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Autore: Sigyn    31/08/2012    2 recensioni
Elizaveta ha un amico che si crede simpatico, un fidanzato che vorrebbe qualcosa di più ... e, da un po' di tempo, una gatta russa.
[Ungheria, Neko!Bielorussia - accenni Austria/Ungheria]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Nekotalia, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La Gattara


 

 

Diventerai la vecchia zitella pazza e bisbetica del quartiere, con questo tuo caratterino adorabile, e avrai almeno sette gatti!, Gilbert gliel’ha detto e ripetuto: ci scherza sopra in più occasioni, e le sue parole sono sempre seguite da quella sua risata chiassosa e sguaiata. Roderich spesso tenta di sventare questa triste eventualità con articolati discorsi sul matrimonio che non arrivano mai al punto e allusioni così educate e velate che, se non lo conoscesse da anni, potrebbe quasi fraintendere.

Alla fine, Gilbert viene sempre messo a bada con la vaga minaccia di una padella scagliata con precisione chirurgica dritta contro la sua testa, e Roderich con un rapido cambio d’argomento che, lo sanno entrambi, equivale ad un rifiuto gentile ma netto. Non che non voglia sposarsi un giorno – un giorno possibilmente molto, molto lontano. Non è per colpa di Roderich, certo che no: lo ama come lo amava il giorno in cui si sono messi insieme, se non di più. Semplicemente, non capisce perché lui abbia tutta questa fretta: sono giovani, stanno bene insieme, hanno tutta la vita davanti.

Non le servono una cerimonia e un contratto, per saperlo, e non ha bisogno di una decisione forse troppo affrettata che potrebbe logorare il loro rapporto invece di miglioralo. Un matrimonio non aggiungerebbe proprio nulla a tutto ciò che già hanno.

Un giorno, se le cose continueranno ad andare così bene tra di loro, probabilmente sposerà Roderich. Per ora, rimane una giovane fidanzata fondamentalmente tranquilla ed equilibrata con un unico gatto.

Anzi, una gatta. E pensare che lei si è sempre ritenuta una dog person: ama i cani, forse perché si è sempre sentita socievole e affettuosa come loro.

Ma quando ha visto per la prima volta lei, non ha davvero potuto resistere.

Elizaveta si volta a guardarla. Natasha, placida e silenziosa, è sdraiata per metà sul pavimento e per metà su un vecchio maglione che le ha regalato Roderich anni fa e che dopo il suo riposino sarà inevitabilmente pieno di pelo bianco e soffice, e sembra trovare entrambi abbastanza comodi.

È difficile credere che, solo qualche giorno fa, era solo una randagia, in cerca di cibo, sperduta, sporca. Elizaveta l’ha trovata nel parco che soffiava minacciosa contro un paio di ragazzini in vena di stuzzicarla, il portamento in un certo qual modo fiero, come una regina offesa, e gli occhi chiari e freddi che mandavano lampi. Elizaveta non è riuscita a trattenersi, e l’ha portata a casa con sé.

Ha provato a rintracciare il suo padrone, ovviamente. Ha scritto annunci a cui nessuno ha risposto, ed è tornata più volte nel parco a cercare un collare e una targhetta che non c’erano.

Al collo, Natasha aveva solo un consunto fiocco di stoffa blu, strappato e macchiato in più punti. Quando Elizaveta ha provato a toglierglielo per la prima volta, temendo che potesse rimanere soffocata o impigliarsi in uno degli arbusti nel suo giardino, lei l’ha graffiata. Solo dopo qualche giorno è riuscita a convincere la gatta ad abbandonarlo, e ha subito dovuto rimpiazzare il nastro con uno identico, dello stesso blu scuro e intenso.

Scegliere il suo nome, invece, è stato molto più facile: ha ripensato al loro primo incontro, a quella regina guerriera felina, candida tra il rosso delle foglie morte che scricchiolavano sotto il peso dei ragazzini nel parco. Ha accarezzato il pelo morbido e bianco come la neve della sua nuova amica, per una volta senza temere per l’incolumità della sua mano, ha osservato i suoi occhi chiari e profondi e ha deciso.

- Ho una gatta zarina. Quindi, perchè non un bel nome russo? – ripete guardandola ora, un sorriso che le aleggia sulle labbra. Natasha miagola piano, forse in segno d’apprezzamento, ed Elizaveta si china ad accarezzarla.

Essere la gattara pazza del quartiere, pensa Elizaveta, forse non sarà poi così male. 

  
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