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Autore: Kikyo91    01/09/2012    0 recensioni
Credevo che niente sarebbe mai cambiato.
Credevo che avremmo continuato a rimanere insieme per sempre.
Credevo che niente avrebbe mai potuto separarci.
Credevo nell’impossibile.
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Fanfiction che ho scritto per un concorso, un po' di tempo fa' ^^
Spero vi piaccia. Da grandisisma fan di questo gruppo, non è stato facile scrivere questa piccola oneshot.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Credevo che niente sarebbe mai cambiato.
Credevo che avremmo continuato a rimanere insieme per sempre.
Credevo che niente avrebbe mai potuto separarci.
Credevo nell’impossibile.


+++


Ogni mattina, quando mi alzo, la prima cosa che faccio è quella di guardarmi intorno, un po’ spaesato. Mi chiedo dove sono, curioso ma allo stesso tempo assai agitato, impaurito di non trovarmi mai nello stesso posto in cui mi sono addormentato.
Poi, il rumore del respiro di ChangMin, a pochi metri da me, mi fa tornare alla realtà. Spalanco gli occhi, cerco di focalizzare ogni cosa. Mi stiracchio leggermente, contraendo i muscoli. Mi tiro su, appoggiando la schiena al cuscino, ancora abbastanza assonnato: sono le cinque del mattino, fuori il sole è da poco spuntato e comincia ad illuminare ogni cosa con una luce fioca e rosata.
In passato, svegliarmi a quest’ora mi creava parecchi problemi ma ormai, col tempo, mi sono abituato a questa routine giornaliera. Il mio corpo richiede al massimo tre ore di sonno perché ormai sa che non può ottenerne di più. Non faccio nemmeno più caso agli attacchi di nausea che ogni tanto mi colgono, poco dopo la colazione.
Il mio corpo freme, vorrebbe cibo, vorrebbe riposarsi almeno un altro paio di ore, ma sa che è impossibile. Sa che deve solo dare il massimo anche oggi, come ogni giorno.
Sospiro pesantemente, passandomi una mano fra i capelli arruffati mentre mi accingo ad
alzarmi, sento il mio compagno sibilare qualcosa
- altri cinque minuti…Hyung… -

Non so se sia sveglio, i suoi occhi sono ancora chiusi e la sua faccia è affondata nel cuscino. Mi chiedo se riesca a respirare in quella posizione!. Beh, in ogni caso,cinque minuti posso anche concederglieli.
E’ sempre stato un dormiglione, ogni volta si svegliava solo con le cannonate…o con la voce di JJ.
Già, tra tutti era lui quello che riusciva a svegliarlo senza problemi e con delicatezza. Era lui che, se poteva, preparava qualcosa da mangiare per tutti, a volte dimenticandosi persino di andare a dormire quelle poche ore che ci erano concesse.

Io non sono bravo in questo: non so essere gentile e tantomeno, sono capace di cucinare come faceva lui. Quindi, almeno, posso concedere a ChangMin qualche minuto in più, così che si possa svegliare da solo, senza degli impiccioni che gli levano le coperte di dosso.
Sento freddo, nonostante in appartamento ci siano ventuno gradi. Camminando a piedi nudi sul pavimento gelido, un brivido mi corre lungo la schiena: qualche giorno fa, degli addetti sono venuti a portare via da alcune stanze, i tre letti dei nostri compagni. Io mi sono categoricamente infuriato ma quando ho saputo che era per ‘ordine’dell’agenzia, mi sono fatto da parte.
D’altronde, ormai non servono più, ho pensato poco dopo, quando se ne erano andati.

Sembra che ogni cosa, ogni pezzetto di loro venga portato via ogni giorno che passa. Alle pareti non ci più foto di noi, tutti insieme. Non c’era più quell’odorino delizioso che arrivava dalla cucina quando cucinava JaeJoong, o il pallone che JunSu lasciava sempre in giro. Anche la musica che componeva YooChun è sparita, dissolta, come se non ci fosse mai stata.

Questo appartamento è vuoto ormai.
Noi siamo vuoti.

Decido di alzare la temperatura a ventidue gradi e poi, dopo aver aperto leggermente gli scuri della camera, mi dirigo verso il bagno: ho proprio bisogno di una doccia, prima di andare al lavoro.
Mentre l’acqua della vasca scorre senza sosta, alzando del vapore che comincia a depositarsi sulle pareti, penso alla giornata che ci aspetta. Non abbiamo molti impegni, quindi forse, qualcosa riusciamo a mangiarla prima di andare in agenzia.
Il mio pensiero va soprattutto a ChangMin: ultimamente è dimagrito parecchio e sarebbe meglio che mangiasse di più!. Purtroppo sono molte le occasioni in cui non siamo insieme e non posso tenerlo sott’occhio come vorrei.

Una volta eravamo sempre insieme, per ogni cosa.

Adesso vedersi è diventato un lusso che ci è concesso solo quando dobbiamo esibirci: abbiamo i nostri singoli impegni, non posso certo lamentarmi, d’altronde ho sempre voluto provare a fare l’attore, ma è frustrante rendersi conto che ormai il nostro ‘periodo d’oro’ è finito.
Non parlo certo delle vendite dei nostri album. No, quelle più o meno sono rimaste le stesse…

ciò di cui parlo va ben oltre queste questioni.
La mia si chiama nostalgia.

Ho rimpianto tante cose in questi mesi. Spesso mi domando se ho fatto la scelta giusta, se avrei dovuto fermali o seguirli. E’ questo che ancora oggi mi opprime. Forse se non avessi esitato, le cose non sarebbero mai diventate così ingestibili. A volte vorrei prendere ed abbandonare tutto, ma poi penso a quanta fatica ho fatto per essere qui, dove sono ora, a quanti sacrifici ho compiuto. E poi, c’è ChangMin! No, per lui se non per altro, non posso proprio cedere.
Ho passato dei momenti di sconforto, è vero, ma ne sono uscito, in un modo o nell’altro. Più volte mi sono domandato se come leader valgo davvero qualcosa. A me non sembra.
Loro sono stati più coraggiosi di me. Hanno fatto una scelta, io mi sono rifiutato per timore, per paura che le cose che avevamo fatto insieme finissero in un baratro senza fine.
Per paura che il nostro nome venisse cancellato.

Sono stato uno sciocco, alla fine è successo comunque: loro non ci sono più e noi due portiamo da soli il peso di questo gruppo sulle spalle.
Un nome che ormai non ci rispecchia più.
Forse non ho il diritto di lamentarmi, d’altronde è stata una mia scelta e ne devo pagare le conseguenze.
Mentre l’acqua calda sembra quasi penetrarmi dentro la pelle bagnata, sento dei rumori provenire dall’altra stanza:probabilmente ChangMin ha deciso di alzarsi, una buona volta.
La mattina c’è un silenzio quasi irreale: ci alziamo, e ci salutiamo solo quando siamo davanti all’uscio di casa pronti per uscire. Se me lo domandassero, non saprei nemmeno spiegarne il motivo, forse, non sentiamo il bisogno di comunicare.
Gia…ormai non parliamo quasi più di niente, solo di lavoro. E’ triste ma non saprei davvero da dove cominciare. E so che ChangMin preferisce evitare di parlare, soprattutto se gli argomenti sono ‘nostalgia’ ‘cinque’ e ‘una volta’. Preferisce non pensare a ciò che è stato e sinceramente,
lo invidio perché sembra riuscirci perfettamente. In effetti, forse dovrei solo farmene una ragione e rendermi conto che la prossima volta che li vedrò, sarà come loro rivale, qualcuno da battere.
Se c’è qualcuno che non invidio, invece, beh queste sono le nostre fans, così pazienti, così fiduciose…e così tremendamente ignare di tutto. Pronte a dare pure la via per noi, che sappiamo di non poterle ricambiare.
E poi ci sono loro, i nostri compagni, i nostri amici di quasi un’intera esistenza: si stanno
facendo giustizia da soli e non li biasimo. Almeno loro hanno avuto il coraggio di fare una
scelta…poi chissà, magari si sono pentiti ma questo non posso saperlo.

Io si, di sicuro.
Magari non nel vero senso della parola, ma si, mi sono pentito.
Loro si sono dimostrati più coraggiosi di me.


- Hyung…hai finito …? –
Credo che ChangMin sia davanti alla porta del bagno, ho notato la maniglia che si è abbassata di colpo.
Mi alzo frettolosamente e comincio a risciacquarmi, sibilando un leggero ‘si, un attimo’ che forse nemmeno ha sentito. O forse si, dato che non me l’ha fatto ripetere.
Una volta sistemato, esco dalla vasca e mi lavo velocemente i denti. Intanto, ho aperto la porta così che ChangMin possa entrare, se ha bisogno.
Ed eccolo infatti, che arriva, con un aria ancora assonnata. Dapprima mi guarda perplesso, poi il suo occhio cade sulla vasca, ancora umida di vapore. Poi punta nuovamente il suo sguardo su di me.
- Hyung… - esclama
- cosa c’è? –
- non mi lavo se non vai fuori! – sbotta
Sono sorpreso. Mi giro verso di lui e rispondo
- ma se l’hai sempre fatto? Siamo tutti ragazzi! –
Solita frasina ad effetto che funziona sempre. Tranne oggi a quanto pare.

ChangMin mi guarda scocciato e capisco tutto. Non mi metto nemmeno a discutere, tanto non servirebbe. Prendo le mie quattro cose e volo fuori dal bagno, lasciandolo solo con la sua intimità. Non posso fare a meno di pensare a quanto sia cresciuto, una volta non pensava a queste cose. Adesso ha esattamente l’età che avevo io due anni fa. Lo so, è un pensiero stupido eppure è inevitabile! Soprattutto ora che siamo rimasti soli: mi rendo conto che il tempo è passato in fretta. Mi sembra ieri quando abbiamo festeggiato i suoi diciotto anni…eravamo felici.

Ma forse ero solo io a pensarlo.

Noi cinque parlavamo molto insieme. E mi piaceva. Qualcuno può considerarlo banale, ma la verità è che per noi significava molto, ci sentivamo più forti se eravamo uniti.
Ora credo che quell’unità che pensavamo di avere, fosse solo frutto della nostra fantasia. Mi viene da ridere se ripenso a tutti quei discorsi che facevamo, tutti quei progetti che volevamo fare insieme. Erano solo le fantasie di un gruppetto di mocciosi.

No, perché mentire a me stesso?
Per me erano tutt’altro che fantasie.
Io ci credevo davvero.


E’ da quasi cinque minuti che cerco disperatamente i miei calzini. Come al solito non ricordo mai dove li metto e così, decido di prenderne un paio di nuovi. Sento il rumore di un asciugacapelli e sorrido tra me. Guardo il cellulare e controllo l‘ora: bisogna muoversi altrimenti ci sgrideranno.
Siamo uomini ormai, ma veniamo trattati peggio dei bambini a volte. Capisco le esigenze dell’agenzia, ma comincio ad essere stufo di essere la loro bambolina fabbrica-soldi. Non posso lamentarmi però, perché ho scelto io di restare. Non sarà la miglior compagnia del paese, ma nemmeno la peggiore.
-Ho finito - esclama ChangMin uscendo dal bagno
E’ praticamente vestito. Vorrei domandargli come mai non si sia vestito fuori dal bagno ma
come al solito taccio. D’altronde, non sono JunSu. E comunque non riuscirei a buttarla sul ridere come faceva lui.
-oggi abbiamo l’intervista! –
La sua voce è calma e pacata. Ne parla con una naturalezza che fa quasi paura, mentre si sistema i capelli davanti allo specchio. Io, che nel frattempo ho aperto un po’ le finestre, annuisco con un cenno. Anche oggi dovrò spremermi le meningi su cosa dire ai giornalisti.
ChangMin in questo non sembra avere problemi, lui al contrario mio ci ha dato un taglio netto alla nostalgia. O almeno è quello che forse vuole farmi credere.
Tutto sommato sono felice di essere tornato sul palco. Cantare mi mancava e ho dato il mio meglio per le fans e non solo, anche per me stesso. Però non è più la stessa cosa e questa sensazione credo non sia solo mia!
Basta guardarci percepirlo! Siamo un duo venuto fuori male, senza anima, senza uno scopo vero e proprio. Mi faccio ridere da solo.
Una volta eravamo un tutt’uno con il palco, con i fans e tra noi. Adesso tutte queste cose sono ben distinte tra loro, non c’è più quell’ ‘aura’ che le univa. Una volta eravamo qualcosa di grande e di insuperabile, ora, non siamo poi tanto diversi da un altro qualsiasi duo che c’è in circolazione.

Ormai il nostro tempo è concluso, lo sento.

Tutto quello che avevo sognato si sta sgretolando, come gli scogli consumati anno dopo anno dalle onde del mare. Se non fosse per ChangMin, se non fosse per le speranze che, come me, lui nutre ancora, io avrei già mollato da tempo.
-Hyung, andiamo? –

Mi volto verso di lui, che mi sta aspettando lungo il corridoio.
Guarda che lo so bene, nemmeno tu riesci a dimenticare. Puoi darla a bere agli altri ma io, che ti conosco, so per certo che tu ci speri ancora. Forse è per questo che ogni volta che ti alzi guardi verso il soggiorno. Speri ancora che loro vengano a svegliarti bruscamente come erano soliti di fare. Speri ancora di sentire quel dolce profumo provenire dalla cucina. Forse è per questo che tu, al contrario di altri, per mesi ti sei tenuto tutto dentro senza mai dire una parola.

Perché credevi di essere il protagonista di un incubo.
Un incubo da cui non ti sei mai più svegliato.
Sei un bambino cresciuto troppo in fretta. È dovrei essere io a proteggerti.

-eccomi-

Forse sei tu quello che non si è ancora rassegnato.
O forse siamo in due a credere ancora nell’impossibile. 
  
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