Quella mattina in casa Fabray c’era un gran silenzio. Eppure erano le otto del mattino. Quinn Fabray preparava le valigie. Ormai era una donna diplomata. Yale l’aspettava a braccia aperte.

Caso volesse che Rachel e Kurt l’avessero invitata a passare l’estate da loro, a NY, prima che iniziassero le loro nuove vite. Il treno partiva alle 12.00, e la donna dai biondi capelli era in anticipo di trenta minuti. Era davvero emozionata all’idea di rivedere i suoi migliori amici. Una volta salita sul treno accese il suo iPod. C’era impostata “Someone Like You” di Adele. Quella canzone le piaceva tanto, ma la deprimeva altrettanto.

Qualche vagone più avanti, un Sebastian Smythe abbastanza annoiato giocherellava con la copertina di un libro. Vista la sua passione per i ragazzi, quando andava alla Dalton, sembrava quasi uno scherzo vederlo con un libro di narrativa in mano.

-Aspettate, non corriamo troppo. Andiamo con ordine. Vi starete chiedendo che cosa cavolo c’entra Sebastian Smythe con la Fabray beh mettiamola così, queste due teste matte dovranno sopportarsi tanto in futuro, perché il caso… o meglio la scrittrice, vuole che le loro storie si dovranno incrociare più volte. Ma continuiamo con la storia. Dov’ero rimasta? Ah si giusto, il treno. Con l’iPod e il libro. –

Il viaggio per New York durò circa un paio d’ore, o qualcosa di più. Per Quinn sembrò davvero un sacco di tempo. Scese dal vagone portandosi dietro la trolley dorata come il colore dei suoi capelli, mentre cercava di vedere i volti di Rachel e Kurt, o almeno uno di loro di due.

Più avanti Sebastian, col suo borsone nero, si incamminava verso l’uscita per chiamare un taxi, quando qualcosa, o meglio qualcuno attirò la sua attenzione, tanto da abbandonare  lì il taxi che aveva appena chiamato e tornare indietro.
Poco più lontano, seduta su una panchina, una ragazza annoiata continuava a fissare l’orologio, sbuffando. Il ragazzo avrebbe giurato di aver visto quella donna altrove, ma non ricordava dove… scosse un po’ la testa come per mandare via quei pensieri e si sedette vicino alla “bionda”.

Ciao, sono Sebastian. Aspetti qualcuno?

La Fabray alzò lo sguardo un po’ schifata avendo riconosciuto la voce del ragazzo.

Smythe che cazzo ci fai qui? Chiese irritata.

Sono in vacanza, tu che ci fai qui. Disse lui gelido. La ragazza si limitò a rispondere con unIdem.

A giudicare da tono e dal comportamento della ragazza, Sebastian non doveva esserle molto simpatico. E visti i loro precedenti prima dell’estate, non c’era da meravigliarsene.