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Autore: Kikyo91    02/09/2012    0 recensioni
Fanfic scritta MOLTI anni fa'. Possono esserci errori, perdonatemi ma ero MOLTO inesperta XD
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contrare una persona dopo tanto tempo. Scoprire che è cambiata più di quanto ci si immagina e cercare di rimediare agli errori del passato.
YooChun, il passato.
JaeJoong, il presente.
Un triangolo amoroso che darà vita ad unastoria tenera e triste. Una storia d'amore in bilico tra passato e presente
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nevicava.
Sembrava che tutto il mondo si stesse ricoprendo di neve.
Era soffice, era delicata, si posava su ogni superficie e sembrava non avere alcuna intenzione di andarsene. Non era così terribile come era stato preannunciato dalla televisione. Anzi, per certi aspetti era pure piacevole.
Tutta via, anche essendo chiusi in casa,col calore di un camino acceso e il buon profumo di una tazza di cioccolata, ci si sente tristi in giornate come queste.
La neve, per quanto bello e divertente possa essere buttarcisi sopra e giocare, è pur sempre qualcosa di indefinito.
Si trova a metà strada tra pioggia e grandine. Come se fosse qualcosa di incompleto.
Qualcosa che il cielo, perfetto in tutto, non sapendo cosa farsene, lascia cadere nella terra dei peccatori.
Secondo i grandi sapienti del medioevo, la terra non era altro che un luogo effimero, prescelto da Dio stesso, dove l’uomo avrebbe espiato ogni peccato e dopo di essa, tra le sofferenze di una vita mortale, comportandosi benignamente, forse avrebbe potuto ottenere la salvezza eterna.
L’uomo è come la neve. Incompleto, qualcosa da isolare completamente.
Qualcosa di sbagliato.

Guardando fuori dalla finestra appannata da un velo bianco, YunHo osservava il mondo al di fuori di quella casa.
Era un mondo di peccato.
Lui stesso era risultato un peccatore.
Aveva tradito la persona che amava. l’aveva umiliata, l’aveva fatta sentire peggio di un insetto.
Aveva detto di odiarla.
Aveva commesso un altro peccato. Le bugie erano un peccato.
Nella sua mano che stringeva ancora quella chiave di metallo, vi erano i segni della follia e della disperazione. Segni che non se ne sarebbero mai andati. Non tutti se non altro.
Sospirò, mentre sorseggiava una cioccolata calda, adatta in quelle giornate così fredde d’inizio inverno.
Fuori, si vedevano persone munite di ombrello, intenzionate a recarsi al più vicino super mercato per la spesa mattutina.
Non ci si poteva muovere in macchina. Nonostante avesse iniziato a nevicare solo da poche ore, le strade erano già ricoperte da un manto bianco.
Inoltre, ad un certo momento, quella mattina, aveva persino giurato di aver visto una macchina nera, parcheggiata proprio davanti casa sua, che assomigliava in modo spaventoso a quella di YooChun.
Era rimasto con gli occhi puntati su quel veicolo per almeno quaranta minuti abbondanti.
Poi, chiunque fosse stato, se ne era andato, non appena la madre del ragazzo era uscita per andare a recuperare la porta in giardino.
YunHo era assolutamente certo che si trattasse di lui. Del suo ex migliore amico.
Ne era sicuro.
Difatti, la voglia di scendere in strada, scassinargli la macchina, se necessario, e costringerlo a spiegargli per quale motivo il nome di JaeJoong non fosse comparso nella lista degli ammessi, era stata più forte di lui. Perché lui, sicuramente sapeva ciò che faceva JaeJoong. Doveva saperlo per forza.
Ma non appena era sceso dalle scale, lui era già sparito.
Come sempre, si dileguava all’ultimo minuto.
Era proprio da lui.

In verità aveva un gran voglia di parlare con YooChun.
Non era il tipo di persona che teneva il broncio in eterno. Aveva il bisogno di parlare. Di chiarire le cose con lui.
Non sarebbero più tornati migliori amici e questo lo sapeva bene però voleva vederlo.
Anche una volta sola. Anche solo per dirgli addio sorridendo.
Voleva essere sicuro che il suo JaeJoong sarebbe stato in buone mani.
Il suo JaeJoong.
Yoochun era molto meglio di lui.
Non lo avrebbe mai tradito ogni sera.
Non lo avrebbe mai fatto piangere.
Non sarebbe mai stato duro con lui.
Non lo avrebbe mai offeso.
Niente di tutto quello. Niente di tutto ciò che YunHo aveva compiuto.

YooChun lo amava da sempre. Era giusto così no?
Ormai era suo. Solo suo.
Il suo JaeJoong era di YooChun.
Il suo JaeJoong.

Perché?
Perché continuava a dire che era suo?
Perché non voleva rassegnarsi?
Eppure, era così evidente.
Rise amaramente soffiando dentro la tazza di porcellana.
Sicuramente, JaeJoong al dito teneva un anello. Un anello che non era il suo.
E anche lui avrebbe dovuto liberarsene. Così come aveva fatto l’amico.
Era sciocco, era inutile tenerlo ancora.
Voleva rivederlo, voleva augurargli buona fortuna.
Voleva abbracciarlo e dirgli che quei mesi erano stati i più belli di tutta la sua vita.
Voleva farlo. Doveva farlo. E al più presto anche.
Perché il suo cuore gli diceva che non avrebbe mia più rivisto il suo amore.

- …tutto bene tesoro? -

Il ragazzo sentì una mano dolce posarsi sulla spalla. Si voltò leggermente indietro. Era la madre.

- si mamma.. stavo…stavo solo pensando… - sospirò

Lei sorrise dolcemente.

- a cose belle o a cose brutte? – domandò

Il giovane parve pensarci un attimo mentre teneva lo sguardo costantemente puntato alla finestra.

- cose brutte suppongo… - rispose infine abbassando il volto

La donna si ritrasse un attimo. Sembrava quasi mortificata ad averglielo domandato.
Sospirò molto pesantemente e fece dietro front, sedendosi sul grande divano che si trovava a pochi passi dal camino che continuava ad emanare calore.
L’albero di natale era acceso e scintillava di colori.
YunHo capì di aver esagerato.
Si voltò verso la madre, che in quel momento non lo stava affatto guardando. Anzi,sembrava che stesse cercando il telecomando per accendere la televisione.

- …scusami… - esclamò lui

Lei si bloccò in qualsiasi gesto. Lo guardò amorevolmente.

- perché dovresti scusarti…? – chiese gentilmente

- …ti faccio sempre preoccupare ultimamente…e no ti dico mai niente… -

- … -

- mi dispiace davvero mamma… -

Detto questo, chinò il capo in segno di rispetto verso quella donna che tanto gli voleva bene. L’unica donna che amasse invero.
Restò in quella posizione sotto gli occhi stupiti i lei, che non si aspettava un atteggiamento del genere da parte del figlio.
Appoggiò il telecomando che nel frattempo aveva trovato. Sorrise lievemente.

- YunHo…vieni un po’ qui…accanto a me… - esclamò

Il ragazzo, ubbidiente e un po’ sorpreso, eseguì la richiesta e si sedette sul divano.
I due si guardarono negli occhi. Entrambi vedevano la propria immagine riflessa in quegli specchi così perfetti.
Specchi dell’anima.
La madre, abbracciò forte il figlio e lo portò a se, facendogli appoggiare la testa al suo grembo.

- …non nascondo di essere preoccupata YunHo… - disse infine

- … -

- in questo periodo sei strano…sei stanco.. sempre pallido…ed io…io vorrei tanto saperne il motivo.. -

YunHo trasalì un poco. Strinse forte la stoffa del suo vestito.

- so che se non me lo dici è perché non mi vuoi fare preoccupare però…però sono stanca di vederti soffrire… -

Il ragazzo a quelle parole si alzò un poco, per poter parlare con la madre faccia a faccia.

- mamma io… - esclamò YunHo assumendo uno sguardo depresso - …io…sono solo un povero stupido… - ammise

- …? -

Lei non capiva. Come avrebbe mai potuto del resto?.

- per i miei insulsi capricci…per il mio carattere così debole…ho perso chi avevo di più caro… -

- …hai…hai litigato con i tuoi amici…? – azzardò indecisa

YunHo annuì on la testa. Si posò una mano sugli occhi e si buttò quasi supino nell’altro lato del divano.

- io… - disse poi

- …ti ascolto… -

Sembrò prendere fiato prima di parlare.

- ….io….io ho tradito la persona che amavo… -

La madre spalancò un po’ gli occhi stupita e sconcertata allo stesso tempo. Guardò il volto del figlio farsi sempre più triste, e sentiva la vergogna ad ogni sua parola.
Rimase muta, ad ascoltarlo, ad ascoltare la prima confessione che suo figlio gli aveva fatto dopo giorni e giorni di silenzio.

- le ho detto…le ho detto che la odiavo…l’ho accusata…quando invece avrei dovuto incolpare solo me stesso.. -

- … -

- e con questo mio comportarmi da egoista…ho perso anche il mio migliore amico… -

Piombò il silenzio all’istante in casa.
Gli unici rumori che si sentivano era lo scoppiettare del fuoco ardente che bruciava la legna e il ticchettio dell’orologio a cucù che scandiva il tempo in cucina.
YunHo, in evidente imbarazzo, guardava in alto, al soffitto, non ancora del tutto convinto di aver fatto la scelta giusta a parlarne.
E se gli avesse domandato chi fosse quella persona? Lui che avrebbe detto?
Se avesse accennato alla verità, avrebbe smesso per sempre di essere il figlio perfetto che la madre, il padre e tutti i suoi parenti avevano voluto.
Anzi probabilmente, non avrebbero nemmeno più voluto vederlo ne sentirlo.
La madre, guardò il figlio che stava viaggiando con la mente verso ostacoli insormontabili.
Sospirò.
Si avvicinò con cautela al figlio e gli prese una mano.
Lui abbassò al testa, colpito.

- …quando….quando ti vidi a terra, pieno di sangue…quel girono…ricordi? – domandò con voce semi rotta

Annuì.

- avevo desiderato di morire quella volta…lo avevo davvero desiderato… - sospirò YunHo sentendo i propri occhi farsi languidi

- …mentre chiamavo aiuto…ti sentii…ti sentii pronunciare un nome nella tua incoscienza… - esclamò la donna

YuNho sembrò cercare di ricordarsi quel momento, ma di quel giorno ,ricordava solo pochi e offuscati avvenimenti.

- io.. da allora…avevo intuito…che ci fosse qualcosa…ma…non avrei mai creduto…che fosse vero… -

Sembrò che iniziasse a tremare. YunHo sentì le sue mani stringere forte la sua, come se avesse avuto paura.
Poi, la udì sospirare. Dapprima sembrò triste, poi si levò in un sorriso caldo.

- …la ami questa persona vero? - domandò

- si… - disse - …la amo con tutto me stesso… -

Si guardarono ancora.

- …beh…allora secondo me non dovresti perdere le speranze…sono sicura che questa persona sta solo aspettando che tu ti faccia avanti...e che le dica ciò che hai detto a me adesso... - esclamò

- …che sono un povero stupido? - chiese YunHo abbozzando un sorriso incoraggiante

- ….che la ami, sciocco! – lo corresse lei ridendo

Poi si abbracciarono calorosamente.
YunHo la strinse forte e lei fece lo stesso. Per dargli coraggio, di non mollare mai, perché lei ci sarebbe sempre stata per lui.
Per il suo bambino.
Per quel ragazzo che amava con tutto il cuore.
Per quel figlio che aveva visto crescere.
Per lui.

Per YunHo.





****






- signore! -

- mh? -

- …allora ha deciso? -

- …si…prendo queste… -

Un sorriso decisamente spento, fece capire alla commessa che la scelta di quelle scarpe era più che altro forzata.
La ragazza guardò quel giovane con interesse non che colpita da quel espressione così finta che aveva in volto.
Quasi che quel ragazzo si fosse trovato li per puro sbaglio.
Effettivamente, YooChun era li non certo per divertimento.
Quella mattina, dopo che JaeJoong se ne era inspiegabilmente andato, aveva dedicato due buone orette alla pulizia del proprio appartamento.
Aveva lavato per terra, aveva spolverato, aveva messo a posto centinaia di cianfrusaglie sparse un po’ dappertutto da mesi.
Poi, non sapendo cosa fare, nonostante fuori nevicasse, si era deciso ad uscire e prendere una buona boccata di aria fresca.
Anche troppo.
Quel giorno faceva tremendamente freddo.
Aveva parcheggiato la macchina lontano dal centro e si era diretto, a piedi sotto la neve, alla ricerca di qualcosa da fare.
Prima però si era recato a casa di YunHo. Non ne comprendeva il motivo, si era ritrovato di punto in bianco davanti a quell’abitazione ed era rimasto ad osservarla per molto tempo.
Aveva guardato quella finestra dalle tende tirate ed era stato colto da un improvviso bisogno di scendere e parlare con colui che aveva ferito.
Con il suo ex migliore amico.
Ma, forse per la vergogna che provava, per l’amarezza che coltivava nel cuore, alla fine non era riuscito nemmeno a scendere dall’auto.
Era fatto così d’altronde. Era proprio da lui non affrontare i problemi.

Era tremendamente annoiato.
E negli anni avvenire lo sarebbe stato anche di più, pensava mentre pagava quel paio di scarpe che non sapeva nemmeno se avrebbe mai indossato.
Uscendo, col pacchetto in mano, per poco non urtò una giovane coppia di fidanzati.
Si scusò più volte e loro fecero altrettanto.
Si tenevano la mano.
Com’erano carini e felici insieme…
Sospirò. Decise di proseguire verso qualche altro negozio ma la voglia era davvero poca.
Voleva tornare a casa. Voleva tornare da JaeJoong.
Ma lui non c’era. Era inutile rincasare.
Dopo l’indomani, non ci sarebbe stato più nessuno ad aspettalo. Di questo ne era fermamente convinto.
Le luci natalizie sfavillavano lungo le strade illuminate solo dall’allegria dei bambini che giocavano a rincorrersi.
Imboccò una via che portava in un parco. Era lo stesso parco in cui aveva sostato durante la sua ricerca di JaeJoong settimane prima.
Il paesaggio era molto diverso da allora.
Se prima era dorato, incoronato da mille foglie che piroettavano al vento, adesso era completamente bianco.
Il lungo viale di ciottoli non esisteva più. C’era solo una strada nella cui superficie vi erano soffici impronte lasciate dai passanti.
I fiocchi di neve si erano fatti meno frequenti. Nonostante la temperatura sotto zero, il vento non soffiava più.
Prese a camminare, meravigliato da tutto. Guardava a destra e a sinistra, colto da una improvvisa ammirazione per quel posto.
C’erano poche persone. Solo qualche bambino.
Anche se, osservando due bambini rincorrere un adulto minacciandolo con delle palle di neve, a YooChun venne una voglia di tornare indietro nel tempo e di godersi nuovamente la propria adolescenza che tanto aveva odiato ma che, crescendo, gli mancava da impazzire.

- JunSu Hyung! JunSu Hyung fermati!! - urlavano quei bambini

- non se ne parla nemmeno!!! – aveva risposto quel adulto.

Quel ragazzo.
YooChun rimase impalato a guardare quella divertente scena.
Non appena vide gli inseguitori accanirsi e bombardare il loro Hyung di neve, non potette fare a meno di sorridere.
Quel giovane sembrava divertirsi parecchio. Sembrava felice di giocare con quei ragazzini.

- adesso vi faccio vedere io piccole pesti!! - aveva esclamato

Entrambi i piccoli, scapparono quasi spaventati.
Scapparono verso la direzione di YooChun.
Senza capirne il motivo, sentì quattro esili braccia saldarsi alle proprie ginocchia. I bambini si erano rifugiati, inspiegabilmente da lui.
YooChun abbassò lo sguardo stupito. Li guardò.
Loro fecero altrettanto, ma sorridendo. Era così assurda quella situazione.
In quel mentre, arrivò il ragazzo, leggermente mortificato.

- accidenti bambini!! Che state facendo?! – domandò sembrando di non essersi nemmeno accorto di YooChun, un po’ tramortito.

- ci fai paura quando ti arrabbi, Hyung – borbottò uno dei due

- stavo scherzando! Non sono arrabbiato!! - spiegò esasperato

Poi, il giovane sollevò il capo e si apprestò a domandare scusa al povero YooChun. Si inchinò un numero considerevole di volte, sotto lo sguardo divertito dei due piccoli “malfattori”.

- scusami, scusami davvero! Mi dispiace che i miei fratelli ti abbiano importunato! – continuava ripetere

Yoochun lo fissò a lungo.
Aveva i capelli molto chiari, corti e un po’ sparati all’insù. Indossava un paio di occhiali da vista, in perfetto accordo con il suo cappotto nero invernale. I jeans bianchi infine, gli davano un tocco di sportività non poco evidente.
Doveva avere all’incirca la sua stessa età.

- n.. no…figurati…non mi hanno dato fastidio… - si apprestò a dire accarezzando un bambino sulla testa

Il ragazzo gli sorrise.

- su ragazzi! Staccatevi, che dobbiamo andare! – ordinò poi, rivolto ai fratellini

Entrambi, sbuffarono annoiati. Mollarono la presa e, sotto ordine del maggiore, si scusarono con YooChun, il quale, intenerito, si accucciò e gli diede un piccolo pizzicotto sulle guance morbide, gesto che fece sorridere i due bambini.
Si rialzò. Vide lo Hyung prenderli per mano e, trascinato, incamminarsi dalla parte opposta alla sua.

- scusa ancora! – esclamò il giovane voltandosi

YooChun scosse la testa e sorrise.

- …come ti chiami? - domandò poi, curioso

- JunSu! E tu? -

- …YooChun… -

Junsu, strattonato dai bambini, sorrise e agitò la mano, salutandolo.

- allora…ci si vede in giro magari! - esclamò allontanandosi.

YooChun rimase a guardarlo finche non fu completamente sparito.
Gli venne da sorridere. Si era persino dimenticato del motivo per cui era dovuto uscire.
Era inspiegabilmente allegro. Forse, vedere dei fratelli così uniti, gli ricordava un po’ il proprio passato.
Ma una cosa era certa. Almeno una volta, uscire si era rivelata una buona idea.







*******








Era tarda sera.
Ormai aveva praticamente smesso di nevicare e il sole pallido di quel girono aveva lasciato il posto ad una luna coperta da nuvole nere.
Tutti erano barricati in casa. Non vi era anima viva in giro, anzi. Pareva che Seul si fosse svuotata inspiegabilmente.
Seduto su una poltrona, fingendosi interessato ai programma di varietà che facevano quella sera e con la coda dell’occhio perennemente puntata verso l’orologio, YooChun sorseggiava una coca cola preoccupato.
Erano le dieci di sera e di JaeJoong nessuna traccia.
Dopo essere tornato a casa, aveva provato a contattarlo al cellulare, ma lui non aveva mai risposto. Il telefono squillava a vuoto.
Cambiava canale ogni cinque minuti per cercare di alleviare un po’ il suo stato d’animo in deperimento.
Finche Dio non volle che un campanello squillasse.
Saltò dalla propria postazione con il cuore in cola appoggiando il bicchiere di coca su un poggia piedi.
Aprì la porta di scatto e buttò fuori la testa come se fosse stato un pazzo ossessionato da qualcosa.

- c..ciao… -

JaeJoong parve spaventato da quella improvvisa reazione.
YooChun lo guardò con un espressione ebete. Aveva i vestiti parecchio stropicciati e nei pantaloni si intravedeva un alone che poteva lasciare solo l’acqua salata.
Sembrava parecchio sconvolto.

- DOVE.ERI.FINITO?! - domandò tutto d’un fiato YooChun

- …ero…ero andato a fare un giro.. – esclamò indifferente e facendosi largo per entrare

Il ragazzo parve riprendersi e si chiuse la porta alle spalle.
Vide JaeJoong posare lo zaino in un angolo della casa che si stupì di trovare perfettamente pulita.

- hai fatto pulizie oggi? – domandò incerto

YooChun lo guardò storto

- e tu? Com’è che hai i pantaloni in quello stato?! – domandò

Il ragazzo parve non ascoltarlo. Si tolse il giubbotto e lo mise sull’attaccapanni dietro la porta.

- …una macchina mi ha lavato! C’era una pozzanghera e…beh ne sono uscito fradicio! – esclamò sorridendo

- …una pozzanghera di acqua di mare? Insolito non credi? - commentò sarcastico

- … -

- ti ripeto la domanda JJ..dove sei stato fino a quest’ora?! -

- … -

YooChun si passò una mano fra i capelli. Sospirò pesantemente.

- non mi dirai…che sei tornato in quel posto… - azzardò

Il moro annuì leggermente con il capo chino.
Al giovane per poco non venne un colpo. Avrebbe dovuto aspettarselo, certo, però non avrebbe mai creduto che JJ avesse potuto farlo davvero. Si appoggiò alla parete del ingresso e lì vi guardò l’amico svuotare la sacca di tute le cianfrusaglie che conteneva.
Nel farlo, YooChun notò una cosa che era sicuro che non avesse mai avuto prima di quel momento.
Al dito, portava un anello.
Lo guardò bene per esserne certo. Era proprio un anello d’argento!
Era semplicemente quel anello.
Che non aveva mai buttato via.
Che aveva sempre tenuto nascosto.
L’istinto fu troppo forte questa volta. si mosse verso JaeJoong e gli prese il polso, costringendolo a voltarsi e a mostrare il dito.

- che fai?! Mollami! – protestò JaeJoong colto alla sprovvista

YooChun era serio. Troppo serio.

- da dove salta fuori questo? – chiese acido indicando l’anello

JaeJoong lo guardò misto tra stupore e paura
Con uno strattone cercò di liberarsi dalla presa, ma senza esiti positivi.

- non ti devo spiegazioni! -

- ah no?! -

- NO! -

- … -

Detto questo, YooChun si avvicinò pericolosamente a JaeJoong e lo costrinse a voltarsi completamente verso di lui.
Mentre con un braccio lo teneva fermo, in modo che non scappasse, con l’altro, gli prese il mento e lo portò a se.

- che vuoi fare?! – chiese impietrito

- …voglio solo una risposta JJ… -

In quell’attimo, mentre l’amico si apprestava ribattere, YooChun lo baciò violentemente.
Fu un bacio forzato, un bacio dato più con forza che con passione. Un bacio che JaeJoong non poteva sopportare.
Non ora che le cose erano cambiate all’improvviso.
Uno schiaffo violento colpì YooChun in pieno volto, costringendolo a mollare il compagno che si allontanò, titubante, da lui.
JaeJoong, ansimante, si accarezzò il polso della mano che custodiva quell’anello.
YooChun si toccò la guancia ancora calda. Sorrise amaramente.
JJ non capiva cosa ci fosse dd così divertente.

- ho ricevuto la tua risposta JJ… - rise

- … -

Si guardarono per pochi istanti.

- …lo ami ancora vero? – domandò infine abbassando lo sguardo

JaeJoong era ancora troppo stupito e sconvolto per parlare e dire qualcosa di sensato. Si limitò a stringere forte l’anello e ad annuire tristemente.

- …lo sospettavo… - sorrise

Il giovane rimase immobile, leggermente attonito.
Lo sapeva. Eccone la prova. La prova che JaeJoong amava ancora YunHo.
L’aveva sempre saputo. Non aveva mai smesso di amarlo. Nemmeno dopo che avevano fatto l’amore la prima volta.
Aveva avuto ragione JaeJoong. Tutte quelle volte erano state solo un o sfogo per entrambi.
La loro storia non era stata altro che un punto di passaggio. Un ennesimo punto di passaggio. Una cosa che non aveva avuto ne inizio e ne fine.
Un capriccio insomma. Un suo capriccio. Un suo errore.
Aveva fatto soffrire YunHo. Aveva fatto soffrire JaeJoong. Li aveva allontanati definitivamente e non avrebbe mai potuto rimediare.
Perché JaeJoong sarebbe partito. E YunHo non lo avrebbe mai saputo.
Inseguendo quei pensieri, pentendosi di tutto ciò che aveva fatto, YooChun sentì due braccia cingergli la vita.
Una testa si appoggiò al suo petto e cominciò a sussurrargli dolci parole.

- …perdonami …perdonami YooChun… - sospirava JaeJoong

L’aveva illuso. E lo sapeva bene. Aveva illuso una persona ciecamente innamorata.

Lui non rispose. Si limitò a rispondere all’abbraccio caloroso.
Quanto calore che emanava JaeJoong!
Era incredibile come fosse così tremendamente caldo, nonostante fuori fosse pieno inverno.
YooChun lo strinse forte, consapevole che quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio.
L’ultimo abbraccio.
Sarebbero rimasti così tutta la notte. Finche avrebbero avuto forza e cuore per reggere. Forse entrambi si chiedevano cosa sarebbe accaduto l’indomani, cosa avrebbero fatto, cosa si sarebbero detti.
Erano felici e tristi allo stesso tempo.

Non potevano sapere che, mentre loro erano uniti in quell’abbraccio che significava tantissimo, YunHo stava girovagando per le strade di quel quartiere deserto, con una chiave in mano e la speranza nel cuore, che qualcosa, entro la sera dopo sarebbe cambiata.




*-*-*-*-*-*






L’indomani, YooChun e JaeJoong si alzarono piuttosto presto.
L’aereo del ragazzo, avrebbe dovuto partire alle due in punto e, calcolando che bisognava essere in aeroporto almeno tre ore prima, era conveniente essere pronti per le dieci.
Entrambi, fecero un’abbondante colazione, a base di caffè e cannoli, quest’ultimi comperati direttamente da YooChun che era uscito alla mattina presto per trovarli appena fatti.
Mangiarono piuttosto in silenzio. nessuno sembrava in vena di parlare quella mattina. Erano tutti e due piuttosto seri.
Ci misero un buon quarto d’ora per finire tutto il ben di Dio che c’era in tavola e, mentre JaeJoong era andato a prepararsi e a farsi una doccia rinfrescante, YooChun si era messo pazientemente a lavare i piatti sporchi, compresi quelli del giorno prima.
Era un po’ preoccupato a dire il vero.
Non avevano più parlato dopo la scorsa notte. JaeJoong sembrava tranquillo, ma sapeva bene che non doveva esserlo affatto.
Del resto, stava per partire senza che la persona a cui teneva di più lo sapesse.
Poteva solo immaginare come si dovesse sentire.
Per poco, rimembrò il giorno della sua partenza. Quella volta, YunHo non era venuto a salutarlo. Questo perché lui non glielo aveva detto. Si era sentito tradito, evidentemente
Sentiva JaeJoong canticchiare sotto la doccia. Di solito, lo faceva per scacciare i brutti pensieri dalla testa.
Sospirò e continuò ininterrotto a lavare i le scodelle e i piatti, stando bene attento a pulirli come si doveva.

Fatto ciò, si apprestò a sparecchiare del tutto la tovaglia e a mettere in ordine la cucina.
Prese tovaglioli e posate di plastica e li buttò nel cestino. Rimise il latte in frigorifero e lo zucchero sulla mensola accanto ad esso.
Intanto, sentì un tonfo provenire dalla sua camera ed in seguito, un rumore assordante di qualcosa che veniva trascinato.
Si voltò leggermente colpito da tutto quel baccano.
Vide JaeJoong che si apprestava ad appoggiare la valigia accanto alla porta.
Si incupì leggermente. Lo vide un po’ in difficoltà.

- …vuoi una mano JJ? – domandò apprensivo

- eh?! Ah! No…grazie ce..ce la faccio!! – esclamò quest’ultimo agitando al mano

Per poco non cadde assieme alla valigia.
YooChun sospirò divertito, mollò tutto e si avviò ad aiutarlo. Gli prese la valigia restante e gli staccò il cappotto dall’attaccapanni.
JaeJoong arrossì vistosamente. Il ragazzo non potette fare a meno di notare lo scintillare dell’anello che portava.

- grazie… - gli disse sorridendo lievemente

- è il minimo… -

Il giovane cominciò a mettersi il cappotto ed in seguito, una bella sciarpa rosso scarlatto.
Poi, si prese le scarpe e iniziò ad allacciarsele. YooChun lo guardò in tutto ciò. Lo guardava e non poteva fare a meno di domandarsi cosa stesse pensando JaeJoong in quel momento.
Finche non ebbe finito.
Si sistemò un po’ le pieghe dell’indumento e si guardò allo specchio come se avesse dovuto andare ad una sfilata di moda.
Per lo meno, questo lato giocoso del suo carattere era rimasto, nonostante ciò che gli era successo.
Fatto ciò, si mise la borsa a tracolla e sospirò incerto sul da farsi.
Guardò la porta spalancata davanti a lui.
Sembrò rattristarsi un poco.

- …allora…ci siamo infine… - esclamò YooChun

- …già… - sospirò JaeJoong

Rimasero senza nulla da dirsi. Uno guardava la porta, l’altro guardava le valigie che Jaejoong stava cercando di prendere contemporaneamente.

- …sei sicuro che non vuoi essere accompagnato? - domandò YooChun

- il taxi dovrebbe essere qui a momenti… - annuì JaeJoong

- ….allora… -

Si guadarono per diversi secondi. Poi, YooChun tese una mano al ragazzo. Lui lo guardò strano, non capendo il perché di quel gesto.

- …buona fortuna JJ… - disse evitando di guardarlo

- … -

JaeJoong non disse nulla. Diede un piccolo schiaffo alla mano dell’amico che ne rimase sconcertato. Ritrasse l’arto e i suoi occhi parvero tutt’altro che sereni.

- questo non è un addio YooChun! – lo rimproverò il ragazzo

- … -

- quindi non salutarmi come se non dovessimo rivederci mai più! -

YooChun dapprima triste, sorrise lievemente allA vista di JaeJoong così determinato in ciò che stava facendo.
Gli tirò una piccola pacca sulla spalla in segno di amicizia. JaeJoong rise di gusto. YooChun, anche se poco, fece altrettanto.

- …grazie di tutto ciò che hai fatto per me! – esclamò

- …sono io…sono io che devo ringraziarti..JJ… - sospirò YooChun depresso - ..e…mi dispiace per tutto…tutto ciò che ti ho fatto di male… -

- …non hai fatto nulla di male… - lo incoraggiò JaeJoong

- invece si.. – lo corresse - …ho tradito il mio migliore amico…e gli ho rubato la persona che amava di più al mondo… -

Questa volta fu JaeJoong a rattristarsi.
Strinse forte la mano sulla quale aveva l’anello. forse preferiva davvero non pensare a lui. Doveva essere più doloroso che in apparenza.

- …è anche colpa mia… - si limitò a dire

Già. Forse era anche colpa di JaeJoong. Però, pensava Yoochun, colui che aveva peggiorato le cose era stato proprio lui.
Infine, il ragazzo gli si avvicinò e gli diede un piccolo bacio sulla guancia.
Poi, prese le sue due valigie e si voltò. Le sue spalle si strinsero, facendosi piccole. Cercava di trattenere le lacrime. YooChun riusciva ad intuirlo. Fece un passo in avanti e fui fuori dalla soglia di quell’appartamento. Quell’appartamento dove erano successe tante cose. Quello stesso appartamento dove, mesi prima, YunHo aveva tentato di farlo suo.
YooChun lo sentì sospirare. Ma il ragazzo non si voltò verso di lui.

- …se potessi tornare indietro YooChun… - cominciò prima di andare oltre

- … -

- …probabilmente vorrei non avervi mai incontrati… -

- …capisco… - rispose YoCchun abbassando gli occhi


Poi, lo vide allontanarsi con valigie al seguito.
Lo osservò scendere goffamente le scale finche l’unica cosa che potette vedere e sentire fu solo un sonoro e brusco sbattere di una porta di medie dimensioni.
Restò ad osservare le scale ancora per qualche momento.
Si aspettava che l’amico tornasse indietro cambiando idea.
Ma ciò non accadde.
Se ne era andato davvero.
JaeJoong se ne era andato.
E prima di tre anni, non avrebbe più potuto rivederlo.
Sospirò. Si voltò verso l’interno di quella casa così vuota all’improvviso.
Chiuse la posta e gli diede di spalle.

Basta.
Anche quella storia, così come era iniziata, era finita.
Ora doveva solo sedersi, accendere la televisione ed aspettare.
Non aveva fretta.
Non aveva rimpianti.
Aveva solo il tempo.
Doveva imparare ad aspettare.
Qualcuno prima o poi avrebbe ribussato alla sua porta.
Lui avrebbe aperto.
E la storia sarebbe ricominciata.
Doveva sol attendere il momento giusto.
Attendere e sperare.




**






- YunHo!! -

- mh?! -

- che stai facendo?!

- non è evidente? -

La donna osservò da cima fondo la moto da corsa YAMAHA, blu e verde brillante, perfettamente pulita e ancora con il catenaccio appeso, che si trovava in garage da chissà quanti mesi.
YunHo con un buon cacciavite alla mano, cercava di allentare la catena in modo da poterla sfilare dal veicolo.
Aveva la faccia sporca di nero e sembrava parecchio sudato.

- certo che lo è! – esclamò la madre sorpresa – ma ciò che non capisco è…perché! -

Il ragazzo sospirò, intento nel suo lavoro

- ho pensato…che se non la uso adesso non la userò mi più! -

- non l’hai mai voluta…cosa ti ha spinto adesso?! -

- non è che non l’ho mai voluta! È che…non ne ho mai avuto realmente bisogno!! – obiettò il giovane premendo con forza sul catenaccio

La donna sbuffò un po’ seccata da tutto quel disordine.

- almeno potresti aprire il lucchetto con la chiave invece di utilizzare quel coso! – disse indicando il cacciavite

- ce l’avessi la chiave! – sbottò – papà se l’era messa in valigia per sbaglio ricordi? -

- ah già… - hai ragione… - sospirò pensandoci

- eh certo che ho ragione! UFFAAA!!!!!! NON SI APRE!!! -

Il ragazzo si alzò in piedi furibondo. Guardò la moto con un’espressione mista all’odio puro. La madre alzò gli occhi al cielo.
YunHo gettò da una parte il cacciavite e, arrabbiato, tirò un portentoso calcio alla catena, facendo traballare pericolosamente la moto.

- YunHo!! Così la rompi!!! – lo rimproverò esasperata

- è quello che sto cercando di fare!! -

- ma no la catena!! La moto intendo!! -

- accidenti!!! Ma che senso ha chiuderla se sta in garage!!! -

- dovresti contenerti… - sospirò la madre

- WAAAAAH!!!! CHE RABBIAAA!!!! -

Proprio mentre stava per levare un altro calcio al veicolo, si sentì un improvviso CRACK provenire dalla moto.
Sotto lo sguardo incredulo dei due presenti, la catena si spezzò in due.
Rimasero impalati ad osservarla. Si guardarono e scoppiarono a ridere.
YunHo, esausto e ridendo a crepapelle, si stese a terra e, nel farlo, non si accorse che qualcosa gli era uscito dalle tasche.
La madre se ne rese canto e prese ciò che aveva perso.
Una chiave.

- YunHo…guarda qua… - lo chiamò

Lui si voltò e vide la sua mano tesa verso di lui.
Diventò serio. Prese la chiave e se la rimise in tasca furtivamente.
Poi, si rialzò in piedi in fretta e levò definitivamente la catena.
La donna sembrò intuire ogni cosa.
Guardò il figlio che si preoccupava di controllare se i freni e le altre funzioni fossero in buono stato.
Così pareva.
Gli mise una mano sulla spalla. Lui sussultò.

- che c’è? - domandò poi

- …forse dovresti andare… - gli sussurrò ad un orecchio

- …eh?! –

Il ragazzo parve non capire.

- …non esitare…sono sicura che capirà… -

Poi, tutto sembrò chiaro. YunHo levò un sorriso compiaciuto. Sospirò. La guardò con occhi dolci.

- …hai ragione… - esclamò infine

Lei, soddisfatta, gli dette una pacca sulla schiena seguita da una piccola spinta.


- allora che aspetti sciocco!! Muoviti e vai a scusarti!! – gli ordinò cercando di sembrare arrabbiata

Lui la guardò storto. Poi sorrise ed indicò la moto.

- non c’è molta benzina… - disse un po’ mortificato

- …vedrai che sarà un viaggio di sola andata! - lo incoraggiò

Detto questo, tirò fuori uno scatolone che si trovava a rauche metro da loro. Lo aprì e vi tirò fuori un casto blu, in tinta con la moto.
Lo guardò e poi lo porse al figlio.
Un sorriso illuminò il suo volto. Lo prese e iniziò ad indossarlo.
Aveva solo una maglia ed un maglione che lo coprivano quel giorno. Ma non gli importava.
Una volta messosi il casco, l’unica cosa che udì, fu il rombo del motore e l’aria gelida di quella mattina che gli scompigliava i capelli.





Un primo colpo.

Un secondo colpo.

Un terzo, un quarto, un quinto colpo.

Nulla.

Era davanti a quella porta da circa dieci minuti e l’unica cosa che aveva fatto era stata quella di bussare.
Bussa ma senza nessuno che gli aprisse.
Non si aspettava che lo facesse. Anzi, non si aspettava nemmeno di trovarlo, se doveva essere sincero.
Eppure, eccolo lì. Davanti a quella porta. Come mesi or sono.
Sembrava che il tempo non fosse mai trascorso in quelle quattro mura. Erano esattamente come le aveva lasciate.
Bussò nuovamente. Ancora nulla.
Subito il suo primo pensiero fu quello di sfondare la porta con un calcio ma poi, tornò in se prima di combinare qualche danno.
Sospirò si appoggiò ad essa con rinvoltura.
Attese. Ma non sapeva nemmeno perchè lo faceva.
Forse sarebbe tornato a momenti. Forse se avesse aspettato ancora un po’, sarebbe rincasato.
Chissà. Tutto era possibile.



“prometti che la userai!”

Il suo volto gli apparve davanti agli occhi. Le sue parole sembrarono vicinissime in quel momento.
Di scatto, mise una mano nella tasca. Una chiave. Estrasse quella chiave.
La guardò per qualche attimo. Sospirò.
Quello era il momento di mantenere fede alla sua promessa.
Si sollevò, si girò verso la porta. Lentamente, con gli occhi puntati sulla serratura, la inserì.
Ci entrava perfettamente. Era fatta apposta del resto.
La girò una volta. La girò due volte. La girò tre volte.
Finche non si aprì.
Si spalancò davanti a lui.
E in quel momento, vide il buio.
Con il cuore in gola, avanzò con cautela all’interno di quel appartamento vuoto e in ombra.
Le finestre erano chiuse. Doveva essere da parecchio tempo che non venivano aperte.
Tutto sembrava pulito e in ordine.
Con la mano, per vederci, cercò l’interruttore della luce.
Ci volle qualche minuto perché lo trovasse.
E il buoi divenne meno.
Non era cambiato proprio nulla. Era tutto come lo ricordava.
Quelle pareti, quelle poltrone, quella cucina, quelle stanze…quei ricordi che sembravano aggrapparsi con violenza sui muri e non staccarsi mai…
Voleva chiamarlo. Voleva chiamare il suo nome. Ma non lo fece.
Tanto non c’era nessuno.
Avanzò in qualche passo. Per prima cosa entrò in cucina. Gli parve di sentire ancora l’odore della caffeina che utilizzava JJ alla mattina.
Però ciò che lo colpì, fu qualcosa appoggiato malamente sopra il tavolo.
Si avvicinò curioso. Sembrava una busta. Una busta bianca.
O meglio, un foglio bianco piegato in due.
E in quel foglio, sulla superficie, c’erano scritte solo due parole, nero su bianco.

Per YunHo




Lo guardò attentamente. Iniziando a tremare, lo prese in mano.
Lo aprì.
E i suoi occhi si spalancarono nella più completa oscurità.




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- passaporto, prego -

- …tenga… -

JaeJoong, un tantino infastidito, tese il documento nelle mani del poliziotto che doveva controllarne la validità.
Egli lo guardò da cima a fondo e poi, annuendo, fece un timbro su una pagina di esso e glielo riconsegnò

- bene. Ecco a lei il suo biglietto signore. -

- grazie… -

- si diriga al gate numero 84. non appena il volo sarà in partenza la avviseranno. -

JaeJoong annuì con un cenno.
Prese il biglietto, il proprio bagaglio a mano e si diresse verso i controlli a laser. Camminando, guardò il suo biglietto con estrema curiosità. Sentiva intorno a lui voci sconosciute. Voci di varie nazionalità che si mescolavano tra loro.
Era una situazione un po’ imbarazzane. Non aveva nessuno con cui parlare.
Guardò l’ora.
Erano le dodici e quarantacinque. Era in perfetto orario. Sperava solo che l’aereo non fosse arrivato in ritardo.



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Caro YunHo.
Probabilmente quando leggerai queste parole io me ne sarò gia andato via, lontano.
Non sto scappando. Sto solo cercando di fare ciò che resta del mio presente un qualcosa di concreto, un qualcosa che mi possa servire per il futuro.
Tempo fa, pensavo che il mio futuro fossi tu. Ora, ho capito che non è così.
Abbiamo passato tanti bei momenti insieme, momenti che rimarranno nel mio cuore anche quando sarò lontano.
Probabilmente ora mi starai odiando, lo so. Avrei dovuto dirti di questa mia partenza, ma non ne ho avuto il coraggio.
Sono solo uno stupido.
Quando mi regalasti quel anello ero felice. Pensavo che nulla ci avrebbe diviso. Invece mi sbagliavo.
È la vita che ci ha diviso.
È il destino.
Ci siamo traditi entrambi. Io ho tradito te e tu hai tradito me. Siamo pari. Io ho tante colpe da espiare. E andarmene è l’unica soluzione per farlo.
Tu e YooChun eravate migliori amici. Eravate felici insieme. Io ho rovinato tutto.
È colpa mia se ciò che c’era prima è scomparso.
Io sono la causa per cui la vostra amicizia è finita. Il mio passaggio ha devastato ogni cosa. Ha devastato te, ha devastato lui. È colpa mia.
Perdonami. So che è tardi ma ti prego, perdonami.
Non ti meritavi uno come me. Ti meriti di meglio. Io sono solo un codardo.
Scusami per tutto.
Scusami se ti amo.


JaeJoong





Rilesse quel foglio almeno. Quattro volte.
Con lo sguardo seguiva per filo e per segno ogni parola, ogni sillaba.
Era stupefatto. Era incredulo. Era allibito. Era triste.
Battè la mano sul tavolo e strinse il foglio fino ad accartocciarlo con forza.

- MALEDIZIONE!! – urlò

Le sue mani andarono a toccarsi il viso. Una lacrima di rabbia e di angoscia scese dai suoi occhi. Lui la scacciò con violenza.
Guardò il foglio accartocciato e sembrò fulminarlo e fargli prendere fuoco.
Era un povero idiota. Davvero uno stupido.
Avrebbe dovuto immaginarlo.
Si alzò bruscamente dalla sedia.
Prese il suo casco che aveva appoggiato sopra una mensola e uscì di corsa sbattendo al porta con forza.

Scese le scale in fretta e furia e si diresse al parcheggio, correndo e infilandosi la protezione.
Non aveva la minima idea di dove andare.
Accese la moto ma si accorse che ormai la benzina era quasi del tutto esaurita. Si ricordò delle parole della madre. Sarebbe bastata solo per l’andata.

- accidenti!! – esclamò irritato dando una pacca al veicolo





- io so dov’è lui! -

Una voce lo riportò alla realtà.
Si fermò di colpo e scese dalla moto.
Si guardò a destra e a sinistra per capire chi fosse stato a parlare.
Aguzzando la vista, riconobbe quella capigliatura un po’ spettinata e quella macchina di un nero intenso postata a circa dieci metri da dove si trovava lui.
Si tolse il casco e guardò colui che si trovava alla guida della volante.

- YooChun… – sospirò incredulo

Il ragazzo sorrise lievemente, lo osservò per qualche attimo, incerto sul da farsi.
Poi sembrò ridestarsi tutto d’un tratto.

- dai su! -lo esortò - l’aereo partirà tra poco! Forse facciamo in tempo se ci muoviamo!! -

YunHo esitò. Lo guardò storto cercando di capire come avesse fatto a sapere che si trovava a casa di JaeJoong in quel momento.

- sbrigati!! Monta in macchina!! – esclamò YooChun

Il giovane dopo un attimo di esitazione, mollò tutto e si diresse verso la macchina.
Aprì la portiera e vi montò dentro.
Accanto a YooChun, munito di occhiali da sole, ben che di sole non ce ne fosse.

- sai dove si trova?! - domandò YunHo incerto chiudendo la portiera e allacciandosi la cintura di sicurezza

YooChun sorrise.

- tieniti forte! -




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Intanto, JaeJoong era comodamente seduto su una delle tante poltroncine, insieme ad altri passeggeri che aspettavano l’arrivo dell’aereo.
Per ingannare il tempo di era portato un libro da leggere. Era un librò in inglese. Tanto sapeva che il Koreano avrebbe dovuto scordarselo. Per tre anni non avrebbe fatto altro che parlare inglese.
E u po’ si sentiva male. Non era affatto piacevole trovare persone sconosciute e che parlavano una lingua diversa dalla propria.
Sospirò pesantemente e cominciò a sfogliare il libro.
Tra le tante pagine, gli capitò alla mano un foglietto di carta, piegato in due e un po’ stropicciato.

- e questo..? – esclamò sorpreso

Lo prese in mano e lo aprì.
Un sorriso si levò dalle sue labbra.
C’erano scritte pochissime parole, parole che lo fecero ridere.
Alcune non si leggevano più. Quel bigliettino aveva mesi di vita.

“ …beh…se sei un pirla che colpa ne ho io? YooChun che ti ha detto?”

Quella era la usa calligrafia. E, poco più in basso, una piccola risposta abbozzata malamente.

“che vuoi che mi abbia detto?!”

Ampliò maggiormente le labbra. Rise tra se per non destare sguardi singolari delle altre persone che sedevano da quelle parti.
Riguardò il biglietto. Poi, lo ripiegò è lo rimise fra le pagine del libro.
Soddisfatto, anche se un pò giù di morale, riprese la usa lettura dall’inizio, accompagnato dalla musica del suo MP3 e dalla bevuta di un buon the freddo.



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Era l’una e mezza.
Il traffico di quell’ora era davvero molto. i lavoratori tornavano dalla pausa pranzo diretti nuovamente al lavoro mentre altri, rincasavano dopo le proprie attività mattutine.
Era quasi impossibile uscire dalla città senza fare almeno mezz’ora di coda.
Difatti YunHo e YooChun, nonostante quest’ultimo guidasse con destrezza e cercasse di evitare gli ingorghi, erano parecchio in ritardo sulla tabella di marcia.
L’aereo partiva alle due. E loro erano appena riusciti ad uscire dalla città.
Per fortuna, l’aeroporto non era lontano.
La fortuna sembrò aprirgli le sue braccia quando trovarono tutti i semafori verdi.
Nessuno dei due parlava. Anzi, facevano persino fatica a guardarsi.
YunHo agitato, guardava fuori dal finestrino ed imprecava contro ‘quei deficienti che non saprebbero nemmeno andare in bici ’ mentre YooChun se la rideva sotto i baffi.
In verità volevano parlarsi. Solo che non sapevano da che parte cominciare.

Dio volle che riuscissero arrivare in dieci minuti.
YooChun imboccò la via che portava proprio agli ingressi, dove solitamente sostavano i pullman e i taxi.
Arrivato a tutta velocità, parcheggiò malamente proprio davanti ad una delle entrate.
YunHo slacciò le cinture e aprì di colpo la portiera facendo per precipitarsi fuori.

- YunHo! -

YooChun lo fermò chiamandolo.
Il ragazzo si voltò ancora più agitato di prima.

- che c’è??? Devo andare! – domandò impaziente

- rientra un attimo! Ti devo parlare! – spiegò

- ma.. -

- per favore! Sono un attimo! -

- … -

Data l’insistenza e dato che in fondo lo aveva aiutato ad arrivare fino a lì, decise di accontentare al sua richiesta e si risedette sul sedile, chiudendosi nuovamente nella vettura.
Ora, più che agitato sembrava teso.
Lui. YooChun. Soli. In macchina.
Da quanto tempo era che non si trovava in situazioni come quella? Si domandava.
Guardò l’amico irrigidirsi tutto d’un colpo. Teneva le mani salde al volante e sembrava sul punto di dire qualcosa.
Attese che parlasse. Sperando che non ci mettesse secoli.

- …YunHo… - esclamò

- … -

Fece un lungo sospirò, si scompigliò i capelli e indietreggiò con la testa, appoggiandola allo schienale

- ….io…. – continuò prendendo a guardarlo - …io…devo chiederti scusa… -

YunHo rimase sconcertato.
Allora la questione era seria, pensò tra se.
Abbassò il capo e si mise a giocare con i pollici. Sapeva fin troppo bene per cosa si voleva scusare. Anche se, visto ciò che stava accadendo, era un po’ tardino!.

- per cosa? – si limitò a rispondere

- …per averti mentito… - concluse YooChun cupo

- …!! -

No, non era esattamente la risposta che si era aspettato di ricevere.

- è vero…io e JJ siamo stati insieme in questo periodo… - sospirò con l’amaro in bocca - …però…io ti posso assicurare che lui non ha mai smesso di pensare a te! Mai, nemmeno per un istante! – esclamò voltandosi verso l’amico.
Gli vennero alla mente i ricordi della sua prima notte d’amore. Ricordi amari, ricordi di un nome sussurrato. Un nome che non era il suo. Già da allora aveva capito che nel cuore di JaeJoong lui non c’era.

- … -

YunHo rimase immobile, senza espressione. Prima la chiave, poi la lettera d’addio e adesso questa pseudo confessione…era davvero stufo di quella situazione!
E pensare che aveva sempre creduto che JaeJoong si fosse innamorato di YooChun…nuovamente idiota!
Guardò il suo ex migliore amico con un po’ di compassione negli occhi. Non doveva essere facile per lui. Poteva compatirlo.

- tu…hai fatto solo quello che ritenevi giusto… - sospirò infine

- ho approfittato della tua e della sua infelicità! - lo interruppe YooChun

- hai seguito il tuo cuore… -

- e guarda dove ci ha portato! -

YunHo non ebbe più parole per ribattere. Levò lo sguardo fuori dal finestrino.

- guarda dove ci ha portato la mia scelta!! Questo non è quello che volevo! Non volevo l’infelicità del mio migliore amico! -

- ….e cosa volevi YooChun? Cosa speravi di ottenere? - domandò

- ….amore… - rispose tristemente - ….ma ho fatto un errore imperdonabile…non ho ottenuto nulla…nulla… -

- … -

- …YunHo mi dispiace! Mi dispiace davvero! – esclamò guardandolo negli occhi con sincerità

- … -

- io.. sono solo uno stupido e un codardo… - continuò mordendosi le labbra – nemmeno quando stavo con te aveva il carattere per decidere del nostro futuro… -

- …la nostra storia non sarebbe potuta funzionare.. lo hai detto tu.. – gli ricordò YunHo

- oh no…sarebbe potuta funzionare eccome! Sono io che non ho voluto che accadesse…me ne sono andato lasciandoti solo… -

- … -

- non me lo sono mai perdonato YunHo…e…e non voglio che JJ faccia lo stesso mio errore… -

- …è per questo che mi hai aiutato? -

YooChun annuì leggermente

- me lo sentivo che eri lì…a casa sua…ed infatti avevo ragione… - disse

- … -

- …se solo potessi farlo,…tornerei indietro e recupererei il tempo perso… -

YunHo per poco non si fulminò.
Quelle parole, quelle circostanze…sembrava ciò che aveva detto JJ in quella lettera, nero su bianco. Gli sembrava di rivedere JaeJoong mentre scriveva quelle righe di addio.
Si mise una mano alla bocca e guardò YooChun tristemente.
Non sapeva cosa provava. Non riusciva a capirlo. Lo odiava? Gli voleva ancora bene? non riusciva a capirlo.
Provava sensazioni differenti che gli procuravano un dolore lacerante al cuore.
Si avvicinò pian piano a YooChun.
Il giovane rimase fermo, colto di sorpresa e stupito nel vedere l’amico così vicino al suo volto.
YunHo con le mani, gli toccò le sue guance e con le labbra gli sfiorò la fronte.
Gli diede un piccolo ma lungo bacio.
Delicato, ma pur sempre un bacio.
Un bacio di addio ai bei tempi in cui erano stati insieme.

- …grazie…YooChun… - sospirò tristemente

Si allontanò dall’amico.
Aprì nuovamente la portiera.
Vide YooChun alleviare la presa del volante e potette notare la sua espressione un po’ più rilassata.
Forse, magari non adesso, avrebbero chiarito ogni cosa. Tutto a tempo debito. Quello era già un enorme passo in avanti!.
Fece per scendere ma i bloccò con una gamba ancora all’interno della vettura.
YooChun lo osservò non capendo come mai si fosse fermato.
YunHo sembrò pensarci prima di parlare.

- YooChun…posso.. posso farti una domanda?-

- ..ce..certo! – balbettò lui incredulo

- …quella volta.. al mare…quando hai detto di aver perduto quella persona… - esclamò leggermente in imbarazzo - …beh…volevo sapere…a chi ti riferivi… -

YooChun lo guardò con un espressione mista tra stupore e tristezza.
Sorrise lievemente ma distolse lo sguardo dagli occhi dell’altro.

- beh…vedi YunHo io… - iniziò

- No! - lo interruppe YunHo – lascia perdere! Forse…forse non lo voglio sapere! -

Detto questo, gli sorrise ampliamente.
YooChun parve quasi sollevato. Contraccambiò il sorriso con un altro.

- ora va! Che sennò farai tardi! - lo esortò infine

- …volo! - esclamò YunHo con un cenno e iniziando a correre verso l’ingresso, lasciando la portiera aperta e YooChun che appoggiava la propria testa al volante.



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“i passeggeri del volo ZAS569 sono pregati di recarsi allo sportello 44 grazie.”

Nonostante avesse le cuffie alle orecchie, nonostante fosse concentrato sulla lettura, JaeJoong sentì l’annuncio quasi subito.
La prima cosa che fece fu quella di chiudere il libro e di riporlo nello zaino. Poi, fece lo stesso con l’MP3.
Mentre le gente cominciava a prepararsi e a dirigersi al Gate per l’imbarco, il ragazzo con calma, si mise a cercare il biglietto e il passaporto che aveva lasciato chissà dove all’interno della borsa.
Li cercò con il cuore in gola per la paura di averli persi. Non appena li ebbe trovati,sospirò sollevato e se li mise in tasca, sicuro di ricordarseli al momento opportuno.
Chiuse lo zaino.
Prese la bottiglietta vuota del the appena bevuto e si alzò dalla poltroncina.
Guardò l’ora. Due meno dieci.
Era ora di andare. Pensò.
Prima però non potette fare a meno di guardare fuori dalle grandi vetrate di quell’edificio. Intravedeva la pista di atterraggio degli aerei e provò ad indovinare quale sarebbe stato il suo.
Poi, si mise ad osservare le alcune hostess in divisa che tornavano da chissà dove e che si sarebbero fermate in Korea almeno fino al prossimo volo.
Infine, guardale persone, molte delle quali, suoi connazionali, dirigersi alle scale mobili fino al piano più in altro dove c’erano gli sportelli per il controllo del biglietto.
Guardava. Guardava quel posto. Ma perché lo guardava?
Sospirò.
La verità era che ogni cosa, del suo paese, della Korea, gli sarebbe mancata. Non poteva fare a meno di perdere tempo ad osservare. Sentiva già un nodo allo stomaco.
Sentiva già la mancanza di tutto. Di tutti.
Sentiva già la mancanza di lui.



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YunHo, intanto, correva avanti e indietro per tutto l’aeroporto alla ricerca, controllando i vari tabelloni esposti, del volo che partiva alle due. Secondo quanto aveva detto YooChun il volo doveva essere diretto in America, precisamente a New York.
Cercava quel nome come se fosse stato un esaltato, tanto che la gente che passava gli lanciava occhiate strane.
Agitato come non mai, YunHo rifilò i tabelloni uno ad uno finche, qualcuno dall’alto dei cieli, volle che lo trovasse.
New York - ZAS569 – 14.00 – GATE 84
Eccolo! Aveva esclamato ad alta voce.
Guardò l’orologio. Non aveva un minuto da perdere. Riprese a correre ed andò a chiedere ad un poliziotto dove si trovasse il gate numero ottantaquattro.
Lui gli indicò la strada e poi gli domandò se stesse bene, dato che era parecchio sudato.
Il giovane non ci fece troppo caso e riprese la sua corsa tenendo gli occhi puntati sull’ora.




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- avanti JJ…fai un bel respiro…su forza… -

JaeJoong guardava le scale mobili con una fifa impressionabile.
Vedeva tutte quelle persone che salivano con disinvoltura e le invidiava tantissimo.
Non aveva paura, non soffriva di vertigini, niente di tutto quello.
Era solo tremendamente teso come una corda di violino.
Mettere anche un solo piede su quelle scale sarebbe significato dire addio alla sua terra. Un addio che sarebbe durato ben tre anni.
Per quanto ne sapeva lui, magari non ci sarebbe nemmeno tornato.
Tanto ormai…anche se avesse rinunciato a partire, cosa ci sarebbe rimasto a fare lì? Non aveva più un lavoro, non aveva più un posto all’università, non aveva più YunHo.
Già…YunHo…chissà se avrebbe mai letto quella lettera che gli aveva lasciato a casa propria. Se lo odiava, probabilmente non avrebbe mai usato quella chiave.
Se fosse rimasto, sarebbe stato solo.
D’altronde era meglio per tutti se lui se ne andava.
Era meglio per lui.
Era meglio per YunHo.
Era meglio per YooChun. Era meglio per la loro amicizia.

Forse fu proprio questo pensiero che, infine, spinse il ragazzo a salire su quelle scale che lo avrebbero portato lontano.



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- di qui non può passare signore! -

- si tolga di mezzo! Devo assolutamente andare al gate 84!! -

- se non è munito di passaporto e di biglietto non più procedere! -

- sono pulito! La prego per favore!! -

- negativo, si levi dai piedi che sta creando solo confusione -

YunHo dovette indietreggiare e fare dietro front all’ordine del controllore che gli impediva il passaggio nella seconda area dell’aeroporto, quella destinata all’imbarco.
Non aveva passaporto, non ci aveva pensato. Del resto fino a poche ore prima non poteva sapere che sarebbe dovuto andare di corsa in un posto come quello.
Guardò nuovamente le lancette del suo orologio da polso.
Erano le due meno due.
Sospirò amaramente. Gli venne da tirare un calcio ad una delle insegne adepte alla pubblicità, ma si trattenne. Non voleva passare altri guai.
Il controllore lo guardava male, e continuava a controllarlo.
Indietreggiò di qualche passo.
Poteva vedere il gate 84 a pochi metri dal quel punto. Gli sarebbe bastato solo oltrepassare una striscia giallo fosforescente e sarebbe riuscito a vedere, forse per l’ultima volta, JaeJoong.
Se solo si fosse svegliato prima e avesse compreso subito, non si sarebbe mai trovato in quella situazione. Invece aveva preferito piangersi addosso e crearsi solo problemi.
Voleva urlare ma anche in quel caso, non avrebbe potuto. Si sentiva gli occhi puntati contro.
Vide innumerevoli persone che, dal gate, si dirigevano alle scale mobili per imbarcarsi in aereo.
Sospirò nuovamente. Ormai aveva perduto la sua occasione.
Fece per voltarsi ma, proprio in quel momento, gli parve di vedere una figura familiare che saliva le scale guardandosi intorno.
Restò immobile per vedere chi fosse, per non illudersi, per capire se effettivamente poteva essere lui.
Per fatale caso, quella persona si era voltata in quella direzione.

Era davvero lui!
Era JaeJoong!
Il suo cuore parve riprendere a battere più velocemente di prima.
Lo vide! Lo vide mentre saliva. Doveva fare qualcosa. Doveva assolutamente fermarlo!.

Doveva urlare.
Se non era adesso, non lo sarebbe stato mai più!.

Prese aria nei polmoni.

- JAEJOOOOONG!!!! -

Il suo urlo echeggiò nell’aria.
Tutti i presenti si voltarono increduli mentre i poliziotti si guardavo tra loro con aria sconvolta e consultandosi se fosse stato il caso di intervenire.
Nonostante il suo urlo, JaeJoong pareva non aver sentito.
YunHo però non si arrese. Riprese fiato, si mise due ami attorno alla bocca e lo richiamò più forte

- JJ!!!!! JAEJOONG!!! -


Il giovane questa volta parve accorgersi della chiamata.
Si guardò a destra ed a sinistra mentre tutte le persone che stavano salendo con lui, si lanciavano occhiate per capire chi fosse quel pazzo che stava urlando come un forsennato verso quella direzione.
JaeJoong si sgranò gli occhi per esserne sicuro.
Per sapere se era davvero lui, quello che stava agitando le braccia in maniera a dir poco maniacale.

Arrossì vistosamente. Più per la vergogna che per altro.
Vide le forse di polizia andare verso YunHo e si decise che era il caso di intervenie.

- p.. permesso!!! - esclamò facendosi largo tra la gente e cominciando a scendere di corsa


YunHo, che stava spiegando la situazione agli agenti, si accorse che JaeJoong stava scendendo e i stava dirigendo fuori dal gate in fretta e furia.
Il giovane si scusò di nuovo per il disordine e si mise a correre verso il punto in cui lo avevano fermato, lasciando i poliziotti stupiti da quella situazione assurda.
Si fermò. Dato che non poteva più procedere. Vide JaeJoong parlare con il controllore perchè lo facesse passare solo un attimo, per salutare una persona.
Lui, dato che in fin di conti JJ aveva passaporto in regola e biglietto, decise di accontentarlo e lo fece uscire per qualche minuto. Anche perché, l’aereo sarebbe partito a momenti.
Uscì dal gate e si diresse da YunHo.
Quando arrivò d’innanzi a lui, entrambi avevano il fiatone.
JaeJoong per poco non cadde a terra per la lunga corsa YunHo sembrava esausto.
Si guardarono negli occhi per qualche istante. Poi, JaeJoong sembrò quasi arrabbiato

- sei… - cercò di dire prendendo fiato – sei.. solo uno stupidooo!! – lo rimproverò

YunHo, non sapendo cosa dire, gli sorrise

- non potevo non vederti! – rispose – ho…ho così tante cose da dirti… -

JaeJoong parve sconsolato a quelle parole.
Per tutta risposta, gli tirò un pugno su una spalla

- e me le dici ora, accidenti a te??!! -

YunHo gli prese le mani e se le portò al petto. JaeJoong sembrò sussultare a quel gesto così improvviso. Un gesto che non sentiva più da tempo.

- perdonami!! Perdonami per ogni cosa!! – esclamò YunHo – sono stato stupido a non capire!!

JaeJoong era mortificato. Lo guardò con felicità ma anche con tristezza. Le sue mani si staccarono da quelle dell’amico un po’ bruscamente.

- sei tu che dovresti perdonarmi… - ammise – ti ho mentito per tutto questo tempo…e ti ho fatto soffrire… -

- perché?! Io non ho forse fatto lo stesso JJ?! -

- … -

Si fissarono entrambi. Avevano ante cose da dirts ima poco tempo per farlo.
Le ore stringevano. Un ultima chiamata.
Per JaeJoong era l’ora di andare.
Ma sembrava non avere più tutta quella vaglia di partire. Non ora che si erano inspiegabilmente ritrovati.

- …siamo solo due sciocchi ragazzini innamorati… - sospirò

YunHo sorrise

- hai detto bene…innamorati… - gli sussurrò ad un orecchio

- … -

- non ti voglio più lasciare JJ… -

- …YunHo io… -

Voleva dirgli di lasciarlo andar. Voleva dirgli che non potevano stare insieme. Voleva digli che ormai lui era diretto altrove. Però vedendo il suo viso tornare sereno, gli sembrò una cosa troppo crudele.

- …io devo andare ora… - sospirò infine

I ragazzo sembrò incupirsi. Che stupido. Aveva davvero creduto per un misero istante che JaeJoong potesse cambiare idea. Che sarebbero tornati a casa inseme. Nella loro casa.
Era davvero troppo ingenuo.

- …quando tornerai…? – domandò con un pizzico di angoscia ben evidente

- … -

JaeJoong tuttavia sorrise

- …prima di quanto immagini… -

YunHo allora, notò l’0anello che luccicava alla mano del compagno.
Non potette fare a meno di sorrider non appena lo vide.
Si portò le mani al collo, da sotto la maglietta estrasse la catenina agganciata al suo.
JaeJoong lo guardò colpito.
Il giovane staccò la collana e prese la mano dell’amico chiedendogli di aprirla.
Lui lo fece. Vide scivolare nel proprio arto quella catena che sembrava d’argento con il simbolo del loro amore. Poi, YunHo con l’altra, gliela chiuse e gliela postò al petto.

- così avrai un buon motivo per pensarmi ogni giorno… - disse YunHo

Il ragazzo no ncredette a ciò che l’altro aveva appena fatto. Tenne stretto quell’anello sl proprio petto come se fosse stato qualcosa di inestimabile valore.
Effettivamente, lo era davvero per lui.
Guardò YunHo con commozione. Voleva farlo davvero. Voleva toccarlo.

- ..baciami… - gli sussurrò ad uno orecchio

YunHo s’incupì

- …sai che non posso farlo… -

- …allora…abbracciami… - chiese rassegnato -…ti prego… -

E così fece.
Si avvicinò a lui e gli cinse la vita con le braccia.
JaeJoong chiuse gli occhi e rispose al quel caloroso gesto aggrappandosi alle sue spalle. So strinse forte a se.
Fortissimo. Per ben tre anni non avrebbe più sentito il suo calore.
Ma almeno adesso, sarebbe potuto partire senza quel peso nel cuore.
Nessuno sembrò badare a quello che sembrava solo un abbraccio fra amici. Ma non sapeva che invece era molto di più per quei quei ragazzi.
Poi si staccarono.
Si guadarono intensamente ancora per qualche attimo.
E l’ora giunse inesorabile.

- …mi mancherai da morire… - sospirò JaeJoong on zaino in spalla

- me too babe… - esclamò Yunho ridendo

Entrambi sorrisero.
Ancora uno sguardo, ancora una carezza immaginata e JaeJoong i voltò.
Prese a camminare nuovamente in direzione del gate.
Non guardò indietro. Perché sapeva che se lo avesse fatto probabilmente non avrebbe più avuto il coraggio di partire.
E anche YunHo sperava che non lo facesse. Sarebbe voluto partire con lui, lo avrebbe voluto davvero.
Ma aveva molte cose da fare. Molti impegni da mantenere.
Molti legami da risaldare.
Non poteva prendere e lasciare tutto. JaeJoong aveva il suo futuro, e lui doveva imparare a costruirsi il suo.
Quella partenza era solo l’inizio, non la fine.
Avrebbe aspettato, sarebbe andato avanti con la sua vita.
Avrebbe riso, avrebbe pianto, sarebbe cresciuto.
Molto sarebbe cambiato in tre anni. E lo sapeva.
Sorrise. Prese in mano il cellulare. Andò sul menù e in seguito su ‘messaggi’.
Poche parole, pochi tasti e il messaggio fu inviato.
Soddisfatto, strinse in mano l’apparecchio e si incamminò verso l’uscita.

JaeJoong in quel momento, estrasse il proprio cellulare dalla tasca dei pantaloni.
Lesse il nome del mittente .
Rise.
Anche se un po’ titubante, lesse il messaggio appena inviatogli.


“mi amerai ancora domani mattina?”




Lesse quelle parole mentre stava percorrendo il corridoi che l avrebbe portato all’interno dell’aereo che, stava aspettando solo lui a quanto pareva.
Prima che potesse esser vietato l’utilizzo del cellulare, si apprestò a rispondere, con il sorriso stampato sulla labbra.
Fu una risposta breve. Una risposta che veniva dal suo cuore.
Non appena fu sicuro di aver inviato il messaggio, pigiò il tasto di accensione, e spense l’apparecchio.


“per tutta la vita”














******


Tre anni dopo


****









- ehm…-

- … -

-si.. signore…mi.. mi scusi… -

- … -

- ehm…signore siamo arrivati! -

quelle parole, parlate in un inglese molo accurato e, sicuramente non del luogo, ridestarono dal suo lungo sonno, un ragazzo che aveva l’aria di aver dormito per tutta la durata di quel viaggio.
Aveva i capelli biondo platino, un viso effettivamente molto effeminato e due paia di orecchini ad entrambi i lobi.
Indossava un impermeabile bianco abbastanza pesante.
Del resto, era il quattro Gennaio!
Il giovane, con un libro incollato al naso, aprì leggermente gli occhi e si trovò davanti un’ hostess leggermente preoccupata della situazione.
Ci volle qualche attimo prima che il suo cervello potesse iniziare a carburare.
Difatti, quando si accorse che il veicolo era fermo e che la maggior parte dei passeggeri era ormai scesa, si alzò di scatto dal proprio posto, ancora un po’ assonnato, a dire il vero.

- oddio!! – esclamò in inglese – mi scusi!! Non mi ero accorto che fossimo atterrati! -

La ragazza sorrise

- si figuri! Nessun problema! - esclamò

Il giovane si inchinò e si scusò per l’inconveniente e tirò fuori dallo scompartimento,il proprio bagaglio a mano.
Un po’ di fretta e goffamente, si diresse fuori dall’ abitacolo. Sistemandosi un po’ i capelli ancora leggermente arruffati.
Percorse un lungo corridoio che gli sembrò tremendamente familiare.
Aggrottando le sopraciglia e rendendosi conto di dove i trovava, si mise a camminare più velocemente.
I guardò alle spalle, mentre vedeva l’aereo farsi sempre più lontano.
Sospirò.
Era tornato a casa.


Si affrettò a raggiungere la grande porta antincendio che si trovava alla fine del medesimo corridoi.
Prese il cellulare e lo accese. Era un po’ scosso dal cambiamento improvviso del fuso orario, e aveva davvero bisogno di una bella dormita.
Seguendo gli altri passeggeri, arrivò nella sala indetta, o almeno era quello che diceva sempre lui, “al raccoglimento bagagli”
Si mise ad un lato del nastro trasportatore e si mise ad attendere le proprie valigie con trepidazione.

Arrivarono quasi subito. Doveva essere il suo giorno fortunato.
Soddisfatto, e facendo un po’ di fatica si diresse verso un altra sala.
La sala dove lo stavano attendendo.

Non appena fu lì, sospirò amaramente. C’era il caos più totale. Vi erano centinaia di passeggeri che si abbracciavano con i parenti o gli amici o che si dirigevano verso qualcuno che teneva un cartello con inciso il loro nome.
Si guardò intorno. Gli parve di non vedere nessuno. Si decise a muoversi ed entrò nella mischia di gente.
Di fece largo tra la folla che sembrava non calcolarlo nemmeno. Nonostante il colore del capelli non del tutto normale.
Continuava a guardarsi intorno, cercando con gli occhi qualcuno che lo stesse aspettando.
Ma, in quel mare di persone, pareva non esserci nessuno per lui.
Troppo “sconvolto” e preoccupato, non si accorse di una persona che si trovava lungo il suo cammino e la urtò forte, senza riuscire ad evitarla.

Ci fu un piccolo tonfo, segno che la valigia era caduta terra.
JaeJoong sembrò mortificato. Si accucciò per prendere la valigia e si scusò con quello che sembrava un ragazzo.

- oddio mi scusi tantissimo!!! Non l’avevo vista!!! - esclamò indignato

Quel ragazzo, si voltò lentamente verso JaeJoong.
Portava degli occhiali da sole. Aveva capelli abbastanza lunghi, ma ben tenuti. Indossava un cappello che incorniciava il suo viso nascosto da una appena accennata frangia.

- signor Kim, dovrebbe stare più attento a dove va! – esclamò fingendosi arrabbiato

- mi scusi davvero!!! Mi dispiace, mi dispiace!!! - borbottò il giovane

Il ragazzo lo guardò mentre si scusava.
Non potette farne a meno.
Si mise a ridere a squarcia gola. JaeJoong alzò lo sguardo, evidentemente sconvolto. Perché stava ridendo? Si domandava.

- …ehm….scusi? – domandò incerto

L’altro continuava a ridere di gusto.

- non mi riconosci JJ?! – domandò leggermente afflitto

- … -

In quel momento, il ragazzo si tolse gli occhiali da sole, seguiti dal cappello, mostrandone il viso.
JaeJoong rimase qualche minuto a fissarlo, a metà tra l’incredulo e lo sconvolto.
Quel volto…
No. Non poteva essere vero.
Era proprio lui?.

- …Yu..YunHo?! -

Sorrise. Spalancò le braccia in segno di accoglienza.

- proprio io, sciocco! - disse

JaeJoong lo guardò ancora effettivamente scosso.
Erano da tre anni che non lo vedeva, ed era tremendamente cambiato. Si era fatto decisamente più alto e anche la sua voce non era più la stessa. Stentava a credere che fosse davvero lui.
Rimase immobile e impalato non sapendo cosa fare o cosa dire.
Il giovane YunHo, sbuffò facendo finta di essere deluso.

- potresti almeno abbracciarmi! – esclamò

- … -

JaeJoong abbassò lo sguardo. Sembrava sul punto di piangere.

- …che ti prende?! – disse YunHo preoccupato – guarda che non sono mica arrabbiato!! -

- … -

- ehi? -

- …..YUNHOOOOOOOOO!!!!!!! -

Un grido portentoso, per poco non sfondò i timpani del ragazzo che, senza preavviso da parte dell’amico, si sentì all’improvviso abbraccia fortissimo.

- mi sei mancato tantissimo!!! Tantissimo!!!!! – esclamava saltellando

YunHo per poco non soffocò, dato l’abbraccio “caloroso”

- ..ehm…anche.. anche tu mi sei mancato..! – cercò di dire

- avevo paura che non venissi!! – lo rimproverò JaeJoong

Il giovane riuscì a staccarsi dal forte abbraccio

- come avrei potuto dimenticarmi del giorno in cui ti dovevo venire a prendere?! – sbottò offeso

JaeJoong rise e per poco non pianse dalla contentezza.
Era così felice!. Era tornato in Korea dopo tanto tempo! Era tornato da YunHo!

- bando alle ciance! -lo esortò YunHo prendendo una valigia – gli altri ti stanno aspettando! -

Il giovane lo guardò interrogativo

- gli altri? -





- YunHo!!! -

Entrambi i ragazzi si voltarono. YunHo alzò il braccio cercando di essere visibile e, seguito a ruota da JaeJoong un po’ sorpreso, caricandosi le valigie, uscì dalla folla che intralciava il passaggio.
Al di la della massa, poco lontano, con la schiena appoggiata ad una delle grandi colonne quadrate di compensato, si trovava un altro ragazzo, in evidente compagnia.
Non appena li vide, si alzò dalla sua postazione e agitò le mani.
JaeJoong ci mise un prima di capire di chi si trattasse
Poi, un ennesimo sorrisolo colpì.
Gli anni erano davvero passati.
Ma YooChun sembrava essere sempre lo stesso.
Anche se qui capelli cortissimi e quel espressione decisamente più matura, nascondevano molto bene la usa indole.
Arrivarono uno davanti all’altro.

- mi è praticamente caduto addosso! – esclamò allegro YunHo

JaeJoong rise, poi guardò YooChun.
Lui fece altrettanto, soffermandosi però sul colore biondo platino dei suoi capelli.

- …JJ… - sorrise, anche se in maniera discreta

Lo ricordava ancora così bene il loro addio di tre anni prima…
Gli tese una mano. Come parecchio tempo prima. Non sapeva cosa dirgli. Si era persino preparato un discorso, ma come lo aveva visto, se ne era completamente dimenticato.
JaeJoong sbuffò seccato. Sembrò non vedere nemmeno la sua mano e lo abbracciò forte, facendolo sussultare.
Non era il saluto che si era aspettato di ricevere.

- …mi sei mancato…YooChun… - sospirò JaeJoong

- …a.. anche tu… - balbettò l’amico cercando di contraccambiare il gesto

Nell’abbracciare YooChun, il giovane si accorse di un'altra presenza. Di una quarta persona che quel giorno lo aveva atteso all’aeroporto.
Era semi nascosta dietro a YooChun. Guardava JaeJoong con interesse e curiosità ma pareva talmente timida da non provare nemmeno a parlare.
Non appena si staccarono dall’abbraccio, YooChun intuendo tutto dal volto interrogativo di JaeJoong, si apprestò a fare le presentazioni, intimando amorevolmente a quella persona di venire avanti.
Era un ragazzo. Molto carino anche.

- …ehm…lui…lui è JunSu… - esclamò YooChun

JaeJoong notò con simpatia che l’amico, nonostante avesse i capelli corti, non aveva perso la sua abitudine di passarsi una mano fra i capelli, arruffandoli, ogni qual volta che era agitato o teso.

- ..Kim JunSu, piacere! – disse JunSu

JJ sembrò divertito da quella buffa e insolita presentazione.

- …Kim JaeJoong… - esclamò sorridendo

- avete lo stesso cognome! XD - osservò YunHo poggiando un braccio attorno al collo del compagno

- ho sentito tanto parlare di te JaeJoong! È un immenso piacere incontrarti! - esclamò JunSu

- anche per me! -

- …beh! Che vogliamo fare ora? - domandò YooChun rivolto a YunHo

Quest’ultimo sorrise

- voglio portare JJ in un posto… - disse

- eh? - domandò JaeJoong che già si pregustava un bel bagno caldo - e dove scusa? -

- eheheheh…lo scoprirai appena ci arriveremo.. -





*******







image




- … -

- …mi sembri sorpreso JJ… -

- …no….è che non mi aspettavo questo cambiamento così radicale… -

- non sei felice? -

- si…ma sento una terribile nostalgia di quel tempo… -

- è così per tutti… -

JaeJoong guardò YunHo con un po’ di tristezza che gli illuminava il volto ancora più angelico di quanto non lo fosse stato negli anni precedenti.
I due ragazzi si tenevano per mano e passeggiavano avanti e indietro lungo quella spiaggia dove, anni prima, avevano lasciato il segno del loro amore.
Un segno che era rimasto nel tempo. Anche se con qualche cambiamento.
Era inevitabile. Erano cresciuti.
L’acqua del mare bagnava i loro piedi. Stranamente non era fredda. E nonostante il vento pungente di quella mattina, si stava bene anche con un cappotto leggero.
I gabbiano sembravano cantare anzi che stridere. Sembrava che tutto fosse rinato per loro.
Si fermarono.
JJ andò a toccare l’acqua di quella terra a cui, per tutto quel periodo era stato lontano. Sospirò.
Sentì il braccio di YunHo attorcigliarsi in tono alla sua vita così esile, come allora.
Forse, l’unico che non era del tutto cambiato era proprio lui.
Si guardarono negli occhi. Entrambi ricordavano il giorno in cui erano venuti in quella spiaggia la prima volta.
Era stato un bel momento. Ma allora erano divisi. Divisi perché ancora immaturi.

- …ti ho pensato tanto…YunHo… - sospirò infine

- …anche io…tutti i giorni…tutte le notti… - rispose baciandogli la mano in cui portava ancora quel anello

JaeJoong sembrò ricordarsi di una cosa. Allungò una mano, la mise dentro l’impermeabile. Con cautela, ne tirò fuori il contenuto.
YunHo sorrise.
Quel gioiello brillava ancora. Nonostante gli anni fossero passati quel anello risplendeva come allora.
Non era legato alla catena però.

- …la catenina.. credo.. di averla persa… - sospirò pesantemente JaeJoong - ..però… -

Gli prese un dito. YunHo attese ciò che l’amico voleva fare.
Gli infilò l’anello all’anulare destro. Si adattò perfettamente. Da’altronde era il suo.
Lo guardò luccicare nuovamente nella sua mano, rimembrano il periodo in cui credeva che quel momento non sarebbe mai arrivato.
Quanta sofferenza che aveva patito a causa di quel amore. Ma anche quanta felicità aveva provato nell’innamorarsi di JaeJoong! Nell’innamorarsi di qualcuno che non fosse YooChun.
Avvicinò il suo amore a se. Entrambi si rispecchiavano negli occhi dell’altro. Con una mano, YunHo sfiorò la guancia di JaeJoong.
Era d una vita che atteneva quel momento. Che entrambi avevano sempre aspettato.

- …tu sei l’unica ragione per cui vivo… - sospirò YunHo avvicinando la sua bocca a quella di JaeJoong

Lui sorrise, accarezzandogli i capelli più lunghi di quello che ricordava.

- …me too babe… -

E si baciarono, accompagnati dal dolce suono del mare che cullava i loro pensieri in quel momento.
Erano felici. Finalmente erano felici.
Ora, dopo sofferenze e paure, potevano finalmente amarsi. Niente più bugie, niente più segreti. Potevano ricominciare tutto da capo.
C’erano solo loro tre.
YunHo. JaeJoong. E il mare.
Ormai erano cresciuti, avevano imparato e maturato nel corso degli anni. Erano cresciuti, si erano fatti uomini.
Aveva responsabilità, avevano una nuova vita.
Ma nonostante tutto, avrebbero pututo condividerla insieme.


°°°



Poco lontano YooChun, seduto su uno scoglio,guardava la scena.
Non sembrava triste, tuttavia le ombre che avevano sempre attanagliato il suo cuore, sembravano fare ritorno all’improvviso.
Era felice. Sapeva di esserlo.
Eppure, vederli così lo faceva ancora star male. O forse era solo nostalgia dei vecchi tempi?

- …hai rimpianti? -

Il ragazzo si voltò. Sentì due braccia cingergli le spalle e circondarlo con affetto. JunSu si sedette accanto a lui, con uno sguardo abbastanza serio. YooChun sospirò e posò una mano sopra quelle dell’altro.

- …mentirei se dicessi di non averne… - disse sincero

- … -

- però sono contento… - esclamò infine sorridendo lievemente

JunSu parve ritrovare un po’ di colore in volto.

- …probabilmente…se non ci fosse stato quel punto di passaggio nella mia vita…non avrei mai incontrato te… - concluse accarezzandogli la guancia

- …stupido che sei… - rise JunSu arrossendo



Già.
Probabilmente, se tutto ciò che era successo non fosse successo, nessuno di loro sarebbe stato ciò che era ora.
La filosofia di YooChun non aveva spiegazioni. Non aveva ipotesi, non aveva tesi.
Era semplicemente giusta.
Se non ci fosse stato quel triangolo amoroso, niente sarebbe accaduto e probabilmente nessuno di loro sarebbe stato così felice.
Quel triangolo che aveva saputo modificare le vite di molti.
Quel gioco amoroso che si era rimescolato troppe volte in attesa di un vincitore.
Quella strada percorsa troppo in fretta.
Quel ostacolo che era sembrato insormontabile.
Era così semplice.
Ognuno di loro era solo di passaggio.
Non c’era nessuno che non lo fosse. Il destino ce lo si crea.
Avevano imparato questo da quella esperienza.
Ed essendo di passaggio, in quel mondo così bello ma allo stesso tempo effimero, potevano decidere anche quando fermarsi.

E quando ripartire. 
  
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