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Autore: Frankie92    02/09/2012    3 recensioni
"Lui e Kurt avevano deciso di concedersi una serata solo per loro e subito Blaine si era offerto di organizzare la cosa, con uno sguardo così entusiasta a cui Kurt difficilmente poteva resistere.
Quindi tutto doveva essere perfetto: aveva preparato il suo completo migliore, ordinato un mazzo di rose e prenotato al loro ristorante preferito.
Tutto sarebbe stato perfetto.
O forse no.
Forse in una vita precedente era stato un serial killer, un soldato nazista, un investitore seriale di gatti. Forse il Karma si stava vendicando di quella volta che aveva nascosto i boxer fortunati di Cooper e lui era riuscito ad ottenere la parte. O semplicemente quella mattina la sfiga aveva deciso di perseguitarlo"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina quando si svegliò, Blaine capì immediatamente che non sarebbe stata una bella giornata.
La sera prima si era dimenticato di chiudere le tende della finestra, così che un fastidioso raggio di sole lo colpì in piena faccia, quasi si volesse fare beffe di lui. Nonostante gli sforzi per tornare tra le dolci braccia di Morfeo, decise di spostarsi verso  le braccia di un altro uomo, un uomo decisamente più reale e soprattutto più affascinante, ma, quando si girò ad accoglierlo, trovò solo un freddo  cuscino e un lenzuolo parzialmente piegato, dove, posto con cura, vi era un biglietto indirizzato proprio a lui.

Mio bell’addormentato,
dormivi così bene che non ho trovato la forza per svegliarti (sul serio tesoro, hai un sonno fin troppo pesante). Sul tavolo ti ho preparato qualcosa per colazione, ho annaffiato le tue amate pianticelle e devi solo ricordarti di togliere il bucato dalla lavatrice (e questa volta assicurati che i vestiti siano stati lavati) 
Tornerò stasera in tempo per il nostro appuntamento e non vedo l’ora di rivederti. 

Ti amo tantissimo 
Kurt


Un lieve sorriso gli increspò le labbra, nonostante la sua mente continuasse a maledire quella dannata settimana della moda che perfino il sabato mattina riusciva a portargli via il suo fidanzato, che si stava facendo strada a Vogue.com,  e che gli precludeva la loro sessione mattutina di coccole.
Erano ormai quattro anni che vivevano insieme in un piccolo appartamento di New York, tra lavandini rotti, vicini strambi (tra cui un aspirante musicista di trombone che ogni sera li “deliziava” con qualche canzone stonata) e uno strano gatto grigio che ogni mattina si accoccolava davanti alla scala antincendio, pronto a mangiare qualunque cosa i due ragazzi gli offrissero.
L’inizio della convivenza fu dei più rosei: avevano decorato insieme l’appartamento,  disfatto tra risate e baci tutti i bagagli, fatto l’amore in quasi ogni angolo della casa, compreso il tavolo della cucina che Burt e Carole gli avevano regalato. Adattarsi alla routine fu ancora più semplice: la consapevolezza di ritrovarsi ogni sera a casa insieme era un ottimo stimolante per affrontare anche le giornate più dure, i baci del buongiorno addolcivano decisamente i pessimi risvegli e il ritrovarsi ogni sera abbracciati tra le lenzuola del loro letto era la ciliegina sulla torta. Certo non mancavano i litigi, come quel periodo in cui ogni sera Blaine portava a casa qualche cucciolo randagio, cercando di convincere Kurt che avrebbe badato lui a quelle piccole e dolci creaturine e le avrebbe nascoste dalla terribile signora Marxx, arzilla vecchietta del piano di sotto  con una profonda avversione per gli animali. E ogni volta che Kurt ripeteva che non era permesso tenere animali e che si stava comportando come un bambino, Blaine faceva il broncio, prendeva la giacca, portava il randagio al canile del quartiere e, tornato a casa, si chiudeva in camera decisamente offeso.
Ma alla fine i litigi venivano risolti, perché entrambi sapevano che il loro amore non si sarebbe scalfito neanche con certe frivolezze. 
Si stiracchiò un po’ e scese dal letto, pronto ad affrontare una giornata che doveva essere a dir poco perfetta: lui e Kurt avevano deciso di concedersi una serata solo per loro e subito Blaine si era offerto di organizzare la cosa, con uno sguardo così entusiasta  a cui Kurt difficilmente poteva dire di no.
Quindi tutto doveva essere perfetto: aveva preparato il suo completo migliore,ordinato un mazzo di rose e prenotato al loro ristorante preferito.
Tutto sarebbe stato perfetto.

O forse no.
Forse in una vita precedente era stato un serial killer, un soldato nazista, un investitore seriale di gatti. Forse il Karma si stava vendicando di quella volta che aveva nascosto i boxer fortunati di Cooper e lui non era riuscito ad ottenere la parte. O semplicemente quella mattina la sfiga aveva deciso di perseguitarlo.
Tutto era stato tranquillo fino a dopo colazione, durante un’ardua sessione di studio, intesa come dormire sul vecchio libro di “Storia della musica”, sbavando leggermente sulla biografia di Mozart. A svegliarlo fu l’insistente squillo del suo cellulare.
“Pronto?” rispose mezzo assonnato trattenendo uno sbadiglio.
“Il signor Anderson?” chiese una voce femminile educatamente “Mi scusi il disturbo…”
La chiamata terminò due minuti dopo e non portò buone notizie. A chiamarlo era stata la proprietaria del ristorante che stava avvertendo tutti i clienti prenotati  che quella sera il locale sarebbe stato chiuso a causa di una problema idraulico nelle cucine. Si scusò mille e più volte, offrendogli una nuova prenotazione alla riapertura del locale e Blaine cercò di rassicurarla che no, non era un problema, e sì, sarebbe ancora venuto da loro. Ma in realtà il problema ora c’era: dove avrebbe portato Kurt quella sera?
Chiamò altri tre ristoranti tra i loro preferiti, ma non ebbe fortuna: due erano pieni di prenotazioni e il terzo era chiuso per ristrutturazione. 
Una fortuna sfacciata.
Iniziò a sbattere la testa al tavolo, cercando di trovare una soluzione: non voleva portare il suo fidanzato in qualche semplice pub o al ristorante cinese dietro l’angolo, ma a quel punto rimanevano solo quelle opzioni. 
Ma, come un fulmine a ciel sereno, gli venne un’idea a dir poco grandiosa: avrebbe cucinato lui stesso per Kurt.

Due ore dopo, si ritrovò in cucina, a riordinare la spesa che aveva fatto poco prima e iniziando a decidere cosa cucinare per primo: aveva visto su internet qualche ricetta particolare e, con un colpo di fortuna, riuscì a trovare un paio di piatti non troppo difficili da fare. Forse la Dea Bendata non aveva deciso di abbandonarlo. 
Tirò fuori l’arrosto e le patate, riflettendo su cosa fare come primo piatto, quando il campanello attirò la sua attenzione. Sì pulì le mani sui pantaloni (fortuna che Kurt non era in giro) e andò ad aprire la porta, dove trovò la signora Castano, la sua vicina italo-americana, con un piatto di quelle che sembravano fette di melanzane fritte.
“Buongiorno Blaine!” lo salutò entusiasta “Ieri sera stavo facendo un po’ di melanzane alla parmigiana, una ricetta di mia nonna, sai ti avevo detto che era italiana, no? Comunque visto che me ne sono avanzate un po’, ho deciso di portarvele:  ho visto Kurt di recente e mi è sembrato molto dimagrito. Queste melanzane gli faranno mettere un po’ di ciccia su quelle ossa!”
Blaine la ringraziò con un sorriso a trentadue denti, in parte per l’inaspettato regalo, in parte per il secondo colpo di fortuna della giornata. Le chiese di entrare, le offrì una tazza di thé e si fece dare la ricetta per queste famose melanzane alla parmigiana. Certo ci sarebbe voluto un bel po’ di tempo, ma non era neanche mezzogiorno e fino a sera aveva tutto il tempo a disposizione.
Sì, era fiducioso: nonostante un inizio non particolarmente roseo, quella giornata sarebbe stata perfetta.

Aveva detto che quella giornata sarebbe stata perfetta? Bene, si era portato sfiga da solo. Anzi avrebbe potuto scrivere un romanzo dal titolo “Blaine Anderson e i mille e uno modi per attirare la sfortuna” e forse ne avrebbe ricavato anche un bel gruzzoletto. 
Ecco, ora stava divagando per non affrontare quella situazione… particolare, per non dire altro. 
Era iniziato tutto in modo semplice: aveva messo a bollire il sugo per le melanzane, pelato la verdura, preparato il mascarpone per il tiramisù e messo in forno l’arrosto. 
Allora qual era stato il problema? Una telefonata da parte del suo “fratellone”.
Perché, nel rispondere alle stupidaggini di Cooper, non si era accorto di aver messo lo zucchero nel sugo, rovinando così ore e ore di bollitura e costringendolo a buttare quella salsa che avrebbe schifato perfino Willy Wonka. Così decise di provare a fare una pasta con le melanzane, ma queste caddero rumorosamente a terra quando quel maledetto gatto della scala antincendio decise di entrare in cucina, attirato dal profumino e rovesciò il vassoio, rischiando di morire per mano di un mestolo impugnato da un disperato Blaine Anderson. Forse la signora Marxx faceva bene ad odiare gli animali.
Quella sera quindi niente primo. Poco male, avevano ancora un buon arrosto, delle ottime patate e un tiramisù ancora da preparare.

Lasciò la carne e la verdura  a cuocere  in forno, mentre, con un briciolo di speranza, iniziò a preparare il dolce. Ma si sa, a volte la sfortuna non intende fermarsi.
Il caffè si era quasi del tutto bruciato (dannata macchinetta mezza rotta), i biscotti era troppo friabili e, il peggio del peggio, aveva salato il mascarpone invece che zuccherarlo.
Forse quella sera sarebbe andato a fare la doccia nell’armadio e a dormire nella vasca da bagno. 
Poi sentì il timer del forno suonare, sollevato che almeno una cosa fosse andata nel verso giusto: povero illuso. Nella fretta di finire non aveva neanche acceso il forno,  lasciando crudo e rosa un arrosto perfetto e gialle e fredde delle ottime patate con rosmarino. E tra meno di dieci minuti il suo fidanzato sarebbe stato a casa, con l’illusione di vivere un appuntamento perfetto e l’unica cosa perfetta in quel momento era il mazzo di rose arrivato quel pomeriggio. Forse avrebbe potuto fare un’esotica insalata di rose rosse. 
“Tesoro, sono a casa!” una dolce voce lo risvegliò da quelle strane fantasie floreali, riportandolo ad una realtà piuttosto amara “Sono riuscito a uscire un po’ prima dal lavoro” Lo sentì avvicinarsi alla cucina, ormai era inevitabile “E quindi sono corso qui e… COSA CAVOLO E’ SUCCESSO QUI?”
Blaine lo guardò sconsolato, indeciso se nascondersi sotto il vassoio di melanzane o nel cesto della spazzatura insieme al sugo. 
“E’ stata una giornata d’inferno!” iniziò a lamentarsi il moro “Il maledetto ristorante aveva un maledetto problema nella maledetta cucina, quindi ho pensato “Posso cucinare io! Kurt lo fa sempre e lo fa sembrare semplice!” e poi è venuta la signora Castano con un piatto pieno di melanzane, dicendo che tu stai dimagrendo troppo e, diciamolo, ha ragione, non puoi continuare a trascurarti così!”
Kurt lo lasciò continuare il monologo, guardandolo camminare tra il tavolo della cucina e il bancone, imprecare contro un gatto e il sugo e lo zucchero e Cooper, finendo con la proposta di un’insalata di rose che avrebbe procurato una gastrite ad entrambi. 
E nonostante i ricci sparati in tutte le direzioni (quanto li amava senza quella gabbia di gel), le guance rosse per il caldo e la furia e gli incessanti borbottii, Kurt lo trovò semplicemente perfetto.
Si avvicinò a Blaine lentamente, gli prese delicatamente il viso tra le mani e baciò bramoso quelle labbra che gli erano tanto mancate, assaporandone ogni tocco, ogni piccolo gemito che fuoriusciva dal suo ragazzo, calmatosi grazie a quel semplice gesto. 
Kurt si staccò leggermente dall’altro, accarezzandogli  con estrema dolcezza la guancia.
“Amore, perché hai fatto tutto questo?”
Blaine lo guardò stupito “Voleva che tutto fosse perfetto”
“Beh, vediamo la situazione: ci sei tu e ci sono io, tutti soli in una casa con un divano comodo e un letto ancora più comodo. Questo non ti sembra perfetto?”

Sì, quella giornata per Blaine Anderson era stata una giornata infernale, piena di incidenti e svariati colpi di sfortuna,  ma la serata che ne seguì fu a dir poco perfetta: era abbracciato all’uomo della sua vita, dopo aver mangiato del cibo cinese in scatola e fatto l’amore prima sul divano, poi nella doccia e infine nel letto. 
Kurt aveva ragione, come al solito: a rendere tutto perfetto bastavano loro due insieme.


Angolo dell'autrice:
Hey sweeties! 
Decisamente non trovo cosa dire in questa volta, dato che la mia mente sta decidendo quale vestito mettere ad un certo "matrimonio" (forse mi imbuco tra le damigelle). Comunque questa storia è partita da una semplice chiacchierata conmia madre mentre mi insegnava a cucinare le melanzane alla parmigiana (piatto che io odio, ma per cui mio fratello mi venderebbe al primo che passa. Ah l'amore fraterno) .Quindi la sfiga di Blaine la capisco perfettamente.  
Il gatto è sempre ispirato a Briciola, il gatto della coinquilina di una mia cara amica, che, furbacchione com''è, per fregarsi una polpetta ha fatto cadere tutta la pentola. 
Consiglio: chiudete sempre la porta della cucina a chiave.
Ma torniamo alla storia: per me quei due rappresentano l'amore perfetto, quello che riesce a superare ogni ostacolo, ogni sfida e diventa ogni giorno perfetto. Perchè la distanza a volte rende davvero il cuore più affettuoso (E ve lo dice una che ha la sua migliore amica in Canada per altri due anni) e il loro amore ne uscirà ancora più forte.
Anche perchè ora, carissimo Ryan, ci ha invitato ad un matrimonio a cui nessuna vorrà mancare, no?
Dopo un monologo lungo quanto la storia, me ne torno a scegliere qualche cappello stile Royal Wedding.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia, se vi piace o dovrei tornare nell'angoletto zitta zitta.
Un enorme grazie alla mia beta Michela, che sto iniziando ad amare dopo che a mezzanotte ha volentieri letto la storia: tesoro, aspettati un cesto di muffin.

Baci 
Frankie xX
  
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