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Autore: Luly Love    04/09/2012    2 recensioni
Sora deve rimettersi a cercare i suoi amici e il Re, ma prima deve salutare una persona che gli ha rubato il cuore. Sotto un cielo stellato, con il tempo contato in una terra non proprio amena, l'addio ad una ragazza. Come andrà a finire?
(Sora/Alice)
Dal testo:
Sora si domandò se non avesse freddo con addosso solo quel vestito, azzurro come i suoi occhi.
Alice si girò a guardarlo e lui sobbalzò: incontrare quello sguardo così limpido faceva quasi male, ma lui era disposto a sopportare quel dolore
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Sora
Note: Nonsense, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Dawn
 

 
So many doors how did you choose
So much to gain so much to lose
So many things got in your way

No time today, no time today
 
La notte era ancora giovane, a Wonderland. Tutti dormivano, la regina di cuori nel suo castello, protetta dalle guardie; lo Stregatto sopra un albero con un occhio aperto e uno chiuso.
Di notte Wonderland continuava ad essere un posto strano, ma era anche più tranquillo: la maggior parte delle creature presenti il giorno non si facevano vedere durante le ore notturne.
O forse, il ragazzo non le vedeva perché non era interessato a loro. Era interessato a lei, alla ragazzina dall’aria sperduta e al tempo stesso sicura; quella ragazzina che era una principessa e non lo sapeva. E non era nemmeno una principessa come le altre, no, lei era una delle sette Principesse del Cuore.
Ma non era questo a renderla speciale ai suoi occhi, ma piuttosto la sua curiosità incontenibile e insaziabile: le sue domande, molte delle quali a cui non sapeva rispondere, lo deliziavano. Purtroppo, il tempo che avevano potuto trascorrere insieme era poco, troppo poco.
–  Sei qui per dirmi addio, vero? – la voce di Alice lo strappò dai suoi pensieri.
Sospirò, colpito nuovamente dal fatto che le loro (rare) conversazioni andavano avanti con domande e risposte. Anzi, le loro conversazione erano fatte di domande e risposte.
–  Devo trovare i miei amici e il Re e la porta della luce. Un casino, insomma. – rispose con un sorriso. Poi si girò a guardarla, ma lei fissava le stelle.
–  Sarai là, vero? – chiese lei continuando a studiare il manto stellato.
Sora si domandò se non avesse freddo con addosso solo quel vestito, azzurro come i suoi occhi.
Alice si girò a guardarlo e lui sobbalzò: incontrare quello sguardo così limpido faceva quasi male, ma lui era disposto a sopportare quel dolore.
La ragazza inclinò la testa di lato e il custode del Keyblade si accorse che aspettava una risposta. L’ennesima.
–  Oh, ehm, sì, viaggerò tra i mondi, che non sono altro che le stelle che vediamo di notte. Credevo di avertelo già spiegato... –
Si pentì immediatamente di aver aggiunto quella frase alla sua risposta, ragion per cui si stampò un sorriso imbarazzato in faccia.
La ragazza, però, annuì e si rimise a guardare le stelle.
Il castano iniziò a prendersi mentalmente a calci per la figura fatta, quando la soave e alquanto imbarazzata voce di Alice lo richiamò alla realtà. –  E, supponiamo, se io avessi bisogno di te e ti chiamassi, tu mi sentiresti? È solo una supposizione, però non si sa mai. –
Lui sorrise (se la dolcezza potesse uccidere sarei morto da molto, pensò), e prima di rispondere scelse per bene le parole.
– Vedi, Alice, forse non ti sentirei nel modo in cui credi tu, quello convenzionale intendo, ma ti sentirei qui. – E nel pronunciare la parola qui, si puntò un dito al petto, all’altezza del cuore.
Nuovamente, lei annuì, soddisfatta.
–  È una cosa che ho imparato in questo viaggio. – aggiunse, sentendo il dovere di farlo.
Rimasero in silenzio, seduti così vicini da poter quasi sentire i battiti accelerati del cuore l’uno dell’altra, per un pezzo.
Poi, quando mancava davvero poco all’alba, Sora si alzò e un gemito gli sfuggì dalle labbra: aveva le articolazioni di tutto il corpo anchilosate a causa della non proprio comoda posizione che aveva mantenuto per tutta la notte.
Ma, come già detto, era disposto a sopportare il dolore per Alice e se non aveva mosso un muscolo per tutto quel tempo era stato per non spezzare quell’incantesimo che si era creato tra loro.
– Devo proprio andare, ora. – mormorò con una voce da oltretomba e così bassa che nemmeno lui riuscì a sentirsi.
Ma Alice lo sentì, eccome se lo sentì. Balzò in piedi come morsa da una tarantola e lo fissò, gli occhi spalancati e colmi di preoccupazione, la bocca schiusa piena di parole che non sarebbe riuscita a pronunciare, di domande che non avrebbe mai posto ad alta voce. Non c’era tempo.
– To... tornerai, un giorno? –  balbettò, rossa in viso. Non c’era tempo nemmeno per le lacrime.
Lui la scrutò a lungo, quasi volesse imprimersi tutto di lei nella memoria: poi, a fatica, sorrise.
–  Un altro giorno. –
 
Andò via che era l’alba, lasciandola lì a guardare il sole che nasceva. Non era arrabbiata o triste o speranzosa, no. Sebbene ognuno avesse scelto la propria strada, sebbene avrebbero aperto porte diverse, si sarebbero incontrati di nuovo. Era inevitabile.
E allora, avrebbero visto insieme l’alba di un altro giorno.
 
You choose the door you choose the path
Perhaps you should be coming back
Another day, another day

 
 
 
Angolo anonima e inetta autrice:
Per prima cosa, non lo so dove cavolo voglio andare a parare con questa fic. Per questo nelle note è classificata come nonsense, correggetemi se sbaglio. So solo che questa coppia impossibile mi piace troppo, perchè Sora e Alice sono davvero simili. Insomma, da un momento all’altro si ritrovano catapultati in una realtà così strana e inverosimile e non fanno nemmeno una piega. È da apprezzare, io al posto loro mi sarei ritirata in un angolo a sbattere la testa contro il muro cercando di svegliarmi o di morire.
Comunque, la canzone da cui ho preso ispirazione viene dalla colonna sonora di Alice in Wonderland, che potete ascoltare qui
Parlando della fic, so che sul finale fa un po' pena, ma credetemi se dico che l’altro lo faceva ancor più. Il titolo ci azzecca poco e niente, ma io l’ho trovato ... poetico, credo.
In definitiva, la fic mi piace molto (finale e titolo esclusi) e spero di non essere l’unica.
Non ho altro da dire, tranne che una piccola recensione anche negativa non mi fa schifo, no di certo.
Luly

  
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