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Autore: None to Blame    31/08/2012    1 recensioni
« Andiamo a Buckingham. »
John si bloccò, una mano infilata dentro i boxer per mettere in ordine un po’ le cose lì dentro.
« Hai accettato il caso di Mycroft? »
« No. Ma lo risolverò. »
« Non lo trovavi ridicolo? »
« È ridicolo che mi si chieda di trovare un nascondiglio. Ma lo trovo interessante. »

[Questo è il genere di storia per cui servirebbe un avvertimento PWP non porn.]
Genere: Demenziale, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Mycroft Holmes , Sherlock Holmes
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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« Lo so che non è il tuo campo.. »

« Allora puoi anche sparire, Mycroft. »

« Non fare il bambino, Sherlock. Sua Maestà chiede il tuo aiuto. »

« E tu cosa sei, il cagnolino della Regina? * »

Sherlock si picchiettò meccanicamente la tempia, mentre il fratello emulava una locomotiva iraconda.

« Se vuoi che collabori, sai che devi dirmi le cose come stanno. »

« Scoprirai tutto, in ogni caso. »

« Meglio partire avvantaggiati, non trovi? In fondo, sto già lavorando ad un caso più interessante di quello che mi propinerai tu. »

Mycroft fece per parlare, ma fu interrotto dallo scalpitare pesante di un John Hamish Watson appena svegliatosi.
Arrivato sulla soglia del salone, il dottore strabuzzò gli occhi ed iniziò un’ardua pratica di autoconvincimento – no, quello seduto sulla mia poltrona non è Mycroft, non è lui, è un’ombra, un secondo Sherlock Holmes, un cane, il piede di un cadavere, qualsiasi altra cosa, ti prego – che la sua mente ripeteva mentre le mani preparavano il tè.

« Buongiorno, John. Forse puoi aiutarmi a convincere Sherlock a.. »

« .. a rifiutare la proposta di mio fratello. »

« È sabato. »

La risposta del dottore lasciò perplessi un po’ tutti, nella stanza – compresa una mosca che gironzolava felicemente vicino alla finestra.

John si sentì in dovere di spiegare.

« È sabato, ho avuto una settimana di merda, perciò non rompetemi i coglioni. »

Mycroft lanciò un’occhiata penetrante al fratello.

« E se fosse in gioco la salvezza del Regno Unito o del Governo? »

« Sono certo che potrete cavarvela benissimo senza di me. »

Con la tazza fumante tra le mani, il dottore si avvicinò alla scrivania, accendendo il suo portatile.

Sherlock guardò suo fratello con aria trionfante.

« Hai l’Intelligence al tuo servizio. Fa’ lavorare loro. »

Mycroft storse le labbra per una frazione di secondo e rilassò i muscoli del volto, emettendo un sospiro rassegnato.
 
« C’è stata una fuga di notizie. »

L’investigatore distolse l’attenzione dalla sopracitata mosca.

« Altri scandali sessuali? No, perché se è così, io me ne tiro fuor.. »

« Peggio, molto peggio. »

« Dimmi di più, allora. »

Mycroft ispirò profondamente.

« Alcuni.. nemici sono venuti a conoscenza di alcune preziose informazioni. »

« E.. ? »

Il cane della Regina sbottò.

« E va bene! »

Sherlock sorrise divertito nel vedere il fratello perdere la pazienza.

« C’è un team segreto  – e tale deve rimanere – che lavora sul miglioramento del potenziale bellico delle armi delle quali attualmente disponiamo. Oltre al deposito principale del team, si è deciso di fornire un certo numero di queste “nuove armi” a Downing Street e a Buckingham Palace. Per motivi di sicurezza, le armi sono state nascoste dove non possono essere trovate da chi già non sappia dove siano. Queste disposizioni sono note solo alle guardie dei rispettivi luoghi, al Primo Ministro e a Sua Maestà.
Ora, uno dei nostri hacker ha scoperto che un’organizzazione islamica conosce l’ubicazione delle armi tenute a Buckingham. Se dovessero impossessarsene.. »

« Vuoi che li fermi? »

« Certo che no, qualsiasi confronto diretto potrebbe comportare seri disagi. »

« Quindi? »

« Troverai un altro posto, nel palazzo, in cui riporle. »

Nella stanza calò il silenzio.

« Sei cosciente del fatto che questa tua richiesta è profondamente ridicola? »

John – una figura insignificante, fino a quel momento – ridacchiò.

« La Regina è disperata. »

« Cosa c’è che non va in queste armi? »

Mycroft dava l’impressione di non volerne parlare assolutamente.

« Sono state apportate non poche modifiche. »

« Sono interessato, continua. »

« Io no. »

John si alzò, stiracchiandosi maleducatamente.

« Voi statevene ancora qui a cianciare di armi. »

« Dove stai andando? »

« In farmacia. La nuova cassiera ha due fantastiche.. è molto simpatica. »

Mycroft non poté evitare di esprimersi.

« Sei un uomo dai desideri semplici, John. »

Il dottore lo ignorò, deciso a sciacquar via tutto il proprio malumore con una rinvigorente doccia.

« Torniamo al discorso di prima, fratello. »

« Se vuoi seguirmi al palazzo, potrai trovare il perfetto nascondiglio per.. »

« Cos’hanno di strano queste armi? Perché hai paura che finiscano in mani altrui? »

« Un’arma con l’aspetto di una flash bang ha un potenziale distruttivo pari a sette decimi di quello di una bomba atomica, con stessa percentuale di effetti collaterali. »

Se Sherlock rimase colpito da quest’affermazione, non lo diede a vedere.

« Non vedo come potrei esserti d’aiuto, Mycroft. Ora, se vuoi scusarmi, ho un altro caso di cui occuparmi. »

Si alzò dalla poltrona ed uscì dal salone, lasciando suo fratello e la mosca con i loro problemi.
 
 
 




« Sherlock, gradirei che non facessi irruzione nella mia stanza mentre mi infilo le mutande. »

L’investigatore ignorò le sue lamentele.

« Andiamo a Buckingham. »

John si bloccò, una mano infilata dentro i boxer per mettere in ordine un po’ le
cose lì dentro.

« Hai accettato il caso di Mycroft? »

« No. Ma lo risolverò. »

« Non lo trovavi ridicolo? »

« È ridicolo che mi si chieda di trovare un nascondiglio. Ma lo trovo interessante. »

Il dottore si sedette sul bordo del letto ed indossò i pantaloni.

« Bene. Poi dimmi dove hai nascosto le armi, eh. »

« Vieni con me. »

« No, c’è quella.. »

« Lascia perdere la farmacista. Non indossa il reggiseno, perché dovrebbe interessarti? ** »

John aprì la bocca per parlare, poi cambiò idea.
Con difficoltà, inserì l’ultimo bottone della camicia nella sua asola, poi si alzò ed annuì.

Eh, sì. Gliel’avrebbe sempre data vinta.
 
 
 





« Anderson »

Gregory Lestrade non ricevette risposta alcuna.

« Anderson! »

L’agente smise all’istante di russare profondamente e sollevò di scatto la schiena.

« Ispettore! Ah, ecco..  Io.. »

« Mi ha telefonato Sherlock. »

Sul volto di Anderson comparve un’espressione seccata.

« Il tipo strano ha risolto il caso? »

« Sì. E, a quanto pare, eravamo di poco fuori strada. Forse stiamo migliorando. Magari, nel giro di qualche mese non avremo più bisogno del suo aiuto! »

« Piano con le fantasie, capo. Quindi, come chiudiamo il caso? »

« Ulrich Campbell, figlio adottivo della coppia assassinata. »

« Ma ha sette anni! »

« E un QI pari a 170, il che lo rende anche piuttosto precoce. Arma del delitto: il cric dell’auto, che il ragazzino ha smontato e trasformato in un robot giocattolo. »

« E da cosa lo avrebbe capito? »

« La polvere su uno dei pantaloni del bambino. Togliti dalla faccia quell’espressione e pensa tu ai provvedimenti da prendere. »

Anderson si passò una mano sulla fronte e mugolò.

« Ne ho abbastanza di geniacci. »
 
 
 
 
 
 
 


« Sua Maestà »

« Buonasera, signor Barnes. Ha presente l’arsenale bellico nascosto nella mia camera da tè? »

« Sissignora. »

« Bene. Desidero che sia spostato. Coinvolgerete nelle operazioni solo le vostre guardie – e, vi prego, fate attenzione al mobilio. Nessuno dovrà saperne nulla. »

« Sissignora. Se permette, dove dovremo metterlo? »

Il volto impassibile della Regina scivolò sulla porta dalla quale era appena entrato il signor Barnes.

« Troverete ad attendervi lì fuori il signor Holmes. Vi darà le dovute istruzioni a riguardo. »

L’incarnato del signor Barnes si fece più pallido.

« Holmes? Quell’Holmes? »

« No, no, non quell’Holmes. Sherlock Holmes. »

« Ah. Oh. »

« Già. Ora può andare. »

Il signor Barnes si inchinò profondamente e lei gli rivolse un cenno.
Non appena sentì la porta chiudersi con uno scatto, la Regina tirò fuori da un cassetto alla sua sinistra l’appassionante libro del quale aveva interrotto la lettura – “Le mani sporche”. Abbandonandosi, quindi, sullo schienale della sedia, riprese avidamente a far scorrere lo sguardo sulle parole di Sartre, immergendosi in una bolla che escludeva il resto del mondo. ***



 
 
 
 
 
 
« Fare.. cosa? Può ripetere? »

« Non mi pare così difficile da capire. Tu hai capito, John? »

Il dottore, le cui sopracciglia si erano amalgamate con i capelli, tanta la sorpresa di quanto aveva appena detto il suo migliore amico, annuì.

« Visto? Ora, contattate qualche sarta di fiducia. O chiedetelo alle vostre madri, mogli.. »

Il signor Barnes parve risentito.

« Signor Holmes, siamo militari. Siamo capaci di lavorare con ago e filo. »

« Eccellente. Allora che aspettate? »

« È un’idea strampalata. »

« È geniale. »

John si interpose.

« Signor Barnes, faccia come dice. Si fidi. »

« Si tratta di armi! Non possiamo nasconderle in un doppiofondo dei copricapo delle guardie reali! »

L’investigatore sbuffò stancamente.

« Suvvia, nessuno va mai a guardare sotto i cappelli. »

« Ma.. »

« Avete chiesto la mia collaborazione, no? »

Il signor Barnes si zittì.

« Faremo come dice, signore. »



 
 
 
 
 
 
 John aveva deciso, quella sera, di tornare da Angelo, per ricordare i vecchi tempi. E anche perché non aveva alcuna voglia di cucinare.

Lui e Sherlock erano seduti al miglior tavolo del locale e aspettavano le pietanze ordinate – pasta al salmone, per il dottore, e spaghetti al pesto, ordinati da John per l’amico.

« Sherlock »

« Mmm? »

« Sai che quello che è successo oggi resterà negli annali? »

« Perché mai? »

« Innanzitutto, accetti un caso che ti propone tuo fratello. Un caso che riguarda la salvezza della nazione, o roba del genere. Poi te ne esci con un’idea così stramba.. »

« Non è stramba. E, come al solito, non rifletti mai abbastanza. »

John gli fece segno di continuare a spiegare.

« Probabilmente, è stato poco professionale suggerire quel nascondiglio. »

« Poco professionale? »

« Perché ha implicato un pensiero soggettivo. La prima volta che vidi una guardia di Buckingham mi convinsi del fatto che sotto il suo copricapo ci fosse qualcosa. E ora ho motivato quell’infantile intuizione. »

« Strampalato, come ha detto Barnes. »

Sherlock lo ignorò.

« Poi non ho salvato proprio nessuno. Sai cos’è questa? »

Infilò la mano nella tasca del cappotto e ne estrasse un congegno.

Il dottore lo osservò perplesso.

« Perché hai una granata flash and bang in tasca? »

« Perché devo capire come è possibile che questa »  sollevò la granata all’altezza degli occhi  « abbia un effetto di entità poco inferiore alla bomba atomica. »

John sputò il vino che stava sorseggiando – no, suvvia, siamo sinceri: non stava bevendo vino, ma ha sputato lo stesso.

Gli gridò contro boccheggiando.

« Ma sei impazzito? Sai quant’è rischioso aprire quella cosa?? »

« Rischioso quanto costruirla. Su, John, non fare scenate. »

Fortunatamente, il cameriere scelse proprio quel momento per posare sul tavolo due piatti di pasta fumante e dall’odore invitante.

Il dottore scivolò con lo sguardo sulla forchetta, sul piatto e di nuovo sulla forchetta.

« Perché devi sempre.. »

« Dovresti sapere che è inutile discutere. »

Il dottore fissò il proprio coinquilino, mentre le dita andavano ad appropriarsi della forchetta.

« Se qualcosa andrà storto, la signora Hudson se la prenderà con te. »

Sherlock sogghignò.

« Non posso che augurarmelo. »

« Un giorno, per favore, puoi darla vinta a me? »

Le parole gli erano scappate dalla lingua senza che se ne fosse accorto.

Il coinquilino lo guardò.

John gli fece un cenno. E la domanda restò sospesa.
 
 
 
 
 
 


Infilarsi il pigiama con la stanchezza che preme sulle ossa è un’impresa ardua e John lo sapeva bene.

Un trillo improvviso lo distolse dall’occupazione.

Un messaggio.

Con un movimento tutt’altro che agile, il dottore afferrò il cellulare dal comodino.
 

Signor Watson, presumo che dovrei ringraziarla.
Non immagino che danni avrebbe potuto provocare Sherlock analizzando quell’oggetto.
Cosa gli ha detto per fargli cambiare idea?
MH
 

John non si preoccupò di rispondere né di portare a termine l’operazione pigiama.

Si accasciò sul cuscino e lì vi rimase, addormentandosi con una bizzarra e sconosciuta sensazione di appagamento.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
*che la Toboso mi perdoni se ho preso in prestito il soprannome che lei usa in Kuroshitsuji..

**riferimento ad una mia vecchia fanfiction, “Reggiseno”. Scusate, l’intertestualità con se stessi è patetica, lo so, ma non ho resistito. >.<

***riferimento alle vicende inventate da Alan Bennett ne La Sovrana Lettrice (libro adorabile)





NdA

Non è neanche lontanamente all'altezza delle mie possibilità o di quello che ho scritto in precedenza, perciò non so quale divinità mi abbia convinta a pubblicarla (Loki potrebbe avere una certa influenza su di me..). 

Che ne pensate? Non lapidatemi, ve ne prego. Prometto che farò di meglio!

Alla prossima!

   
 
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