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Autore: JhonSavor    02/09/2012    3 recensioni
Questa fanfic mi fa un pò provare il panico da palcoscenico ma spero davvero che vi possa piacere:
Siamo nel 1948, un periodo di grandi avvenimenti, anche se tutti gli anni in questo periodo sono densi di avvenimenti; a Bonn in Germania ne avviene uno non ufficiale, una strana discussione tra Germania e un'altra Nazione che vi parrà strano, si è sentita in dovere di parlargli dopo aver udito "qualcosa" che non avrebbe mai pensato di udire; l'altra Nazione è James Caerdydd, Galles, fratello minore di Inghilterra (e mio Oc).
Qui è JhonSavor che racconta la storia e vi ringrazia in anticipo!
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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Diamo a Cesare quel che è di Cesare: questa fanfic mi è venuta in ispirazione leggendone un’altra… per essere precisi è Lasagne amare per Germania di Tonycocchi, un grandissimo autore e non solo di Hetalia.
 
Tralasciando vari elementi (di uno poi non mi ero accorto) mi ha ispirato il contesto, l’ambientazione ovvero: come reagisce Germania, Ludwig, dopo la WWII?
Tony dice che era impazzito e dopo il suo rinsavimento, il peso delle sue azioni lo tormentano e ciò lo spinge a ficcarsi nel lavoro per scacciarli, riducendo i rapporti umani al minimo indispensabile.
Leggerete eventualmente come va a finire.
 
Se vi è capitato di leggere altre mie storie, saprete che uso un approccio storicizzante e quindi no Germania non era impazzito, ma non era diventato neanche un nazista convinto di fare la cosa giusta… lui era un soldato, un ufficiale dell’esercito molto più sul campo di suo fratello Gilbert che invece faceva da tramite con la base a Berlino.
Un giorno in pieno conflitto, dopo l’operazione Barbarossa per essere precisi, viene a scoprire ciò che il Terzo Reich nasconde, le pazze macchinazioni del Diavolo Nazista… e diserta.
 
Mi piacerebbe raccontare la seconda Grande Guerra  con le Nazioni e forse un giorno lo farò, ma ora parliamo di Ludwig in questo contesto… siamo verso la metà del secolo e qualcuno ha sentito qualcosa che mai avrebbe pensato di sentire.
 
Scusate la lunga presentazione, leggete e spero vi piaccia (non siate troppo cattivi nel recensire, neh? XD)
 
 

Germania dimmi… chi vuoi essere?
 

 
Protettorato Britannico in Germania, anno Domini 1948, città di Bonn
 
James Caerdydd, Rappresentante del Galles, si stava dirigendo verso una sala riunioni di una base militare dell’esercito di Sua Maestà e il suo incedere era nervoso.
 
Non appena aveva sentito la notizia, in mezzo allo squillare di telefoni, pile di documenti da firmare e rapporti da completare, aveva mollato tutto al suo plotone di segretari, si era fatto affidare la prima quisquilia finitagli sotto gli occhi (risolvere un problema di rifornimenti per una sezione dell’esercito di stanzia in Germania, o qualcosa di simile) e, lasciando tutto nelle comprensive e altamente seccate mani di Inghilterra, aveva preso il primo traghetto per il continente.
Tutto ciò era abbastanza irregolare e non sarebbe stato fattibile normalmente.
Figurarsi! Una Nazione che prende e parte per andare all’estero a risolvere un problema burocratico dell’esercito! Una cosa che qualsiasi colletto bianco avrebbe potuto fare senza neanche abbandonare la sua postazione.
Ma l’occhiata che Arthur aveva ricevuto da suo fratello esprimeva molto più di quanto volesse dirgli, e l’inglese acconsentì, fidandosi del suo buon senso.
Arrivò a Bonn nel giro di pochi giorni e riuscì a combinare l’appuntamento per la mattina seguente il suo arrivo, tramite telegramma.
 
Galles aprì la porta e trovò l’unico occupante seduto ad un tavolo circolare di medie dimensioni, la stanza illuminata dalla fioca luce entrante dai finestroni aperti.
Spirava una brezza leggera.
-Guten morgen, Herr Deutschland- disse con il tono più cordiale possibile
Il tedesco di fronte a lui, che teneva il mento poggiato sulle mani intrecciate davanti a se, occhi bassi e sguardo cupo,  gli rivolse in risposta un’occhiata interrogativa.
-Sie findet es nicht ein schöner Tag?*-
Stavolta vi aggiunse anche un inarcata di ciglio.
James pensò di aver sbagliato a pronunciare qualcosa
-Mi comprende mister Germania? Il mio tedesco non va bene?- domandò avvicinandosi
Fu allora che il suo silenzioso interlocutore parlò –No, la sua pronuncia è perfetta. Se non sapessi che lei è straniero, oserei dire che è sempre vissuto in una città tedesca del Nord-
-Mi lusingate con queste lodi, mister Germania-
-Il motivo del mio stupore è legato al fatto che non si sia rivolto a me in inglese, come fa la maggior parte dei funzionari quando mi vogliono parlare. O in altra lingua, dipende da dove vengono-
-Non parlano con lei in tedesco?-
-Solo dopo, se lo sanno parlare… penso che sia come un segno di sfida. Ma lei non lo ha fatto-
-Già non l’ho fatto-
-Perchè? Non credo che lo abbia fatto di proposito perchè pensa che io non sappia la lingua degli uomini di Albione-
-Parlo molte lingue e penso che, per una questione di educazione, sia meglio mettere a proprio agio il proprio interlocutore esprimendomi nella sua lingua natia, tutto qui. Se lei mi chiedesse di intrattenere con lei una discussione in francese, l’accontenterei subito, se ciò la predisporrebbe meglio al dialogo-
Ascoltate quelle parole, l’uomo si alzò e gli tese la mano –Lei è mister Galles, James Caerdydd, nevvero?-
L’interpellato gliela strinse con vigore –Esattamente, mister von Beilschmidt-
James ebbe modo di guardare negli occhi il Rappresentante di quella che un tempo fu la Nazione tedesca; erano azzurri ma un azzurro troppo chiaro quasi slavato.
E quegli occhi gli trasmettevano una strana sensazione, che aveva già visto e sentito in passato in altri uomini e donne.
-Mi hanno parlato di lei, mister Galles e devo dire che le voci le rendono pienamente giustizia… avete un modo di fare molto garbato ma non artefatto, e soprattutto le sue doti non sono minori di come me le avevano descritte…-
-Ho una certa nomea sul continente, lo riconosco-
James gli riconobbe una prestanza d’animo notevole: nonostante ciò che stava vivendo, riusciva a nasconderlo più che bene dietro ad un comportamento… normale.
Era come se loro due stessero intrattenendo una discussione tra persone che hanno sempre sentito parlare l’una dell’altra ma che non si erano mai incontrate fino a quel momento.
Ma non erano li per quello.
-Gli uomini dei vostri servizi segreti mi hanno detto di venire qui stamattina perchè lei mi ha voluto incontrare- Germania si risedette e rimise le mani intrecciate –prego l’ascolto-
Il gallese prese posto di fronte a lui, si sistemò la cravatta e dopo un leggero borbottio proseguì –Ufficialmente sarei qui per risolvere dei problemi di rifornimenti per il nostro esercito di protezione di stanza qui in Germania-
Ludwig lo continuò a fissare, inespressivo.
-Una cosa da poco, rimediabile in qualche ora…-
-Mi faccia capire lei sarebbe venuto qui per… cambiare una partita di wurstel avariati?-
-Ufficialmente si-
-Da Londra?- il tono del tedesco si stava facendo volutamente sarcastico -Deve essere un bel viaggio fin quaggiù a Bonn-
-In effetti non è una passeggiata-
Galles mantenne invece un tono pacato e normale, come se non notasse, o volesse non far notare, l’assurdità delle sue parole.
-E cosa le servo io? Sono curioso di saperlo-
Pragmatico. Va subito al sodo.
-Come le ho detto io sarei qui per un motivo assolutamente superfluo ma burocraticamente inappellabile… ma ciò per cui sono qui è proprio per poter parlare a quattro con lei, mister von Beilschmidt-
Ludwig si sporse leggermente in avanti –E sentiamo allora, di cosa vuole parlare?-
-Di molte cose… in modo particolare delle sue ultime affermazioni fatte giusto qualche giorno fa ai servizi segreti americani e inglesi-
Ludwig impallidì per un secondo ma riprese subito in mano la situazione -Non so di cosa lei stia parlando…-
-Parlo più di dieci lingue, ho quattro lauree… non cerchi di farmi passare per stupido, la prego-
A quel punto Germania decise di affrontare di petto il problema –Come lo avete fatto a scoprire?-
-Non si dimentichi che dopo essere Caerdydd, io faccio di nome Kirkland. Mio fratello maggiore e mio fratello minore sono i Rappresentanti delle principali forze alleate, pensate che non mi sarebbe arrivata nessuna informazione? E anche se avesse avuto l’ardire di rivolgersi a Francia, beh… conosco qualcuno che mi avrebbe informato lo stesso-
Fu solo un impressione ma Germania avrebbe potuto giurare di aver visto le gote di Galles arrossare leggermente.
James lo guardò più serio che mai –Allora, è vero?-
Ludwig abbassò la testa –Sì-
-Glielo voglio sentir dire-
Passò un momento di silenzio.
-Voglio che gli Alleati trovino un modo per delegittimarmi… voglio privarmi del mio status-
Seguì un altro momento di silenzio.
-Non voglio più essere Germania-
 
 
 
Galles lo rimase a guardare per alcuni istanti.
Ma benchè cercasse di scrutarlo con la maggiore freddezza possibile non seppe dirsi che sentimenti il suo viso, o i suoi occhi, mostrassero in quel momento.
Senza che una sola parola rompesse il silenzio, James si alzò e fece due passi per la stanza; si passò una mano tra i capelli, sospirando profondamente, per poi ritornare a poggiare le mani sul tavolo e a guardare il tedesco, che da quando aveva smesso di parlare non aveva staccato gli occhi dal tavolo.
-Perchè?-
Germania non si fece attendere -Perchè è la cosa giusta da fare-
Non era ancora il relitto che diceva di essere diventato.
-E cosa vi fa pensare che ciò sia vero?-
-La mia coscienza, lo dice. Le morti di questa guerra mi dicono che è giusto-
-Non è stato lei a farla iniziare. E i morti in guerra sono inevitabili, non è forse per questo che è terribile?-
-Sto parlando degli innocenti! Dei morti innocenti nei lager, delle persecuzioni, degli esperimenti, delle vessazioni…- non riuscì a proseguire
Ma il gallese non mollava –Non ne era al corrente, lo avevano nascosto a tutti-
-Avrei dovuto invece! Impedire una cosa simile!-
Lo sfogò non impressionò Galles anche se capiva
-E i bombardamenti fatti dagli Alleati, contro le città tedesche? Quella follia dei bombardamenti a tappeto? Che ne pensa?-
Il corpo di Ludwig tremò a quelle parole. Di una rabbia furibonda.
-Per quegli atti… se la dovranno vedere gli americani e le loro coscienze… se ne hanno anche loro-
-Dio ha donato la coscienza a tutti, su questo possiamo star sicuri-
Germania borbottò -Non mi pare che l’abbiano ascoltata allora… quello che hanno fatto a Giappone è stata una cosa…-
-Non siamo qui a parlare di come mio fratello e i suoi dovrebbero gestire la loro politica estera… anche se non la condivido affatto-
Scese nuovamente il silenzio
-Che cosa ne dice suo fratello?-
-Non vedo più tanto spesso Gilbert da tre anni a questa parte… nel poco tempo che accade parliamo, beviamo, come se fossimo ancora ai vecchi tempi…  inoltre non credo che glielo avrei detto comunque-
-Perchè pensa che non estenderanno anche a lui la sua eventuale condanna?-
Germania alzò lo sguardo, più serio che mai -Non lo faranno, mi assumerò io tutta la responsabilità!-
-Sarà lui che non lo permetterà… conosco di fama Gilbert von Beilschmidt da parecchio tempo e sono certo che non lo accetterà… e neppure Austria-
-Basterà non fargli sapere niente fino all’ultimo-
Galles si mise ancora a gironzolare per la stanza, mostrandosi pensieroso. Voleva che il tedesco si stesse domandò che cosa gli girasse per la testa.
-Vorrei farle una domanda Ludwig… posso chiamarla così?-
-Mi dia pure del tu se vuole- gli rispose asciutto.
-Bene, lo faccia pure lei allora. La mia domanda ora è questa: perchè adesso?-
Germania lo guardò strano –Come?-
Galles poggiò le mani sul tavolo e lo guardò dritto negli occhi –Voi Nazioni delle forze dell’Asse siete passati per i tribunali di Norimberga, dopo che erano stati compiuti quelli per i vostri capi… siete stati giudicati non colpevoli c’è chi dice a ragione, c’è di dice perchè era inevitabile. Io sono propenso per la prima, le vostre azioni lo confermano. E ora dopo tre anni viene fuori che vorresti morire, perchè?-
-Non te l’ho forse già detto?-
-Non mi sembra un discorso accettabile. Lo avresti già dovuto chiedere anni fa-
A quel punto Ludwig si alzò, sovrastando con la sua statura il gallese –So cosa volete proporre alla prossima riunione degli Alleati. So che volete estendere il piano Marshall ai protettorati tedeschi… che puntate a far ritornare la Germania unita come un tempo-
James diede un cenno di assenso –È più o meno come dici tu... cosa c’è di strano in questo? Nessuno ha mai davvero pensato di cancellare dalle cartine la Germania-
-Io non sono degno di questo compito!-
Il colpo delle mani del tedesco fece sobbalzare il tavolo
-Per questo voglio che mi delegittimiate! La nuova Nazione che sorgerà dalle ceneri del Terzo Reich non dovrà ritrovarsi l’immagine macchiata dalla mia presenza! Io non sono riuscito ad agire in tempo! Io non ho protetto il popolo! Io ho permesso che il male dilagasse per le strade, che stringesse nelle sue spire i cuori dei tedeschi, che si alimentasse del sangue di innocenti di tutta Europa! La colpa di tutto questo è mia, mia, mia e basta…-
Un singhiozzo, un singhiozzo profondo interruppe l’appassionato monologo di Germania.
Qualche lacrima cadde sul tavolo dal suo volto abbassato
James rimase a guardarlo e provò una grande pietà per lui.
-E io che cosa dovrei dire allora?-
Ludwig alzò la testa, e con gli occhi leggermente arrossati vide Galles tendergli un fazzoletto di lino.
-Che intendi?- gli domandò prendendo il fazzoletto.
-Come abbiamo già rammentato, io dovrei essere un uomo molto intelligente, o comunque molto preparato. Quando non sono a Londra a trattare di politica, sono immerso nel mondo della cultura, degli studi, dei movimenti di pensiero. Ho intrattenuto per anni fitte corrispondenze con le più fini e celebrate menti d’Europa, America e oltre… io so molte cose, perchè mi tengo informato su molte cose-
Germania, ritrovata la calma, inarcò nuovamente il sopracciglio, per mostrare come non capisse dove volesse andare a parare
-Non lo intuisci? Io sapevo. Io sapevo più di tutti cosa stava per accadere. Sapevo che certe idee stavano circolando!-
Si allontanò dal tavolo, facendo un gesto per aria con la mano –Ma che cosa crede la gente? Che all’improvviso sia tutto scoppiato così, dal nulla? In molti se lo sono già dimenticato ma prima che tutto questo accadesse, Hitler, Mussolini e tutti quegli altri bastardi, avevano un grande seguito in tutti i paesi d’Europa, anche in America!-
A quel bastardi, Germania non potè che guardare Galles con un certo stupore: non si sarebbe aspettato che uno come lui, una persona sempre attenta alla buona creanza, usasse un linguaggio da caserma come quello*.
-Credono forse che un movimento come quello nazista e fascista fossero seguiti solo dai radicali del militarismo? Tutta la sua ideologia era ripresa da quelle idee di superiorità, di utilitarismo, di selezione naturale e culturale che da un secolo quasi sono sulla bocca di tutti, anche di quelli che a malapena sanno reggere in mano una penna per scrivere! Idee molto care ai tanti, per giustificarsi di ciò che sono-
James si voltò verso Ludwig –Avrei potuto fare qualcosa, anche piccola, che poi non avrebbe cambiato niente, ma qualcosa avrei potuto fare ma non l’ho fatta. E perchè? Perchè sono stato troppo ingenuo, troppo fiducioso che tali corbellerie prendessero piede nell’uomo-
Riavvicinandosi al tavolo proseguì –Io quindi mi sento colpevole, come te. E credi che Francia, Italia, Giappone, America, Russia, insomma tutti quanti non abbiano le loro colpe? Non pensi che anche loro…-
-Smettila-
Germania lo guardò intensamente, con i suoi occhi azzurrissimi circondati di rosso.
-Non cercare di confondermi! Hai una bella parlantina e sei molto prosopopeico, James Caerdydd, ma con me certe cose non funzionano. Ho già detto che gli errori degli altri sono affari loro, che io magari se fossi stato al loro posto non avrei fatto, ma ciò non toglie che io abbia commesso dei crimini, delle mancanze imperdonabili!-
-Lascia che…- tentò il gallese
-No! – lo interrupe con rabbia -Io richiedo che gli Alleati trovino un modo per fare…-
-Non esiste una cosa del genere- stavolta fu lui a interromperlo -non si può fare-
-Si invece! Ho sentito che una cosa simile era già stata tentata! Robespierre…-
-È una leggenda e non ho idea di come tu la sia venuta a sapere-
-Voglio che la si tenti comunque!-
-È un atto blasfemo e codardo!-
-Cosa? Il fatto che voglio dare ai futuri tedeschi la possibilità di non vergognarsi di un passato che non è loro?!-
-No! Che tu voglia morire, e che voglia tentare di cancellare qualcosa che non dovrà essere dimenticato per il bene di tutti!-
Germania lo guardò ammutolito.
James riprese fiato. Quello scambio lo aveva stimolato ma anche sfibrato.
-Qual è il nostro compito? Rappresentare, essere utili e consigliare. Io ci aggiungerei anche tramandare il ricordo di eventi passati, perchè essi non vengano dimenticati. Tu sei un uomo buono Ludwig, un uomo migliore di tanti altri, e i motivi che stanno alla base delle tue intenzioni ne sono la prova -
Germania ricadde sulla sedia, riscoprendosi stanchissimo.
Mettendosi le mani sul viso, pronunciò alcune parole quasi sussurrate -Non capisci… non sono degno… non ho la forza… per… per…-
-Lascia che ti dica una cosa Germania-
Attraverso uno spiraglio James potè rivedere uno degli occhi azzurri del tedesco: aveva tutta la sua attenzione, nonostante lo stato in cui vessava.
-Non posso pretendere con uno schiocco di dita di farti sentire meglio, di cancellare le ombre che ti opprimono o anche di far comprendere al tuo cuore perchè tutta questa situazione che hai voluto creare sia assurda; so che soffri, e il tempo sarà la miglior medicina per tutto questo, con un piccolo impegno da parte tua-
Fece una pausa e poi riprese –Come ho detto non posso fare miracoli, è un po’ troppo sopra le mie capacità devo dire, ma c’è comunque una cosa che vorrei dirti alla fine-
Ludwig mise le mani sul tavolo e lo guardò serio: aveva una strana padronanza delle sue emozioni e di se stesso.
-Io penso che quando un individuo si trova ad aver vissuto avvenimenti di grande portata, questi avvenimenti lo cambiano, e questo cambiamento è pari a quanto una persona ha vissuto quel momento, quanto fosse stata vicina ad esso. Questo accade soprattutto quando questi avvenimenti sono tragici, e a mio parere sono due i tipi di individui che nascono da tali fatti-
Germania ebbe la curiosità di chiedergli –Chi sono costoro?-
-Dimmi Germania tu chi vuoi essere? Pietro… o Giuda?-
Galles gli fece la domanda a bruciapelo e non potè non sorprenderlo –Cosa?-
-Immagino che non ci sia bisogno di dirti chi siano, vero? Entrambi hanno vissuto un esperienza incredibile, l’Incontro, ma sono stati protagonisti di un altro fatto, terribile. Sai di che sto parlando vero?-
Era chiaro come il sole che lo sapesse; voleva che lui ne fosse stimolato e seguisse il ragionamento in maniera autonoma.
-Giuda Iscariota ha tradito Gesù Cristo per trenta denari d’argento… e Simon Pietro lo ha rinnegato per tre volte prima che il gallo cantasse-
-Esatto, proprio così-
-Ma cosa c’entra questo con me? Perchè mi hai chiesto…-
-Per quello che è accaduto dopo a loro due… per le scelte che essi hanno fatto e per ciò che è loro accaduto-
Germania lo guardò sconcertato.
-Giuda preso dal rimorso, dal terribile atto che aveva compiuto, perse ogni volontà di vivere, perse ogni speranza e straziato dal dolore, si suicidò impiccandosi ad un albero… gli Atti rivelano un altro tipo di morte ma il fine è lo stesso-
-San Pietro invece decise nonostante la sua colpa di continuare a vivere , ebbe modo di vedere le cose che vide e di essere perdonato; visse e compì tante opere, ebbe fede non si lasciò andare ad estreme conseguenze, ebbe il coraggio di continuare a vivere nonostante il rimorso e poi ottenne il perdono e oggi noi tutti lo veneriamo come santo… questa è ciò che ho compreso mettendo a confronto le loro vite-
Un’altra  pausa, un altro incrocio di sguardi tra i due.
-Io penso che dopo eventi terribili la gente reagisca in due modi: o si lascia andare al dolore, al distruzione di se, alla disperazione, riducendosi al fantasma di ciò che era un tempo, dando sfogo in vario modo alle proprie sofferenze fino a quando qualcosa non li fa smettere, in un modo o nell’altro… - James marcò le ultime parole con una certa forza -… oppure si rimbocca le mani, vive, compie ciò che deve e alla fine riuscirà a ricostruire qualcosa da ciò che aveva perduto… convivrà con i suoi fantasmi ma non ne sarà soggiogato e anch’essi sbiadiranno prima o poi… ma tutto ciò lo trova da una forza che tutti abbiamo e a cui dobbiamo solo  aggrapparci-
-Io…-  Ludwig abbassò il capo
-A volte basta avere un po’ di fede, Germania-
A quel punto scese un silenzio che apparve definitivo. Un silenzio carico di significati, di parole, di pensieri, di movimenti d’animo.
Sembrava quasi che il tempo intorno a loro si fosse come congelato, inamovibile e impenetrabile.
Galles guardò istintivamente l’orologio: si stupì di scoprire quanto tempo fosse passato da quando era entrato in quella stanza.
-Ora avrei delle faccende da sbrigare… e non più tardi di domani sera devo prendere il treno e tornare a Londra-
Il tedesco non sembrò neanche averlo sentito.
-Germania ascolta, come ho detto non posso pretendere di convincerti a cambiare idea all’improvviso… ma fammi solo questo favore: aspetta la prossima riunione che terremo tra qualche mese… prenditi questi giorni per pensare attentamente alle mie parole, ti prego-
Il silenzio persistette tra i due.
-Tutto ciò che ti è accaduto fa parte di te ora, sta a te prendere le scelte per il tuo futuro… ricordati solo che esse riguarderanno anche il futuro di milioni di futuri tedeschi, persone che negli anni che verranno  avranno più che mai bisogno di persone come te… di un Rappresentante come te-
Vedendo che ormai non poteva ottenere più niente da una normale conversazione, Galles si avviò verso la porta e uscì da quella stanza senza che più dire una parola.
 
Fuori, nel corridoi di quell’edificio, gli sembrò di essere appena tornato da un viaggio lunghissimo, da un paese lontano, da un altro mondo. Per il momento non poteva fare altro. Ma alla riunione se fosse servito sarebbe intervenuto lo stesso.
Mormorò una preghiera e si allontanò a larghi passi verso l’uscita.
 
 
Era passato parecchio tempo oramai e il giorno era arrivato.
Inghilterra e Galles erano diretti alla sala adibita ed erano entrambi nervosi: mentre chiacchieravano, Arthur disse di quanto gli si torcerà lo stomaco non appena sarà dato il via alle ostilità diplomatiche, e a quanto duro sarebbe stato riuscire a convincere tutti i partecipanti a mettersi d’accordo, senza che ovviamente la Gran Bretagna ci rimettesse.
James condivise, e si disse che avrebbe fatto il possibile perchè ciò avvenisse.
Svoltato l’angolo si ritrovarono nel corridoio d’entrata alla sala e un esclamazione in tedesco li accolse.
-Herr Wales!-
I due isolani si bloccarono e videro di fronte a sé un Germania, vestito con la divisa militare, fare un veloce cenno a, evidentemente, un diplomatico suo connazionale per poi dirigersi velocemente verso di loro.
Inghilterra lanciò un occhiata  a suo fratello, che gli rispose con uno sguardo di circostanza.
-Mister Inghilterra, Mister Galles, è un piacere vedervi- si introdusse Ludwig con un fluente inglese
-Il piacere è nostro, mister Germania- disse asciutto l’inglese.
Voleva giungere subito al sodo e sapere che cosa volesse il tedesco da loro.
-Mister Inghilterra avrei un messaggio per suo fratello mister Galles, perdoni il mio comportamento-
Prima che Arthur potesse dire alcunchè, Ludwig si rivolse a James, curioso di sapere che cosa volesse dirgli
-Petrus-
A quell’uscita Inghilterra capì che cosa Germania avesse voluto dirgli prima con quelle scuse.
-Ich beschloss, den weg von Petrus folgen*-
Inghilterra guardò Galles e lo vide estremamente soddisfatto.
-Glückwunsche, ich biete meine besten Wünsche*-
-Danke-
Germania a quel punto si rivolse al sempre più stupito Inghilterra –Mister Inghilterra-
Congedatosi con il saluto militare, Ludwig fece dietro-front e raggiunse il suo connazionale.
-James…-
-Si fratello?-
-Mi vuoi spiegare che significa questo?-
-Niente- il gallese riprese a camminare -solo una spiacevole situazione che alla fine si è risolta nel migliore dei modi-
L’inglese lo tallonò –Non puoi essere più preciso?-
-Non ho il diritto di dirtelo. Sappi solo che anche se indirettamente hai dato il tuo contributo per farsi che tutto andasse per il meglio-
-Ho dato… Galles non dirmi che…-
James gli lanciò un sorriso furbo e Arthur non potè evitare di mandarlo al diavolo e di tirargli una pacca sul braccio.
Erano ormai di fronte all’entrata della sala. La riunione stava per avere inizio.
Sarebbe stata solo l’inizio di qualcosa di memorabile.
La rinascita di una Nazione.
 
 
 
* Non trova anche lei che sia una splendida giornata?
 
* Beh, insomma siamo negli anni quaranta, la cultura della parolaccia non era ancora così diffusa! XD
 
* Ho deciso di seguire la strada di Pietro
 
* Congratulazioni, ti faccio i miei migliori auguri
 
 
Se fossimo al cinema mi aspetterei un mare di applausi ma forse è meglio che non ci speri troppo XD.
Che dire spero che vi sia piaciuta e mi facciate sapere che cosa ne pensate.
Per quanto riguarda Galles è un mio Oc a cui sono molto attaccato e di cui potete leggere qualcosa nella mia fanfic Ricordi. Penso che fosse più adatto di tante altre Nazioni, un po’ per la caratterizzazione sua, e un po’ perchè mi sembrava l’unico che potesse fare un discorso simile a Germania senza dover rivedere in lui le medesime proprie colpe (come ho sottolineato in un passo di questa stessa storia) e che non mi paresse troppo sbilanciato per altri motivi vari ed eventuali di sceneggiatura
Siete liberissimi di esprimervi come più preferite e davvero ci tengo a sapere la vostra opinione
Grazie a tutti.
JhonSavor.
 
  

  
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