Il trambusto di quella mattina era causato dall'arrivo dei nuovi vicini.

Avrei voluto godermi quella domenica a riposo da ogni tipo di stress, ma tra il casino che c'era fuori e le urla dei miei genitori che come al solito litigavano, era meglio alzarmi dal letto e andare da Frank. Cosa che feci subito dopo una doccia veloce.

Quando uscii di casa, vidi i due grossi camion parcheggiati di fronte all'abitazione accanto alla mia. Degli uomini stavano scaricando vari mobili, che poi portavano all'interno della casa.

E fu mentre passavo lì di fronte, che lo notai:

Un ragazzo che poteva avere avere più o meno la mia età, con i capelli scuri che gli cadevano sulla fronte, spettinati. Sembrava malinconico, appoggiato alla siepe che divideva il giardino con quello di casa mia, il volto inespressivo che si guardava attorno.

Non l'avevo mai visto in vita mia, così supposi fosse il figlio dei nuovi vicini.

Ad un tratto il suo sguardo si posò sul mio, proprio mentre lo stavo osservando.
Sussultai appena, ma rimasi a guardarlo negli occhi per qualche secondo, a pochi metri di distanza da lui, finchè non sentimmo una voce provenire dall'interno della casa.

“Gerard!” urlò.

Il ragazzo si voltò di scatto, e mi fece un mezzo sorriso, prima di sparire dalla mia vista.