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Autore: bomerhalder    02/09/2012    1 recensioni
Chiara. 18 anni. Capelli biondi naturali, occhi azzurri, un lavoro part-time in un negozio di abbigliamento e una pila di compiti da fare la sera prima di andare a dormire.
Nicolò. 22 anni. Capelli corvini con un ciuffo alla Alex Pettyfer, occhi scuri, fotografo quasi affermato e una macchina con cui fare le ronde tutta la notte nei locali più in voga di Roma.
Due perfetti sconosciuti della capitale, con una passione affine: la moda. E sarà proprio questa a dare una svolta decisiva alla vita di questi due ragazzi, quando, un giorno, entrambi, si vedono recapitare una mail da una famosa rivista di moda...
Genere: Commedia, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiara's POV

Questa mattina avevo assemblea a scuola e ho deciso di non andarci. Capirai chi se ne sarà accorto: la scuola era deserta.
Anche se fosse stata gremita di gente, non ci sarei entrata perché ho passato un'intera notte in bianco.
Non che abbia fatto nulla di esilarante ieri sera: niente alcolici, niente nottata di fuoco, niente di niente. Sono rimasta a fissare lo schermo del pc per ore, fino a quando questo non si è illuminato ed è apparso un avviso: "1 nuovo messaggio ricevuto". L'unica cosa che andava a fuoco erano i miei occhi. Siccome ero in dormiveglia, sono stata subito svegliata da quella luce accecante e costretta a leggere la mail.
L'ho aperta e ho letto il messaggio che recitava qualcosa tipo:

"Gentile Chiara,
abbiamo ricevuto la Sua idea riguardo il progetto lanciato dalla nostra rivista "Disegna la tua collezione Autunno-Inverno 2013-2014". La Sua, ci è sembrata un'idea molto originale, che potrebbe conquistare molti appassionati di moda e tendenze. Pertanto riteniamo opportuno che lei si presenti in redazione il 15 Ottobre 2012 alle ore 9 all'indirizzo sottostante, per discutere circa i Suoi progetti per il futuro.
Cordiali saluti,
                                          la Redazione                                                                                     "


Non ci potevo credere! Dopo un'attesa durata ben tre lunghi mesi, finalmente avevo ricevuto una risposta! Non ci speravo nemmeno più. In realtà non ci spero nemmeno adesso, perché sono sempre stata la seconda scelta in questo tipo di cose.
Mi aggiro per i corridoi del centro commerciale che pian piano cominciano a riempirsi per raggiungere il negozio d'abbigliamento in cui lavoro. E' vero: frequento  ancora la scuola e visto che quest'anno ho anche la maturità, non dovrei distrarmi dallo studio, ma vado a lavorare per guadagnarmi qualcosa in modo tale da non far gravare tanto peso sui miei che vogliono che frequenti l'università.
E poi non è un lavoro stancante, anzi mi piace da morire, perché ho a che fare con tutto cio' che adoro di più della vita: i vestiti, la moda, gli accessori di tendenza.
Chi ha detto che l'abito non fa il monaco, non aveva mai visto quel meraviglioso tubino grigio Chanel esposto in vetrina.
Entro e trovo Jessika che mastica come sempre una chewin-gum e rimette in ordine il bancone. Appena mi vede, sorpresa di quella mia visita mattutina, mi saluta con un sorriso e prima che apra bocca mi dice:
-Sei felice, non mentire.-
Non le posso nascondere nulla, purtroppo. Le rispondo solo con un sorriso e probabilmente con gli occhi che brillano per l'emozione.
Lei solleva gli occhi al cielo e mi esorta a raccontarle tutto.
-Non è nulla.- le rispondo e lancio la borsa sul bancone, mi tolgo il cappotto e mi sistemo i capelli anche se sono già perfetti così.
Mi avvicino allo specchio e mi sistemo la sciarpa grigia attorno al collo.
Jessika mi conosce troppo bene per capire che dietro quel "nulla" si nasconde qualcosa di realmente significativo.
-Qualche ragazzo?- chiede appoggiandosi con il gomito allo specchio.
Sorrido e non rispondo, mentre cancello una minuscola sbavatura di rossetto dalle labbra.
-Dovrei fare la veggente, ormai- mi dice con l'aria di chi la sa lunga, convinta che ci abbia preso.
-Togli un po' il gomito che sporchi lo specchio?!- le dico scostandola via.
-Mi hanno scritto una mail- le rivelo tutto d'un fiato girandomi a guardarla negli occhi che infondono sicurezza.
-Sei più fuori di un balcone. Sei felice perché per la prima volta un ragazzo ti ha scritto una mail!-
-Ma, toglimi una curiosità, tu pensi sempre ai ragazzi? E' stato il redattore del giornale! Capisci?- dico quasi mettendomi a piangere dalla gioia.
Jessika mi guarda sbigottita. I suoi occhi si illuminano e i suoi ricci in testa stile afro, oscillano.
-Oddio!- strilla dopo un attimo di spaesamento.
Annuisco e ridiamo e nel frattempo arrivano delle clienti attirate probabilmente dal nuovo allestimento delle vetrine.
Vestiti classici di seta, giacche e dolcevita di caldo cotone e lana di colori autunnali, smanicati e con dettagli che non passano inosservati.
-Vado io- dice Jessika facendomi l'occhiolino - io e te parliamo dopo. Magari è anche carino questo redattore.-
Scuoto la testa e le rispondo che potrebbe anche essere una "redattrice" mentre inizio a sistemare alcune fasce e maglie sulle grucce per poi appenderle al proprio posto, mentre sorrido persino nel sentire le insopportabili pubblicità che provengono dagli altoparlanti del centro commerciale. Qui ci lavoro da quasi un anno e tutti i giorni mi sono lamentata per quei cosi che mandano a ripetizione canzoncine inorecchiabili. Ma non sono mai stata felice come oggi e quindi amo anche quelle canzoncine stupide.
Oggi tutto mi sembra bello. Quando si dice che la vita riserva sempre e costantemente delle sorprese...


Nicolò's POV


Sorprese? La vita riserva delle sorprese?!
Trovatemi il coglione che ha detto questa frase. Più che sorprese io le chiamerei con il loro vero nome, cioé "disastri".
Sono rimasto piantato qui con la macchina, senza più nemmeno un goccio di benzina.
Tutto per colpa di Andrea: mi ha convinto ad accompagnarlo all'università contrò la mia volontà e fare il giro di mezza città senza sapere nemmeno quale fosse la meta.
Quel figlio di puttana me la paga cara. Stavolta gli dico quello che si merita di sentirsi dire da quando avevamo 12 anni, cioè che è: un coglione, bastardo, stronzo, sporco approfittatore e mangia-benzina.
E' il mio migliore amico, sì, ma questo non lo autorizza a svuotarmi il serbatoio della mia macchina.
Decido di scendere, anche perché dentro fa troppo caldo e non posso accendere l'aria condizionata.
Fortuna che oggi ho la giornata libera dal lavoro.
Fuori c'è troppo tempo e mi si rovinano i capelli. Due ore dal parrucchiere, stamani: ho dovuto svegliarmi alle sei per poterci andare, anche se non ho dormito tutta la notte e sono rimasto a fissare il pc fino a tardi, in attesa di quell' e-mail per il colloquio di lavoro come fotografo in quel benedetto giornale.
Che faccio? Entro nel centro commerciale e aspetto che qualcuno si accorga della mia presenza e della mia assenza, mi chiami o venga a cercarmi?
Mi pare l'ideale.
Almeno non rischio di morire soffocato e dimenticato da tutti in un auto nel parcheggio di un centro commerciale: se muoio qui, qualcuno se ne accorgerà, se muoio in macchina no.
E nessuno cercherebbe mai Andrea per dirgli che se sono morto, è pure colpa sua.
Entro e l'aria fresca mi investe la faccia: sembra di stare a casa.
Cammino avanti e indietro come un emerito idiota, cercando di non sembrarlo troppo e di non spaventare i bambini che mi squadrano per poi nascondersi dietro le loro mamme.
Mi fermo davanti una vetrina ad osservare dei manichini e le calze su di essi: calze femminili, le adoro.
Non che le metta, solo che adoro vederle addosso ad una donna; è qualcosa che le rende più perfette e sexy, più femminili, secondo il mio punto di vista.
E poi, i particolari, per me che faccio il fotografo per un famoso giornale, significano davvero tanto.
Cioé, non ancora, mi hanno solo mandato una mail per un colloquio, ma son sicuro che quando mi presenterò nessuno saprà resistere al mio fascino.
Fisso il vuoto nella vetrina e le persone che passano pensano sia rincoglionito e pervertito, anche perché sono imbambolato davanti un negozio di lingerie.
-Cazzo!- esclamo un po' troppo ad alta voce, quando mi accorgo di avere il ciuffo in disordine e i capelli che sembro uscito da un negozio per cani, guadagnandomi gli sguardi disapprovanti dei passanti.
Vorrei gridargli cos'hanno da guardare, ma mi sistemo i capelli e continuo a vagare senza meta, tipo un'anima del Purgatorio, rabbioso.
Entro in un negozio, non so nemmeno di cosa sia. Abbigliamento femminile.
Ci sono due signore che fanno impazzire quella strafiga dell'impiegata, mora, capelli afro, pelle scura, perché non hanno idea nemmeno loro di quello che cercano.
Gironzolo lungo il perimetro del negozio e mi fermo allo spazio dedicato alle sciarpe. Le amo.
Inizio a rovistare per cercare la più bella, quando una voce mi distrae.
-Ma cosa diavolo fa? Non vede che sono in ordine? Ho impiegato due giorni per sistemarle a modo e adesso arriva lei, con i suoi modi 'gentili' e rovina tutto!- abbaia.
La commessa figa e le signore avranno sicuramente lo sguardo fisso su di me, ma per fortuna una delle due clienti finalmente decide di comprare qualcosa, ristabilendo l'Ordine delle Cose.
Peccato solo che io debba affrontare una vecchia impiegata inacidita, in crisi di astinenza, che sfoga la sua rabbia su innocenti clienti, non appena mi volterò.
-Senta, non ci si metta anche lei, stamattina- dico girandomi, acido.
Pause.
Occhi azzurri.
Capelli biondi naturali raccolti in una treccia e il ciuffo fermato all'indietro da una molletta.
Labbra serrate ricoperte di un leggero strato di rossetto rosa.
E un'espressione incazzata.
Ci fosse Andrea, direbbe che la sto passando ai raggi X e la sto mangiando con gli occhi, ed è vero, in un certo senso.
Vorrei potermi rimangiare quello che ho appena detto, ma è troppo tardi.
Nicolò, vaffanculo.
-Non mi ci metto anch'io? Non mi ci metto anch'io?! Eh? Oh, ma chi si crede di essere? Glielo dico io: un cafone. E poi, se posso permettermi, cosa ci rovistava a fare nelle sciarpe femminili?- mi chiede con la stessa espressione di prima.
Sento le clienti che ridacchiano ed escono e la mora che trattiene le risate e ripiega i capi.
Che cazzo hanno da ridere? Cosa ne sapevo che quello era un negozio prettamente femminile?
Guardo la biondina cercando di ammaliarla con il mio fascino, ma lei niente, fa la tosta, non demorde.
Mi avvicino a lei e le dico in maniera sensuale:
-Mi dispiace. E comunque era per la mia ragazza- mentre gli sventolo una sciarpa sotto il naso.
A braccia conserte, mi fissa e io spero si sia bevuta questa balla della ragazza e che inizi a fare la gelosa. A parte poi che non ho una ragazza. E di solito la carta della gelosia me la gioco sempre alla grande.
-Sono trentacinque euro- mi annuncia sillabando il 'trentacinque'.
Io sono pazzo. Lei è pazza a cercare di resistere inutilmente al mio fascino.
-Te la puoi anche tenere,- gli dico sibilando tra i denti e gli sbatto la sciarpa in mano, aggiungendo: – stronza.-
Non l'ho detto ad alta voce, ma abbastanza da fargli recepire il messaggio. Ora, magari inizieremo a litigare anche. Rimane in silenzio e io mi giro ed esco senza nemmeno dire 'buongiorno'.
-Ma se ne vada, và, che è meglio!- mi risponde quando già sono a metà strada, aggiungendo: -stronzo maleducato.
La mora mi segue con lo sguardo mi fa un qualcosa simile ad un sorriso: mi ama già.
Anche la biondina mi segue con lo sguardo, ma lei è furiosa, e si avvia a rimettere in ordine quel casino che ho combinato.
Mi fermo davanti la vetrina a specchiarmi: non sono narcisista, solo che ci tengo al mio aspetto, perché nessuno si beve più la balla dell' “abito che non fa il monaco”, al giorno d'oggi.
30 euro di parrucchiere buttati al cesso. Il nuovo taglio non serve a un cazzo.
Spero vivamente per Andrea che sia stato rapito dagli alieni e trasportato in un'altra dimensione: dopotutto, è colpa sua.
Fanculo le sciarpe, vado a fumarmi una sigaretta. Spero solo che in bagno non scatti l'antincendio.

  
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