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Autore: Avion946    03/09/2012    0 recensioni
Un ragazzo durante un periodo particolarmente difficile della sua vita, incontra su un isola in capo al mondo un singolare personaggio che lo coinvolge in una grande, drammatica storia di mare del passato.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I disperati della lancia Bounty 5
 I disperati della lancia

Angelo ora era veramente curioso. "Ma cosa è successo agli altri, e come è finito l'ammutinamento?".
 Il vecchio con un respiro profondo drizzò la schiena e riprese il racconto con lo sguardo fisso davanti a lui, come se stesse effettivamente osservando qualcosa di concreto. "Per sapere cosa e' successo dopo, occorre tornare a quegli uomini abbandonati in mezzo al mare, a morire di fame e di sete o semplicemente affogati miseramente in quel guscio di noce in mezzo a quell'oceano sconfinato.
 Appena obbligati a scostare dal Bounty, i marinai presero a vogare con lena e grande energia fino a portarsi a distanza di sicurezza dalla nave. Ognuno, in cuor suo, compreso Bligh, temeva che da un momento all'altro, un colpo di cannone ben assestato li mandasse tutti al creatore.
 Giunti al sicuro, si fermarono per fare il punto della situazione. Avevano appena metabolizzato l'enormità degli eventi in cui erano rimasti coinvolti. Solo un paio di ore prima, equipaggio di una nave che ritornava in patria dopo un lunghissimo viaggio ed ora abbandonati in mezzo al nulla, a morire in modo terribile.
 Più che mai, in quel momento gli uomini si affidarono al loro comandante il quale era, a parte i suoi indiscussi difetti, un uomo notevole. Egli ordinò anzitutto che fosse fatto un inventario di ciò che avevano a bordo. Risultò che non stavano poi così male, pur considerata la loro disperata situazione.
 L'inventario fornì il seguente elenco: quattro piccoli recipienti con 125 litri di acqua, 70 Kg di biscotti, 15 Kg di maiale salato, sei bottiglie di vino, sei bottiglie di rum e la cassetta di liquori del capitano. Effettivamente durante le fasi concitate dell'ammutinamento, i marinai Samuel e Smith avevano gettato nella lancia tutto quello che avevano potuto.
 Disponevano inoltre di due vele, mezza pezza di tela per vele, una sega, dei chiodi, una cassetta di attrezzi da carpentiere,  una lente, un acciarino ed una piccola quantità di zolfo. Ma cosa più importante, grazie agli scrupoli di Christian, avevano un cronometro, le tavole nautiche ed un sestante.
 Bligh non ammetteva la sconfitta, lo esaltava la sfida ma oltre ogni cosa lo spingeva la voglia di vendicarsi, di fargliela pagare, a quei cialtroni che lo avevano umiliato, percosso, derubato della sua nave. Dovevano pagarla, ad uno ad uno, e per quello lui e gli altri dovevano tornare, raccontare, far sapere cosa era successo. La loro meta era l'isola di Timor, la colonia olandese, da dove avrebbero poi potuto contattare l'Ammiragliato. Era a circa 4200 miglia da dove si trovavano loro. Qui venne fuori la tempra del comandante.
 Promise a tutti, in cambio dell'obbedienza più totale di salvarli. Li fece giurare su quello che avevano di più caro che avrebbero obbedito ad ogni suo ordine. Il Signore sa, se in un frangente di quel genere c'è bisogno di una disciplina ferrea. Bastava un solo dubbio, un solo cedimento e tutto sarebbe stato perduto. Quegli uomini disperati, per un sorso d'acqua, una briciola di pane o una parola storta si sarebbero scannati, condannando tutti a morte certa.
 Bligh lo sapeva bene e sapeva che quello era l'unico modo per cavarsela. Un'impresa disperata, condotta da uomini disperati a cui però era stata data una speranza, una sola, ma possibile. Gli uomini sapevano che se c'era una sia pur remota possibilità di salvarsi, era riposta nel loro comandante e compresero la assoluta necessità di affidarsi a lui impegnandosi ad obbedire ciecamente.
 Bligh stabilì per prima cosa che avrebbero dovuto rimpinguare le provviste della lancia ed a questo scopo decise di tornare al più presto all'isola di Tofoa che avevano superato pochi giorni prima. Lì, avrebbero potuto rifornirsi di frutti dell'albero del pane e di acqua.
 Giunsero di notte e non si fidarono di approdare, causa le scogliere insidiose. Al mattino presero terra e cominciarono a cercare. Dopo un poco si fecero vivi gli abitanti dell'isola che portarono loro un pò di cocchi e dell'acqua ma, contemporaneamente, cercavano di sapere cosa facessero lì ed, avendoli riconosciuti, chiesero che fine avesse fatto la grande nave.
 Intanto erano tornati gli uomini partiti in cerca di risorse, riportando una decina di litri d'acqua. Gli indigeni che avevano capito che quegli uomini erano soli, iniziarono a farsi sempre più minacciosi e ad un certo punto tentarono perfino di impossessarsi della lancia, per fortuna senza molta convinzione.
 Non presagendo niente di buono, i marinai si imbarcarono in tutta fretta, temendo iniziative da parte degli isolani, che si erano muniti di grossi sassi e li minacciavano ormai apertamente. La situazione stava per precipitare e si capiva che, appena gli inglesi avessero fatto una sola mossa, sarebbero stati tutti trucidati.
 Fu a questo punto che John Norton, secondo timoniere, si gettò giù dalla lancia, correndo verso gli indigeni, urlando e menando pugni a tutti coloro che gli capitavano a tiro. Immediatamente gli isolani si concentrarono su di lui, assalendolo e uccidendolo a colpi di pietra.
 Approfittando di questo diversivo, la lancia immediatamente si diresse verso il mare aperto, con i marinai addolorati per quanto accaduto ma che approfittarono dell'occasione per evitare che il sacrificio del loro compagno fosse stato inutile.
 Gli isolani, accortisi di ciò che era accaduto, furiosi, si gettarono al loro inseguimento con delle piroghe. Per fortuna la lancia, fra vele e remi, era più veloce di loro, così dopo un breve inseguimento, i nativi rinunciarono.
 Con la morte nel cuore, quei marinai si resero conto che non avrebbero potuto in nessun modo usufruire delle risorse delle isole vicine o disposte lungo il loro tragitto. Gli indigeni, quasi certamente, vedendoli soli e isolati, li avrebbero accolti tutti nello stesso modo.
 Ora più che mai, Bligh aveva necessità di poter contare sulla loro obbedienza. Gli uomini, che sapevano di non avere scelta, rinnovarono il loro impegno. Il 2 maggio 1789, issarono le due vele e fecero rotta per ovest-nord-ovest.
 Il vento si mantenne forte e costante per alcuni giorni ma il 7 maggio la barca si trovò in una violenta burrasca. Un vero guscio di noce, stracarico e sbattuto dalle onde in ogni direzione. Gli uomini fradici, intirizziti ed esausti erano stremati.
 Per fortuna non tutti persero il controllo ed alcuni saggiamente raccolsero quanta più acqua piovana poterono. Il 9 maggio la burrasca toccò il suo culmine e così continuò ad infierire fino al 14. Alla fine gli uomini sfiniti, infreddoliti, chiesero al comandante di poter accedere liberamente alle razioni per rimettersi in sesto.
 Sarebbero poi sbarcati sulle coste dell'Australia, chiamata all'epoca Nuova Olanda, per ricostituire le scorte. Bligh fu irremovibile. Disse loro che l'Australia distava ancora molti giorni e che gli abitanti erano di una ferocia inusitata e antropofagi.  Magari calcò un pochino la mano ma ottenne di far cessare le richieste e le proteste.
 Effettivamente, dopo quindici giorni, giunsero in vista delle coste australiane in corrispondenza dello stretto di Torres. Con estrema cautela si avvicinarono ad alcuni isolotti, avendo cura di tenersi alla larga delle isole più grandi e certamente abitate, e si azzardarono a sbarcare quando furono sicuri che erano deserti.
Fu una gioia per tutti poter mettere di nuovo piede a terra. Iniziarono subito a cercare da bere e da mangiare. Si imbatterono in un banco di ostriche e ne fecero letteralmente razzia. Riuscirono a catturare diversi gabbiani. Bligh con l'acciarino accese un fuoco e quegli uomini ebbero finalmente un pasto caldo e abbondante dopo tanti giorni di privazioni.
 Bligh, compresa la situazione, concesse loro anche di passare la notte a terra, per fare un buon sonno ristoratore. Ma dopo fu irremovibile. La loro meta era Timor e quindi, in modo molto convincente, li fece reimbarcare tutti e, con delle nuove scorte, seppur non abbondantissime, ripresero il mare per la loro meta ancora così lontana.
 Alla fine, con gli occupanti ridotti in condizioni gravissime per esaurimento, spossatezza, disidratazione, il 12 giugno la lancia giunse in vista di Timor. Il pomeriggio, con le ultime energie, sbarcarono nel piccolo porto di Coupang.
Bligh ce l'aveva fatta ed aveva mantenuto la promessa, non aveva perduto nessuno durante il viaggio. Purtroppo, per le gravi privazioni subite, sette di quegli uomini, nei mesi seguenti morirono. Gli uomini restarono diverso tempo a Timor per consentire a quelli che ne erano usciti meglio di rimettersi completamente.
 Alla fine Bligh, impaziente, accompagnato solo da Samuel e Smith, iniziò il suo viaggio per tornare a casa. Ci giunse il 14 marzo 1790. Il suo racconto destò molto scalpore e l'ammiragliato, senza perdere tempo, organizzò una spedizione per andare a catturare gli ammutinati. Fu armata la fregata Pandora, che partì al comando del capitano Edwards, con destinazione Tahiti".
 "Ma intanto a Tahiti come andavano le cose?" - chiese Angelo.
 "A Tahiti....... - il vecchio fece una pausa come a raccogliere le idee - A Tahiti, gli uomini decisero di vivere alla giornata, temendo sempre di vedere arrivare il castigo e sperando che non arrivasse mai. Quasi tutti si accasarono e condussero una vita relativamente tranquilla, con le loro spose.
I due uomini più turbolenti e pericolosi, Churchill e Tompson non tardarono a litigare  seriamente. Alla fine Tompson uccise Churchill ma venne ucciso a sua volta dagli indigeni, stufi dei suoi soprusi e delle sue violenze.
Il nostromo Steward ed il guardiamarina Haywood, che erano stati trattenuti a bordo contro la loro volontà, fecero una vita un pò appartata dagli altri ma comunque tutto andava al meglio. Il nostromo Morrison assieme al marinaio Millward, temendo comunque l'arrivo degli inglesi, iniziò a costruire una piccola goletta allo scopo di lasciare quel posto che ritenevano veramente pericoloso e spostarsi su qualche altra isola. Quando la terminò, trovò però molte difficoltà per reperire il tessuto per le vele. E poi..... il 23 marzo 1791 il Pandora arrivò. Senza sentire ragioni e scuse, mise tutti i superstiti in catene, colpevoli ed innocenti. Il capitano non fece distinzioni. Ripartirono in gran fretta per l'Inghilterra perchè i ribelli avessero al più presto il castigo che si erano meritati. Tutti i prigionieri, trattati in modo disumano, erano stati chiusi, in catene, in una piccola gabbia posta sul cassero della nave. Purtroppo nel passaggio dello stretto di Torres, corridoio obbligato fra l'Australia e la Nuova Guinea, la nave urtò una scogliera corallina ed affondò nel giro di pochi minuti.
 Molti prigionieri stretti in catene, non ebbero scampo. Purtroppo morì anche il nostromo Steward. Arrivati in un modo o nell'altro in Inghilterra, nel giugno del 1792, i dieci prigionieri superstiti, comparvero davanti ad un tribunale.
Bligh fece la sua parte abbastanza onestamente. Sei furono riconosciuti innocenti e uno fu graziato all'ultimo momento, il marinaio Muspratt. I restanti tre, i marinai Burkett, Millward e Ellison  furono condannati e impiccati ai pennoni della nave da guerra Brunswich a Spithead il 29/10/1792.
Bligh, era furioso per aver visto scampare al loro giusto castigo quelli che lui riteneva i principali responsabili, Christian in testa. Egli venne comunque prosciolto da ogni responsabilità e potè riprendere il mare".
"Lo rimandarono a Tahiti?- chiese il ragazzo.
"No, no. Quello, per lui, fu un capitolo chiuso. Non portò mai gli alberi del pane in Giamaica. La cosa buffa e' che invece, a sua insaputa, contribuì a diffondere l'ananas in Brasile e la mela in Tasmania. Comunque l'esperimento, condotto a buon fine dopo alcuni anni, non diede i frutti sperati.
In Giamaica l'albero cresceva stentato e le persone a cui era diretto quel nuovo tipo alimenti preferivano di gran lunga i prodotti derivati dall'albero delle banane". "Peccato non sapere che fine hanno fatto Christian ed i suoi compagni!" - disse Angelo quasi deluso. "Ma io non ho detto di non saperlo, anzi, qui viene la parte più interessante. Solo che...... per conoscerla, ti devi impegnare a fare qualcosa per me".
  
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