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Autore: La Mutaforma    03/09/2012    6 recensioni
[Syberia]
“Sai Helena, tu assomigli a un mammut”
Helena aveva fatto un’espressione indispettita, poi aveva sorriso allo scherzo. Aveva quasi l’impressione che stare con Hans la ringiovanisse, e le facesse dimenticare i tempi in cui era ancora una persona importante per qualcuno che non conosceva. [Hans&Helena]
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era stata la malattia a farli incontrare. Lì, in quel luogo avvolto da una fama scomparsa, di cui restavano solo ricordi di bei tempi passati.

Helena ne aveva molti di ricordi di gloria tramontata.

Hans un po’ meno, ma ciò non gli impediva di avere l’entusiasmo che tingeva d’allegria le pareti grigie del bar, lì ad Aralbad.

 

Le giornate trascorrevano rapide, tra sorrisi, chiacchiere ed energici colpi di tosse.

“Tu non hai rimorsi, Hans?”

“Rimorsi…cosa sono rimorsi? Perché?”

Helena accarezzò i braccioli della poltrona, scuotendo lievemente la testa.

“Scusami Hans, dicevo così per dire”

Ed era passato un lungo minuto di silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

“A volte vorrei sapere…Anna…come sta…” aveva mormorato Hans, guardando in aria.

“Anna? Chi è Anna?” sbottò Helena, contrariata. Hans sorrise, quel sorriso infantile, come un bambino, e sollevò le spalle.

“Anna è… Anna. Sorella di Hans”

Helena sospirò, spostandosi due ciuffi di capelli neri già striati di grigio dietro le orecchie, pensando a quanto fosse stupida a preoccuparsi così di Hans.

 

“Sai Helena, tu assomigli a un mammut”

Helena aveva fatto un’espressione indispettita, poi aveva sorriso allo scherzo. Aveva quasi l’impressione che stare con Hans la ringiovanisse, e le facesse dimenticare i tempi in cui era ancora una persona importante per qualcuno che non conosceva.

“E per cosa gli assomiglio? Per la pelliccia, le zanne o il fatto che peso due tonnellate?”

Hans rise, cristallino, e tossì rumorosamente.

I fumi della fabbrica avevano lavorato bene in quegli anni.

“No… tu niente pelliccia e zanne, e non pesi due tonnellate! Tu… antica…”

Ormai Helena aveva imparato a vedere sotto una chiave diversa tutto quel che diceva Hans Voralberg. Ogni parola era un’involontaria e affascinante metafora.

“Vecchia?”

“No. Antica. E preziosa”

Lei sorrise; un sorriso bianco, pulito, e gli prese la mano.

“Grazie Hans”

Lui guardò quasi con senso di soffocamento la mano grinzosa di Helena sulla sua; tuttavia ricambiò il suo sorriso, e piegò stancamente le dita su quelle della vecchia cantante.

 

Era strano ritrovarsi alla soglia dei sessant’anni, sola e malata, con una vita di gloria e fama alle spalle e della sua meravigliosa voce solo il ricordo, e improvvisamente desiderare di essere importante per qualcuno che stavolta conosceva.

Era strano riuscire a piacere a qualcuno anche senza la bellissima voce per cui il mondo un tempo l’aveva apprezzata e al suo calare inesorabile era stata costretta a nascondersi lì, ad Aralbad, come i gatti feriti.

Era strano, più di tutto, pensare di potersi innamorare ancora a quell’età.

 

   
 
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