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Autore: Emily Kingston    01/09/2012    4 recensioni
24th of August, 2012. Rupert's Place.
“Ci vediamo,” si sporse verso di me e mi baciò una guancia.
Avevo quasi chiuso la porta, quando Emma tornò indietro. Si alzò sulle punte dei piedi, mi attirò a sé e mi baciò sulla bocca.
“E buon compleanno, Rupes.”
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Watson, Rupert Grint
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Rupert per il suo ventiquattresimo compleanno. 
Grazie per HP e per essere uno dei migliori attori
che io abbia mai visto sullo schermo.


Gifts
 Happy B-day Rupes!


Ci sono cose che non ci riusciamo mai a spiegare.
Lo diceva Ben Marshall, uno dei personaggi che ho interpretato, e questa è una delle sue battute che più mi piace ripetere.
Certi misteri non li capirò mai, così iniziava la sua poesia e così io mi ripeto ogni volta che succede qualcosa di inspiegabile.
Anche il mio compleanno è stato in spiegabile, per questo vi sto parlando di misteri. Quindi non sono impazzito, tanto perché lo sappiate.
È iniziato tutto nella maniera più semplice del mondo.
Era un agosto piuttosto caldo per gli standard di Londra e mia madre si era attaccata al mio campanello all’alba, con una torta e dei sacchetti pieni di cibo tra le mani.
Ovviamente, aveva suonato solo perché l’ultima volta che era entrata in casa senza preavviso aveva trovato cose che avrebbe preferito non vedere (non so se ci siamo capiti…). Comunque, dato che possedeva una copia delle chiavi – e non è che io gliele avessi date, chiariamoci, aveva semplicemente rubato le mie e fatto un doppione; ma non vale neanche la pena di arrabbiarsi, lei è fatta così – entrò senza tanti preamboli ed iniziò a preparare il pranzo.
Quando ho detto che era l’alba, be’, ho mentito. Erano le undici di mattina, ma dato che avevo passato la notte a fare l’imbecille su skype insieme a Daniel – che mi aveva chiamato apposta per farmi gli auguri – per me era l’alba.
“Alzati!” gridò dalla cucina, iniziando a sfornellare. “I tuoi fratelli saranno qui tra poco, non vorrai farti trovare in pigiama? Charlotte ti considera ancora un supereroe.”
Sbadigliai, alzandomi di malavoglia dal letto.
“Charlotte ha quindici anni,” le risposi, dirigendomi verso il bagno. “Penso che abbia smesso di credere nei supereroi, sai mamma?”
Mia madre sospirò e la sentii borbottare qualcosa tra sé.
Scrollando le spalle mi chiusi in bagno. Il grande specchio fissato alla parete rimandava l’immagine di un pallido ragazzo dai capelli rossi e gli occhi blu. Notai che le mie guance erano più piene dell’ultima volta che mi ero specchiato e decisi che dovevo iniziare ad andare in palestra al più presto.
Mi detti una sistemata - ‘lavati il viso, spazzola i denti, pettinati i capelli’, insomma tutte quelle cose che tua madre ti urla dietro da quando se piccolo – e poi me ne tornai in camera mia.
Ovviamente, nella mia stanza c’era una rispettabilissima confusione. Il letto era disfatto, i vestiti ammassati sullo schienale della sedia e sparsi per il pavimento, il PC ancora acceso e svariati oggetti sparsi in giro. Riuscii anche a inciampare in un vecchio pacchetto di sigarette che non trovavo da settimane.
Sospirando, mi infilai un paio di jeans ed una maglietta (sono un fanatico delle magliette, ne ho centinaia) e poi raggiunsi mia madre in cucina.
Le arrivai alle spalle e allungai una mano nella pentola più vicina.
“Buono!” esclamai.
Mia madre si voltò e mi schiaffeggiò giocosamente, sbuffando.
“Non assaggiare,” disse. “Te lo ripeto da quando avevi cinque anni.”
Ridacchiai, andandomi a sedere sul divano.
Naturalmente, appena appoggiai il sedere sui cuscini, il campanello trillò con insistenza. Con uno sbuffo mi rialzai e andai ad aprire.
Mia sorella Charlotte mi balzò addosso ancor prima che avessi aperto del tutto la porta, mentre dietro di lei Georgina e Samantha ridacchiavano divertite.
“Dov’è Jamie?”
Le due si guardarono con un sorriso.
“Adesso arriva,” mi assicurarono, entrando.
Le mie tre sorelle fecero un cenno di saluto in direzione della mamma e poi mi trascinarono in salotto, appoggiandomi tre pacchetti sulle gambe.
“Che cosa ho fatto di buono quest’anno?” domandai, osservando i regali. Di solito ricevevo solo due regali dalla mia famiglia: uno da parte dei miei genitori e uno da parte dei miei fratelli. Non era mai successo che mi facessero un regalo ciascuno.
“Dai, aprili!” sembravano impazienti, così iniziai a scartare.
Erano dei regali meravigliosi (non sto ad annoiarvi con i dettagli) e, anche se quello di mia sorella Samantha era un po’ una presa in giro, li apprezzai molto.
Anche il regalo dei miei genitori fu meraviglioso. Devo dire, però, che il regalo più bello me lo fece mio fratello James.
Arrivò per ultimo in sella ad una moto da corsa – da corsa – e mi disse che era mia per tutto il giorno. Era riuscito a convincere un suo amico a prestargliela e me l’aveva regalata per una giornata intera.
Credo di non aver mai amato tanto mio fratello come in quel momento.
I miei se ne andarono subito dopo il pranzo, portandosi via anche Samantha e Charlotte, mentre Georgina e James rimasero seduti sul divano.
“Come mai siete ancora qui?” chiesi, notando che non se n’erano andati.
I due mi guardarono con un sorriso e già in quel momento capii che non c’era niente di buono in arrivo per me.
“Ragazzi, devo vedermi con Rob nel pomeriggio, quindi è meglio se vi sbrigate.”
Robert Sheehan ed io ci eravamo conosciuti sul set di Cherrybomb e adesso è uno dei miei migliori amici. Non ci vediamo molto spesso per via del lavoro, ma il giorno prima del mio compleanno, lui mi aveva contattato chiedendomi di incontrarci il pomeriggio seguente. Mi aveva avvertito che forse ci sarebbe stata anche Kimberly, ma ormai incontrarla non era più un problema da parecchio tempo.
Se ve lo steste chiedendo, io e Kimberly siamo stati insieme dopo aver girato il film e, be’, non è che ci siamo lasciati nel migliore dei modi. Diciamo che abbiamo litigato furiosamente, lei mi ha dato del bambino (sottolineando il fatto che non avrebbe mai dovuto mettersi con un ragazzo più piccolo di lei – triste ma vero, Kimberly ha quattro anni più di me) e poi se n’è andata sbattendo la porta. Non mi disse che tra noi era finita, ma mi sembrava piuttosto chiaro che lo fosse.
Comunque, non penso che a voi interessi qualcosa di come io e Kimberly ci siamo lasciati.
I miei fratelli sbirciarono fuori dalla finestra, poi si alzarono in contemporanea.
“Be’, noi andiamo allora.”
Avevano un’aria troppo felice e soddisfatta per non stare tramando qualcosa. Comunque, li accompagnai alla porta e li salutai con un sorriso, ringraziandoli ancora per i regali e per aver pranzato insieme.
“Ricorda,” si assicurò James. “Domattina devi riportarmi le chiavi della moto.”
Annuii, spingendolo quasi fuori di casa.
Rivolsi loro un ultimo cenno di saluto e poi chiusi la porta.
Stavo per tornare in salotto quando il campanello suonò di nuovo. Probabilmente avevano dimenticato qualcosa, perciò feci dietrofront con uno sbuffo.
“Cosa c’è ancora?” esclamai, scocciato.
Be’, avete presente quando l’ultima persona che pensereste mai d’incontrare vi si para davanti? Ecco, quando ho riconosciuto gli occhi marroni di Emma mi sono sentito più o meno così – più o meno perché, nel mio caso, c’è da aggiungere un batticuore pazzesco, un concerto rock nello stomaco ed una faccia da ebete.
“Ehm, ciao Rupes.”
Balbettai, guardandola con incredulità.
“Em,” dissi. “Mi-mi dispiace, credevo fossero James e Georgina.”
Emma sorrise.
“Li ho incontrati in giardino.”
Annuii, anche se non c’era un bel niente per cui annuire, e poi mi spostai per farla entrate.
“Accomodati pure.”
Lei abbozzò un sorriso e mi superò, dirigendosi verso il salotto.
Solo parecchi minuti dopo notai che aveva un pacchetto tra le mani.
“È per te,” disse, quando si accorse che lo stavo osservando. Me lo porse con un sorriso e io lo scartai con delicatezza.
Era una foto. Una foto di me e lei che facevamo boccacce per MTV. Una foto di due imbecilli che facevano i versi davanti ad una macchina fotografica.
“È fantastica!” esclamai. Lo era davvero. “Grazie, Emma.”
Lei arrossì, abbassando lo sguardo. Ecco, il rossore sulle sue guance mi fece pensare a due anni prima, quando l’avevo baciata a tradimento.
Sì, io ho baciato Emma Watson a tradimento (so che morivate dalla voglia di saperlo) e immagino che adesso vorrete sapere com’è andata.
Va bene, vi spiegherò brevemente cos’è successo.
Avevamo appena finito di fare gelati per tutto il cast ed il mio povero furgoncino era un disastro, oserei dire che c’era letteralmente gelato ovunque, persino dentro i miei pantaloni – e non chiedetemi come ci è arrivato, perché non ne ho idea.
Io e Emma eravamo seduti a terra e ridevamo come due matti. Più rideva e più mi sembrava bella, e in quel momento pensai  a tutte le volte in cui avevo desiderato baciarla – ed erano state anche parecchie. Così, be’, il mio ‘io’ idiota ha fatto tutto il resto del lavoro.
Mi sono avvicinato e le ho detto che aveva la maglia sporca. Ovviamente lei ha abbassato lo sguardo ed io, invece di pizzicarle il naso, ho abbassato il viso e l’ho baciata.
Mi aspettavo che mi desse un pugno o che si mettesse ad urlare, invece ha ricambiato il mio bacio. Poi io le appoggiato le mani sulle spalle e il suo sedere ha slittato su una macchia di gelato e siamo finiti stesi a terra.
Siamo scoppiati a ridere come due bambini e poi ci siamo baciati di nuovo, ma non è necessario che voi sappiate i dettagli.
Ripensare a queste cose, in quel momento, mi fece diventare rosso come un pomodoro, e non è una gran bella cosa quando anche i tuoi capelli sono rossi. Diventi una specie di arancia e quale ragazza bacerebbe mai un’arancia? Non che io sperassi di essere baciato da Emma, sia chiaro. Okay, forse un pochino.
“Che ci fai da queste parti?” le chiesi.
“In realtà sono stati James e Georgina ad avvertirmi che eri in casa,” confessò e io mi ripromisi di staccare la testa ai miei fratelli quanto prima. “Avevo pensato di mandarti il regalo per posta, ma poi…”
Le sorrisi.
“Mi fa piacere che tu sia passata,” dissi. “Non ci vediamo da molto tempo.”
Emma annuì.
“Già.”
Rimanemmo in silenzio per un po’, poi lei si alzò ed afferrò la borsa.
“Sarà meglio che vada,” disse. “Avrai da fare con i tuoi amici.”
“Anche tu sei una mia amica.”
Emma abbassò lo sguardo, annuendo.
“Giusto,” abbozzò un sorriso. “Be’, in qualunque caso devo andare, ero passata giusto per darti il regalo e salutarti.”
Annuii, accompagnandola alla porta.
“Sai tra qualche mese ci sarà la premiere di The Perks of Being a Wallflower,” disse, guardandomi negli occhi. “Mi farebbe piacere se venissi.”
Io le sorrisi, non me la sarei persa per niente al mondo.
“Farò di tutto per esserci.”
“Ti farò sapere la data.”
“Va bene.”
Rimase sulla porta qualche altro minuto ancora, mordicchiandosi nervosamente le labbra.
“Allora, ciao,” dissi.
“Ci vediamo,” si sporse verso di me e mi baciò una guancia.
Avevo quasi chiuso la porta, quando Emma tornò indietro. Si alzò sulle punte dei piedi, mi attirò a sé e mi baciò sulla bocca.
“E buon compleanno, Rupes.”
Non so perché Emma quel giorno mi baciò, né so se l’aveva programmato o se è stata una cosa improvvisa.
L’unica cosa che so è che, probabilmente, quello è stato uno dei migliori compleanni della mia vita. 


-
So che il compleanno di Rupert è passato da un pezzo, ma io sono stupida e mi sono ricordata solo oggi di non aver scritto niente per lui. Perciò, dato che è uno degli attori che preferisco, gli dedico una storia un po' in ritardo. 
Buon compleanno, Rupes! :)
   
 
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