Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: Karon    05/09/2012    4 recensioni
Una mail e tutto rimerge: ricordi, emozioni e sentimenti repressi. Lidea è nata dalla fict di Melantò "Il vento e la foglia", maturata ri-leggendo golden 23 e infine eccoci qui. Quali sono i veri sentimenti di Misaki?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
- Questa storia fa parte della serie 'Un po' di me, un po' di te'
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Ok prima di iniziare volevo dire un paio di cose ^_^
questa flash fiction nasce dopo aver letto "Il vento e la foglia" Di melantò: mi ha dato un'idea fantastica che ho qui riportato, basandomi anche sul fatto che il golden Misaki è davvero ossessionato da Tsubasa.  Ero tenta a svoluppare nel poi il rapporto con Morisaki ma vedrò più avanti xD rischiavo di andare fuori dal sentiero.
Ed ora divertitevi ^_^





Le parole che non ti ho mai detto

No, non ci posso credere. Vorrei urlare dalla rabbia ma non posso, è tardi e mio padre sta dormendo. Continuo a leggere al tua mail, sperando che sia uno scherzo ma purtroppo non è così: il biglietto elettronico che mi hai mandato è li, in allegato alla mail. Stringo i pugni, fermandomi su quel passaggio che mi manda letteralmente in bestia.

Ho deciso di chiamarlo Taro Misaki, il tuo onore e mi farebbe piacere se gli facessi da padrino.”

Mi stai prendendo per il culo vero? E dovrei esserne felice?

Per cosa?

Perché gli hai dato il mio nome?

A tuo figlio?

Non bastava il fatto che sia stato il tuo testimone di nozze, fingendomi felice per te? Non ti bastava il fatto di averla messa incinta? No, dovevi pure dargli il mio nome!

Quando vuoi che pianga per te, ancora? Quando deve ancora soffrire il mio cuore? Lo sento sanguinare, stretto da quel dolore che mi accompagna da quando mi sono reso di quel che provavo per te.

Quei sentimenti che, nel momento in cui mi ero preparato a dichiararmi, sono stati respinti da quel “Mi sono messo con Sanae”: non ti avevo detto nulla eppure in quell'istante mi son sentito morire.

Mi sono congratulato con te ma dentro di me, perdonami, speravo che vi sareste lasciati.

Purtroppo però mi sbagliavo: due anni fa vi siete sposati e li di nuovo mi sono sentito perso.

E quel sentimento è diventato rabbia: una corrosione lenta per nascondere una delusione più forte.

Nel frattempo te ne sei andato in Spagna, rompendo quell'ultima cosa che mi univa a te: l'essere il tuo partner di gioco.

Partner.

Quella parola è diventata la mia ossessione quando te ne sei andato sai? Io non esistevo in quanto “Taro Misaki” ma in quanto “Partner di Tsubasa”. Lo ammetto, al liceo non ce l'ho fatta a vincere senza di te ma adesso?

Adesso cosa sono?

Ho cercato la mia identità ma, perdonami, il confronto mediatico si riversa anche nella mia testa.

Guardo l'orologio: fanculo, le due di notte.

Spengo il portatile e corro fuori, tanto non avrei dormito comunque stanotte.

Corro per Nankatsu e lascio che i miei ricordi vaghino, liberi.

Torno indietro con la memoria al momento in cui ho capito di amarti. Non lo dimenticherò mai.

Non dimenticherò mai quel tramonto, le tue braccia attorno alle mie spalle, le urla e quell'intimità che solo Parigi può dare. Dopo quattro anni ti avevo rivisto, ed il mio cuore aveva ripreso a battere.

Non volevo crederci!

Di nuovo insieme, sul campo!

E la consapevolezza che ti amavo, che ti avrei sempre amato.

Ricordo il mio cuore, leggero come una piuma, mentre ti riparlavo dopo anni.

Avrei dovuto dirtelo allora, magari non ti saresti messo con LEI.

Come hai potuto, tra tutte, proprio LEI?

Il capo tifosi della Nankatsu!

Ok, lo ammetto, quando sono tornato in Giappone l'ho vista cambiata ma, perché?

Corro, sempre più forte, mentre le lacrime scendono.

Sono un idiota, so che tanto tra quattro giorni sarò in Spagna.

Perché sono un fottuto autolesionista.

Perché pur di vederti felice farei qualunque cosa.

Perché, purtroppo, ti amo.

Perché non posso mentirti, Ishizaki te lo direbbe.

Mi fermo, esausto, piegandomi sulle ginocchia mentre le lacrime bagnano l'asfalto.

So già che mi abbraccerai, mi stringerai a te e finiremo per dormire in camera insieme, come quando siamo ai ritiri in nazionale, perdendoci in chiacchiere e ridendo come dei ragazzini.

Mi farò bastare quei gesti di gentilezza che mi offrirai. Mi accontenterò di quei sorrisi che mi farai e dei tuoi abbracci gentili.

Continuo a vagare per Nankatsu, senza meta.

E ancora ricordi.

Dieci anni.

Tanto era passato dal nostro incontro, quella sostituzione di Ishizaki in una partita tra scuole elementari.

Mi siedo, distrutto ma perfettamente lucido: non ho sonno e l'unica persona con cui vorrei parlare mi ucciderebbe se mi piombassi a casa sua a quest'ora.

Tuttavia sto troppo male e ci vado, al diavolo.

So che non mi farà domande, che mi ascolterà.

Perché lui è fatto così.

Faccio un respiro profondo e vado verso la casa di Morisaki.

Solo lui può lenire queste ferite.

E solo lui, forse, potrà un giorno sostituirti.

 


  
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