Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |      
Autore: Kiz    06/06/2004    0 recensioni
song-fic dedicata ai nostri basketman preferiti. la canzone è quella degli 883. spero vi piaccia ^_^
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

era da tanto che volevo srivere una song fic, ma non sapevo proprio su quale canzone, fino a che non mi capita fra le mani una vecchia musicassetta degli 883.
così bibidi-bobidi-bu (demente...=_=NdTutti) ecco qua che salta fuori questa cosa qui. buona lettura ^_^!!

LA RANA E LO SCORPIONE

_Non ricordo l’anno però ricordo
che eravamo in macchina
ridevamo sulla Lega
e sulla sua durezza intima
poi mi dicesti sai
noi non faremo mai
le scelte facili le strade semplici

Avevamo appena vinto una partita. Era solo un amichevole contro un liceo di cui non ricordo nemmeno il nome. Non era una squadra forte e non era stato neanche difficile vincere, eppure eravamo in auto con la radio a mille a urlare come dei cretini facendo casino per tutta la città.
Poi, non so come uscì quel discorso, cominciammo a parlare del nostro futuro, di cosa avremmo fatto dopo la scuola, delle nostre scelte, dei nostri desideri.
Io non ci avevo mai pensato, mi limitavo semplicemente a vivere la vita nel presente. Sinceramente non riuscivo a progettare cosa avrei fatto il giorno dopo figurarsi la mia carriera e la mia entrata nel mondo degli adulti.
Tu invece sei sempre stato più riflessivo o più semplicemente avevi molto tempo da dedicare ai tuoi pensieri, sempre chiuso e freddo con tutti. E volendo prendermi tutto il merito e solo grazie a me che ti sei sciolto un po’ anche se il tuo carattere scontroso lo conservavi ancora con chi non conoscevi o comunque non ti andava a genio.
Però, crescendo e rimanendo con me, hai abbassato le tue difese e hai lasciato che le altre persone conoscessero il Kaede che io avevo scoperto tempo prima e devo dire che le tue ammiratrici erano triplicate dopo quel cambiamento.
Ormai non m’infuriavo più quando sentivo il tuo nome urlato dalla maggior parte dei tifosi, forse perché anch’io avevo il mio coretto personale, non numeroso come il tuo ma che mi rendeva orgoglioso ugualmente. Avevo lasciato perdere Haruko, finalmente -come avrebbe detto qualcuno- mi ero accorto di che oca fosse in realtà. Non me ne curai più e guardai altrove.

_Mesi dopo ci hanno lasciato le ex
in contemporanea
se non fosse che stavamo un po’ male
era quasi comica
tu mi dicesti sai
mi sa che non cambieremo mai
come in quella storia che
c’è la rana e lo scorpione

Eravamo ubriachi fradici. Ci eravamo scolati talmente tanti alcolici da fare schifo ma quella non era la nostra preoccupazione primaria. Eravamo appena stati mollati dalle nostre ragazze. Io ero in un posto e tu dall’altra parte esatta della città, eppure nello stesso momento venivamo scaricati. Sedevamo su una panchina, al parco, e fissavamo il laghetto artificiale.
Lo specchio d’acqua rifletteva la luna e le stelle che erano appese nel cielo e noi ridevamo e piangevamo contemporaneamente. Chi ci avesse visto in quel momento avrebbe detto che eravamo appena scappati da una casa di cura.
Stavamo parlando di come ci avessero lasciato quelle due, e più uno di noi parlava e più l’altro scoppiava a ridere perché, a pensarci, la sua ex aveva fatto la medesima cosa.
Arrivammo alla conclusione che si erano messe d’accordo.
Il dolore andava via via scemando con la sbronza, nonostante fossimo pazzi di quelle ragazze, loro non erano state le prime e non sarebbero state nemmeno le ultime. Era già successo che finissimo ubriachi in riva al laghetto dopo uno scaricamento ma quella sera fu diverso.
Ritirasti fuori antichi ricordi che io avevo rimosso e fatto finire nel dimenticatoio del mio cervello. Riuscimmo a trovare storie di quando avevamo sedici anni simili a quella.
Ne parlavamo come se fossero passati cent’anni, invece ne erano passati solo due. Ci rendemmo conto che però non eravamo cambiati per niente. Due furie scatenate sul parquet lucido, i soliti due idioti e litigiosi ragazzi fuori.

_Non so se hai avuto anche tu l’impressione
che il tempo acceleri
a sedici anni un anno dura una vita
poi a trenta sei già lì
tu con i tuoi pensieri
le angosce orrende ed i desideri
io con le mie canzoni
vicini eppure così lontani

<>

Adulti. Non credevo di dover mai associare questa parola a noi due. Magari nel fisico, ma nella mentalità pensavo che saremmo rimasti sempre gli stessi. Invece anche noi abbiamo dovuto crescere, affrontare i problemi che ti crea la maggiore età, e con -maggiore età- non intendo i diciotto anni, ma bensì i trenta. Quando si raggiungono i trent’anni si pensa che la giovinezza e la spensieratezza finiscano lì ed è probabilmente vero.
A trent’anni non puoi più fare ciò che facevi prima, cominci a pensare che ormai sei cresciuto abbastanza e che è tempo di mettere la testa a posto, di costruirti una famiglia, di cercare un lavoro serio.
Era proprio quello di cui stavamo parlando, quella sera, al bancone del bar con una birra in mano. Tu dicevi di aver trovato il grande amore della tua vita, che volevi renderla felice e io ti chiesi se eri proprio sicuro di ciò che avevi intenzione di fare.
Tu mi rispondesti che dovevi farlo perché ormai lei era rimasta incinta e che comunque tu lo volevi quel bambino. Sei sempre stato un ragazzo coscienzioso, hai sempre accettato le tue responsabilità di buon lena. Non ho mai messo in dubbio che tu amassi quella ragazza, anzi, hai sempre dimostrato di amarla tantissimo, ma mi sono sempre chiesto se non hai fatto tutto troppo velocemente. Ti feci da testimone al tuo matrimonio e vidi nascere tuo figlio.
Anche se ti eri ben che sistemato ci continuavamo a vedere il tardo pomeriggio al bar, oppure qualche volta al campetto per fare due tiri.
Mi sembrava che infondo le cose non fossero cambiate più di tanto. Quanto mi sbagliavo. Eri diventato un vero adulto, con la A maiuscola per di più. Uomo in carriera, marito di una bellissima donna e padre di un bambino vivace. Io ero rimasto più o meno come prima. Certo, avevo un ottimo lavoro ma avevo anche un vecchio appartamento da scapolo, cambiavo donna una settimana sì e l’altra anche, e all’infuori del mio impiego non avevo alcuna responsabilità.

_Io le lacrime sul viso di tua moglie
non le ho mai scordate
quella gelida mattina d’inverno
di cose ne ha cambiate
mentre ti allontanavi
mentre guardando ci salutavi
attraversando il fiume
come quello scorpione

Adesso siamo all’aeroporto. Mentre ti vedo salire su quel maledetto aereo mi sono tornate in mente tutte queste cose. Accanto a me c’è tua moglie che piange, in silenzio.
Io mi chiedo perché hai accettato. Ma la risposta la so già. È sempre stato il tuo grande sogno andare in America. Peccato che tu non ci vada per giocare. Ti hanno chiesto di fare il consulente tecnico di una squadra dell’NBA. Bella roba. Hai accettato senza pensarci due volte come un ragazzino di dodici anni, hai fatto le valige e adesso ti stai imbarcando lasciando tutto ciò che avevi costruito.
Forse tu ti sei dimenticato, invece io ricordo tutto come se fosse successo ieri.
Eri partito per gli Stati Uniti sicuro di farcela senza troppi problemi. Ti eri organizzato alla perfezione, conoscevi l’inglese come se fosse stata la tua lingua madre. Avevi avuto l’appoggio di tutti, mio compreso. Ci tenevamo in contatto con lettere per lo più, le telefonate erano un po’ troppo costose per uno studente squattrinato. I primi mesi mi scrivevi che l’America era meravigliosa, esattamente come te la eri sempre immaginata. Ti eri trovato un appartamento, un buco avrei detto io, e facevi qualche lavoretto qua e là per vivere.
Quasi ogni settimana avevi un audizione, chiamiamola così, in qualche squadra. Dopo un po’ una ti accettò. Facevi la riserva, il grande Kaede Rukawa era una riserva, da non crederci, ma ti accontentasti, era pur sempre un inizio.
Passò un anno. Erano mesi che non ricevevo delle tue lettere. In piena notte sentii il campanello di casa suonare, aprii e davanti a me ti presentasti tu con una valigia in mano e la faccia di uno che era appena stato investito da un TIR. Ti dissero che tu in quel paese saresti sempre rimasto una riserva, se non la riserva della riserva e che se anche tu fossi stato il migliore della squadra saresti rimasto sempre e comunque sotto di loro.
Ti maledico. Ti insulto. Ti odio. Non per gelosia, io non ho mai avuto il desiderio di andare negli USA, ma perché tutto ciò ti è già successo e non hai imparato nulla dalla tua esperienza.
Certo, questa volta ti hanno convocato loro, ma non pensare che ti diano una posizione degna di te. Ti illudi se pensi che lì sarai qualcuno d’importante, forse su carta, ma di fotto per loro non sei nulla, invece qui potresti essere qualcuno.
Purtroppo io non posso cambiare ciò che desideri, non posso proteggerti dalle delusioni, ti posso solo aiutare a rialzarti quando cadrai, perché sono sicuro che questo accadrà.
Mi torna in mente una vecchia leggenda cinese, quella della rana e dello scorpione. Ognuno fa ciò che gli dice il proprio istinto anche se questo lo porterà alla morte.

=FINE=

 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Kiz