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Autore: Saimon9    03/09/2012    0 recensioni
Una pericolosa associazione terroristica è entrata in possesso di alcune testate nucleari ed è pronta ad utilizzarle sui principali paesi del mondo. Per sventare questo terribile piano viene inviata una task force denominata Apocalypto specializzata in operazioni per la sicurezza mondiale.
Ma quella che si prospettava come una difficile missione si rivelerà essere ancora più complessa... Le testate sono solo una parte del terribile progetto dei terroristi: una nuova arma è stata creata, e ha la stessa potenza di ciò che ci da la vita.. Il Sole!
Genere: Avventura, Guerra, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sundeath
 
 
 
 
 
 
Prologo 22 Agosto 2020
Jason era seduto al tavolino del suo bar preferito, il “President Washington Cafe” all’incrocio tra Capitol street e Franklin Street nei  pressi del Trinity College.
Era intento a sorseggiare il suo caffè mentre sfogliava con attenzione il Washington Post:
Offensiva contro il terrorismo nei paesi orientali
Arrestati alcuni dei maggiori signori della guerra
 
Sembrava importante ma adesso Jason era distratto dal rombo dei motori di un aereo militare.
Stava volando alto e il rombo dei motori si poteva sentire solo con un orecchio allenato come quello di Jason, ex marine ora in pensione.
D’un tratto il rombo venne coperto da un fischio assordante e un oggetto dalla forma tondeggiante iniziò la lenta caduta verso il suolo; la gente scattava foto e sembrava estasiata da quello strano avvenimento.
Jason chiuse gli occhi, sapeva cosa era, sapeva di non avere scampo sapeva…..
Un enorme fungo rosso con striature gialle si alzò da terra; sembrava un’opera d’arte di un qualsivoglia pittore astratto, ma era invece il capolavoro assoluto della morte.
 
 
A New York c’era sempre il solito traffico e Greg e Julie cercavano di raggiungere il ristorante dove si sarebbe dovuto svolgere il ricevimento del loro matrimonio.
La loro Rolls-Royce nera era guidata dal migliore amico di Greg, Felix intento a sbollire la sua rabbia bestemmiando fra sé e sé.
D’un tratto all’orizzonte dietro l’imponente Chrysler Building comparve un leggero bagliore rosso; Julie lo guardò affascinata credendolo una sorta di evento meteorologico, ma all’improvviso un ondata di calore si abbatté su di loro.
Poi lo sguardo si appannò e ci fu solo il tempo per Greg di borbottare un flebile Ti amo.
 
 
 
Abdul Hakim stava fissando lo splendido tappeto dello studio in cui si trovava quando la sua attenzione fu richiamata dal rumore di un auto;
Subito si affacciò alla finestra e vide scendere dalla macchina l’uomo che lo aveva convocato; Yussef wa’el era l’uomo più potente di tutta l’Arabia, capo dei Leoni del Deserto un organizzazione terroristica che aveva come obiettivo distruggere l’occidente: Era responsabile di decine di attentati che avevano fatto centinaia di morti ed era ricercato da anni dal governo americano che però non era mai riuscito a catturarlo poiché comandava i suoi seguaci nascosto tra le montagne al confine con l’Iraq.
Abdul pensò subito che solo una cosa importante avrebbe spinto Yussef a lasciare il suo nascondiglio e ne ebbe la conferma quando, entrato nello studio, lo fece accomodare e cominciò a parlare.
“Avrai saputo, ragazzo, delle nucleari che hanno colpito gli stati uniti d’America; la mia personale vendetta per tutti i crimini di guerra che hanno commesso nei confronti dei paesi orientali e del supremo Allah”.
Abdul chinò la testa e con profonda dedizione gridò “ Sia lodato Allah”.
Yussef sorrise e dopo aver sorseggiato un po’ di caffè versatogli dalla sua guardia rispose:
 “Ma non credere che sia finita qui figliolo; in un magazzino vicino la città di Tabuk ho altre tre testate nucleari; il tuo compito è quello di scortare le testate alla base missilistica di Aden insieme ai miei uomini. Lì, trasborderai le testate su una portaerei.
“Certo padre, ma poi cosa dovrò fare?”
“Ne sarai presto informato.Adesso devo andare.”
 “Sarà fatto padre.”
“Conto su di te Abdul”.
 
Fine prologo
 
 
Il presidente Americano stava osservando tramite satellite la catastrofe e ringraziava Dio di essersi trovato a Phoenix quel giorno.
C’erano stati migliaia di morti ma non sarebbe finita lì perche aveva saputo dai militari in missione in Arabia che i Leoni del deserto avevano ancora 3 testate nucleari.
Non voleva certo scatenare una guerra atomica ma doveva distruggere quelle testate. Per questo aveva fatto chiamare Nicolas Cox capo degli Apocalypto, la migliore squadra anti-terroristica del mondo sorta nel 2001 al seguito degli attentati alle Twin Towers ; la sede principale gestita dal colonnello Carson si trovava a Washington mentre a Phoenix c’era una delle succursali di maggior prestigio comandata appunto da Cox.
Fu distratto dai suoi pensieri proprio dall’entrata di quest’ultimo nel suo ufficio.
Nicolas aveva 35 anni ma ne dimostrava dieci in meno. Aveva capelli neri e occhi verdi, alto e con un fisico prestante. Indossava la tuta degli Apocalypto composta da un pantalone mimetico, giubbotto anti proiettile, giacca con il logo del team e in dotazione la mitraglietta FN P90. Nicolas era sempre stato in forza all’esercito americano fino a quando durante uno scontro contro i talebani in Afghanistan venne preso in ostaggio e una volta liberatosi fece di tutto per arruolarsi negli Apocalypto per poter combattere il terrorismo in prima persona; era per questo che il presidente lo aveva raccomandato per il posto di capitano del team: gli piaceva la sua sete di vendetta.
“Benvenuto Nicolas. L’ho convocata perché, come lei saprà, abbiamo subito un durissimo per non dire catastrofico attacco terroristico. Se lei e la sua squadra non interverrete subito potremo dire addio al mondo come lo conosciamo.”
  “Cosa dobbiamo fare signore?”
“Raduni la sua migliore squadra e presentatevi domani alle 15:00 all’aeroporto di Phoenix. Lì sarete imbarcati su un aereo verso la città di jiddah in Arabia Saudita dove il generale Marshall, capo della base americana, vi spiegherà i dettagli della missione.
“Bene Signore arrivederci”
“Ah! Nicolas”
“Si signore?”
“Non ci sono altre opzioni al successo.”
“Certo signore. Arrivederci”
Il presidente guardò uscire Nicolas dall’edificio ed entrare nella sua macchina, una dodge rampage nera; poi si sedette sulla poltrona  fissando il traffico che scorreva tranquillo.
Solo il successo.Non devono fallire.
 
La sede degli Apocalypto si trovava nel quartiere di Glendale al numero 5 di Central avenue. Occupava gli ultimi tre piani di un imponente palazzo dove avevano sede anche alcuni importanti uffici amministrativi e una succursale dell’FBI.  
Nicolas entrò nell’ascensore che salì fino al ventinovesimo piano: la palestra degli Apocalypto dove i suoi migliori soldati si stavano allenando:
Sul ring si sfidavano Robert e Peter mentre in terrazza John e Gabriel chiacchieravano insieme ad altri uomini.
Robert King prima di diventare un Apocalypto era in forze all’FBI. Nicolas aveva deciso di prenderlo in squadra per via della sua abitudine ad uccidere tutti i colpevoli che arrestava.
Peter Collins  invece era stato uno dei migliori militari dell’esercito americano insieme a Nicolas e quando quest’ultimo era diventato capo degli Apocalypto non aveva avuto dubbi ad arruolarlo.
John Torres al contrario, era stato giudicato colpevole di una serie di omicidi nei confronti dei più pericolosi criminali d’America e Nicolas era riuscito a salvarlo dalla sedia elettrica reclutandolo nella sua squadra.
Gabriel Cox fratello minore di Nicolas era praticamente la fotocopia di quest’ultimo se non fosse stato leggermente più alto. Aveva appena 28 anni e faceva parte del NYPD ed era il miglior tiratore scelto in circolazione; Nicolas temeva per la vita del fratello ma dopotutto un uomo come lui poteva servire in una missione dalla quale dipendevano le sorti del mondo.
“Ragazzi ascoltate, domani partiremo per la missione più importante della nostra vita, quindi andate a riposarvi e domani sveglia alle 6: 00.
 
 
I signori passeggeri in partenza per Atene sono pregati di recarsi al gate 4”.
Nicolas notò quante persone spaventate dagli avvenimenti degli ultimi giorni cercava la salvezza con la fuga in paesi del vecchio continente. C’erano moltissimi bambini che spaventati dall’enorme massa di gente cominciarono a piangere e il loro pianto rafforzò la sete di vendetta che Nicolas aveva nei confronti dei Leoni del Deserto.
“Dove ci dobbiamo imbarcare Nicolas?” le parole di Peter lo distrassero dai suoi pensieri.
“Stamattina mi ha chiamato il generale Marshall e mi ha riferito che un boeing 737 ci attende al gate ….
“Mi dia un biglietto aereo per Roma o le sparo in testa”; un passeggero che era in preda ad una crisi di nervi per non aver trovato un biglietto per lasciare il paese, stava puntando una pistola alla tempia dell’hostess
“Mi dia due biglietti”
“Signore si calmi, al più presto avrà due biglietti”
Nicolas assisteva da troppo lontano alla scena ma poi gli venne un idea:
“Gabriel prepara il fucile e tieni puntato l’uomo.
Alle parole del fratello, Gabriel montò il fucile e lo puntò sull’uomo che nel frattempo si era accorto dell’ arrivo della sicurezza.
“Appena spara colpiscilo in testa”
Quando finì di parlare l’uomo cominciò a sparare all’impazzata colpendo di striscio l’hostess e uccidendo una guardia giurata prima che il proiettile di Gabriel gli trapassasse il cranio.
“Ottimo lavoro Gabriel. Ora andiamo”.
 
L’interno del Boeing era finemente decorato con 8 poltrone riunite attorno ad un tavolo vicino ad una parete sulla quale c’era un enorme schermo al plasma.
Li accolse un uomo in uniforme militare, probabilmente il pilota, che li fece accomodare.
L’aereo decollò alle 16:30 e alle 17:00 il televisore si accese e l’immagine del generale Marshall occupò tutto lo schermo:
“Buongiorno Apocalypto sono il generale Marshall in video conferenza dalla città di Duba dove atterrerete presumibilmente alle 4:50 nell’aeroporto militare. Vi prego di non interrompermi finché non avrò finito di esporvi i dettagli della missione, grazie.
Possiamo cominciare con le foto scattate dai nostri satelliti spia:
Come vedete le foto ritraggono tre camion fuori un magazzino della città di Tabuk e venti uomini a protezione di questi; noi crediamo che in quel magazzino siano nascoste le testate atomiche e che stiano per trasferirle in una delle basi dei Leoni del Deserto. La vostra missione é capire dove sono diretti i camion, intercettarli in un luogo isolato e una volta eliminato l’equipaggio far saltare le testate.
Una volta giunti a destinazione l’operazione vi sarà spiegata nei minimi dettagli da me e dai miei uomini.
Bene ho finito, godetevi il viaggio; Domani al vostro arrivo verrete scortati alla nostra base dal sergente Miller, buonanotte!
“Avete capito ragazzi?! Abbiamo la salvezza del mondo fra le mani e tutti contano su di noi, non dobbiamo assolutamente fallire” disse Nicolas
“Forse era meglio morire sulla sedia elettrica” esclamò John e tutti scoppiarono a ridere.
 
 Nicolas guardava l’orologio, stavano atterrando a Duba  ed erano in perfetto orario.
Prepararono i bagagli e insieme si precipitarono al portellone d’ingresso che venne subito aperto dal comandante dell’aereo.
Quest’ultimo fu il primo ad uscire e si stupì di non vedere nessuno finche non notò sul suo fianco un puntino rosso:
“Presto entrate nell’aereo ci tengono sotto…..”Non riuscì a finire la frase perché fu colpito al fianco da un proiettile.
“Bene! Sanno che siamo arrivati. Tutti dentro, dobbiamo trovare il modo di lasciare l’aeroporto”
“Potremmo chiamare il generale Marshall per farci inviare degli aiuti”propose Peter
“Buona idea accendi…. sentite questo rumore?”
“Quale Nicolas?”
“Presto usciamo. Usciamo e corriamo il più lontano dall’aereo!!!!”
Tutta la squadra si precipitò fuori dall’aereo e iniziò a correre finché non sentirono un esplosione ed un calore improvviso: un missile aveva distrutto l’aereo.
“Nascondetevi dietro i resti dell’aereo presto” gridò Nicolas
“Grazie Nicolas ci hai salvato la vita ma non servirà a nulla perché siamo bloccati nell’aeroporto senza armi e senza una via di fuga”sentenziò Robert.
“Almeno nascosti tra i rottami dell’aereo i cecchini non ci possono colpire, e poi non siamo senza armi vero Gabriel?”
“Vero Nicolas, durante la fuga dall’aereo ho avuto la prontezza di afferrare il mio fucile e quindi adesso possiamo studiare un piano per lasciare l’aeroporto. Nicolas a te la parola.”
“ Allora come potete vedere l’aeroporto è piuttosto grande di forma quadrata; negli angoli dietro di noi ci sono due torrette di guardia da dove i terroristi ci tengono sotto tiro.
Gabriel può uccidere i cecchini dietro di noi ma non quelli che sorvegliano l’uscita perché troppo lontani.
Il piano quindi è questo: eliminati i cecchini dietro di noi lanceremo le granate flash che abbiamo in dotazione nella cintura  per distrarre gli altri terroristi, e approfitteremo del momento per rifugiarci in quell’Hangar sulla destra. Da lì Gabriel cercherà di colpire anche gli altri attentatori, capito?
“Si Nicolas!!!”
“Bene cominciamo. Gabriel vai!”
Gabriel preparò il fucile e con due soli colpi uccise altrettanti cecchini; subito John lanciò le granate flash e insieme corsero verso l’hangar: Alla loro sinistra c’era l’edificio della torre di controllo e l’uscita
“Gabriel riesci a vederli?”
“Ci sono due uomini che controllano l’uscita”
“Qualcos’altro?”
“Dietro gli uomini c’è una camionetta dell’esercito americano”
“Benissimo, Gabriel eliminali!!”
I proiettili partirono dal fucile colpendo un terrorista alla testa e un altro allo stomaco.
Appena i corpi caddero esanimi al suolo la squadra scattò verso l’uscita per salire a bordo della camionetta ma Nicolas li fermò:
“Fermi, non trovate niente di strano?”
“Che cosa dovremmo notare Nicolas?”
“Non ci sono i corpi dei militari e quindi devono trovarsi da qualche parte della torre di controllo. Prendete le armi dalla camionetta perché proveremo a salvare i superstiti  imprigionati nella torre.”
Appena Nicolas finì di parlare, gli uomini si precipitarono nella camionetta dove trovarono granate, AK-47, corde con ganci e giubbotti anti proiettile ideali per quella che si prospettava come una delicata missione di salvataggio.
 
In cima alla torre di controllo, Abel Aziz, uno dei migliori uomini di Yussef Wa’el  era troppo impegnato a torturare il sergente Miller per accorgersi di cosa stava succedendo sulla pista dell’aeroporto. Aveva lasciato quattro dei suoi migliori uomini di guardia e quando aveva visto l’aereo esplodere non aveva avuto dubbi: gli Apocalypto erano morti.
Da quel momento si era dedicato alla tortura del sergente e all’uccisione dei suoi 3 commilitoni insieme a suo fratello Jaffar; voleva estorcere quante più informazioni possibili a Miller e ci stava riuscendo quando un esplosione lo distrasse: qualcuno aveva fatto saltare la porta della torre.
“Jaffar vai a controllare!”
“Subito fratello”
Jaffar discese le buie scale fino a giungere in un’ampia stanza dove c’era la porta distrutta; con cautela preparò il suo mitra e si affacciò fuori dove non vide niente a parte i resti dell’aereo.
Leggermente preoccupato rientrò nella sala e si trovò davanti Peter che lo massacrò con i proiettili sparati dall’AK-47.
Jaffar cadde a terra maledicendo Peter che nel frattempo diede il via libera alla squadra.
Nicolas fu il primo ad arrivare e si complimentò con Peter:
“Ottimo lavoro”
“Grazie signore”
“Ora andiamo a liberare il sergente”
Gli Apocalypto salirono la lunga scalinata che portava in cima alla torre e arrivati lì si trovarono davanti una porta.
“Nicolas che facciamo? La sfondiamo?”
“No, se il sergente è ancora vivo lo ucciderebbero. Piuttosto, vedete quella finestra? Sfondiamola cosi da poterci arrampicare sul tetto.”
 John, allora, prese il suo mitra e con una raffica di proiettili frantumò il vetro e insieme agli altri s arrampicò con le corde sul tetto. Nicolas notò il panorama da lassù e vide che dopo l’aeroporto, il deserto si estendeva per kilometri e kilometri; il paesaggio sabbioso era interrotto solo da piccole macchie verdi formate da palme e altra vegetazione.
“Bene, adesso Peter prendi una granata flash e lanciala dentro la torre.
Al mio tre tutti dentro.”
Peter lanciò la granata e una luce accecante si sprigionò dalla torre.
“Uno… Due… TRE!!!!”
Al tre la squadra irruppe nella torre seguendo i consigli di Nicolas:
“Non sparate, ci servono vivi, non sparate!”
Ma con sua grande sorpresa si accorse che l’arabo era solo uno e che quando aveva visto entrare la squadra si era subito arreso. Mentre i suoi uomini liberavano il sergente Miller, Nicolas prese da parte il terrorista, lo colpì col calcio del fucile e cominciò ad interrogarlo:
“Chi ti ha mandato?”
“Non c’è bisogno di usare la violenza, il mio grande padrone Yussef Wa’el , profeta di Allah, mi ha ordinato di ucciderti”
“Mi dispiace ma hai fallito”
“Non ancora”
“Che intendi dire?”
“Nicolas” urlò Gabriel “ha una bomba”
Dietro la schiena dell’uomo era nascosto del tritolo con un timer sopra che segnava 00:59.
“Presto prendete il sergente e andiamo, sta per esplodere.”
La squadra afferrò il sergente Miller, svenuto per le torture subite, e discese di corsa le scale seguiti da Abel Aziz che cercava di fermarli, e appena varcarono l’uscita la bomba esplose tra le mani di Abel che scomparve tra il fumo dell’esplosione. L’onda d’urto scaraventò la squadra lontano dalla torre che nel frattempo si sbriciolò come fosse fatta di sabbia.
“Ragazzi ce l’abbiamo fatta”.
 
Base americana ore !9:14
 
La camionetta attraversò il cancello della base americana e si fermò nel parcheggio sul retro.
La base era composta da un edificio principale, tre hangar e un parcheggio; tutto era recintato da possenti mura e ad ogni angolo vedette controllavano la zona circostante da torrette d’avvistamento.
Nicolas fu il primo ad entrare nella base e si ritrovò davanti il generale Marshall pallido in viso:
“Credevo foste morti”
“E invece siamo qui”
“Dov’è Miller?”
“E’ sul retro ferito leggermente”
“Che vi è successo?”
“I Leoni del Deserto ci hanno intrappolati nell’aeroporto, è una storia lunga…. Ma chi è Yussef Wa’el?”
“E’il loro capo. L’ ultima volta è stato avvistato in uno studio notarile qui a Jiddah.
Ma sicuri di stare bene?”
“Benissimo. Adesso la mia squadra ed io vorremmo riposare, dove possiamo andare?
“Salite al secondo piano, lì troverete le vostre camere;ci vediamo domani alle 8:00 nella sala riunioni”
 
Caccia nel deserto
 
La sala riunioni era un ampio locale con un enorme tavolo al centro; alle pareti erano appesi quadri raffiguranti i maggiori monumenti americani.
A capotavola era seduto il generale Marshall e davanti ad ogni posto c’era un tazza di caffè fumante il cui odore inebriava la stanza.
La squadra entrò; gli uomini si sedettero e alcuni cominciarono a sorseggiare il caffè.
Finita la bevanda il sergente Marshall si alzò in piedi è cominciò a parlare:
“Spero abbiate dormito bene perché oggi è la giornata più importante della nostra vita: abbiamo saputo da alcuni nostri informatori che le testate sono in viaggio da due giorni dirette verso Aden.”
Il generale proseguì: “Come potete vedere sul monitor” in quel momento dal soffitto fuoriuscì uno schermo al plasma” secondo i nostri calcoli i camion contenenti le testate si dovrebbero trovare qui, nei pressi del monte Jabal Sawda un luogo perfetto per farle esplodere senza creare danni. A te la parola Nicolas.”
“Grazie generale. Il posto mi sembra ottimo poiché non ci sono città nel raggio di centinaia di km. Partiremo subito!”
“Bene! Le jeep sono sul retro dovrete raggiungere i camion entro stasera”
 
In pieno deserto 12:43
 
 
 
 
Le jeep schizzavano sulla sabbia; il sole stava tramontando e rendeva difficile la visuale: stavano raggiungendo i camion.
Alla guida della prima jeep c’era Gabriel che scherzava con Robert seduto dietro di lui:
“Rob stiamo andando a morire non sei contento?”
“Molto spiritoso…. Scommettiamo che oggi ti salverò la vita ?”
“Ci sto!!”
“Gabriel attenzione!!!!!”
Un elicottero comparve da dietro una duna ed una raffica di proiettili investì le jeep.
Gabriel fece ruotare l’auto su se stessa e con una serie di complicatissime manovre riuscì ad evitare i proiettili
“Là. Gettati in quel palmeto” gridò Robert
La jeep virò e si introdusse nella piccola macchia d’alberi.
“Siamo in trappola!”
“Non ancora”
“cosa vuoi fare Robert?”
“Sta a guardare”
Robert praticò un foro nel serbatoio della jeep ci salì sopra e uscì dal nascondiglio diretto verso l’elicottero.
“Su bello vieni ancora più vicino….perfetto!”
Prese un accendino dalla tasca, lo accese, infiammò la benzina che fuoriusciva dal serbatoio e scappò il più lontano possibile.
 
 
 
Nicolas e gli altri erano riusciti a trovare riparo in una piccola grotta lontano dal luogo dell’agguato ma avevano sentito lo stesso la potente esplosione.
Nella grotta erano tutti in pensiero per le sorti di Gabriel e Robert, tranne Nicolas che sembrava impassibile:
“Credo che il pericolo sia passato, muoviamoci”
“Nicolas! Ma Robert e Gabriel? Non sappiamo nemmeno se sono vivi e inoltre solo una jeep è funzionante.”
“Non importa: sull’auto funzionante salirà John con tutte le armi. Avrà il compito di farci da vedetta: John camminerai davanti a noi. Mettiamoci in cammino, voglio raggiungere il luogo dell’agguato in un’ora.
 
Oasi abbandonata 20:00
 
“Robert ti sei svegliato finalmente!”
“Gabriel ho vinto”
“Che intendi?”
“Ti ho salvato la vita”
“Hai ragione”.E scoppiarono in una fragorosa risata.
“Quanto tempo sono rimasto svenuto?”
“Un’ora”
“gli altri ?”
“Sono qui con noi, abbiamo deciso di accamparci qui per la notte”
“Ma le bombe… arriveranno ad Aden”
“Il piano è cambiato: entreremo nella base missilistica e prenderemo le bombe per poi distruggerle. Adesso riposa che domani ci aspetta un lungo viaggio.”
 
La notte era calata sul deserto e la luna illuminava il monte Jabal.
Era l’ora del cambio di guardia e toccava a Nicolas.
Uscì assonnato dalla sua tenda e si diresse su di una roccia che stavano utilizzando come posto di avvistamento e ci si sedette sopra.
Faceva molto freddo e nell’aria regnava il silenzio; afferrò la coperta che si era portato dietro e se la mise sulle spalle quando notò un fioco bagliore in lontananza.
Prese subito il binocolo e lo puntò verso quel punto: era un accampamento di nomadi.
Nicolas era entusiasta della sua scoperta perche avrebbe potuto trovare dei mezzi di trasporto. Chiese il cambio della guardia a John e di buon passo si diresse verso l’accampamento.
Quando lo raggiunse notò che quest’ultimo era formato da decine di tende sistemate quasi in un cerchio perfetto al centro del quale erano riuniti tutti i nomadi attorno al fuoco.
Nicolas conosceva molto bene l’arabo e non ebbe problemi a parlare con loro:
“Salve! il mio nome è Nicolas e vengo a chiedervi un grosso favore”
“Chiedi pure straniero” rispose uno di loro, probabilmente il capo.
“Vorrei mi prestasse  cinque cammelli se è possibile.”
“Certamente, ma perché prima non ti siedi a mangiare con noi”
“Non ho tempo grazie”
“Per favore amico. Solo un po’ di latte di cocco almeno.”
Nicolas non voleva contraddirlo e bevve con gusto il latte, ma poi un vuoto lo attanagliò e svenne.
 
 
“Ma dove sei finito Nicolas” si ripeteva fra sé e sé John
“E’ gia passata un ora, deve essergli successo qualcosa dai nomadi.”
Si alzò e si diresse versò l’accampamento.
Giunto lì notò un grande movimento di gente e vide che stavano caricando un uomo su di un camion.
“Oh mio Dio! Nicolas”
Approfittando del tumulto attraversò l’accampamento di corsa e raggiunse il camion quando un nomade se ne accorse e lanciò l’allarme;
John si trovò quasi circondato da venti uomini armati di scimitarra e si pentì di non essersi portato nessun arma.
Fece in tempo a notare che avevano lasciato le chiavi del camion inserite ed in fretta e furia entrò nell’abitacolo, accese i motori e schizzò via verso il palmeto.
 
 
 
Il rumore del camion svegliò tutti gli Apocalypto che, assonnati, seguendo le istruzioni urlate da John salirono nel camion e partirono inseguiti dai Nomadi.
Le loro jeep erano molto più veloci del camion e riuscirono subito ad affiancarlo.
Uno dei Nomadi saltò e si appese al mezzo; Peter a sua volta fece lo stesso e si ritrovò faccia a faccia col nomade sul tetto del camion:
“Sei in trappola, non hai armi.” gridò l’arabo.
“Ti sbagli ho le mie mani.”
Il Nomade rise prese la sua scimitarra e si gettò contro Peter che lo schivò ricambiandolo con un calcio nella schiena.
L’arabo in preda alla collera alzò la scimitarra al cielo per colpire Peter alla testa ma lui fu più svelto, abbassò la testa, alzò le braccia ad x e bloccò i polsi del nomade contorcendoli e facendogli cadere l’arma.
“Adesso chi è in trappola?” gridò Peter, e gli tirò un potente calcio nello stomaco facendolo cadere giù dal camion.
Non era finita però perché altre due Jeep stavano inseguendo il camion; Peter rientrò nell’abitacolo e gridò a John:
“Vedi quella roccia? Coprila alla vista dei Nomadi con il camion e al mio tre svolta a destra.”
“Ho capito cosa vuoi fare”.
“Bene. Uno due TRE”
Il camion svoltò all’improvviso ed una delle jeep si schiantò contro la roccia.
“Ne manca ancora uno”
“Lascia fare a me Peter, tieni il volante e rallenta”.
Il camion rallentò e la jeep gli fu subito accanto; John, allora, si getto sull’auto e evitato il colpo di scimitarra dell’arabo lo colpì in faccia facendogli perdere il controllo del mezzo.
Appena accadde  Peter tornò indietro, caricò sul camion John e si diresse verso est, verso Aden.
 
 
Nicolas aprì gli occhi e vide per prima cosa un viso sfocato e subito gli tiro un pugno sul naso:
“Calmati Nicolas sono io, Gabriel.”
“Oh scusami credevo fossi uno di quei Nomadi”
“Me ne sono accorto.”
“Che mi raccontate?”
“ John ti ha liberato dai Nomadi, che poi ci hanno inseguito e nella fretta di scappare abbiamo dimenticato le armi all’accampamento.”
“Insomma adesso siamo disarmati?!”
“Io non direi, guardate qua” gridò il generale Marshall che aprì una scatola di legno decorata con un leone rampante. All’interno c’erano dieci scimitarre e tre lance.
“Perfetto ma dobbiamo trovare un posto dove allenarci ad usarle.”
Gabriel intervenne mostrando il foglio che aveva in mano: “Secondo questa carta che ho trovato a bordo del mezzo, a circa 10km da qui ci dovrebbe essere un villaggio di agricoltori.
“Bene allora è deciso, andremo lì; avvertite John.”
 
Il villaggio era composto da una decina di case e da una piccola moschea e circondato da alti alberi e piccole chiazze d’erba.
Appena il camion entrò nel paesino gli abitanti si rintanarono di corsa nelle loro case ed i più coraggiosi sbirciavano dalle finestre:
“Ci credono Leoni del deserto”
“Dovremmo  calmarli”
“Ci penso io”
Nicolas scese dal camion, si posizionò al centro del villaggio e cominciò a parlare in un perfetto arabo:
“Non temete, siamo soldati americani non Leoni del deserto potete uscire”
Fu allora che un anziano con una lunga barba bianca comparve:
“Salve straniero il mio nome è Amir capo di questa comunità e vogliamo credervi.
Ditemi di cosa avete bisogno e ve lo darò.”
“Vorremmo un posto dove dormire un notte”
“Abbiamo una casa libera seguitemi”.
La squadra e il generale Marshall scesero dal camion e insieme a Nicolas seguirono Amir che li portò in una piccola casa alla fine del villaggio.
“Potete stare qui”
“Grazie Amir”
La casa era realizzata in pietra. Al primo piano c’era un piccolo tavolo, una finestra che dava sul piccolo palmeto, ed una scala che portava al secondo piano dove c’erano alcuni giacigli di paglia.
“Bene ragazzi passeremo qui la notte e domani ci alleneremo nel palmeto. Buonanotte!”
“Buonanotte!” risposero quasi in coro.
 
Nicolas stava osservando dalla finestra il deserto; non riusciva a dormire, aveva un brutto presentimento ma aveva deciso di non dargli peso.
Socchiuse la finestra e si diresse verso il suo giaciglio quando sentì le urla di una giovane donna:
“Amir sono i tre demoni della notte, Amir  aiutami…….”
Poi vide uscire Amir dalla sua casa brandendo una scimitarra e si decise a svegliare i suoi ragazzi:
“Gabriel presto in piedi. Ragazzi muovetevi ci stanno attaccando, andiamo al camion a prendere le armi, anche lei Marshall.
La squadra usci dalla casa afferro le armi e si preparò a fronteggiare il nemico.
“Bene dividiamoci: Gabriel tu sali sul tetto e colpisci con le lance qualunque animale tu veda.”
“ Animale?”
“Si, perché da queste parti i demoni della notte sono le pantere…; John tu vieni con me, Peter tu vai con Marshall e… Robert tu proteggi Gabriel. Bene andiamo.
Peter e Marshall seguirono delle impronte che conducevano in una casa nel lato est del villaggio.
All’interno tutto era devastato e un corpo di una donna mutilato era disteso sul pavimento.
“E’ qui dentro! Generale non faccia nessun movimento brusco.”
“Va bene Peter.. cosa è stato?”
Dalla porta del cucinotto fuoriuscì un enorme pantera del colore di una delle notti più
buie del deserto, con occhi di un rosso fuoco.
“Peter ho un’idea.”
“No generale. Non faccia nulla.”
Marshall, però, afferrò un vaso e lo scagliò contro l’animale che lo attaccò; lo avrebbe ucciso se Peter non avesse bloccato gli artigli con la sua scimitarra.
Adesso uomo e animale si guardavano negli occhi ed era divenuta una sfida nella quale solo la furbizia poteva evitare una morte certa.
Peter infatti non oppose resistenza e la pantera nel tentativo di scannarlo lo superò e si schiantò contro la parete; allora Peter si gettò su di esso, trapassandolo con la scimitarra.
 
Nicolas e John attraversarono le strade piene di gente terrorizzata e di alcuni cadaveri;  In un vicolo una donna con un bambino in braccio era intrappolata da una pantera.
Nicolas la vide e si precipitò in suo aiuto attirando l’attenzione della bestia che si abbatté su di lui.
Nicolas si scansò ma l’animale lo colpì di striscio prima che John gli tranciasse la testa  con un colpo di scimitarra:
“Bel colpo, ma ne rimane uno!”
“Andiamo a prenderlo.”
Corsero fino alla fine del vicolo e si arrampicarono sul tetto della casa quando una pantera uscì dal nulla e li colpì in pieno facendo cadere loro le spade giù dal tetto.
“Siamo spacciati vero Nicolas?”
“Non hai una domanda di riserva?”
“Un momento guarda là”
Una lancia schizzò tra i palazzi e si infilò nel petto dell’animale che lanciò un urlo lancinante per poi ricadere con un tonfo al suolo.
 
Gabriel e Robert si erano arrampicati sul tetto della casa più alta del villaggio e da li stavano osservando la zona:
“Robert hai sentito?”
“Si sta arrivando”
Una pantera balzò sul tetto è attacco Robert che si lasciò cadere all’indietro e quando la pantera gli saltò addosso la sbalzo giù dal tetto con i piedi ; la pantera cadde a terra e proprio mentre Gabriel stava per colpirla la pantera scappò via.
“Ottimo lavoro, ci penserà qualcun altro ad ucciderla.”
“Bene torniamo ad osservare la zona”
Passò circa un’ora ,il sole si stava alzando nel cielo quando:
“Oh mio Dio, Gabriel guarda lì!”
La pantera aveva intrappolato Nicolas e John su un tetto:
“Ci penso io”
“Non ci riuscirai mai a colpirla.”
“Vedremo”
Gabriel prese una lancia osservò attentamente la zona e la scagliò con tutta la sua potenza verso l’animale, che colpito in pieno petto cadde pesantemente in terra.
 
Il villaggio si stava pian piano riprendendo dalla strage della notte appena passata e gli uomini stavano dando una degna sepoltura ai loro compagni deceduti.
La cerimonia si svolse nel piccolo cimitero appena fuori dal centro abitato, nascosto da alberi e piccoli rilievi montuosi e recintato con una palizzata di legno.
Dopo il rito i corpi furono deposti nelle fosse e ricoperti; ognuna di esse aveva una lapide con sopra scritto il nome del defunto e un’iscrizione in arabo che recitava: “Che Allah accolga le vittime della furia dei demoni della notte.
Finita la cerimonia Amir si diresse verso Nicolas:
“Vi ringrazio tanto per ciò che avete fatto per noi. Chiedete qualunque cosa e vi sarà data!”
“Vorremo solo delle informazioni su leoni del deserto.”
“Se è questo ciò che volete…. : “La notte antecedente alla vostra venuta hanno saccheggiato il villaggio ma siamo riusciti a catturarne uno che ha cantato come un canarino; ci ha detto che avevano imbarcato delle grosse bombe su una nave che si trova a circa 120 miglia dalla costa di  Aden nello Yemen
“Grazie Amir, noi ora andremmo”
“Va bene ”
Nicolas lo salutò e si diresse verso il camion dove i suoi compagni lo stavano aspettando.
 
Caccia nel mare
Adenè una delle principali città dello Yemen eretta sul cratere di un vulcano spento. La città è costituita dall'assembramento di antichi villaggi e si affaccia sul porto naturale che si apre sull'omonimo golfo.
Nicolas fermò il camion in un vicolo del porto commerciale, la squadra scese dal mezzo e si aggirò in zona in cerca di un’imbarcazione:
“Marshall, lei che conosce queste zone, dove potremmo trovare una barca?”             “Ci dovrebbe essere una nave araba d’avvistamento nella zona est del porto.”          “Bene andiamo.”
Si fecero spazio tra la gente che affollava le strade e si precipitarono verso il molo est dove era ormeggiata la nave sulla cui prua compariva il nome arabo “Stella di Maometto”:
“E’ perfetta – esclamò Nicolas – aspetteremo la notte per impossessarcene. Adesso troviamo un posto dove parcheggiare il camion per riposare e per preparare il piano per stanotte……Ecco. Lì andrà benissimo.”
Nicolas aveva notato uno spiazzo desolato dietro un palazzo e ci parcheggiò il grosso mezzo:
“Bene. Vi concedo due ore di libertà; alle 17:30 vi voglio tutti qui.”
 
Gabriel discese le strade di Aden e si fermò sul pontile principale dove attraccavano decine di navi mercantili; una di queste attirò la sua attenzione poiché ormeggiata lontano dalle altre.
Da essa sbarcarono alcuni uomini con atteggiamento timoroso che si diressero in un bar dietro l’angolo:
“Credo che sia il momento di dare un’occhiata” pensò Gabriel, e di corsa salì sulla nave.
Il pontile puzzava di pesce ma la nave non sembrava un peschereccio; si diresse
verso la porta principale e la sfondò ritrovandosi in ampio magazzino pieno di droga:
“Oh mio Dio…. Devo fare qualcosa….”
“Fermo non muoverti”
Due arabi lo tenevano sotto controllo con una nove millimetri.
“Non sparate me ne vado ma non sparate.”
“Non possiamo farti andare via....... eliminalo.” disse uno dei due arabi mentre l’altro stava caricando l’arma.
In quel momento Gabriel lo colpì con un calcio in faccia facendogli cadere l’arma, e con un movimento svelto colpì l’altro con una ginocchiata nell’inguine, per poi correre di sopra nella sala comandi.
Il locale era del tutto occupato dagli enormi macchinari; Gabriel si avvicinò, accese la nave spinse i motori al massimo quando fu afferrato al collo da uno degli arabi che lo scaraventò contro la parete opposta.
Gabriel subito si rialzò ed inizio ad attaccare l’uomo con una serie di pugni e calci fino a portarlo verso la balaustra della nave:
“ Ultime parole?”
“Allah è grande”
“Bene” e lo spinse con un calcio giù dalla nave dove finì divorato dagli squali.
La nave però era diretta alla massima velocità contro un pontile del porto;
Gabriel allora entrò nella sala comandi, si avvicinò al volante e proprio un attimo prima che la nave si schiantasse contro il molo virò, sbattendo col fianco contrò la banchina; lo schianto sbalzò Gabriel dalla nave per sua fortuna ricadendo su delle balle di fieno che si trovavano li vicino. Si rialzò e si diresse verso i rottami della nave, guardò nell’acqua e capì che c’era qualcosa che non andava: nel mare non comparivano tracce di sangue.
“E’ancora vivo!”
“Non sai quanto hai ragione!”
L’altro uomo, sopravvissuto all’impatto, adesso lo stava minacciando con una pistola.
“Hai gettato la nostra roba negli abissi; decine di milioni di rial saudita negli abissi.”
“E ne vado fiero.”
“Contento tu!” Poggiò il dito sul grilletto e il rumore di uno sparo riecheggiò in tutto il porto.
 
Robert,Peter e John entrarono nel bar più affollato del porto si sedettero al bancone e ordinarono un caffè  locale preparato con una noce di cardamomo e con una polvere di caffè molto fine bollita nell’acqua, talvolta zuccherato.
Finito di bere cominciarono a parlare tra di loro scherzando e ridendo finché non sentirono un enorme esplosione ed accorsero fuori per vedere cosa era successo:
una nave si era schiantata contro il molo e un uomo stava minacciando Gabriel con una pistola.
“Cosa possiamo fare?”
“Non lo so non…. IO NON LO SO.”
E poi uno sparo, un enorme fragore invase il porto, la gente urlava e nessuno aveva osato guardare; neppure Gabriel che resosi conto di non essere morto tirò un pugno in faccia al sicario che barcollò e cadde a terra per poi essere assalito dal resto della squadra.
Accanto a loro, però giaceva a terra in fin di vita, Amir il pastore del villaggio che li aveva ospitati la notte precedente:
“Amir perché lo hai fatto – urlò Gabriel – perché ?”
“La scorsa notte, quando eravate ospiti presso il mio villaggio ho avuto uno strano sogno:  sei antilopi di cui una nera arrivavano ad un enorme lago dove cominciavano ad abbeverarsi.
All’improvviso irrompe al lago un leone; e inizialmente le antilopi unite sconfiggono il leone; ma poi una iena attacca l’antilope più giovane e le altre non formando più un grande branco affiatato vengono uccise dal leone.
Ma in entrambi i casi l’antilope nera…”
E chiuse gli occhi addormentandosi per sempre.
 
“Come ho potuto permetterlo Nicolas, non sarei dovuto salire su quella nave!”
La squadra si era riunita nel camion per progettare un piano per la notte:
“Non sei stato tu Gab! Amir ti ha voluto salvare al vita, non sei stato tu a volerlo morto”
“Si lo so ma…”
“Niente ma! Dobbiamo elaborare un piano… Attenzione ragazzi!”
Richiamati da Nicolas la squadra si volse verso di lui e cominciarono ad ascoltarlo:
“Bene ora che mi prestate attenzione posso parlare: mentre voi eravate in giro a fare gli eroi mettendo in pericolo la nostra missione..... Io ho diciamo “preso in prestito” una macchina fotografica da un passante e ho fatto queste foto.
Nella prima come vedete compare la barca, che dobbiamo sempre “prendere in prestito”, sorvegliata sul ponte da due uomini armati di kalashnikov, mentre come vedete da quest’ altra fotografia, all’interno compare un solo uomo disarmato ma come avrete constatato decisamente enorme.
Bene adesso aiutatemi a scaricare le scimitarre e le lance dal camion e vi spiegherò il piano.
 
La luna si rifletteva nelle acque del porto di Aden e la sua immagine veniva cullata dolcemente dal lento ondeggiare del mare.
Il molo era deserto fatta eccezione per alcuni cani che correvano avanti  e indietro; tutti erano tornati a casa o nelle loro barche.
Le luci della Stella di Maometto erano accese ed i tre uomini non erano soli; all’interno si erano aggiunti un uomo ed una donna che stavano brindando mentre gli altri tre erano di guardia sul ponte:
“Sal, come va lì fuori?”
“Tutto a posto signore, ma per sicurezza ho mandato Serse a prua.”
“Ottimo lavoro.”
Serse era un uomo enorme come una montagna e con una forza sovrumana ma con il cervello di un bambino di otto anni; adesso stava osservando le luci del porto con un’attenzione quasi maniacale e non si era accorto che qualcuno si stava arrampicando sul parapetto della nave.
Serse fu però richiamato a poppa da Marcus, l’altro uomo a guardia della nave, e quando si girò trovò di fronte a sé Nicolas che prontamente lo abbagliò col flash della macchina fotografica; Serse perse l’equilibrio e per non cadere a mare si appese alla balaustra della barca facendola rollare vistosamente.
Intanto a poppa Marcus e Sal erano caduti silenziosamente sotto le lance tirate con la massima precisione da Gabriel. Ma il rollare della nave aveva messo in allarme l’armatore e la sua compagna che si erano precipitati a prua attraverso un’uscita secondaria che permise loro di non vedere i cadaveri delle guardie del corpo.
Nel frattempo a prua Serse si era rialzato e stava caricando Nicolas con tutta la sua forza. Invano Nicolas provava a difendersi quando si accorse di essere sotto il tiro della pistola dell’armatore che cominciò ad interrogarlo:
“Serse calmati……. Chi sei?”
“Servizio Anti-Terrorismo degli Stati Uniti d’America, ho bisogno della sua nave per una missione da cui dipendono le sorti del mondo.”
“E tu credi che te la darò?……. Sei davvero stupido” e premette il grilletto.
Il proiettile sfiorò la gamba di Nicolas e sbatté contro il duro ponte della nave.
Nicolas era davvero sorpreso; la donna aveva colpito con un calcio in pieno stomaco l’uomo per fargli sbagliare quello che altrimenti sarebbe stato un colpo mortale, e adesso lo stava finendo sparandogli con la freddezza di un killer.
Nicolas notò che era davvero una bella ragazza forse coetanea di suo fratello, non molto alta, con capelli castani e occhi di un verde chiaro; indossava un abito da sera di color smeraldo e al collo aveva una ciondolo rappresentante un sole con incise due piccole lettere: J. S.
Fu distratto dai suoi pensieri proprio dalla voce della ragazza:
“Piacere Jennifer Stone, FBI nucleo anti terroristico”
“ Nicolas Cox, Apocalypto………..Grazie”
“Figurati stavamo seguendo quel tipo da mesi sperando che si tradisse e grazie a te lo ha fatto…… Quindi sei tu che mi hai fatto un grande favore!.... Ma esattamente voi di cosa vi occupate?”
“Top Secret”- disse sorridendo Nicolas -“Devo discutere  prima con la mia squadra…… Do loro il via libera.” Detto questo Nicolas si precipitò a poppa dove fu colpito da un pugno in faccia; era Serse.
Gabriel aveva assistito alla scena e subito, senza armi, era accorso sul ponte per affrontare l’uomo:
“Prenditela con me scimmione!”
Serse lo vide e si getto addosso a lui come una furia; Gabriel lo evitò e corse verso prua dove si trovò davanti Jennifer:
“E tu chi sei?”
Jennifer stava per rispondere quando Gabriel la spinse via per evitare che fosse colpita da Serse che non intravedeva più ostacoli tra lui e il ragazzo.
Sembrava proprio la fine, quando Gabriel trovò a terra una pistola l’afferrò e con una mira perfetta gli trafisse il cranio con un proiettile.
Serse lanciò un grido di dolore e cadde a mare alzando una piccola onda che s’infranse sulla prua della barca.
 
L’Excalibur era ancorata al largo e si lasciava cullare dal dolce dondolio del mare.
Nella sala comandi Abdul Hakim stava osservando le carte nautiche ed era molto preoccupato: Akram, raddoppia gli uomini di vedetta! Quegli Apocalypto hanno sette vite come i gatti.”
“Bene signore”- disse e di seguito si rivolse alla ciurma-“ Raddoppiate le sentinelle e d’ora in poi più attenzione.”
Abdul congedò Akram e tornò a concentrarsi sulle sue carte quando squillò il cellulare:
“Parla Abdul Hakim lei è?”
“Sono la volpe. Hanno una barca”
“Questo non ci voleva. Continua a tenermi informato.”
“Non so se potrò farlo”
“Non fa niente. Ricorda però di non intervenire. Per qualsiasi motivo ok?”
“Va bene, va bene. Arrivederci.”
“Arrivederci.”
 
La squadra caricò le armi sulla nave e lo portò nella stiva. Con molta sorpresa trovarono un grande arsenale di granate, un fucile di precisione M21 e una pistola semiautomatica Colt  modello 1911 che fu subito presa da Jennifer:
“E’ perfetta. Io uso questa”
“Ma sentitela, è appena arrivata e già detta legge…..” disse sorridendo Peter
“E poi chi ti dice che potrai venire con noi?” replicò Nicolas
“Forse perché ti ho salvato la vita?!”
“Hai ragione, ma poi mio fratello ha salvato la tua vita, non è vero Gabriel.”
Gabriel non aveva ascoltato nemmeno una parola di quello che avevano detto poiché era perso nel contemplare la bellezza di Jennifer; la ragazza, che nel frattempo si era cambiata il vestito da sera e aveva indossato i vestiti di una delle guardie deceduta, se ne accorse e arrossì vistosamente scatenando una risata generale che fece morire di vergogna entrambi.
Fu Nicolas a riportare la calma nella squadra assegnando compiti ad ognuno, poi uscì dalla stiva, entrò nella sala comandi, accese i motori e si allontanò silenziosamente dal molo.
 
Abdul stava pranzando nella cucina della nave.
Un temporale infervorava sopra quest’ultima facendola rollare pericolosamente; le stoviglie caddero dal tavolo e mentre la pioggia penetrava dagli oblò aperti entrò nella cucina Akram:
“Abdul abbiamo un problema”
“Perché disturbi la mia cena Akram?”
“ L’acqua sta allagando il locale dove si trovano le testate e si sono sganciati i fermi che le bloccavano; qualcuno dovrebbe andare lì sotto a riagganciarle.”
 “Beh e perché me lo vieni a dire? Provvedete tu e Fahd”.
“Va bene capo” - “ Fahd seguimi.”
I due uomini discesero nella stiva, attraversarono gli stretti corridoi che apparivano come piccoli fiumiciattoli e raggiunsero il locale delle testate seguendo una piccola scaletta:
“Fahd tu occupati di quella a destra, io penso alle altre due”.
Detto questo Akram afferrò con delicatezza la testata e sfruttando la corrente dell’acqua che ormai arrivava alle ginocchia la trasportò al suo posto richiudendo i ganci con molta cura; nel frattempo Fahd aveva fatto lo stesso con l’altra:
“Benissimo ne manca solo una; Fahd aiutami.”
Insieme afferrarono l’ultima testata, ma un’improvvisa onda la scaraventò via dalle loro mani e la stava per far sbattere ad altissima velocità contro la parete:
“No se si schianta esploderà” gridò Akram che lanciandosi  si pose fra la bomba e il muro.
L’esplosione non avvenne ma della testa di Akram rimaneva poco o niente.
Fahd riattaccò la testata ai ganci, poi afferrò il cadavere dell’uomo e salì sul ponte per dare all’equipaggio la triste notizia.
 
La Stella di Maometto navigava velocemente in cerca dell’Excalibur ma sui radar non compariva nulla; la nave era praticamente scomparsa.
Nicolas scrutava l’orizzonte in cerca di qualche luce, il generale Marshall accanto a lui osservava il GPS mentre il resto della squadra più Jennifer preparava l’arsenale.
Le onde, agitate da una tempesta in avvicinamento, s’infrangevano contro la chiglia della barca che oscillava al ritmo dei colpi inferti da Poseidone.
La pioggia cominciò a scendere lentamente bagnando i visi e rendendo difficile la vista.
Gabriel salì sul Fly insieme a Jennifer  e si sedettero affianco a Nicolas e a Marshall con cui cominciarono a conversare; Peter Robert John e invece si sedettero a prua coi visi tesi, ricoperti di sale marino che sciolto dalla pioggia irritava gli occhi, che scrutavano la sottile linea dell’orizzonte.
Passarono secondi che diventarono minuti che a loro volta divennero ore, ma della nave ancora nulla. E intanto il tempo peggiorava.
Sull’Excalibur Abdul stava celebrando i funerali di Akram; i volti dei marinai erano un  misto di tensione e tristezza; la pioggia batteva con intensità sempre maggiore.
Il feretro costruito con materiale di scarto della nave fu subito gettato a mare poiché come da tradizione musulmana il cadavere andava seppellito prima del tramonto.
Fu Abdul ad interrompere il silenzio: “ Bene anche questo è fatto; tornate tutti ai vostri posti.”
 
Gabriel era disperato, della nave nessun indizio, e il mare faceva rollare terribilmente
la barca.
Jennifer accanto a lui guardava insistentemente il radar ma non vedeva niente se non lo sfondo verde. Chinò la testa e sbuffò quando un piccolo rumorino e un puntino luminoso scatenarono in lei un’euforia irrefrenabile:
“E’ la nave, Gabriel avverti Nicolas e ora di entrare in azione”
Nicolas sentendo le voci salì sul Fly e mise i motori in folle e borbottò sorridendo:
“Finalmente, secondo il radar la nave dista solo 2 miglia perciò spegnete le luci.
Non dobbiamo farci individuare mentre elaboriamo un piano. Gabriel hai conservato il cadavere di Serse?”
“Si è nella cella frigorifera”
“Bene mettilo in una zattera di salvataggio e gettalo in mare. Fa che si veda il più possibile aggiungendo qualche luce. E’ ora di entrare in azione.”
Da poppa Robert gridò: “Che bello è ora di giocare ai pirati”.
 
Jake era una delle tante guardie di nazionalità americane prigioniere; ex soldato scelto in Afghanistan era stato costretto a collaborare coi Leoni del Deserto dopo che lo avevano rapito durante un assalto alla base americana  insieme ai suoi compagni.
Quella sera era di guardia sul ponte e per ripararsi dalla pioggia si era seduto sotto l’ala di un F-111Aardvark lì presente. A parte quel temporale la notte sembrava tranquilla quando Jake notò una luce che illuminava una zattera. A bordo c’era un uomo:
“Uomo in mare, Uomo in mare”.
Subito accorsero tutte le guardie che stavano per calare una scialuppa quando giunse Abdul di corsa che l’interruppe:
“Cosa credete di fare sarà morto ormai.”
“Possiamo almeno provare” ribatte Jake.
“Non abbiamo tempo appena questa pioggia calerà dovremo essere pronti a caricare le testate sugli aerei.
 
Approfittando della confusione che si era creata a poppa La stella di Maometto si era avvicinata a fari spenti verso prua dove c’era l’imponente ancora:
“Non c’è pericolo che il radar ci avverta?” chiese preoccupata Jennifer.
“Con questo tempo? I radar vanno, come dire, in crisi.- disse Nicolas per poi rivolgersi al resto della squadra- Preparate le armi e seguite Gabriel.
Quest’ultimo era già impegnato nella scalata della catena dell’ancora con il fucile di precisione sulle spalle e fu seguito a ruota da Jennifer e dal resto della squadra con Nicolas che chiudeva la fila.
Ognuno aveva con se cinque granate e una scimitarra.
La salita era molto difficile e a circa metà Jennifer scivolò e sarebbe precipitata se Gabriel non l’avesse afferrata al volo.
Adesso Jennifer era sospesa nel vuoto con Gabriel che con una mano la teneva e con l’altra era appesa all’ancora che traballava ai colpi inferti dalle onde. La pioggia continuava a cadere.
Gabriel non aveva più forza, stava per lasciare ma non poteva , avrebbe ucciso Jennifer; con un rapido movimento e con le sue ultime energie incastrò i suoi piedi nelle maglie della catena, staccò la mano dalla catena e restando in equilibrio sulle sole gambe riuscì ad issare Jennifer ed insieme al resto della squadra raggiunsero il cunicolo da dove usciva l’ancora e s’inoltrarono all’interno.
 
“Presto prendete le armi, ci stanno attaccando”. Abdul sembrava tranquillo anche sapendo di essere sotto attacco. Si limitò a dare ordini ai suoi soldati indicando loro dove posizionarsi:
“Tu, vai in sala macchine, accertati che non ci sia nessuno.”
Jake fece un cenno con la testa e si diresse verso una porta nel lato est della nave; l’aprii e scese le scale per scendere nella sala motori.
Nessun rumore tranne lo sferragliare delle macchine poi un pesante tintinnio: l’ancora.
Jake corse col suo ak-47 stretto tra le braccia, aprì la porta di fronte lui ed entrò in una stanza dove una catena era arrotolata ad un enorme rullo; dietro di questo delle figure umane stavano spuntando tra l’ammasso di ferro:
“Fermi dove siete!”
“Jake Davis sei tu?”
“Nicolas Cox!?”.
 
Nella sala del comandante Abdul era seduto nella sua poltrona rigirando tra le mani la sua arma una pistola semiautomatica Sig-Sauer P220.
Conosceva bene il piano: all’arrivo dell’elicottero lui e la talpa sarebbero scappati lasciando Apocalypto ed equipaggio in balia della bomba che avrebbe fatto esplodere testate e nave, ma lui aveva un conto in sospeso con Nicolas Cox.
Era stato Abdul a catturarlo in Afghanistan e quando lo aveva ridicolizzato riuscendo ad eludere le sue misure di sicurezza e scappando, lui si era ripromesso di ucciderlo. E adesso ne a aveva l’occasione. Il suo telefono satellitare squillò due volte. Era il segnale. L’elicottero stava arrivando.
Mise la pistola nella fondina, usci dalla sua cabina, attraversò il ponte e si posizionò davanti la porta che conduceva nella sala macchina; sapeva che sarebbero usciti da lì, aveva mandato Jake Davis lì apposta.
 
“Non ci posso credere, pensavo ti avessero ucciso durante la nostra fuga.”
“Lo pensavo anche io stesso ma mi hanno catturato e trasferito in Africa dove ho lavorato nelle miniere di diamanti per poi trasferirmi su questa nave. Adesso, però, siete voi che siete in pericolo.”
“Normale amministrazione.” gridò da dietro Robert.
“E’ la verità” aggiunse Nicolas “ Tu però ci puoi essere d’aiuto.”
“Contateci”
“Benissimo, portaci sul ponte di comando, dobbiamo impossessarci della nave.”
Jake annuì e li condusse alle scale che portavano sul ponte; Nicolas precedette tutti, aprì la porta e si ritrovò davanti una figura umana con una pistola in mano:
“Bentornato Cox.”
“Abdul!”.
 
Nicolas guardava con disprezzo il sogghigno di Abdul e la pistola che aveva in mano.
Erano passati anni da quando lui era riuscito a scappare dalle sue grinfie
“Sei sempre stato un vigliacco Abdul”
“Non sono qui per ascoltare i tuoi rimproveri”
“Certo che quale uomo si vendicherebbe con un colpo di pistola!? Ho una scimitarra, che ne di ci di un duello all’ultimo sangue?”
“Ci sto, saliamo sul ponte”
Abdul non si fidò di dargli le spalle e salì le scale all’indietro, guardandolo.
Arrivato alla porta si fece scortare dai suoi marinai al centro del ponte.
Nicolas si fece passare l’altra scimitarra da Marshall:
“Nicolas non dovresti farlo, molti di questi marinai sono prigionieri americani che non vedrebbero l’ora di ribellarsi. Possiamo impossessarci facilmente della nave e….”
“Abdul ha per sicurezza tolto le armi tutti i marinai americani lasciandole solo ai suoi uomini di fiducia. Anche se provassimo a ribellarci le nostre spade e il fucile M21non basterebbero contro le loro armi da fuoco…. E poi ormai gliel’ho detto e sarà un piacere ucciderlo”
“Fa come vuoi e in bocca al lupo”
“Crepi….. Ah Marshall, in tutto questo tempo non ho saputo il tuo nome!”
“Mi chiamo Colin ma preferisco essere chiamato Marshall”
Nicolas sorrise, afferrò la scimitarra e si diresse sul ponte.
Marshall si accertò che non potesse sentirlo e poi chiamò a se Gabriel:
“Sali su quella torre e al minimo segno di pericolo spara Abdul”
“Ma Nicolas ha detto…”
“Niente ma, obbedisci”
“Si generale” e si diresse verso le scale che conducevano sulla torretta.
 
Abdul rimirava la lama della sua arma ascoltando le parole di Jake, che faceva d’ “arbitro”:
“Vince chi uccide per primo l’avversario; non sono permessi interventi in soccorso dei due contendenti; al vincitore andrà la nave e il relativo equipaggio. Buona fortuna.
Si girò e si posizionò al di fuori dello spazio delimitato per i due contendenti e diede il via.
Nicolas si gettò in avanti fingendo di usare la spada e quando Abdul alzò la guardia per evitare il colpo venne colpito da un forte calcio nello stomaco.
L’arabo, sorpreso cadde a terra accompagnato dalle urla di gioia dei marinai americani prigionieri, Nicolas, allora, si precipitò sul corpo di Abdul a terra ma quest’ultimo rotolò su se stesso evitando i ripetuti affondi dell’avversario per poi rialzarsi al primo tentennamento di Nicolas. La pioggia cessò.
Abdul, allora, lanciò la sua spada verso l’agente degli Apocalypto che grazie ai suoi prontissimi riflessi evitò abbassandosi; la spada cadde allora dall’altra parte del ponte non prima di aver ferito leggermente uno spettatore.
Un grido di gioia si alzò dal pubblico mentre Abdul veniva lacerato al fianco dalla spada di Nicolas.
Avevano vinto la nave era loro.
 
Phoenix
Derek Rossi camminava con passo svelto nel corridoio della sede Apocalypto
Era appena stato eletto direttore generale della squadra antiterrorismo dopo la morte del suo predecessore a Washington e si era ritrovato tra le mani il caso più difficile dei cinquant’anni dalla fondazione di questo speciale team; aveva perso il collegamento con la squadra inviata in medio oriente cinque giorni fa e adesso non poteva avvisarli del pericolo che stavano correndo. Il lancio delle atomiche sulle tre città americane e il conseguente intervento degli Apocalypto era solo una sorta di crudele depistaggio per attirare la migliore squadra antiterroristica del mondo nelle “ fauci del lupo” eliminando le uniche persone che potevano fermare il terribile piano dei Leoni del Deserto: i Sundeath.
Erano infatti riusciti a catturare un membro di punta dell’organizzazione rivale e grazie a interrogatori e torture varie erano riusciti a farsi spiegare cosa erano i Sundeath; ora doveva solamente trovare il modo di avvertire la sua squadra.
 
Al largo di Aden
 
Un fortissimo rombo zittì le urla di gioia dei marinai e del team; un imponente elicottero nero comparve insieme ad un sorriso di trionfo sul volto di Abdul. Si aprì il portellone e sulla soglia comparve un uomo di mezz’età con occhiali e naso aquilino che gridando si rivolse ad Abdul: “ Vogliamo andare”. A queste parole dall’elicottero calò una scaletta dove Abdul cerco di arrampicarsi a fatica per via della ferita. Di tutta risposta Colin Marshall gridò: “ Gabriel, ora, spara.”
“In questo momento il signor Cox non può eseguire i tuoi ordini” John Torres uscì da dietro la torre puntando una pistola alla testa di Gabriel.
“John…… Perché?” disse a fatica Nicolas.
“I soldi Nicolas, i soldi fanno girare il mondo e spingono anche a fare azioni che non si sarebbero mai fatte. Sai quando un anno fa mi mandasti qui in Arabia per intercettare quel carico di armi illegali. Durante questa operazione conobbi Abdul e diciamo rimasi affascinato dal suo piano e dai suoi soldi”.
 Così dicendo sorrise crudelmente e spinse Gabriel a mare per poi arrampicarsi sulla scaletta dell’elicottero insieme ad Abdul
“ Ah Nicolas quasi mi dimenticavo di dirti che abbiamo attivato le cinque testate, Buon Bang” disse salutando beffardamente mentre si allontanava.
 
Tsunami
 
Nicolas si affacciò dal parapetto della nave in cerca di suo fratello ma il mare increspato dal freddo maestrale rendeva difficili le ricerche. Gli altri non potevano aiutarlo perché erano impegnati nel cercare di disinnescare le testate.
Passarono minuti interminabili e Gabriel non si vedeva ; Nicolas stava per tuffarsi in mare quando qualcuno lo toccò sulla spalla: “ Fratellone il mare non è l’ideale per fare un bagno”.
Nicolas non credeva a quello che vedevano i suoi occhi: “Gab sei vivo come ….. come hai fatto?”.
“Quando quel bastardo di John mi ha buttato dalla nave, ma durante la caduta sono riuscito ad aggrapparmi ad un oblò aperto e ci sono entrato. Sono riuscito anche a tenere il mio fucile….. Allora che si dice???”
“Forse era meglio che morivi affogato. John ha attivato le testate e….”
“Ehi Nicolas ho riparato la radio”. La voce di Jake Davis era piena di gioia.
Nicolas si precipitò nella sala comandi dove trovò tutti attorno ad una vecchia scatola che gracchiava: era sintonizzata sulla frequenza 98.75 quella prescelta dal governo americano per comunicare con i suoi uomini in missione in oriente: crrr qui Derek Rossi, neo direttore degli apocalyptp crrrrrrrr abbiamo recepito il vostro SOS e abbiamo mandato una squadra a prendervi: stanno arrivando dall’Italia e giungeranno lì tra circa due ore.
“ Nicolas non credo abbiamo tutto questo tempo, Jennifer ha appena detto che mancano circa due ore all’esplosione”
“ Peter dobbiamo solo pregare che gi italiani arrivino in tempo”
 
Sull’ elicottero Agusta EH101 M
Il colonnello Rosetti osservava la nave che si stagliava sull’orizzonte; dava l’idea di essere completamente deserta.
 si diresse verso la radio di bordo, l’accese e si collegò con la nave:
“Apocalypto e equipaggio vi parla il colonnello Rosetti dell’aeronautica militare italiana, siamo qui per portarvi in salvo, raggiungete il ponte, lì provvederemo a tirarvi sull’elicottero.”
“Ricevuto”
Il colonnello diede, allora, l’ordine di calare la scaletta e uno dopo l’altro gli Apocalypto, Marshall  Jennifer e il resto dell’ equipaggio salirono.
“Benvenuti a bordo, scusate se non vi accolgo nel migliore dei modi ma ho da guidare una veloce fuga dalla morte” disse sorridendo Rosetti che poi si diresse al suo posto dove incominciò a dettare i suoi ordini.
 
L’ombra dell’elicottero schizzava veloce tra le onde azzurre del golfo di Aden. All’interno la maggior parte dell’equipaggio della nave si era addormentato quando un immenso e terribile suono giunse alle loro orecchie; Nicolas si alzò e corse dal comandante: “ Che sta succedendo?”
“Le testate! Sono esplose”
“Si ma noi siamo al sicuro, siamo lontani dalla zona di contaminazione” disse Nicolas.
“Si ma non siamo al sicuro dal mare, le testate hanno causato uno Tsunami che adesso e in rotta di collisione verso Aden”
“ Ma li ci sarà molta gente ad aspettarci compreso il nostro capo dovremo avvertirli con la radio”
“Ci ho provato ma la loro è fuori uso. Dovremo spingere il mio elicottero al massimo, arrivare ad Aden il più in fretta possibile per far allontanare la gente dalla costa: Tenetevi forte si parte”
 
Aden: un’ora dopo
“ Comandante non siamo ancora riusciti a riparare la radio ma il radar li ha trovati sono a poche miglia dalla costa e sembrano davvero avere molta fretta” gridò il soldato Mc Callen
“Benissimo preparatevi a riceverli e…. Oh mio Dio cosa è quello!? Uno Tsunami scappate presto”
La gente che era lì iniziò a correre verso l’interno mentre Derek Rossi dirigeva i suoi soldati in modo che potessero essere d’aiuto alla popolazione.
L’elicottero sfrecciava velocissimo sopra la gigantesca onda ed in breve tempo fu sopra il porto di Aden; Rosetti fece calare la scaletta dove Derek rossi e alcuni soldati che non erano scappati con la popolazione, salirono.
E così mentre l’elicottero riprendeva il suo viaggio con destinazione Roma, di Aden non rimaneva nient’altro che una distesa di acqua.
 
Sundeath
 
Il sole stava tramontando dietro la cupola della basilica di S. Pietro mentre il camion dell’esercito italiano varcava i cancelli del Vaticano.
Il camion passò velocemente davanti la biblioteca per poi fermarsi con un forte stridio di freni in uno spiazzale antistante la sala delle udienze.
Dal camion discese un uomo sulla trentina con indosso una divisa della polizia italiana; si guardò intorno e poi si diresse verso il retro del camion e ne aprì i portelloni.
“Finalmente qui dentro si moriva di caldo” disse qualcuno all’interno del camion.
“Zitta carogna – disse l’italiano – e seguimi.”
Dal camion scese un uomo provato dalla stanchezza e dalle molteplici ferite che gli ricoprivano il corpo con ai polsi delle manette.
Il poliziotto lo afferrò e lo trascinò con forza verso l’ingresso della sala delle udienze; attraversarono un lungo corridoio e giunsero ad un’immensa porta controllata da una guardia svizzera: “Chi va la?”
“Sono il comandante Foresta della polizia di Napoli e ho con me un ostaggio nemico, siamo attesi in sala.”
“Si sono stato avvisato del vostro arrivo. Accomodatevi”.
 
Dubai
John Torres era seduto al tavolino di uno dei molteplici bar del famoso parco giochi Dubailand intento a giochicchiare col suo computer.
All’improvviso un bip lo distrasse, si guardò attorno e non notò nulla.
Poi di nuovo ma più forte e continuo bip   bip bip bipbipbip…
Ebbe solo il tempo di capire che quel suono proveniva dal suo computer perché dopo l’ultimo bip una nuvola di fuoco si elevò dal suo PC e mentre il suo corpo ardeva  si ricordò un vecchio detto: Chi la fa l’aspetti……
 
Roma 9 settembre
Foresta era in piedi affianco Derek Rossi intento a consegnargli il prigioniero riferendogli sottovoce qualcosa che Nicolas non riuscì a sentire; poi sorrise e si diresse verso il suo posto affianco a Gabriel.
Appena il poliziotto si sedette Derek rossi cominciò a parlare:
“Vi presento Jackson Mutti, originario di Catania ma residente a Los Angeles, una spia dei Leoni del Deserto in territorio americano anche se ha svolto molto spesso missioni In Italia”. Così dicendo prese Mutti e lo portò dall’altra parte della sala in modo che tutti potessero vederlo. “Bene ora che ve l’ho presentato lascerei a lui la parola” disse Rossi accomodandosi di fianco a Robert e Jennifer.
“Grazie Grande Capo – sogghignò Mutti – Signori la situazione è la seguente: La forza mortale delle atomiche non è nulla in confronto a quella dei Sundeath.
Cosa è il Sundeath….. Questo!” Dicendo questo fece un cenno col capo verso Rossi che accese uno schermo televisivo dove comparve la seguente immagine:
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
“Questo che vedete è il sundeath, una nuova e terribile arma che sfrutta la potenza del solium un minerale scoperto in Afghanistan dal geologo Gennaro Galli. Il solium è capace, se unito con uranio e ferro di sprigionare una forza devastante superore alle reazioni atomiche che avvengono sul sole” disse sogghignando Jackson Mutti.
Rossi allora si alzò e si avvicinò a quest’ultimo dicendo: “ Come avrete capito i sundeath sono l’arma più temibile mai usata e saranno introdotte in Europa la prossima settimana da tre soggetti di punta dei Leoni del Deserto in altrettanti paesi europei. Vi spiegherà tutto Mutti.
“Verranno mandati in Europa i tre più esperti agenti degli LD (Leoni del Deserto) esattamente l’11 settembre col compito di far esplodere i Sundeath in simultanea alle ore 17:00:
In Francia, nella romantica Parigi verrà mandato Oleg Virkov detto la gazzella; è un ex spia russa soprannominata così per la sua agilità disarmante.
In Italia, a Napoli arriverà Anna Marquez, messicana. E’ l’unica donna dell’organizzazione abilissima nel lancio di coltelli come potrebbe testimoniare il suo ultimo marito ucciso da tre coltelli: due negli occhi e uno….. nella zona pubica!!!
In Austria, nelle splendida Vienna, andrà Abdul Hakim una vostra vecchia conoscenza pronto a sacrificarsi per Allah e suo padre Yussef capo dei LD.”
Prese allora la parola Nicolas: “Benissimo, ci organizzeremo in questo modo.
A Napoli andranno Robert e Peter, a Parigi Gabriel e Jennifer mentre a Vienna andremo io e il comandante Rossi”.
Mutti sorrise: “ Starete sicuramente pensando come rintracciare i Sundeath in queste enormi città vero? La risposta è semplice, ogni Sundeath è dotato di un GPS capace di essere individuato! Ci riuscirebbe un bambino, figurarsi uno dei vostri cervelloni”
“Perfetto, grazie! A ognuno di voi sarà quindi fornito un dispositivo per rintracciare i Sundeath!”
“Allora se avete finito porterei via Mutti” s’intromise Foresta
“Un attimo, ho un’altra domanda – disse Nicolas – Torres, John Torres dove si trova ?”
“Torres ha fatto BOOM” sogghignò Mutti !
 
Pasta, Pizza e coltelli
Pozzuoli 11 settembre ore 16:00

Il rumore del gps risuonava attraverso i vicoli di Pozzuoli… Non erano lontani dall’obiettivo!
Bip bip bip .. mancavano circa 2 km… Peter e Robert girarono l’angolo e si ritrovarono davanti un enorme edificio di epoca romana : L’anfiteatro Flavio.
Si avvicinarono ai cancelli dove una folla di turisti stava aspettando il proprio turno per entrare, e approfittando della distrazione della sorveglianza s’intrufolarono nel complesso archeologico.
Bip bip bip…. Il suono si faceva più incessante… Robert guardava lo schermo del dispositivo mentre proseguiva insieme a Peter attraverso il lungo viale, circondato ai lati da possenti statue erose dal tempo, che conduceva all’interno dell’anfiteatro.
“Dovremmo esserci quasi” disse scrutando il perimetro Peter
“Sarà difficile trovare Marquez con tutta questa folla… potrebbe esser …
Qualcosa di veloce e appuntito passò davanti il viso di Robert interrompendolo:
“ Un coltello …. MARQUEZ”
“Non la vedo da nessuna parte … Un momento! Peter guarda, il coltello proveniva da questa grata sul pavimento… E’ nei sotterranei!
Il coltello aveva colpito in pieno petto uno dei tanti turisti e adesso tra la folla si era scatenato il panico; la gente correva ovunque urlando e molti caduti a terra venivano calpestati dalla massa in fuga.
Robert e Peter subito si diressero verso le scale che portavano nei sotterranei, le scesero e si ritrovarono in una grande caverna illuminata solamente dalla luce solare proveniente dalle grate sul soffitto: qualcuno aveva manomesso l’impianto d’illuminazione.
Robert continuava a fissare lo schermo del dispositivo…. Bipbipbibpbip …. Erano vicinissimi.
“Bob guarda lì .. c’è qualcosa che brilla” Peter aveva notato uno strano bagliore in un angolo della caverna ! Si avvicinò lentamente e si  accorse di trovarsi di fronte ad un oggetto di forma esagonale non più grande di due pugni chiusi: il Sundeath!
Si chinò per afferrarlo ma quando allungò la mano verso il potente ordigno senti qualcosa di caldo scorrergli lungo il braccio; un coltello gli aveva appena trafitto la mano.
Non ebbe nemmeno il tempo di rendersene conto che un altro coltello lo colpì dietro la schiena… Cadde dolorante a terra e guardandosi attorno con le poche forze rimaste notò che anche Robert era disteso a terra e gli stava mostrando l’orologio: 16:45 … Era finita!
 
La volante della polizia era accorsa subito dopo aver ricevuto la chiamata: un omicidio all’anfiteatro flavio.
Scese dalla vettura il comandante Foresta che subito si diresse verso il medico legale:
“Dottoressa le cause del decesso?”
“Un coltello ha perforato i polmoni.. il nostro uomo era solo un comune turista e..”
“Non ci sembrano moventi per l’omicidio”
“Esattamente” sorrise la dottoressa
“ I miei uomini hanno già fatto sgomberare il sito vero?”
“Si , tutti i turisti presenti sono stati evacuati ma prima hanno dovuto fornire tutti le loro generalità”
“Benissimo! Grazie dottoressa”
“Dovere.. ah comandante … il coltello è stato lanciato dal basso verso l’alto e quindi..”
“Ma ciò è impossibile, almeno che il killer non si sia trovato nei … Sotterranei”
Il comandante, allora corse verso il centro dell’anfiteatro dove si trovava la grata che dava sul sottosuolo, ci guardò attraverso e vide uno strano bagliore attraversare il suo campo visivo: C’era qualcuno lì sotto.
 
Anna Marquez teneva stretto in una mano il sundeath mentre teneva l’altra all’altezza della cinta dove teneva i suoi due coltelli; lì aveva comprati entrambi anni fa ad Istanbul durante una delle sue spedizioni.
Uno aveva il manico rappresentante una tigre dorata con al posto degli occhi, incastonati due smeraldi; l’altro era più piccolo con manico color cremisi e piccole finiture dorate.
Mancavano 10 minuti all’esplosione ed era giunto il momento di abbandonare quel luogo, si girò e si diresse verso le scale senza nemmeno controllare se i due americani fossero ancora vivi.
Il piano era quasi riuscito, non doveva fare altro che raggiungere il bunker appositamente creato per lei nelle vicinanze per poter sopravvivere alla terribile esplosione: non era come uno di quei fottuti musulmani kamikaze che lavoravano con lei!
Stava sorridendo all’idea della ricompensa che le sarebbe spettata quando senti qualcosa di freddo dietro la schiena:
“Un altro passo ed un proiettile le trapasserà il cuore” disse il comandante Foresta tenendole poggiata contro la schiena la sua calibro 22.
“Lei non ha idea di quello che stia per succedere… Corra dalla sua famiglia perché non la rivedrà mai più” sorrise beffardamente Anna.
Quel sorriso illuminò i pensieri dell’uomo:
“Marquez… Lei fa parte del progetto Sundeath”
“Oh addirittura lo sbirro qui mi conosce… Quindi lei sa che sta per succedere – si girò lentamente verso Foresta e con un gelido ghigno sulle labbra disse – boom”
Nel frattempo aveva afferrato furtivamente il coltello color cremisi e si lanciò contro il poliziotto.
Foresta scivolò lateralmente all’aggressore, le afferrò il braccio con il quale teneva il coltello e con una leva la gettò a terra; poi impugnò la pistola e sparò dicendo sottovoce: “ Per adesso solo la mia pistola ha fatto boom”.
Il sangue colò sul pavimento del sotterraneo avvolgendo il piccolo apparecchio ai piedi di Foresta: stava brillando di luce propria.
Il comandante si chinò sulle ginocchia e lo raccolse da terra… scottava… stava per esplodere!
Dall’altra parte della stanza però arrivava un flebile lamento; i due agenti erano forse ancora vivi.
Adesso era quindi di fronte ad un grandissimo problema: come salvare i due agenti disinnescando l’ordigno?
Si avvicinò ai due uomini stesi a terra e li fascio con un brandello della sua camicia quando uno dei due emise un sospirato: Lascia perdere noi…. Mancano solo 5 minuti… apri l’ordigno e taglia i fili che collegano i circuiti al minerale posto al centro del sundeath! Veloce!”.
Foresta osservò l’apparecchio e noto una sottile linea che correva lungo il bordo;
con le dita vi fece pressione e riuscì ad aprirlo: all’interno era posizionato una sottospecie di sole in miniatura che brillava di luce propria. Prese un coltellino dalla sua tasca e cominciò a tagliare lentamente i circuiti…. Mancava un minuto!
 
 Choix de amour
 
Il cielo era solcato da leggere nuvole nelle quali si stanziava la punta argentata del monumento parigino: la tour eiffel con i suoi 324 metri era il simbolo che caratterizzava e rendeva famosa la città nel mondo; e adesso rischiava di scomparire insieme all’intero pianeta.
Gabriel sorrise timidamente a Jennifer e prendendola per mano si mimetizzarono tra la folla di turisti: lui era vestito con un jeans e una camicia blu scuro e al collo portava uno starno ciondolo, mentre Jennifer indossava una maglia bianca  leggermente scollata; entrambi avevano nella fondina
una desert eagle fox, pistola di grosso calibro ma facilmente nascondibile;
Così vestiti sembravano una normale coppietta in visita alla Torre.
Si misero in fila per l’ascensore mentre nella borsetta di Jennifer aumentava il bip del Gps.
Gabriel pagò i 10 €  per il biglietto e poi sempre tenendo per mano Jennifer entrarono nell’ascensore che cominciò la sua lenta salita verso il primo livello della torre dove si trovavano alcuni ristoranti e negozi; Jennifer guardò il gps… Non era il livello giusto.
L’ascensore continuò la sua salita e giunto al terzo  e ultimo livello si sentì tra il chiacchierio dei turisti il solito bip ma più incessante:
“Ci siamo! E’ qui” disse Gabriel inventandosi un sorriso per rassicurare la ragazza che lo afferrò per il collo e lo baciò… Gabriel ne rimase sorpreso ma socchiuse gli occhi e si abbandonò a ciò che aveva sempre sognato, fin dalla prima volta che aveva incrociato gli occhi chiari di quella ragazza che era entrata nella sua vita come un fulmine a ciel sereno… Quel momento era la perfezione, era…
“Gabriel Cox” il suo nome pronunciato in un forte accento russo lo fece tornare alla realtà.
Il ragazzo si scostò dalle labbra di Jennifer e fissò i gelidi occhi dell’uomo che li stava guardando:
“Oleg Virkov presumo” disse notando il sundeath appeso al collo dell’uomo.
“In persona” disse l’uomo infilzando due siringhe nelle braccia dei giovani e rinchiudendo la restante parte dei turisti nell’ascensore.
Gabriel cadde a terra e Jennifer su di lui…L’ultima cosa di cui ebbe ricordo era l’odore della ragazza e il pavimento freddo della torre.
 
Gabriel riaprì gli occhi e capì di essere ancora nello stesso punto dove era caduto; controllò le tasche e si accorse di non avere più la pistola, alzò gli occhi e si guardò attorno e notò dall’altra parte del piano il Sundeath poggiato per terra.
Fece per alzarsi e correre ad afferrarlo quando sentì di nuovo quel disgustoso accento russo:
“Calmo Cox, sei proprio sicuro di quello che fai?”
Gabriel si girò verso Virkov e vide che teneva sospesa Jennifer sull’orlo della Torre.
“Pensavi fosse tutto così  facile… Ti propongo un gioco, una choix de amour per dirla in francese” sorrise beffardo “Mancano 5 minuti all’esplosione! Cosa sceglierai: la salvezza del mondo oppure la vita della tua amata?”
“C’è anche una terza opzione” disse afferrando il ciondolo della sua collana e scagliandolo contro l’uomo “Il mio piano B”
Appena il ciondolo si attaccò al russo cominciò a brillare e un proiettile proveniente dal nulla lo colpii: Oleg Virkov cadde nel vuoto portando con se Jennifer.
 
24 ore prima
Jennifer era stesa sul letto della camera d’albergo Hilton Paris all’indirizzo 18 Avenue de Suffren fissando il gps:
“Sai Gab… il gps ha rintracciato dal 9 settembre in poi 4 volte la presenza del sundeath attorno alla torre..
“Questi terroristi sono prevedibili.. devono sempre colpire il simbolo di una città”
Sorrise “bene è venuto il momento di preparare il piano B”
Aprì la valigetta che teneva ai piedi del letto e ne tirò fuori un’intervention, uno dei migliori fucili di precisioni in circolazione e guardandolo come un amante guarda la sua donna “ Questa è un arma speciale! E’ automatica , cioè è capace di rintracciare questo bersaglio” disse indicando il ciondolo che aveva al collo “ e se saremo in pericolo lo lancerò su Virkov”
“Penso sia un ottima idea” disse sorridente Jennifer
 
Adesso
Gabriel era rimasto pietrificato quando aveva visto Jennifer cadere, ma sapeva cosa doveva fare;
Afferrò la pistola dal cadavere di Virkov e sparò un colpo verso il sundeath che sprigionò un esplosione minore di quella prevista ma che fece lo stesso spezzare la torre in due parti.
Gabriel allora subito si tuffò nel vuoto inseguendo la ragazza amata seguito dai pezzi del monumento che stava andando in frantumi.
Quei secondi gli parvero interminabili finche non riuscì a stringere tra le sue braccia Jennifer.. Adesso erano abbracciati nel cielo quando Gabriel ebbe un idea: con una mano teneva stretta la ragazza, con l’altra afferrò un pezzo della torre  e lo interpose tra loro e la terra…. Così al momento dell’impatto il pezzo di ferro evitò loro il diretto confronto con la terra e sobbalzati dalla botta rotolarono sull’erba che circondava l’ormai distrutto monumento: Jennifer cominciò a ridere e baciò Gabriel come mai aveva baciato nessuno… Erano riusciti a salvare loro e il mondo.. per ora.
 
Resa dei conti a Shonbrunn
Vienna (castello di shonbrunn) ore 16:18
 
Abdul Hakim varcò la soglia del parco di Shonbrunn brandendo un AK-47, uno dei migliori fucili d’assalto mai creati.
Una delle guardie presenti in zona cercò di fermarlo sparando qualche colpo ma si ritrovò crivellato da una pioggia di proiettili; Abdul continuò sparando decine di colpi e ferendo una moltitudine di civili mentre era diretto verso l’ingresso del castello.
Salì una delle imponenti scalinate e si ritrovò nei pressi della biglietteria del palazzo dove puntando il fucile contro tre impiegate le prese in ostaggio e le portò con se all’interno del castello passando per l’imponente sala denominata Grande Galleria.
Nel frattempo all’esterno erano giunte le forze di polizia viennese e con loro Nicolas e Rossi che appena avevano saputo la notizia si erano precipitati sul luogo.
Nicolas si avvicinò al comandante delle forze locali e si presentò mostrando il suo distintivo che recava sopra l’immagine di un lupo sormontato da un esplosione, il simbolo degli Apocalypto:
“Nicolas Cox, caposquadra di un settore Apocalypto, una squadra speciale del governo americano… Lui è il mio superiore Derek Rossi!”
Rossi strinse la mano all’uomo che si presentò come il capitano Answold Vogel.
Nicolas continuò in un perfetto tedesco:
“Capitano Answold abbiamo ragion di credere che l’uomo che state cercando sia lo stesso obiettivo che abbiamo noi nella nostra operazione Sundeath”
“Sun .. cosa?” disse stupefatto Vogel
“Le spiegheremo tutto con comodo.. Ma abbiamo i minuti contati e abbiamo bisogno di una postazione nel palazzo abbastanza grande dove possiamo avere accesso alle telecamere di sorveglianza..
“Allora.. l’uomo si è rifugiato nel salotto di Francesco Carlo … Quindi possiamo utilizzare la grande galleria come base operativa..
“Perfetto” sorrise Nicolas.
 
Grande Galleria ore 16:29
“Lei mi sta dicendo che quell’uomo ha con se un’arma capace di distruggere l’intero continente?” Urlò incredulo Vogel fissando lo schermo delle telecamere di sicurezza che mostravano le immagini di Abdul che minacciava le tre donne “Avete idea di come fermarlo?”
Nicolas fisso la pianta del palazzo che gli avevano portato e chiese informazioni su eventuali ingressi nascosti:
“Capitano Vogel si calmi e risponda alle mie domande… Per accedere al Salotto di Francesco Carlo bisogna per forza passare attraverso lo Studio?”
“No ci dovrebbe essere un ingresso secondario attraverso la cappella che il re utilizzava quando voleva recarsi a pregare in segreto!”
“E’ancora accessibile?”
“Dovrebbe esserlo”
“Benissimo .. allora ci comporteremo così: capitano lei gestirà l’operazione da qui controllando le mosse di Abdul attraverso il monitor e tenendoti in contatto con noi via radio.
Inoltre dovrà inviare alcuni suoi uomini nello Studio di Francesco Carlo in modo che distraggano Abdul, ma non dovranno assolutamente intervenire!
Io e Rossi invece andremo alla cappella e troveremo il passaggio segreto in modo da cogliere di sorpresa quel bastardo assassino…. E tutto questo entro le 17:00!
Questa operazione sarà denominata “Operazione Tramonto” e avrà inizio …. ORA
 
16:40 Operazione Tramonto (Cappella del castello)
Nicolas ammirava il soffitto della cappella dipinto da Daniel Gran mentre rifletteva su poteva trovarsi il passaggio.
Su entrambi i lati della Cappella vi erano due altari. Sopra di questi erano rappresentati due dipinti raffiguranti l’Educazione della Vergine e San Giovanni Nepomuceno.
Nicolas si soffermò sulla cornice dorata del dipinto della Vergine e notò che era leggermente distaccato dal muro. Ebbe subito un illuminazione:
“Derek passami il tuo tesserino” gridò a Rossi che si staccò dalla giacca il documento di riconoscimento e lo la lanciò a Nicolas che con estrema precisione lo inserì tra il dipinto e il muro; mosse la scheda su e giù attraverso la fessura fino a che non senti un rumore metallico: Ta tlack!
Il dipinto si stacco dal muro e precipitò rumorosamente sul pavimento, rivelando l’ingresso di un’angusta galleria per niente illuminata: “Capitano, abbiamo trovato il passaggio!”
 
16:47 Esterno del Salotto di Francesco Carlo
Gli uomini del Bundeskriminalamt (Ufficio federale della polizia criminaleaustriaca) stavano provando a contrattare con l’attentatore per distrarlo dall’imminente arrivo degli americani che lo avrebbero colto alle spalle.
Anche se in massiccio vantaggio numerico gli austriaci non potevano rischiare un loro classico attacco con le flash bang seguite da un’irruzione ad armi spianate; stavolta la posta in gioco era troppo alta.
“Crrr crr  Die Amerikaner haben den Übergang gefunden! Over and Out (Gli Americani hanno trovato il passaggio! Passo e chiudo“)
L’uomo che aveva la radiolina guardò i suoi compagni e sorridendo disse loro: “Machen Sie sich bereit! Ekel-Wurm, der im Sterben liegt (preparatevi! Quel verme schifoso sta per crepare).
 
 
16:52 Interno del salotto di Francesco Carlo
Nicolas aveva seguito lo stretto pertugio del passaggio fino a giungere ad una parete da cui filtrava una tenue luce: “Dobbiamo spostare leggermente questa parete per permetterci di mirare e sparare quel bastardo… Pronto?”
Rossi gli si avvicinò ed insieme scostarono leggermente la parete rivelatasi essere poi un antico quadro e guardarono all’interno della stanza:
Di fronte loro videro sedute su tre antichesedie gli ostaggi.. Ma di Abdul nessuna traccia.
Rossi guardò spiazzato Nicolas che irrigidì preoccupato fissando il volto che gli si presentava davanti. Abdul sogghignò: “Mi credevi così stupido Nicolas”
“Capitano il sole non tramonta , il sole non tramonta”
E poi un rumore assordante pervase la stanza seguito da un fitto fumo;
Nicolas cadde sul pavimento del salotto vedendo prima di svenire le ombre di decine di uomini penetrare nella stanza.
 
Napoli ore 17:00
Foresta era seduto su un’antica colonna osservando l’enorme bruciatura che gli attraversava la mano; era riuscito a disattivare il sundeath, ma la strana sfera luminosa trovata al suo interno gli era finita addosso causandogli un’ampia ustione sulla mano.
Alzò per un momento gli occhi e vide la scientifica che caricava su un’ ambulanza il cadavere di Marquez, sorrise sconsolato e si alzò per dirigersi verso l’elicottero appena atterrato al centro dell’anfiteatro: erano gli americani.
Portò una mano davanti agli occhi per proteggersi dal vento causato dalle pale e si accostò al portellone che si aprì di scatto:
“Buongiorno”  disse Yussef wa’el, prima di piantare una pallottola nel cervello del poliziotto.
Si rivolse poi agli altri uomini seduti nel mezzo: “ Fate piazza pulita e riportatemi il Solium”. Sogghignò aspramente e si rimise a sedere nel veicolo.
Quel giorno il sangue ritornò a scorrere tra le mura dell’anfiteatro..
 
Periferia Viennese ore 17:02
Quando riprese i sensi Nicolas capì di non trovarsi più nel salotto, ma in uno spazio angusto e soprattutto in movimento. Guardò subito l’orologio, le 17:03, era ancora vivo e quindi la polizia austriaca era riuscita a disattivare il sundeath.
Si senti consolato da ciò quando notò che non era più in movimento, un sonoro rumore metallico anticipò l’apertura di un portellone e Nicolas si ritrovò davanti un immenso hangar vuoto; scese dal mezzo che lo aveva portato fin lì e si guardò attorno notando una figura umana su una balaustra al secondo piano:
“Benvenuto nella tua tomba Cox” urlò Abdul “ I tuoi amichetti sono riusciti a fottermi il sundeath e a disattivarlo ma prima di fuggire sono riuscito ad uccidere una di quelle puttanelle e a portare te con me.. Avrò la mia vendetta Cox” e si chinò per raccogliere una Browming M2 (mitragliatrice) “Giochiamo al gatto e al topo … e ovviamente il topo sei tu”. E incominciò a sparare senza pietà, Nicolas saltò nel furgone, lo accese e puntò diritto verso il punto dell’hangar dove si trovava Abdul;
i proiettili perforavano il cofano del camion e un intenso fumo cominciava a sprigionarsi. Nicolas aprì lo sportello e si gettò a terra mentre il veicolo continuava la sua folle corse verso il lato opposto finché giunto contro il muro non esplose generando una potente onda d’urto che fece precipitare Abdul giù dalla balaustra e sospinse Nicolas contro la parete destra dell’hangar.
Nonostante la pesante caduta Abdul era sopravvissuto e stava cercando di raggiungere strisciando la mitragliatrice scagliata lontano dall’esplosione;
Nicolas d’altra parte nonostante le ferite seguite alla botta raccolse barcollando un pezzo metallico del camion ancora in fiamme e si gettò con tutte le sue forze contro Abdul perforandogli il collo più volte con il frammento rovente.
 
Epilogo
Phoenix 3 mesi dopo
Gabriel salì di corsa le scale della sede Apocalypto fino al piano denominato amministrativo, spalancò la porta della sala congressi e si ritrovò in una stanza piena di volti familiari: seduti in prima fila c’erano suo fratello in splendida forma con un sorriso malinconico stampato in viso, Peter e Robert entrambi molto acciaccati e pieni di cicatrici ma felici.
In piedi al centro della sala Jennifer e il comandante Rossi che gli rivolse uno sguardo di benvenuto:
“Gabriel aspettavamo solo te… Bene siamo qui oggi per dare una nuova forma agli Apocalypto: Nicolas Cox, capo della squadra operativa ha deciso di ritirarsi dietro una scrivania e lasciare il posto a suo fratello. Fate quindi un applauso al nuovo caposquadra operativo Gabriel Cox e al nuovo Co-comandante Nicolas Cox.
La sala si dilungò in un lungo applauso mentre Rossi appuntava sul petto di ogni membro della squadra una medaglia al valore fermandosi poi a fissare Jennifer vestita di un lungo abito blu notte:
“Per quanto riguarda le signorina Stone, la nomino ufficialmente un membro operativo degli Apocalypto. Complimenti!
La sala ripeté l’applauso mentre Rossi chiamò a se Nicolas sussurrandogli qualcosa nell’orecchio:
“Abbiamo ricevuto informazioni secondo le quali in una miniera di Aqtau in Kazakistan, Yussef abbia allestito un laboratorio per cercare di riprodurre artificialmente il Solium… Te la senti di affrontare un ultima missione? Devi solo andare li e raccogliermi quante piu informazioni puoi senza assolutamente intervenire”.
“Ti sembro forse il tipo di uomo che rifiuta una missione del genere? … Conta pure su di me” sorrise Nicolas.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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