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Autore: Katedixon    02/09/2012    1 recensioni
Dal prologo: 'Il mondo è pieno di pregiudizi. Si fanno pregiudizi sulle popolazioni, sul sesso, sui capelli, sugli occhi, sull'orientamento sessuale. Le persone non sono contente, se non cercano i difetti degli altri.'
La storia di due ragazze, completamente diverse, che si aiutano l'un l'altra.
Rachel, una delle donne più ricche di Londra, incontra Elizabeth, una delle più povere.
La prima è sposata e ha un figlio, la seconda vive in uno scantinato, da sola.
Rachel ha sempre avuto quello che voleva, Elizabeth ha sempre dovuto lottare per un pezzo di pane.
Cosa succede se due mondi così si scontrano e si fondono? Cosa succede se la figlia di Rachel si affeziona a Elizabeth? E cosa succede se il marito di Rachel non si fida di Elizabeth? Chi ha ragione? La bambina, la voce della verità, o il padre, uomo intelligente e laureato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Londra, 13 febbraio 2012.
Vivevo in quella 'casa' da mesi ormai, ma non mi ero mai abituata all'odore di muffa, né al freddo, né all'acqua che scendeva dal tetto quando fuori diluviava.
Insomma, non era proprio una casa, era solo uno scantinato, ma era il posto che mi aveva accolto, non potevo chiedere di meglio.
In una giornata di pioggia come quella, però, potevo solo imprecare, mentre cercavo di tappare le crepe sul soffitto con delle semplici buste di plastica. Stare in piedi su due sedie impilate era un'impresa non da tutti, specialmente se hai le ossa fragili e neanche un filo di grasso a proteggerti.
E infatti, come avevo previsto, finii a terra, un minuto dopo.
Mi aggrappai al divano azzurro e, massaggiando il fianco dolorante, mi distesi lì sopra. Di certo non era comodo e non si abbinava alle pareti, nere come la notte, ma era lì che dormivo ed era sempre meglio di niente.
'Niente' era quello che avevo appena arrivai a Londra. Non ero mai stata ricca, nemmeno nel piccolo paesino del nord in cui vivevo anni prima, ma almeno avevo i soldi per vestiti nuovi o per un po' di cibo in più. Dopo la morte dei miei genitori, scoprii che erano indebitati fino al collo e fui costretta a trasferirmi.
 
Ero una giovane ragazza con belle speranze, avevo girato per tutta la città in cerca di un lavoro con un salario anche minimo, ma la mia inesperienza era un fattore decisivo, purtroppo.
Ero stata cacciata da almeno venti locali, mentre in alcuni nemmeno avevo avuto la possibilità di entrare. In qualche pub, dove stava scritto che si cercava personale, avevo visto qualcuno della mia età, circa, ma io non avevo avuto la loro fortuna. Mi ero ritrovata a pensare che forse avevo qualcosa di sbagliato, che non andavo bene per niente, ma poi avevo capito. Le bionde sono ritenute stupide. Io, venendo dai Paesi del nord, ero bionda. Ero molto affezionata ai miei capelli, tanto affezionata, che non li tagliavo da quasi un anno e infatti li avevo fino al sedere.
Il mondo è pieno di pregiudizi. Si fanno pregiudizi sulle popolazioni, sul sesso, sui capelli, sugli occhi, sull'orientamento sessuale. Le persone non sono contente, se non cercano i difetti degli altri.
Ero finita in un quartiere di periferia, con case basse e poco curate.
Ormai era iniziato l'autunno e io, che ormai avevo perso le speranze per il lavoro, cercavo una casa, contando sul poco denaro che mi era rimasto. Nessuno voleva dare alloggio a una bionda senza un lavoro, naturalmente. Finii i soldi, tutti quanti. Non mangiavo da tre giorni, lo stomaco mi faceva tanto male che quasi non mi reggevo in piedi. Arrivai nella zona peggiore del quartiere, le case erano disabitate, distrutte, nessuna restava in piedi, eppure fui attirata da quelle scale. Sotto era riparato dal temporale che minacciava il cielo, in lontananza si vedevano nuvole nere, cariche di pioggia.
Avevo iniziato a scendere i gradini, quando misi il piede in una strana angolatura e inciampai, rotolai giù per la scalinata e picchiai la testa contro una porta di legno. Persi i sensi.
Mi risvegliai che erano passate ore, ormai, e il temporale era arrivato in città. La stanchezza e la fame mi avevano svegliato, così, con uno sforzo doloroso, mi alzai e spinsi la maniglia della porta. Nessuno si era preoccupato di chiudere lo scantinato a chiave. 
Era una piccola stanza, all'interno si trovavano solo un piccolo tavolo quadrato, due sedie e un frigo. All'angolo, un'altra stanza. Mi ero mossa in quella direzione e avevo trovato un bagno, con tanto di doccia. Lo scantinato era disabitato, non dovevo pagare l'affitto a nessuno, era un'occasione perfetta, non potevo sprecarla.
Appoggiai la mia misera borsa accanto al frigorifero e decisi che potevo mangiare il mio ultimo pacchetto di crackers. Li finii in meno di un minuto e poi mi infilai sotto la doccia, dopo quelle che erano sembrate settimane.
Avrei dormito a terra, usando la borsa come cuscino.
Avevo continuato a vivere così per mesi, prendendo il minimo indispensabile. Se ero fortunata, trovavo una pagnotta al giorno. Di solito non ero fortunata e dovevo accontentarmi di un pezzo di pane raffermo.
Solo la sera della vigilia di Natale, quando aprii la porta per godermi l'aria festiva del quartiere, trovai un divano vecchio e logoro in cima alle scale. Non seppi mai chi l'aveva lasciato lì, né se era stata una casualità o no, ma senza esitare, l'avevo trascinato dentro e l'avevo osservato per svariati minuti.
Quella era la vigilia di Natale anche per me, evidentemente. È vero che a Natale si è tutti più buoni? Qualcuno lo era stato con me. 
 
Quasi due mesi dopo ero più fortunata. Era il 13 febbraio e, nonostante il dolore al fianco causato dalla caduta, stavo bene. Non ero più magra da far paura, non ero più bianca cadaverica, ma la mia pelle aveva sempre quel colorito chiaro, era una caratteristica della gente del nord.
Mi guadagnavo da mangiare facendo pulizia urbana, adesso. Era pur sempre un inizio. Potevo permettermi la pasta e, i giorni in cui il lavoro andava meglio, anche la carne. Conoscevo anche qualcuno in città, ero riuscita a comprarmi dei vestiti nuovi, così da non avere più quell'aria da senzatetto.
Ero una che sapeva prendere tutto quello che poteva da ciò che la circondava, una che aveva imparato a cavarsela da sola, completamente sola, senza neanche un minumo aiuto. O almeno, così pensavo fino a quel 13 febbraio. Non sapevo, in realtà, che una persona in quel quartiere non aveva mai smesso di darmi una mano, fin dalla prima volta che mi aveva visto.


Angolo dell'autrice:

Va bene, premettendo che l'idea mi è venuta grazie a un sogno che ho fatto, eccomi qui, con la mia prima storia originale.
Sì, proprio la prima. Di solito scrivevo fanfiction, ma ho perso l'entusiasmo per quelle, voglio fare qualcosa di più grande, con personaggi miei e non di altri.
Non voglio rovinare tutto, quindi non dirò niente sui personaggi, né sulla trama.
Mi ferebbe piacere qualche recensione, così capisco se devo aggiustare qualcosa (c'è sempre da aggiustare qualcosa, niente è perfetto).
  
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