«Togliti immediatamente quella roba di dosso», ordinò il giovane con fare perentorio non appena la vide arrivare dal fondo del corridoio insieme a sua sorella.
   Se non fosse stata troppo sorpresa per riflettere a mente lucida, di certo il suo tono sgarbato le sarebbe piaciuto poco. E glielo avrebbe fatto notare senza tanti complimenti, si intende. «Di che parli?» Lui le andò incontro e l’afferrò per un gomito, iniziando a trascinarla con sé chissà dove, lasciando Meyrin fortemente interdetta. «Shinn!» iniziò allora a protestare Lunamaria, seppur blandamente. Che diamine gli prendeva?
   «La tua gonna», si arrese a spiegarle bruscamente il ragazzo, evitando di guardarla in faccia e continuando ad avanzare fra i corridoi di uno dei palazzi governativi presenti su Aprilius.
   Lei aggrottò le sopracciglia, non capendo. «Che ha che non va?»
   «È scandalosa, ecco cosa!» sbottò spazientito il soldato Asuka.
   A quella rivelazione, la ragazza piantò i piedi in terra e decise di opporre resistenza, ottenendo di farlo finalmente fermare e voltare nella sua direzione. «Da quando lo sarebbe?» domandò in tono provocatorio. «L’ho sempre indossata e non hai mai avuto nulla da obiettare.»
   Per Haumea, certo che non aveva mai avuto nulla da obiettare! Ma poteva davvero spiegarle che prima, come per la maggior parte degli uomini della Minerva, vederla svolazzare per la nave con quella minigonna era un toccasana per i suoi ormoni? Lo era ancora, chiaramente, ma le cose adesso erano cambiate, e non certo perché la Minerva non esisteva più, quanto perché Shinn si sentiva in qualche modo più… protettivo, sì, nei confronti della fanciulla. Ecco.
   «Beh, tu metti i pantaloni», le raccomandò, lasciandola andare e smorzando la voce a causa dell’imbarazzo in cui era precipitato quando si era reso conto di quel piccolo, fastidioso nodo alla bocca dello stomaco che lo aveva assalito al ricordo che tutti, sulla Minerva, sapessero che tipo di biancheria portava Lunamaria. Quest’ultima lo scrutò con fare incuriosito, non riuscendo proprio a seguire il suo ragionamento. Shinn abbassò lo sguardo e si massaggiò la nuca. «Oggi c’è un incontro ufficiale, dopotutto.»
   «Si tratta solo di Athrun», si sentì rispondere.
   E questo gli diede ancora di più i nervi: non era chiaro dove lui volesse andare a parare? O doveva necessariamente ammettere a voce alta quale fosse il vero problema di quella dannata minigonna?
   Fu pronto a sbottare di nuovo, ma non occorse poiché evidentemente la sua espressione parlava chiaro – e molto meglio di lui. «Sei uno scemo», sospirò Lunamaria, guardandolo affettuosamente. Shinn si stizzì ulteriormente e lei allungò una mano per accarezzargli il capo. «Mi cambio e arrivo. Faccio in un attimo», gli garantì, avviandosi verso uno degli spogliatoi femminili. «Cielo, nonostante il caratteraccio, quando fai il geloso sei ancora più adorabile.»
   «N-Non sono affatto geloso!» le gridò dietro il giovane, in preda al nervosismo dovuto all’imbarazzo. Lunamaria proseguì per la sua strada, agitando a una mano a mezz’aria. Shinn invece esibì un broncio offeso e fissò con aria corrucciata il pavimento, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni e gualcendosi così tutta la casacca dell’uniforme rossa. «Al diavolo, dannate femmine.»