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Autore: Laxity    03/09/2012    2 recensioni
Melanie Henderson è una ragazza di 11 anni molto infelice. La madre è molto iraconda e il padre è praticamente tutta la giornata a lavorare. Ha una sorella, Jamie Henderson, alla quale è molto amica, più grande di lei di quattro anni. Lei però esce spesso, per non dire sempre, e non ha mai compagnia. A causa della sua bontà tutti la usano, e lei, anche sapendo di ciò, non riesce ad evitarlo né a farsi rispettare. Solamente una persona della sua età, Ester Evans, ha un rapporto sincero di amicizia con la nostra Melanie. Suo zio era andato via. Ciò causò ancora più tristezza nella nostra protagonista, e andò accumulandosi sempre più fino a quando un fantamico non fece la sua comparsa: si trattava di Jim, una fata dai capelli castano ramato e dagli occhi verdi che adorava indossare una camicia bianca a quadri grigi e dei pantaloncini neri.
Genere: Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti, il mio nome è Melanie Henderson e prima di iniziare vi parlerò un po' di me! Nella mia vita sono piuttosto infelice: tutti i miei "amici" mi usano e ho solo una vera amica che non posso vedere quasi mai perché abita in un quartiere di Dimmsdale lontano dal mio. Mia madre è perennemente arrabbiata e mio padre non è a casa per quasi tutto il giorno per via del lavoro. Ho anche una sorella più grande di quattro anni che ha 15 anni, Jamie, ma lei esce spesso e non ho mai compagnia.
Sebbene fossi stata molto paziente per tutta la mia vita, ci fu qualcosa che scatenò in me ancora più tristezza...
Stavo uscendo da scuola insieme a Ester Evans, la mia migliore e unica amica, perché la mia mamma mi aveva detto al telefono che avrei dovuto essere accompagnata dallla mamma di Ester, ma non mi disse il perché.
Così, quando arrivai davanti casa mia, salutai con gioia Ester e la sua mamma, per poi entrare in casa.
Mia madre mi guardava tristemente, poi disse: "Melanie... lo zio... lo sai che aveva il cancro..".
Lo zio non c'era più. Era per questo che la mamma non aveva potuto venire a prendermi, allora.
Un moto di disperazione mi pervase e le lacrime mi salirono agli occhi, quando cominciarono a sgorgare sempre più velocemente.
"Non gli ho mai detto che gli voglio bene..." dissi con aria triste, continuando a piangere.
La mamma solitamente era arrabbiata, ma non poteva esserlo in quel caso, se non con la malattia.
Mi abbracciò, dicendo: "Ora lo sa, Melanie. Adesso sa quale affetto provi per lui". Cercava di trattenere le lacrime, ma invano.
Quando mi staccai dall'abbraccio mi rifugiai nella mia camera, sedendomi sul mio morbido letto.
"Non è possibile..." pensavo. "Se ora non ho più nemmeno lui... quante persone mi rimangono? Ah, quanto mi pento di non avergli mai dimostrato con sincerità il mio affetto... Quando l'avevo fatto, l'avevo preso come un dovere... ma adesso? Adesso cosa posso fare? Oltre le persone con cui vivo della famiglia, mi rimane soltanto Ester. Un animale da compagnia, qualcuno che possa starmi vicino... niente. Non c'è nessuno!"
"Ti sbagli, Melanie!" gridò una voce piuttosto amareggiata ma con un tono vivace e allegro.
"Il mio nome è Jim e da ora in poi sarò il tuo fantamico! Piacere di conoscerti, cara! Posso esprimere tutti i desideri che vorrai!" una fata si mise davanti a me dicendo queste parole. Aveva i capelli castani e gli occhi verdi e indossava una camicia bianca a quadri grigi e dei pantaloncini neri, con delle scarpe anch'esse nere.
Sebbene una lacrima solcasse ancora il mio viso, rivolsi un sorriso a quella creatura un po' esibizionista ma tanto, tanto simpatica e vivace.
"Uau, una fata? E posso esaudire ogni desiderio! Che bello, sono così felice... però, mio zio..."
"Ehi, ehi! Mi dispiace tantissimo per lui, ma che ne dici di piangerci sopra una bella tazza di cioccolata?" disse, agitando la bacchetta e facendo apparire tra le mie mani una tazza di cioccolata calda.
Passava tutto il tempo a parlarmi, per distrarmi dal dolore, ma per le prime due settimane ero rimasta impassibile. Dopo, però, cercai di far finta di nulla. In fondo lo zio esisteva. Nei miei ricordi e nel mio cuore, ma da quel momento anche nei miei sorrisi perché glieli avrei dedicati tutti quanti!
Con quel pensiero, riuscii ad andare avanti e cominciai a godere della possibilità di avere un fantamico.
Il primo desiderio che gli avevo chiesto non aveva bisogno di una bacchetta: "Vorrei che tu fossi mio amico per sempre!".
"Okay, piccola!" disse, e agitò ugualmente la bacchetta per aria, sorridendo, anche se non ne aveva la necessità.
  
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