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Autore: efplove    05/09/2012    1 recensioni
"Non è amore, sono troppo giovani perchè sia amore, è solo affetto, un affetto molto intenso".
Mario ha tredicianni ed è un ragazzino chiuso, timido, ma grazie alla sua amica Andrea, di cui è innamorato, riesce a socializzare e, cosa più importante, respingere i bulli...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo1.

L’ incontro.

Era uno di quei tipi strambi, uno di quelli il cui animale preferito era qualche animale in via di estinzione che nessuno conosce. Non parlava mai con nessuno, e se qualcuno le rivolgeva la parola annuiva istericamente qualunque fosse la domanda. Mario aveva i capelli neri e un paio di occhiali scuri come i capelli. Chi lo conosceva sapeva che era un tipo molto timido.
Probabilmente tutti questi fattori messi insieme facevano si che lui fosse il bersaglio preferito dai bulli.
Proprio quella mattina li aveva incontrati davanti alla scuola, precisamente all' incrocio fra la sartoria e la casa del "pazzo Joe".
Nessuno passava da quell' incrocio perché se il vecchio signore americano ti vedeva davanti a casa sua ti invitava a prendere un caffè e poi ti iscriveva nella sua setta segreta. O almeno si diceva così, ma Mario non credeva a queste leggende e sperava che i bulli cercassero di evitare quella strada. Ma quel giorno il ragazzino tredicenne fu fermato proprio davanti alla vecchia sartoria.
"Non ti prendo per i capelli perché ho paura di sporcarmi!" Disse il ragazzino poco più grande di lui dai capelli rossi. L' altro non parlava ma annuiva con un sorrisetto maligno. Lo spinsero contro l angolo della vetrina della sartoria. Lo spinsero contro al vetro. Mario non riusciva a muoversi, li guardava soltanto. Non aveva mai capito cosa volessero veramente: non volevano soldi ma se c' erano li prendevano, stessa cosa con la merenda, non volevano che gli facesse i compiti, alla fine si era convinto che volevano solo picchiarlo un po'.
Quando finirono il pestaggio se ne andarono tutti soddisfatti. Mario era davvero ridotto male: era tutto gonfio e aveva un gran mal di pancia. Di solito in quelle condizioni non andava a scuola e tornava a casa: tanto i suoi genitori lavoravano e tornavano sempre dopo lo squillo dell'ultima campanella scolastica. Ma quella volta rimase seduto.Lucia, la sarta, aveva visto Mario seduto sul ciglio della strada. Lo aiutò ad alzarsi e lo portò dentro la sartoria. Era un luogo fresco e piccolino, c' erano due stanze: la prima leggermente più grande dell'altra ma molto più ordinata. Lo fece sedere nella stanza sul retro.
Probabilmente Mario non si era accorto di nulla ma pochi minuti dopo si svegliò con la testa coperta da un telo bagnato.
"Signora Lucia..." Farfugliò.
"Mario! Ti sei svegliato! Ma cosa è successo? Stavi lì sul marciapiede, addormentato, tipo!" Esclamò la sarta. Era una signora sulla sessantina ma che nascondeva, sotto il leggero velo di rughe, una bellezza invidiabile.
"No niente...sono scivolato."Rispose Mario con un po' di isteria nella voce.
La signora Lucia non capiva molto i giovani anche se aveva tre nipotine, una delle quali aveva l età di Mario."Avrai sbattuto la testa. E' solito in voi giovani sbattere la testa?" Chiese lei accigliata.
Se Mario non fosse stato spaventato e ancora un po' stordito avrebbe accennato a una risata. La signora Lucia lo faceva sempre ridere, anche se non di proposito, sopratutto quando andava a prendere il tè da sua nonna e chiedeva informazioni di come comportarsi con le sue nipotine.
"Si, non è raro." Rispose lui.
"Sai, se vuoi posso accompagnarti a casa. E' quasi mezzogiorno e sto per chiudere." Disse la sarta. "Emm... No grazie tornerò a casa da solo."
Probabilmente la signora Lucia non sapeva che a quell'ora lui avrebbe dovuto essere a scuola. Sarebbe andato al parco e si sarebbe fermato sotto un'albero.
Sulla panchina di legno situata sotto al salice piangente non c'era nessuno. Era un luogo un po' umido, e non piaceva molto alle persone. Invece quello era il suo posto preferito: lontano dal caos, dalle voci, sempre in penombra, un punto in cui era difficile essere visto, ma si poteva vedere tutto il parco.
Rimurginava su quello che gli era successo: come mai i due bulli si trovavano lì? Forse abitavano vicino alla casa di Joe e alla sartoria. Era possibile. Oppure l'avevano seguito?
Stava con il viso tra le mani e i gomiti appoggiati alla panchina, quando fu distratto: qualcuno stava scansando i rami del salice per "entrare" nel suo rifugio.
Quando i rami si aprirono entrarono due ragazzine della stessa età di Mario: erano bellissime, entrambe, ma quella che colpì di più Mario fu la ragazzina dai capelli biondissimi e gli occhi scuri: neri. Era troppo bella per essere vera: aveva un piccolo nasino a patatina con uno spruzzo di lentiggini proprio sotto agli occhi, si gli occhi... Mario si stava perdendo in quei occhi grandi e neri. Sorrise: aveva un sorriso bellissimo i denti bianchissimi erano coronati dalle labbra rosee che si assottigliavano man mano che si allargava il sorriso.
"Oh, scusa. Non volevamo..."Disse. La voce era melodiosa. "Dai Dany, andiamo..." sussurrò all'amica.
"No dai devo finire il disegno...non posso non farlo! Lo devo consegnare domani!" Rispose l'amica. Poi si rivolse a Mario che nel frattempo era rimasto immobile, seduto sulla panchina con lo sguardo leggermente terrorizzato. "Scusa, emm…potremmo rimanere qui? Sai devo fare una cosa…ci sediamo per terra. Vedi? Abbiamo portato un telo da mettere a terra..!"Disse lei mentre osservava Mario agitare la testa istericamente come se ci fosse una mosca nelle vicinanze.
"Si, lei si chiama Daniela e io Andrea." Disse la ragazzina dagli occhi scuri.
"Ma cos'ha questo qui?"Chiese la ragazza chiamata Daniela con un tocco di disprezzo nella voce.
Andrea non le rispose stese il telo a terra e si sedette mentre tirava fuori dallo zaino un blocco e un'astuccio e li porgeva all'amica.
Daniela prese a disegnare mentre Andrea le indicava dei piccoli particolari da riportare sul disegno.
Mario per una buona mezz'ora continuò a guardare a terra. Poi incuriosito dalle due ragazze si alzò e si diresse verso di loro. Erano sedute e gli davano le spalle. Lui tossicchio per far sentire la propria presenza. Era la prima volta che capitava, insomma lui non era decisamente il tipo che attacca bottone per far amicizia, ma quella ragazza, chiamata Andrea lo faceva sentire a suo agio.
Andrea si girò e si mise un dito sulla bocca indicando Daniela, poi si alzò e si diresse verso la panchina facendo segno a Mario di seguirla.
Si sedette e disse "Ha gli auricolari, mentre disegna ascolta la musica ma odia sentire rumori accanto a sé…Comunque tu come ti chiami?"
"Si,emm…mi emm…chiamo Mario."Rispose lui balbettando.


Sun14(cla)
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