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Autore: BalthierMid    04/09/2012    2 recensioni
Ciao a tutti ! Questa è una storia ambientata nel mondo di Avatar, nonché la mia prima storia. Sarà a più capitoli. Parla di un cacciatore alla ricerca dell'assassino di suo padre, che ha visto morire davanti ai suoi occhi. "L'incubo di quel giorno lo perseguitava ogni notte, impedendogli di dormire"
In questa storia userò parole in Na'vi. Se volete, potete cercare il loro significato.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: Contenuti forti
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"Guarda Tsyal, uno Yerik !" disse Nawmo.
Tsyal non stava più nella pelle. Avrebbe cacciato con suo padre. I due si avvicinarono lentamente e silenziosamente all'animale, che brucava l'erba ricoperta di rugiada mattutina. il blu della sua pelle spiccava nel verde della foresta.
"Padre, ma ..."
"Fnu !" lo interruppe Nawmo "Vuoi farlo scappare ?"
"Kea, ma sempul".
Ora erano aad una distanza adatta per colpirlo. Tsyal osservò ogni mossa, anche la più piccola, che faceva il padre. Anche lui voleva essere un bravo cacciatore come suo padre. Magari superarlo. Nawmo prese l'arco, lo impugnò, poi prese la freccia. Lo Yerik continuava a brucare, ignaro del cacciatore dietro di lui. Nawmo tese l'arco e si preparò a scoccare la freccia, ma dal nulla spuntò un umano. Lo Yerik spaventato scappò via. L'uomo si girò verso loro due e, con gli occhi sbarrati, estrasse una pistola, che brillava alla luce del sole che passava tra le foglie.
"Ma che cosa ..."
Nawmo non finì di parlare. L'uomo, senza preavviso, sparò un colpo puntando alla testa del Na'vi, che esplose in mille pezzi. Il figlio, seminascosto da una pianta, aveva osservato tutta la scena, durata qualche secondo. Rimase immobile per un po', coperto dal sangue e da pezzi di cervello del padre. Cominciò a piangere.
"Questa cazzo di scimmia blu gigante ha cercato di uccidermi senza motivo ! Ma io sono stato più veloce, per fortuna"
Tsyal guardò il corpo senza testa del padre, in una pozza di sangue. 
"M ... Ma sempul"
"C'è qualcuno ?"
L'uomo strinse più forte la pistola, e la puntò davanti a sé. Cominciò ad avanzare lentamente. Tsyal, accortosi di esser stato scoperto, si nascose in un tronco cavo caduto a terra e si rannicchiò più che potè. Sentì l'uomo scavalcare il tronco e girare intorno al corpo. Trattenne il respiro. Sentiva il cuore battere all'impazzata, come se volesse uscire dal suo corpo.
"Mah, probabilmente sto impazzendo, sento le voci. Forse è meglio che torni al Samson, si staranno chiedendo dove sono finito"
L'uomo sputò a terra e corse via, rimettendo la pistola nella fondina.
Dopo qualche tempo, Tsyal uscì dal nascondiglio. Erano passati minuti ? Ore ? Non lo sapeva, aveva aspettato finchè la foresta non era diventata silenziosa. Andò verso il corpo del padre. Si lasciò cadere a terra e pianse, pianse fino a quando non aveva più lacrime.
"Sei stato un codardo" pensò tra sé e sé "Potevi uccidere quell'essere, non nasconderti"
Osservò il corpo del padre. Vide scintillare la sua collana, fatta con un dente di Nantang. La prese e la strinse tra le mani.
"Non sarò mai più un codardo, lo giuro. ti vendicherò, padre ..." disse con un filo di voce.

Tsyal si svegliò di soprassalto, sudato e tremante.
"Anche questa notte ..." pensò. "Cosa vuoi dirmi padre ? Sto cercando di vendicarti ..."
Ormai erano passati 8 anni, e lui non aveva ancora trovato l'assassino. Sempre lo stesso sogno. L'incubo di quell'orribile giorno lo perseguitava ogni notte, impedendogli di dormire. Non poteva andare avanti così. Doveva trovarlo assolutamente, forse così sarebbe tornato a dormire. Si guardò intorno. La luce del sole filtrava tra i rami e le foglie del Kelutral, il giorno era arrivato. Uscì dalla sua amaca e scese i rami, arrivando a terra. Trovò molti Na'vi già svegli che pregavano, tessevano, parlavano o andavano sui loro Pa'li. Cercò sua madre. La trovò con altre tessitrici intenta a tessere e a cantare una canzone Na'vi, di cui sentì qualche parola:
"Tompayä kato, tsawkeyä kato,
Trrä sì txonä,
Sì ayzìsìtä kato ..."
Quando lo videro avvicinarsi, si fermarono tutte. Mi'niri, sua madre, si girò verso il figlio e gli corse incontro. Lo squadrò dalla testa ai piedi, vedendo le occhiaie e i capelli arruffati, con le treccine che cadevano sul lato destro della testa quasi sciolte.
"Non hai dormito neanche stanotte, ma 'itan ?"
"No, ma sa'nok" disse con voce stanca.
"Parla con Tsahik, forse lei ti può aiutare"
"No, non può"
"Non devo sentirti in colpa per quel giorno, lo vuoi capire ? Non puoi continuare così, devi dormire"
"Tu non capisci, lo devo vendicare"
"No che non devi, ma 'itan. Ora lui è con Eywa, è felice"
"Non mi interessa se è felice, lo devo vendicare"
"Kehe !" urlò Mi'niri, visibilmente arrabbiata. Ora alcuni Na'vi stavano guardando i due.
"Se non lo vendico, gli uomini del cielo non si fermeranno mai. Distruggeranno tutto, e uccideranno tutti noi !" urlò Tsyal, puntando il dito verso i Na'vi. "Uccidendo uno di loro, capiranno che non devono scherzare con noi, o avranno la nostra vendetta !" urlò più forte.
Mi'niri non ce la faceva più. Ogni giorno la stessa storia.
"Oh Nawmo, perchè sei morto ?" pensò, abbassando lo sguardo.
Ci fu un momento di silenzio tra i due, rotto da Tsyal.
"Oggi vado a caccia, ma sa'nok"
"Kea, ma 'itan. So cosa andrai a fare. Tornerai come al solito senza niente. Non lo troverai mai, lo vuoi capire ?!"
"Io andrò lo stesso. Ti prometto che oggi andrò veramente a cacciare, ma sa'nok. Te lo prometto"
"Come vuoi. Ma se torni senza niente, non uscirai mai più da qui se non sei con qualcun'altro, capito ?"
"Certo, ma'sanu"
I due camminarono sulla spirale al centro del Kelutral e arrivarono in cima, dove si trovavano gli Ikran. Mi'niri diede al figlio il coltello, l'arco e le frecce. Ormai era un Taronyu suo figlio, come suo padre. Ed aveva un'Ikran. Tsyal si preparò per la caccia e poi emise dei souni per richiamare il suo Ikran, che dopo poco arrivò, mostrando i suoi lucidi denti. Era bianco con striature blu.
"Ralu ..." disse Tsyal.
L'Ikran si abbassò per far salire il suo cavaliere, che si connesse a lui con lo Tsahaylu. Poi Tsyal montò.
"Non fare cavolate Tsyal, mi raccomando"
"Te lo prometto ma sa'nu, te lo prometto"
L'Ikran si alzò. Tsyal guardò negli occhi la madre. Poi disse:
"Tswayon, Ralu !"
L'ikran urlò e si alzò in volo, sbattendo ritmicamente le ali. Poi, a poco a poco, sparì all'orizzonte. Mi'niri rimase immobile a fissare l'orizzonte.
"Non fare cavolate Tsyal, per favore" disse.
Poi si girò e scese verso il telaio, per continuare il lavoro.




CONTINUA ...





   
 
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