito e urlato come al solito; all’improvviso, però, aveva iniziato a singhiozzare rumorosamente, lasciando Turchia senza parole, non essendo lui abituato ad avere a che fare con qualcuno che cambiava d’umore così repentinamente. Il marmocchio più grande non si vedeva da nessuna parte e, sapendo che il padrone aveva espressamente affidato la cura del piccolo al padroncino, nessuno schiavo o servitore osò avvicinarsi al bambino in lacrime. Sadiq poté solamente aspettare che Romano si calmasse da solo, ancora seccato per non aver ricevuto in tutto quel piagnucolare alcuna risposta, non convinto se quella di aspettare Spagna fosse ancora la scelta migliore. Infine, il piccolo italiano si addormentò spossato, dando, per la prima volta, al turco l’opportunità di osservarlo più da vicino. Pelle leggermente abbronzata, capelli castani arruffati, faccia ancora arrossata per essersi addormentato ancora piangente, una singola lacrima a bagnargli la guancia paffutella. Somigliava al suo marmocchio da piccolo, sebbene non avesse mai visto Heracles piangere: odio e apatia, sì, ma i suoi occhi verdi non gli avevano mai mostrato disperazione. Il turco stava per asciugare quella lacrima, quando avvertì la presenza di qualcuno alle sue spalle.
“Non stavo facendo niente di male.” Non che avesse bisogno di scusarsi.
“E’ risaputo che sei un pervertito, vecchio.”
“Non ti ho mai toccato, ragazzino.”
“Solo perché in quel caso ti avrei staccato le mani.”
 
****
“Aretusa era una bellissima ninfa. Lo sai cosa è una ninfa, vero?”
Romano lo aveva pregato di raccontargli una storia prima di andare a dormire. Heracles non sapeva cosa fare: nonostante lo avesse tanto amato, sua madre, sempre così impegnata, non era stata certo il tipo da raccontargli storie della buona notte. Esporgli la Teoria delle Forme di Platone forse non era la scelta migliore e, dunque, optò per narrargli una storia della terra di sua sorella. Ricordava che le piaceva molto.
“Si! Il nonno mi ha detto che le ha incontrate quando era giovane!” Grecia poteva ben immaginare la reazione di sua madre di fronte a tale affermazione: avrebbe maledetto quell’idiota del suo ex-marito a cui piaceva tantissimo inventare storie basate su miti greci per poi spacciarli come originali racconti latini.
“Uhm, si… Un giorno, era una giornata molto calda, aveva deciso di rinfrescarsi in una fonte, non sapendo che il dio del fiume, Alfeo, abitava lì. Mentre Aretusa nuotava, Alfeo si mise a osservarla e pian piano si innamorò di quella bellissima creatura. Ma, ad un tratto, la ninfa si rese conto che qualcuno la stava spiando e fuggì via, inseguita dal dio che tentò di fermarla, rivelandole l’amore che provava nei suoi confronti. Ma Aretusa era una delle compagne di Artemide, implorò così la sua dea di aiutarla. Artemide, impietosita, trasformò la ninfa in un fiume e, per permetterle di fuggire, creò un varco nel terreno in modo da permetterle di gettarsi in mare e da qui raggiungere Ortigia sana e salva.”
“E Alfeo? Rimase solo?”
“Alfeo era disperato perché, nonostante fosse un dio, non era in grado di raggiungerla. Allora Zeus, Padre di tutti gli dei, si commosse e, a sua volta, trasformò Alfeo in un fiume che, attraversato il mare, unisce le sue acque a quelle di Aretusa. In questa maniera i due resteranno uniti per l’eternità.”
Il bambino ebbe il suo lieto fine e sembrava esserne davvero soddisfatto. Nonostante tutto aveva ancora in serbo una domanda, così, sbadigliando (la storia lo aveva chiaramente aiutato a rilassarsi), chiese:
“Perché ad Aretusa non piaceva Alfeo? Era brutto?”
“No, era bellissimo.”
“Allora, perché?”
Già, perché? Era lei a non volerne sapere di lui o, in quanto seguace della vergine cacciatrice, non poteva ricambiare il suo amore? Quale ipotesi corrispondeva al vero? Forse erano entrambe giuste. Grecia ci stava riflettendo su, quando notò che, nel frattempo, Romano si era addormentato, circondato dai gatti. Il greco coprì il piccolo e fece cenno di lasciare la stanza.
“Forse non lo odiava.”
 
****
Fino a poco tempo prima, Turchia amava il momento del bagno. Il moccioso sarebbe stato lì a servirlo e lui avrebbe provocato il ragazzo, gustandosi il disagio dell’altro. Ma sin dal giorno in cui aveva portato Romano, Grecia si era preso cura del bambino. Chiunque avrebbe pensato che il greco fosse quello di sempre, eppure Sadiq notava come l’altro si occupava del piccolo con tanta cura, sciacquandolo gentilmente, attento a non fargli andare la lozione negli occhi. L’italiano era una merce preziosa, è vero, e qualsiasi danno avrebbe comportato un ridimensionamento del prezzo del riscatto; ma adesso il turco non era più sicuro di stare facendo la cosa giusta. Sarebbe stato meglio venderlo a qualche sultano e vedere quel piccolo demonio scomparire da qualche parte a est. Nessuno, nemmeno i suoi adorati gatti avevano mai fermato Heracles dal servire il suo padrone.
Da solo nel bagno, perché il suo marmocchio era troppo occupato a occuparli della merce, il turco era perso nei suoi pensieri. Più ci pensava, più si rendeva conto di quanto quei mocciosi si somigliassero, eppure fossero così diversi allo stesso tempo: il piccoletto piangeva e urlava, mentre il maggiore era calmo e composto. Heracles sarebbe diventato come Romano se non fosse vissuto assieme a lui? Avrebbe pianto anche lui? Sembrava strano esserne ossessionati proprio adesso, pensare ad un’ipotetica vita senza l’altro dopo tutto il tempo che avevano passato assieme.
I servi gli avevano riferito di aver visto il greco sorridere: in realtà si trattava di sorrisi appena accennati, ma erano abbastanza per far incazzare un Sadiq già abbastanza furioso. Non era dovere di un animaletto domestico quello di mostrare i suoi sentimenti solo al suo padrone? Ma lui non piangeva mai, non gli sorrideva mai: Heracles non gli mostrava niente. Nonostante avesse Grecia chiuso a chiave nel suo palazzo, il turco avvertiva l’altro come sempre più distante giorno dopo giorno e niente sembrava capace di trattenerlo. Aveva paura che un giorno sarebbe stato troppo lontano da raggiungere.
 
****
“Dannato spagnolo, perché non sei venuto prima?!”
Antonio stava per rispondere che aveva fatto del suo meglio per raccogliere il tutto il più velocemente possibile, ma Turchia non perse tempo nel chiedere se avesse portato la somma del riscatto; ma anche lo spagnolo aveva le sue priorità:
“Romano! Come sta Romano?”
“Sta bene. Ora dammi quello che mi spetta!”
“Non ti darò niente prima di vedere con i miei occhi che è sano e salvo.”
Il turco era sul punto di scoppiare (seriamente, questi rompipalle stavano veramente rompendogli i coglioni), quando uno schiavo arrivò portando con sé Romano. Il piccolo era un po’ esitante. Nessuno gli aveva detto che il suo guardiano era venuto a liberarlo. Appena lo vide, Romano si bloccò. Ultimamente aveva iniziato a pensare che Antonio avrebbe approfittato della sua assenza per farsi consegnare da Austria il suo adorato Veneziano. Ma adesso Spagna era lì. Questo significava che ci teneva a lui, no?
“Felice adesso? Adesso sganciami il malloppo, prendi questo demonio e scomparisci dalla mia vista.”
Spagna fece cenno al suo servitore che consegnò il riscatto, mentre lui si avvicinò al piccolo italiano.
“Romano, come st-”
“Stupido idiota! Perché non sei venuto prima!?
“Ma Romano!”
Turchia osservò il marmocchietto imprecare, prendere a calci e pugni Spagna, ma quando l’altro, atteso che il piccolo si fosse calmato,  lo prese in braccio, Romano iniziò a piangere e si attaccò al collo del suo guardiano, quasi soffocandolo. Sadiq avvertì una piccola morsa al cuore. Non capiva il perché, ma quasi invidiava il suo nemico spagnolo.
 
****
Trovò il greco intento ad accarezzare uno dei suoi numerosi gatti. Sadiq si sporse per vedere se l’altro fosse triste per la partenza del suo amichetto.
“Credevi stessi piangendo?”
Heracles lo fissò, il suo sguardo fermo come al solito. In realtà, il turco era un po’ deluso, così decise di punzecchiare il giovane, che continuava a giocare con i suoi mici.
“Tuo fratello viene fin qui e, invece di chiedere la tua libertà, ti porta via il tuo nipotino.”
“Non immaginavo che a un vecchio come te potessero piacere così tanto certe tragedie da quattro soldi.”
“Vorresti dirmi che non ti importa nulla del fatto che la tua famiglia ti ha abbandonato di nuovo?”
“Come ho già detto a quel bambino, dopo la morte di mia madre, io non appartengo più a nessuna famiglia. Sono solo, ricordi? Fosti tu stesso a dirmelo.”
Sadiq sospirò.
“Dannato moccioso, non ti capisco proprio.”
Heracles lo fissò, ma nuovamente concentrò il suo sguardo sui suoi animaletti, non potendo, però, fare a meno di commentare:
Prima vuoi rendermi uno dei tuoi burattini, adesso te ne lamenti. Sei tu a non sapere cosa vuole veramente, vecchio. Cosa vuoi da me?”
“Voglio essere sicuro che sei ancora vivo.”
Vedendo che l’altro non gli prestava attenzione, Sadiq lasciò la stanza. Infine solo, Heracles poté riflettere finalmente su tutto ciò che era successo in quegli ultimi giorni. Quel bimbo…grazie a lui, Grecia aveva ricordato cosa significasse avere una famiglia, la sua famiglia. Quegli occhioni verdi (sua madre andava molto orgogliosa del colore dei suoi occhi, tonalità che avevano ereditato sia lui che sua sorella e, a quanto pare, anche il figlio di lei era stato dotato di quel particolare verde che faceva loro pensare alle deliziose olive di cui erano tanto fieri), il sorriso timido, le manine piccole e le guance paffute lo avevano distolto, per la prima volta, dai suoi pensieri pieni di ossessione per Turchia. Ma adesso era di nuovo solo. Qualcuno nel mondo esterno teneva a quel bambino, mentre lui, Grecia, veniva abbandonato. Nessuno lo avrebbe salvato e portato via.
Per ultimo pensò allo strano comportamento di Sadiq, colui che lo aveva rapito, che lo aveva costretto a vivere come suo servitore speciale, che adesso sembrava quasi ossessionato da qualcosa e alla sua strana richiesta.
“Vuole la prova che sono ancora vivo…potresti pentirtene, vecchio.”
 

Aretusa! Aretusa!
In che travaglio si trovò il mio cuore?
Ovidio, Metamorfosi, V, vv. 626-27



Qualche nota.
Cosa dire su Metamorfosi? In realtà non so neanche io come è nata. Il brano dell’ost di AlexanderGardens of Delight” mi ha solamente dato lo spunto per la scena iniziale che vede Heracles rilassarsi nel lussureggiante giardino di uno dei qualsiasi splendidi palazzi costruiti in epoca ottomana. Tutto il resto ha seguito spontaneamente il flusso della mia ispirazione.

[“parte storica” e skippabile a scelta]

“Mamma li turchi!!”
detto popolare


A differenza di Elate Na Thn Paretai, più “costruita” e “pensata”, questa storia è molto più “spontanea”, non prettamente storica, ovvero, l’ho ambientata in un periodo ben preciso: l’epoca d’oro della pirateria nel Mediterraneo (se non si considera l’antichità), quando, in determinate parti, uscendo di casa non eri sicuro se ci saresti tornato o magari ti saresti ritrovato su qualche nave diretta verso un mercato di schiavi (ad esempio, nel 1544 vennero rapiti qualcosa come 9 mila liparesi, ovvero quasi la totalità della popolazione presente sull’isola). Non solo le coste, ma persino l’entroterra non era un posto del tutto sicuro, poiché è noto il caso di persone rapite in aperta campagna. Intendiamoci, non erano solo i Turchi e alleati (i cosiddetti barbareschi, ovvero abitanti della Barberiache corrisponde grossomodo alle odierne Algeria, Tunisia, Marocco e Tripoli, insomma il Nord Africa) che si dilettavano in tale attività! Lo stesso valeva per stati cristianissimi. Gli schiavi cristiani e non venivano, infatti, venduti non solo ad Algeri, Tripoli o Biserta (per citare qualche porto musulmano), ma anche a Napoli, Palermo, Valencia, Pisa, Livorno e in tantissime altre città dell’Occidente. A dirla tutta, “conveniva” sicuramente essere un cristiano catturato dai musulmani che viceversa. In Barberia il rapimento veniva effettuato preferibilmente con l’intento di ottenere un riscatto (per l’appunto, si prediligevano personaggi altolocati il cui rilascio avrebbe assicurato ai mercanti di schiavi una bella somma). Cervantes, autore di “Don Chisciotte della Mancia”, ad esempio, fu uno dei tantissimi cristiani portati in Barberia e poi riscattati . E qui ci fu un fiorire di ordini ecclesiastici, in primis Mercedari e Trinitari, e confraternite deputati alla liberazione di questi loro sfortunati “fratelli”, come l’Arciconfraternita per la Redenzione dei Cattivi sorta a Palermo nel 1595. Di tanto in tanto venivano organizzate delle processioni, durante la quale gli ex- cattivi, ovvero gli ex-prigionieri, sfilavano per le vie delle cittadine rendendo grazie alla Madonna e ai santi (e ciò ovviamente costituiva una buona pubblicità per queste confraternite, desiderose di acquisire sempre nuovi fondi per finanziare il loro nobile progetto). I musulmani offrivano, inoltre, l’opportunità a coloro che volessero di abbracciare l’Islam di potersi facilmente integrare, parliamo dei cosiddetti rinnegati, coloro che cioè rinnegavano la loro fede d’origine nella speranza di una vita migliore. Un povero diavolo che magari avrebbe passato l’intera esistenza come pescatore in qualche sperduto e povero villaggio sulle coste spagnole o zappando il suo orticello all’ombra dell’Etna, poteva, una volta abbracciata la nuova fede, aspirare a diventare un ricco mercante (magari di schiavi) o comunque una persona distinta. Prendiamo, ad esempio, Giovanni Galeni divenuto in seguito Uluch Alì, “meglio conosciuto” in area italiana con tanti soprannomi tra i quali Ucciallì. Calabrese, il suo destino era di entrare in convento e, invece, venne preso prigioniero, rinnegò in seguito la religione cristiana e da questo punto in poi scalò le vette del successo; cosicché il monachello calabrese si trovò a partecipare alla Battaglia di Lepanto(1571) come ammiraglio della flotta turca contro i suoi stessi ex-correligionari.
I musulmani acchiappati dai cristiani non godevo, invece della stessa fortuna: venivano semplicemente rivenduti e diventavano servi, mandati a lavorare in campagna o a servire i padroni (soprattutto nel caso delle donne). Uno schiavo musulmano che diventava cristiano restava pur sempre uno schiavo (magari guardato anche con sospetto, come succedeva con i marrani, ovvero gli ebrei convertiti) e non poteva aspirare a nessuna scalata verso il successo.
Per chi ne volesse sapere di più (anche perché l’argomento è interessante e vasto e io, dopo un po’ di annetti, ricordo solo una piccola parte di ciò che ho studiato, ahimè), consiglio la lettura del libro di Lucetta Scaraffia “Rinnegati: per una storia dell’identità occidentale” e quello di Giuseppe Bonaffini “Cattivi e redentori nel Mediterraneo” (adesso faccio pure propaganda :’D )

[fine “parte storica” X3 ]

Tornando alla nostra storia, troviamo adesso un Heracles un po’ più cresciuto: il “bimbo” che urlava e scalciava in Elate Na Thn Paretai (le due storie sono strettamente legate, sebbene questa possa essere anche letta come uno one-shot “indipendente”), si è trasformato in un ragazzo silenzioso e meditabondo. Questa sua calma, che potrebbe essere accolta trionfalmente dal suo “carceriere” come una resa, preoccupa invece Sadiq che vede il greco giorno dopo giorno sempre più distante. L’arrivo del piccolo Romano porta non poco scompiglio nelle vite delle due nazioni. Perdonatemi la “licenza poetica” della parentela tra Heracles e Roma, ma il mio headcanon si è voluto “intrufolare” a tutti i costi. E, dunque, lasciatemi introdurre il mio OC: la Magna Grecia (le ho dato pure un nome: Sibylla, in onore della sibilla cumana X’D), figlia di Grecia Antica, sorella di quella moderna e madre dei fratellini italiani. Più che un personaggio, è una “presenza che aleggia”: viene nominata un paio di volte ed in suo onore Heracles racconta al “nipotino” (a cui fino alla fine non verrà rivelato la verità sulla loro parentela perchè Heracles crede che saperlo o meno non faccia nessuna differenza, mentre Sadiq teme che il piccolo demonio, con la scusa di “tenere unita la famiglia”, possa riuscire a convincere Heracles ad allontanarsi definitivamente da lui) il mito di Aretusa e Alfeo che verrà poi ripreso da Ovidio nelle sue Metamorfosi e che, a loro volta, danno il titolo a questo racconto. Come Alfeo, Sadiq rincorre la “sua Aretusa”, che fa di tutto per fuggire via, anche se, nel caso di Heracles, è un via “spirituale” e non effettivo. Non volendo e senza rendersene conto, ha cominciato a pensare al giovane come ad un componente fondamentale della sua vita: il piccolo ostaggio è diventato il “suo” marmocchio (una “metamorfosi”, appunto, di sentimenti). Marmocchio che però non gli dimostra alcun attaccamento (perfettamente comprensibile data la situazione) e ciò è fonte di fastidio ed “insicurezza” per il temibile “corsaro” che invidia al suo nemico il forte legame (nascosto sotto calci, pugni e rimbrotti) che lo lega all’altro marmocchio, o “piccolo demonio” come preferisce chiamarlo. I due sono imparentati (addirittura zio e nipote secondo il mio headcanon) e quindi si somigliano (discendono entrambi da Roma e Grecia Antica) fisicamente, eppure, a causa del diverso destino, sono uno l’opposto dell’altro. A “dividerli” nuovamente ci pensa Spagna, anche lui “presenza”, che “corre” a salvare il piccolo (la corona spagnola sborsò un enorme quantitativo di denaro, per lo più proveniente dalle Americhe, per proteggere i territori italiani in suo possesso dalla minaccia barbaresca), ma non fa lo stesso per il “fratello” che da tempo ormai si trova prigioniero. Heracles torna ad essere nuovamente solo e non gli resta che meditare sul suo futuro: riuscirà a liberarsi del suo inseguitore? O, come Aretusa, i loro destini continueranno ad essere legati?
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: malumgranatum