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Autore: I Belong To Noone    05/09/2012    4 recensioni
Tiffany gestisce il salone più rinomato della città: bello, pulito, grazioso, colorato. Ma quando vi varcherà la soglia Jamie al seguito di Jacqueline, queste due vite si intrecceranno allo scopo di ritrovarne una, sepolta tra i vecchi ricordi.
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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«Buongiorno» esordì Jamie varcata la soglia della porta del salone.
«Buongiorno» rispose Tiffany, cordialmente, prima di tutti.
«Vorrei del the e dei biscottini per accompagnarlo» disse Jamie, in tono dolce e pacato.
«Mi segua», la diresse Tiffany. Una nuova cliente, pensò tra sé e sé.
Quella donna non l’aveva mai vista prima. Non aveva mai varcato la soglia del Tiffany prima d’allora. E questo la proprietaria lo sapeva bene, perché lei conosceva tutti i clienti, sempre i soliti. Tra quelli c’erano soltanto anziane dell’alta borghesia con le quali Tiffany andava molto d’accordo.
Loro facevano scena: entravano col naso all’insù nel salone, con le loro borsette sotto braccio e i loro cappelli abbinati ai colori dei quali si vestivano; un salone dei più deliziosi e rinomati della città. Era costituito da tre grandi, azzurre e silenziose sale nelle quali vi erano molti piccoli tavolini curati nei minimi dettagli: erano celesti, ricoperti da tovaglie bianche, immacolate. Le sedie erano imponenti, morbide, protette da un fine rivestimento bianco. I pavimenti erano in parché pregiato che riuscivano a scricchiolare ad ogni passo. «L’azzurro è rilassante» commentava lei. «Il bianco ispira pace», proseguiva.Tutte le tre sale erano così, bianche e azzurre in tutte le loro sfumature: celeste, panna...Il salone di Tiffany dava su una delle strade del centro. Fuori si potevano ammirare, tramite le vetrine perfettamente pulite, gli scaffali sui quali Tiffany aveva riposto le migliori sue opere artistiche: pasticcini a forma di cagnolini, pulcini, cuori con scritte incastonate, torte, torte di compleanno, torte con segni zodiacali, elenchi degli ingredienti utilizzati per la maggior parte delle sue opere.  Erano sempre apprezzate da tutti, per l’estetica e per il gusto. Ogni tanto c’era qualche cliente non abitué che acquistava uno dei prodotti in vetrina. Inoltre esse erano abbellite da tanti colori spumeggiati che si incastravano perfettamente l’uno con l’altro quasi a formare un arcobaleno. «Quanti colori…!» mormorava la massa di gente che vi si fermava fuori, incantata.
Nell’atrio di Tiffany tutto era prezioso: persino gli angoli. Infatti lì c’erano armadietti molto alti, costituiti da lastre di vetro attaccate tra loro da colle grezze che stavano per rovinarle l’estetica.. o almeno, fino quando Tiffany non trovò l’idea per ricoprire queste imperfezioni. «Delle rilegature in oro» aveva trovato.
E così fece.
Al loro interno c’erano i premi di pasticceria che aveva vinto Tiffany; quello di cui andava più fiera era il A Candy for a queen. L’aveva vinto circa venti anni fa, quando aveva quarant’anni. Il concorso consisteva nel preparare qualcosa di dolce (non per forza una caramella) per la “regina”, una donna di spettacolo scelta al momento. Aveva convinto persino Ela Guzman lei, ed era arrivata al secondo posto.
Be’, non era certamente il primo ma il suo dessert la fece sentire come vincitrice di quel podio quando Ela, piena di ammirazione, si era avvicinata a “loro” per complimentarsi.
«Grazie, grazie signora Guzman. Per me è un onore.» aveva ringraziato Tiffany stringendole la mano.
«La prego di inviarmi la ricetta» rise lei.
Ma no, Tiffany era gelosa delle sue ricette, e non gliela inviò mai. Anche perché non aveva intenzione di spedirle tutto fino in Germania. Non se ne parlava. Forse l’avrebbe pubblicata su qualche libro e allora l’avrebbe copiata e provata, aveva pensato lei.  Se no, pazienza.
      C’era un aggeggio nascosto davanti alla porta che nel momento della spinta d’essa suonava, ed emetteva un aggraziato suono che permetteva di non far trovare al cliente le commesse in giro a farsi gli affari loro.
Anche le commesse erano scelte nei minimi dettagli: solo ragazze giovani, delicate, gentili, fini. Non altre.
Distribuiva loro, per ogni stagione, una divisa in tono dei colori delle foglie degli alberi. Anche quello era grazioso. Perfettino, ma grazioso. Le acconciature che proponeva lei erano degli chignon alti con qualche piuma colorata.. Le avevano rifiutate. «Ma dài! Sono riluttanti!»
«Perché?»
«Ci vedi andare in giro per i tavolini con delle piume tra i capelli… raccolte in uno chignon?!»
Tiffany non rispose.
Aveva capito.
Comunque non demorse, le sue idee erano quelle. Se poi volevano venir accolte, meglio ancora. Peccato che nessuno le accolse.

    Dopo, la porta suonò ancora.
«Sei in ritardo» commentò Tiffany.
«Lo so. Mi scusi» disse in tono umile la ragazza. Giovane, bella, curiosa; dai grandi occhi azzurri.
«Infilati questo» le ordinò Tiffany porgendole il grembiule azzurro dell’attività, «e seguimi.»
La ragazza se lo infilò velocemente mentre seguiva la sessantenne.
Tiffany si voltò e la vide scattante. Le porse un vassoio sul quale vi erano poggiati una caraffa di porcellana levigata perfettamente, con viole dipinte sopra. «Devi portarlo al tavolo numero quattro» le spiegò. Quando però vide con la coda dell’occhio la giovane tintinnante col vassoio in una mano, cambiò idea e l’aiutò.
Al tavolo quattro c’era Jamie con le mani congiunte portate dinanzi alla bocca, con un mezzo sorriso sulla faccia, che scrutava l’area e faceva cenni di saluto alle donne che le stavano attorno agli altri tavoli.
«Ecco il suo the e i suoi biscotti» disse allegramente la giovane ragazza.
Tiffany annuì e sorrise a Jamie, la quale riportò le mani al loro posto sperando di non diventare lo zimbello del salone in fatto di bon ton.
Tiffany però se ne accorse e le sorrise divertita. «Spero che le piacciano»
«Certamente»
«Porta il vassoio che ha appena poggiato vicino alla cassa Aileen al tavolo numero sedici. Svelta.» ordinò alla ragazza.
Lei si incamminò verso la direzione indicatale, quando Tiffany la fermò:
«Come hai detto che ti chiami…?»
«Jacqueline. Jacqueline Burne.»
Jamie sobbalzò leggermente. Burne?, si domandò mentalmente, osservando i suoi occhi azzurri.
«Immagino che lei sia nuova» commentò Jamie, riferendosi alla bella Jacqueline che iniziava a guardarsi attorno, tra tutti gli oggetti fini del negozio e le clienti che sussurravano pettegolezzi dell’ultimo momento. E per questo sorrise.
«Infatti. Mi sembra che sia francese.»
«Burne… già.»
Tiffany, non sapendo che dire, si limitò a sorriderle, accentuando le rughe all’estremità della bocca. 

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Questo è il primo capitolo della mia saga! :3
Accetto qualsiasi tipo di recensione, purché sia costruttiva uu 
Fatemi sapere se vi è piaciuto!

Juliet.

   
 
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