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Autore: MariD96    03/09/2012    5 recensioni
"Così tutti sapevano come mi comportavo ma nessuno sapeva il motivo per cui lo facevo, perché ero sempre triste e perché preferivo stare da sola.
Nessuno conosceva la mia vera storia, cosa era successo 8 anni fa."
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Linz, siamo arrivati. 
 
La voce di mia cugina Ronnie mi fece sussultare, spesso la gente mi deve richiamare più volte all'attenzione perché mi perdo facilmente nei miei pensieri. 
 
-a che pensavi 'sta volta? 
 
Non risposi. 
 
-a niente, come sempre. -continuò lei con un accento di disgusto. 
 
Ero abituata a queste occhiatacce da parte sua e dopo tanti anni avevo imparato a ignorarla, anzi non le rivolgevo più la parola da tanto tempo.
 
Scesi dalla macchina presi la valigia, aspettai che zia Lea trovasse le chiavi del portone ed entrai nella nostra nuova casa. In verità non mi interessava più di tanto dove andassimo a vivere, non mi aspettavo nulla di diverso dalla mia solita vita. Dove andassimo a vivere era esattamente identico per me. 
 
La casa era molto grande, a due piani, le stanze da letto erano di sopra così salii in fretta per allontanarmi dalla mia "famiglia". 
 
In camera mia mi buttai sul letto e cominciai a pensare, ad immaginare veramente. Rimasi in quella posizione per molto tempo probabilmente mezz'ora quando improvvisamente sentii bussare. 
 
-sono Lea, posso entrare? 
 
Non risposi.
Dopo pochi secondi entrò lo stesso. 
 
-ascolta Linz, adesso cominciamo una nuova vita qui. Non ti chiedo tanto vorrei solo che qui non ti cacciassi nei guai. Puoi farlo? 
 
Aveva un tono gentile, decisamente non era da mia zia. 
Non risposi comunque.
Era successo che ero andata al fresco già un paio di volte, forse tre per aver rubato nei negozi o perché mi avevano trovato in compagnia di ragazzi che trafficavano droga o bevevano alcolici. E continuavo a cacciarmi nei guai solo per dare fastidio a Lea, lei non si preoccupava di me e se avesse potuto mi avrebbe abbandonato sulla strada o in qualche orfanotrofio quella dannata domenica di agosto di anni 8 fa. 
 
- Non voglio perdere la mia reputazione perché ho la sfortuna di avere una nipote che finisce sempre in carcere
 
Ecco la cosa peggiore era quella. Non le importava nulla di me ma solo della sua reputazione visto che era una donna con una buona carriera e ricca, questo è anche uno dei motivi per cui mi avevano obbligato a vivere con lei,
 
-Rispondimi e guardami quando parlo! -Urlò e perse tutta la gentilezza che aveva avuto fino a quel momento.  
 
Io annuii perché il trasloco mi aveva preso tutte le energie per affrontare uno dei soliti litigi e lei se ne andò sbattendo la porta.  
Comunque una cosa era sicura, questa volta Lea aveva ragione per la mia salute dovevo smettere con alcune abitudini.
Era sera così mi misi il pigiama e andai a letto, il giorno dopo mi sarei dovuta svegliare presto per andare a scuola, ma sapevo che non mi aspettava una notte tranquilla. 
 
 
 **


Il giorno dopo mi svegliai e come al solito mi toccò affrontare il ricordo del solito incubo che facevo di notte.
 
Mi vestii con una maglietta senza maniche nera e un paio di jeans scuri e attillati, amavo vestirmi di nero per non attirare l'attenzione ma spesso ottenevo lo stesso l'effetto contrario a causa dei miei capelli: erano lisci , lunghi e biondi, troppo biondi li odiavo perché tutti si fermavano spesso a guardarli. Inoltre avevo la pelle chiarissima, gli occhi azzurri e usavo molta matita nera, nel complesso direi che vedendomi la gente pensasse che fossi uscita da un film horror. Ma era quello che volevo così mi evitavano e io non volevo avere nessun contatto con gli altri.
Presi lo zaino misi dei quaderni e il borsellino e uscii di casa senza salutare né Lea né Ronnie, tanto noi non parlavamo molto. Con il mio skateboard sarei potuta arrivare a scuola in pochissimi minuti ma non conoscendo la strada mi fermai a chiedere a tantissime persone e alla fine ci misi un eternità. Quando finalmente entrai nel posto in cui avrei dovuto studiare ancora tanti anni mi accorsi che non avevo idea di come muovermi, pensai di chiedere a uno studente ma eliminai subito l'idea e mi misi a cercare  l'ufficio del preside.
 
-Buongiorno signorina, come la posso aiutare?.– Disse lui gentilmente, non ero abituata a questi toni così beneducati. Chi mi conosceva nella città dove vivevo prima sapeva ciò che facevo e mi parlavano o come se fossi una ritardata, come se dovessi andare in qualche clinica, o mi urlavano contro perché credevano fossi pericolosa o la maggior parte di loro si tenevano lontani da me.
Comunque non sapevo come rispondere a una tal gentilezza, optai sullo stare sulla difensiva e risposi:
 
- Sono nuova, non ho un orario delle lezioni. 
- Scusami ma se sei nuova dovevi farti accompagnare dai tuoi genitori il primo giorno. 
 
Rimasi in silenzio e immobile. Quella frase mi aveva sorpreso e un po’ disorientata, dopo pochi secondi aggiunse con un sospiro:
 
- va bene signorina, dimmi come ti chiami e vedo se sei già registrata. 
- Elisabeth Sten. 
 
Guardò delle cartelle sul computer per circa 7 minuti e io rimasi in piedi ferma ad aspettare, leggendo qualcosa sul modem per un momento sembrò preoccupato ma poi tornò il solito gentile uomo si voltò e disse - sei già stata registrata da una certa Lea Stewart va bene così. Allora non voglio che ci perdiamo in chiacchiere, benvenuta! questa è una piantina della scuola, questa una mappa con gli orari delle tue lezioni ed ecco la combinazione del tuo armadietto.- sorrise e mi porse dei fogli. 
 
- grazie- risposi e feci per andarmene quando lui si sporse dalla scrivania mi prese per un braccio e disse sussurrando -mi raccomando, so chi sei so che sei una ragazza un po' problematica, qui alcuni comportamenti non li accettiamo. – Sembrava serio e forse si aspettava una risposta ma quando capì che sarei rimasta ferma e muta finché non mi avesse lasciato dalla presa sorrise di nuovo e io me ne andai infastidita. 
 
Ero considerata da tutti così: problematica.
 
Mi diressi verso l'armadietto posai lo skateboard e andai verso la classe di chimica, mentre tutti prendevano posto io ne cercai uno in un banco da sola ma mi accorsi che non ce n'era e già quasi tutti avevano un compagno così adocchiai un posto in fondo vicino a un ragazzo con i capelli marroni. Mi avvicinai a lui passando per il corridoio formato tra i banchi e sentii qualcuno più avanti commentare a bassa voce "che schianto"  lo ignorai perché non ero sicura che quel commento fosse indirizzato a me ma mi diede fastidio comunque anche perché non volevo stare più con nessuno dopo quello che era successo all’ultimo ragazzo con cui ero fidanzata. Mi sedetti e dopo poco arrivò il professore.
 
-Buongiorno ragazzi. – tutti si alzarono per rispondere al saluto, da noi non si usava alzarsi quindi non lo feci e lui se ne accorse.
 
- Ehi! Tu ragazza laggiù puoi venire qui?- tutti si girarono a guardarmi  io mi alzai e in silenzio raggiunsi la cattedra, il professore però non sembrava arrabbiato con me per la mancanza di rispetto.
- Tu devi essere la nuova giusto?e quella è tua cugina suppongo. -  indicò Ronnie seduta qualche banco più avanti di me.
 
Anuii.
 
- Benvenute ragazze! Immagino che tu sia Elisabeth- Si rivolse a me.
 
Anuii di nuovo.
 
- So che hai avuto dei problemi, se vuoi qualcuno con cui parlare io sono anche il consulente scolastico. – aggiunse a bassa voce e sorrise.
 
Mi mandò a posto e iniziò a spiegare ma io ovviamente non prestai attenzione. Il ragazzo che avevo accanto mi guardava come se cercasse di capire che tipo fossi, ma non mi interessava più di tanto.
Il resto delle lezioni passò velocemente nessuno mi rivolse la parola e anche a mensa mi sedetti in un tavolo da sola, mentre Ronnie sembrava volermi evitare di proposito e aveva già stretto amicizia con delle ragazze vestite da cheerleader. 
Quando dopo la scuola arrivai a casa mi sedetti sul divano per vedere la tv e passare il tempo, ma non ebbi il tempo di aprirla perché dopo pochissimo tempo arrivò Ronnie sbattendo la porta, sembrava arrabbiata. 
 
-puoi farmi un favore? 
 
La ignorai capitava spesso che dava la colpa a me dei suoi guai e questa volta ero quasi sicura di non averle fatto nessun dispetto. 
Si accorse che non la stavo ascoltando ed ero ancora alla ricerca del telecomando così mi si avvicinò si sedette sul divano vicino a me, mi prese per il mento e mi girò la testa in modo che la potessi vedere negli occhi. 
- non devi parlare mai con Tyler  Chiaro? 
 
Non risposi.
 
- il tipo seduto davanti a te a chimica. Ha fatto un commento su di te mentre raggiungevi il tuo banco ricordi?
 
Certamente lo ricordavo comunque non le risposi, come facevo sempre quando le volevo fare un dispetto, come in questo caso parlare con Tyler. Lei infatti pensò subito che volessi fare amicizia con lui e aumento la stretta al mio mento per farmi paura poi aggiunse:
 
- È un giocatore della squadra di basket e sará il mio ragazzo. Chiaro? 
 
Le allontanai la mano dal mio mento e la scansai con una spinta così urlò - Bene ti farò vedere io. 
 
Andai in camera mia senza dire nulla, lei non mi faceva paura e solo il fatto di infastidirla mi faceva sentire soddisfatta di me stessa.
 
La sera apparecchiai la tavola e cucinai, era mio dovere farlo da quando avevo 11 anni, potevo vivere con Lea e Ronnie finché avessi obbedito ai loro ordini. Nonostante il modo in cui mi trattavano non avevano paura che potessi avvelenarli perché sapevano che non volevo essere abbandonata per strada.
Da piccola mi ripetevano sempre che ero un peso così un giorno mi era venuta la brillante idea di fare qualche faccenda domestica nonostante avessero benissimo potuto assumere una cameriera, credevo che mi avrebbero trattato meglio invece continuarono a darmi faccende da sbrigare.
 
Aspettai che arrivassero e iniziammo a mangiare silenziosamente, all'inizio del secondo piatto Ronnie disse - sai mamma ho incontrato un bel ragazzo a scuola, e farò di tutto per mettermi con lui. - mi rivolse un sorriso e Lea aggiunse 
- e tu Linz? Lo sappiamo tutti che sei tu in genere a piacere ai ragazzi, sai come conquistarli.. - la odiavo quando faceva così, probabilmente Ronnie le aveva raccontato delle cose che non avrebbe dovuto sapere comunque mi alzai e cominciai a sparecchiare si alzò anche Ronnie e andò al computer - Ronnie sai che non puoi stare al computer dopo cena!- disse la madre.
 
Trattava benissimo sua figlia, come se fosse una principessa non le urlava mai contro e Ronnie non aveva idea di cosa significasse essere al secondo posto per questo mi odiava tanto perché io non la trattavo come Lea.
 -Aspetta ora chiudo devo solo preparare una cosa per domani a scuola .- Rispose Ronnie alla madre poi mi rivolse un mezzo sorriso come se avesse in mentre qualcosa e continuò a fare quello che stava facendo. 
 Non sapevo ancora cosa mi sarei dovuta aspettare dal giorno seguente a scuola.
  
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