Libri > Hunger Games
Segui la storia  |       
Autore: clatomeanslove    01/09/2012    9 recensioni
cari fan di thg, questa ff parlerà della 'ipotizzabile' storia d'amore tra clove e cato, i due tributi del 74esimi del distretto due.
non ho idea di cosa far succedere, scriverò un capito alla volta.
spero vi piaccia, ricensite.uu
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Appena ci danno il via libera corro avanti, senza voltarmi indietro, senza guardare Cato.
Perchè so cosa vedrei.
Non disperazione.
Soltanto odio. Non nei miei confronti, ovviamente.
Odio generale, verso tutti quelli che sono qui, e ovviamente troverei la spietatezza.
La sete di sangue. Quel sorriso un po' spavaldo che nessuno riuscirà mai ad abbattere.
A parte me, forse.
Per un attimo mi aggrappo al ricordo di poche ore prima, Cato che piange tra le mie braccia, e quello di noi due sdraiati sul pavimento abbracciati.
Ma il punto non è questo.
Stiamo andando nell'arena, dove ne uscirà uno solo.
Non c'è tempo per l'amore, come per la compassione o per la felicità.
Spengo il cervello e cerco di archiviare le ultime 24 ore, ma non di cancellarle. Quando morirò, e questo non sarà nell'arena, voglio potermi ricordare del primo ragazzo che ho amato, e di come questa società l'abbia ucciso sotto i miei occhi.
Io sono Clove, io sono una macchina per uccidere.
Io non provo pietà, io non piango.
Io, per la seconda volta, mi rialzerò e ricomincerò a camminare, a testa alta, come se nulla mi importasse.
Veniamo scortati al Palazzo di Giustizia, una grande costruzione grigiastra, e vengo chiusa in una delle sue stanze e so che quest'ora sarà una delle più dure della mia vita. Ora dovrò dire addio a tutto, per sempre, perchè nell'arena non potrò provare rancore, pietà, e tanto meno amore. Sarò la ragazza dei coltelli, per cui mi sto allenando da quando sono piccola.
Per prima entra Clare.
Non sono pronta, lo devo ammettere, ma dopo un secondo di stupore torno spietata, fredda, e senza sguardo.
Vedo che lei non riesce a guardarmi negli occhi, gonfi, e si fissa le scarpe. In mano tiene qualcosa che non riesco ancora a vedere.
Ad un certo punto alza lo sguardo e mi fissa negli occhi, triste. Anzi, non è tristezza. Be', anche, ma è pietà. Ha pietà di me.
«Clove, io..»
«Sta' zitta.»
«Clove sul serio, lasciami parlare..» e si siede sulla poltroncina di fianco alla mia.
«Sai, quando tu mi hai detto che ti saresti proposta volontaria...Ho avuto veramente paura di perderti. Di non vederti più entrare all'alba nel centro di addestramento, non vederti tirare i tuoi coltelli con la forza di una tigre, di non vedere più quel sorriso spietato quando trafiggi un manichino. Avevo paura di non vedere più i tuoi occhi verdi, avevo paura di non sentire più il suono della tua voce, anche se c'è da dire che non sei una grande chiacchierona.» sorride.
«Clove, ora però ci andrai... non so cosa ti aveva fermata dal proporti volontaria, però era stato efficace. Riuscivo a essere felice e basta, perchè sapevo che non avrei perso la mia sorellina.»
Ovviamente non siamo sorelle di sangue, non siamo imparentate direttamente. Anche se poi alla fine tutti nel distretto due hanno qualche legame, anche se lontanissimo, ma poco importa. Io e Clare ci conosciamo da quando eravamo ancora in fasce, e mi ricordo di essere stata io stessa a regalarle il suo primo coltello, quando compì 12 anni.
Lei non è esperta con i coltelli, è più brava con le frecce e l'arco, oh si, con quelle ci sa fare. Ma non importa, e poi mi sono promessa di dare un taglio a tutto ora, nell'arena non voglio essere distratta. Devo tornare a casa per fare un favore a me, non a loro.
«Clare, mi mancherai. Ma lo sai che tornerò. Nessuno è pronto come me.» nell'ultima frase mi si incrina un po' la voce, ma lei sembra non accorgersene.
«Quando sarai lì dentro, ricordati solo una cosa.» apre la mano e all'interno c'è una collanina d'oro, con un ciondolo. Si avvicina a me e me lo lega al collo, poi si risiede.
«Io ti ho sempre voluto bene.» sento gli occhi pizzicarmi, ma cerco di restare impassibile. So benissimo che lì fuori ci saranno le telecamere.
Ma le mi si butta tra le braccia, e le mie lacrime cominciano a scendere lungo le guance, silenziose. Faccio in tempo ad asciugarle che la porta si apre, entra un pacificatore gridando 'TEMPO!' e raccoglie Clare di peso e la porta via, lontano da me.
Quante parole non dette. E così non sono neanche riuscita a tagliare i rapporti con lei.
Vabbé, non importa.
La porta si apre subito dopo, molto lentamente.
Trattengo il respiro. Devo avere un'aria sconvolta, occhi gonfi dal pianto, spalancati e la bocca leggermente aperta.
«Ciao Clove.» mi ero scordata di quanto fosse profonda la sua voce. Non parlavamo mai praticamente. Da quando mamma è morta, per me lui è morto con lei.
«Ciao papà. Finalmente ti sei ricordato di me.»
Nei suoi occhi scatta la rabbia, ma dopo tornano di nuovo freddi.
«Direi di si.»
«Bene, visto che non mi parli da quattro anni e mezzo, ormai.»
«Veramente sei tu che mi hai evitata per tutto questo tempo.»
«Si, e preferisco sia stato così.»
Resta appoggiato alla porta. Non sorride, non inarca le sopracciglia, non da segno di avermi sentita. Quasi riuscisse a filtrare le parole e sentisse solo quelle che vuole.
«Sono venuto a salutarti.»
«A dirmi addio, forse. Credi che non tornerò indietro,non è così?»
«Non con Cato.» Il cuore mi si ferma. Ho provato ogni genere di dolore fisico, bruciature, pugnalate, schiaffi, cazzotti, pugni, ma devo ammettere che questo è quello più doloroso.
Non so come affrontarlo, un male al cuore.
Ma non importa adesso.
Alzo di nuovo lo sguardo, e vedo che un sorrisetto gli compare sul viso.
«Be', figliola. Il nostro è un addio.»
«Sappi che quando tornerò ti ucciderò. Ti pugnalerò nel sonno piuttosto, ma tu non vivrai mai più sotto il mio stesso tetto.»
«Vorrà dire che in queste settimane in cui non ci sarai me la spasserò. Con la casa tutta per me.»
Sorride, e apre la porta.
«Il nostro è un addio, non un arrivederci Clove.»
Non fa in tempo a chiudere la porta che gli pianto un pugnale nella mano.
Bene, almeno mi sono sfogata. E poi quel pugnale faceva schifo.
Mi rimetto seduta e cerco di rilassarmi, respiro profondamente, e chiudo gli occhi. Quando li riapro non c'è nessuno.
Vorrà dire che non hanno fatto entrare quelli dell'addestramento, meglio.
Di loro non mi importava veramente.
Aspetto che un pacificatore mi venga a prendere, mi tiro su a testa alta e scendo in piazza, di nuovo.
Sono circondata dalle telecamere, e sono molto felice di vedere che i miei occhi non sono gonfi. Con sguardo glaciale salgo sul treno e mi preparo a partire.
Proprio in quel momento vedo salire Cato, accompagnato sempre dal suo sorrisetto strafottente. Appena mi vede però, scompare, e comincia a guardarsi intorno per vedere se c'è qualcuno.
«Non c'è nessuno, se è questo che ti interessa.»
«Oddio Clove..»
«Ti prego, sta zitto.»
Resta in piedi immobile, davanti a me. Restiamo a fissarci a lungo, fino a quando qualcuno bussa alla porta.
«Ascoltami bene, io non mi sono proposto volontario così, ok? Non ho infranto la nostra promessa.»
«CATO, SI INVECE! L'UNICA COSA CHE POTEVA FARMI STARE BENE ERA IL PENSIERO CHE TU FOSSI A CASA, SANO E SALVO! ADESSO SOLO UNO DI NOI DUE TORNERÀ A CASA, UNO SOLO. COSA NE HAI FATTO DI TUTTO QUELLO CHE ABBIAMO DETTO IERI? E STA MATTINA? CATO ASCOLTAMI!»
Lui ha abbassato lo sguardo e si osserva le mani.
«Sarai tu.»
«Cosa?!»
«Sarai tu a tornare al distretto due, ok? Mi sono proposto volontario perchè voglio proteggerti in quell'inferno, ok? Capisci? Se non avessero estratto il tuo nome ora non saremmo qui, ma non mi va di parlare di 'se, ma e forse.' siamo qui, e non possiamo farci nulla. Tu sarai l'unica in questa stanza a fare il viaggio inverso, ok?»
Lo guardo. I miei occhi devono sembrare vuoti.
«Cato, io non torno a casa senza di te.» Tutte le mie promesse fatte a me stessa vanno in fumo con questa frase, scoppiano, come le bolle di sapone nella vasca. E la causa è solo lui. Ancora, di nuovo.
In quel momento i colpi sulla porta si fanno più insistenti, allora Cato si china su di me e mi dà un leggero bacio. Desidero averne altri, ma non posso. Sblocchiamo la porta che avevamo chiuso a chiave e il nostro mentore entra, abbastanza infastidito. Comincia a parlare, ma non lo ascolto, continua e continua, ma non mi importa.
L'unica cosa che riesco a realizzare è che Cato è qui per proteggermi.
Ma io vorrei fare lo stesso con lui.
Proteggerci a vicenda, ecco quello che facciamo.
 
 
SPAAAZIO AUTRICE:
 
ciao ragazzzzuoli.(?) lol, nuovo capitolo, mi sentivo ispirata sta mattina. :)
che ne pensate? forse è un po' più breve degli altri ma non sapevo più che dire, o forse se andavo avanti non avrei finito mai.. lol
comunque, codetevi questo capitolo, perchè ora con gli esami cercherò di non distrarmi, e forse fino al 10 non scriverò.. poi vediamo ovviamente.
grazie a tutti i 187 che hanno letto il primo capitolo, e grazie anche a quelli che hanno letto il secondo, anche se ora non mi ricordo il numero preciso. :)
be', che dire, ora non resta che seguire un po' la traccia della collins e vedere eventuali sviluppi.. spero che vi piaccia e ricordatevi di rencensire!
 

PS. Oggi, essendo intenzionata a continuarlo, l'ho riletto e corretto. Volevo dirvi solo questo, presto avrete un nuovo capitolo.
Tanti kizz da Francesca. icsdì icsdì xdxd
  
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: clatomeanslove