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Autore: The Cactus Incident    06/09/2012    2 recensioni
Il mio spettacolo era arrivato al termine, il sipario si abbassava e le luci si spegnevano, tingendosi di un applauso rosso scarlatto.
[...]
L’ascia si sollevò, pronta a calare senza esitazioni, ma il sibilo della lama che vibrava nell’aria fu interrotto, quando un verso infernale squarciò l’innaturale silenzio che per quella giornata aveva riempito Asgard.
[Daenerys Targaryen -Il torno di Spade]
Genere: Generale, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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dany prolog



Ero avvolto nel buio, come ogni singolo giorno da tre mesi ormai.
Il singolo spiraglio di luce ogni tanto veniva oscurato gli occhi di chi veniva a trovarmi, implorandomi di chiedere perdono, provando ad incoraggiarmi che sarebbe andato tutto bene e mi sarei salvato.
Quante idiozie, quante stupidaggini e frasi sprecate.
A prescindere dal fatto che ero impossibilitato a rispondere in alcun modo, probabilmente non avrei proferito parola anche se avessi potuto, libero da quell’assurdo bavaglio e dai sigilli magici ai polsi.
Mi sarei vendicato, se avessi potuto, li avrei uccisi tutti, dal primo all’ultimo.
Odino era convinto di potermi piegare a furia di lacrime di Frigga e imprecazioni di Thor, poi aveva provato con la tortura e lì non aveva ottenuto nulla di più che un rantolo o qualche gemito.
Aspettava che implorassi, che strisciassi in ginocchio pregando e strappandomi i capelli per muoverlo a compassione, per fare la figura del padre magnanimo davanti alla sua corte, ma non l’avrei mai fatto, piuttosto la morte.
Difatti era quello che mi aspettava.
Ormai per me non c’erano più altre alternative, ero al capolinea.
Niente più sguardi ostili, niente più frasi pungenti, niente più dispetti infantili o distruzioni apocalittiche.
Niente più Loki, in pratica.
Chissà che avrebbe preso il mio posto come flagello, nemesi di Thor. Speravo fosse almeno in grado di tenergli testa, a lui e a quei suoi ridicoli amichetti, i tre guerrieri, quella spocchiosa di Lady Sif, o quei sentimentali Midgardiani, come il soldatino in calzamaglia o il miliardario di metallo.
Bella armatura però, devo ammetterlo, magari in verde…
Ah, aspettare la morte, dolce tortura, quindi perché non occupare il tempo pensando a cose leggere? Le poche, rari bagliori, della mia vita?
Non avevo voglia di ripercorrere la mia vita, averlo fatto una volta aveva già arrecato troppo dolore, farlo una seconda sarebbe stato stupido.
Per il tramonto sarei morto e a quel punto sarei stato solo una leggenda, il Gigante di Ghiaccio Asgardiano, il traditore e reietto che aveva attentato alla vita dell’erede al trono di Asgard ed era stato in grado di utilizzare il Tesseract.
Peccato, il Cubo Cosmico aveva così tanto potenziale, nelle mani di Thor sarebbe semplicemente finito nella stanza delle armi, insieme al mio scettro, probabilmente. Quale spreco.
Armi mirabolanti in mano a un popolo la cui massima aspirazione è impugnare un martello.
Nulla togliere a Mijolnir, ma la camera delle armi conteneva di meglio che un artefatto in grado di scatenare  fulmini.
Fu così che passai le mie ultime ore, pensando a quanto fossero sciocchi e ottusi gli Asgardiani e quanto quegli insulsi Midgardiani venissero sottovalutati dall’intero universo.
Che paradosso, un popolo che occupava il suo tempo a combattersi e farsi la guerra fra di loro, nei momenti critici si univa come il più addestrato e affiatato degli eserciti e tirava fuori un’inventiva degna di nota, soprattutto per un pianeta così giovane.
Numerose culture che popolavano l’universo, ben più antiche, a stento erano paragonabili ai Pentapalmi.
Quando la porta della mia cella si aprì, fui costretto a strizzare gli occhi per la troppa luce.
“Andiamo, non c’è tempo da perdere” m’intimò una guardia, ma la mia momentanea cecità, m’impediva di alzarmi dal pavimento sul quale mi trovavo.
Così sentii afferrarmi da entrambe le braccia e sollevare di peso. Appena riuscii a vedere, scrollai le braccia e camminai con le mie gambe.
Sulla terrazza più spaziosa del palazzo, tutta la nobiltà asgardiana presenziava sugli spalti, in cuor proprio allietata dall’esecuzione tanto attesa, ma non facevano parola, visto che a un solo sorriso, Odino avrebbe potuto mettere loro a morte, dopo di me.
Almeno di questo non gliene facevo una colpa. Anzi, era ora che si desse una mossa. Era stato ridicolo con i suoi tentativi di salvarmi.
Il potente Odino che architetta stratagemmi per salvare il gigante di ghiaccio mal riuscito che ha cresciuto.
Solo un ridicolo tentativo di evitare i sensi di colpa.
Attraversai la luminosa navata scrollando ancora una volta le braccia e a un cenno della testa di Padre Tutto, le due guardie si limitarono a camminarmi di fianco senza toccarmi.
La stanza era ovale e spaziosa, ricchi intarsi decoravano le pareti e i pavimenti dorati.
Le persone stavano in piedi sul lato destro, vicino al muro, mentre sulla metà della parete sinistra, le mura cedevano il posto alle colonne lucide e intarsiate.
Dopo le sedute della sciocca nobiltà, vi erano due gradini e sempre sulla destra uno spalto ben più piccolo ma più alto al cui vertice si trovava Odino e sui gradini inferiori i restanti membri della famiglia reale, oltre a due guardie, in fondo.
Diritto davanti alla porta, in bella mostra, un ceppo dorato e smussato mi aspettava, fiancheggiato dal boia che la tradizione vuole a volto coperto.
Dietro di lui, Asgard in tutta la sua bellezza si estendeva oltre la terrazza dove il dorato del pavimento cedeva il passo a una copertura bianca opalescente intarsiata di motivi fitomorfi o geometrici dorati.
Camminai fino a trovarmi davanti a Odino e sospirai, preparandomi al suo sicurissimo discorso chilometrico.
Mancavano almeno tre quarti d’ora al tramonto, in qualche modo bisognava pur riempirli.
Un interminabile elenco di tutto quello che avevo fatto, cominciò e posso assicurarvi che non ho mai trovato così interessati i decori su colonne e pavimento o il panorama di Asgard al tramonto.
Bellissima, eterna e mia per troppo poco.
Emisi un sospiro e il boia mi tolse il bavaglio.
Mossi la mascella provando a riprendere sensibilità e ignorai il sapore metallico del sangue che ormai m’invadeva la bocca da molto tempo.
“Hai un ultimo desiderio, Loki?” chiese Odino e giurerei di aver sentito la sua voce vacillare pronunciando il mio nome. Patetico.
Un sorrisetto sardonico dipinse le mie labbra screpolate e sporche di sangue, secco o meno.
Dovevo essere uno spettacolo quantomeno raccapricciante, a livello igienico- salutare, almeno. Almeno non ero esageratamente dimagrito, altrimenti sarei apparso come uno scheletro ambulante.
“Niente di fattibile, sfortunatamente. Una pura curiosità, metterete la mia testa su una picca, in mostra, o la conserverete privatamente? I miei occhi s’intonerebbero bene col colore del Tesseract”
La mia voce era roca, tutta un’altra storia rispetto al caldo tono mellifluo di qualche mese prima.
Frigga trattenne un singulto e si morse appena il labbro, aggrappandosi al braccio di Thor il cui viso non avevo mai visto così aggrottato in tutti gli anni passati fianco a fianco.
Odino mi lanciò uno sguardo di rammarico e io sorrisi più apertamente, mentre il boia poggiava una mano sulla mia spalla e faceva pressione per inginocchiarmi.
Tenendo la schiena diritta, sempre con un certo orgoglio, lo stesso che mi aveva evitato d’implorare e chiedere pietà, affrontai la morte a testa alta.
Guardai quella che avevo creduto la mia famiglia per anni, poi voltai il viso verso il panorama, ormai completamente tinto di rosso.
“Lunga vita al re” dissi in tono divertito.
Non ero così pazzo come mi facevo passare, era solo per fare un’uscita in grande stile e rimanere impresso nella memoria ancora una volta.
Il mio spettacolo era arrivato al termine, il sipario si abbassava e le luci si spegnevano, tingendosi di un applauso rosso scarlatto.
Mi chinai sul ceppo senza bisogno che il boia mi spingesse e voltai il viso di lato.
Ispirai forte e il panico mi strinse lo stomaco e il petto in una morsa ferrea, ma durò solo un attimo, l’ultimo scatto dell’istinto, prima di morire.
Il boia fece due passi e sentii il rumore metallico dell’ascia che si sollevava.
Altra fitta di panico e il battito che accelera leggermente.
L’ascia si sollevò, pronta a calare senza esitazioni, ma il sibilo della lama che vibrava nell’aria fu interrotto, quando un verso infernale squarciò l’innaturale silenzio che per quella giornata aveva riempito Asgard.
Sull’iridescente e affascinante sagoma della città dorata al tramonto, si stagliò una figura nera e alata.
Bastarono pochi battiti d’ali perché la luce colpisse la scaglie d’onice che lo rivestivano e atterrasse sul terrazzo, facendo arretrare tutti i presenti di almeno due passi, pur essendo ben distanti da lì.
I più vicini eravamo io e il boia, per intenderci, che si allontanò di vari metri, mentre io caddi indietro seduto sul pavimento.
L’enorme drago nero si guardò attorno, scrutando tutti interessato e dopo uno sbuffo si tuffò in avanti ed ebbi sul serio timore di morire.
Un’accettata forse la si può anche accettare- che detestabile gioco di parole, Loki- , ma essere sbranati da un enorme drago nero comporta un coraggio maggiore di quello che avevo a disposizione al momento.
Chiusi gli occhi, pronto a venir spezzato da un dolore lancinante, ma l’unica cosa che sentii fu la presa delle sue zampe posteriori sul mio torace e poi nient’altro.
Quando riaprii gli occhi, stavamo sorvolando Asgard, il drago mi stringeva poco gentilmente nella sua zampa. Mi voltai e gli occhi di tutti erano spalancati, mentre immobili ci guardavano a bocca aperta.
Aguzzai la vista e negli ultimi stralci di luce della giornata, mi sembrò di vedere un sorrisetto, dipingere il viso stupito di Thor.
Magari un banale riflesso del sole, o un’allucinazione dovuta al terrore.
Oppure mio fratello sperava davvero che venissi sbranato da un drago, chissà dove.




(leggi qua, dai dai)
Salve a tutti v.v
Mi ri-presento, sono Cactus :D
Probabilmente qualcuno aveva letto la storia che avevo precedentemente pubblicato su questo fandom
(l’ho cancellata perché faceva TROPPO schifo)
Così, presa da un atto di carità, vi ho liberato da quell’obbrobrio e mi accingo a fare un lavoro migliore, spero, con gli stessi personaggi v.v
Personalmente la trovo decisamente migliore e farò di tutto per non scadere nell’OOC (sperando che almeno per il prologo ne sia rimasta fuori)
Magari fatemi sapere cosa ne pensate, se c’è qualcuno che aveva letto l’altra…. Ne sarei davvero grata ;)
QUESTO sarebbe il drago, ma personalmente lo immagino a quattro zampe…. Un po’ come Saphira di Eragon
Ovviamente voi siete liberi di fare come preferite
Baci a chiunque avrà anche solo il coraggio di aprire :D
The Cactus Incident

  
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