Anime & Manga > Shadow Lady
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Autore: Rik Bisini    22/03/2007    0 recensioni
Sull'incontrastata signora della notte incombe la minaccia della battaglia contro un mortale nemico. Ma, prima che ciò avvenga, sarà la voce della Pace a cogliere di sorpresa Shadow Lady.
Sesto capitolo delle vicende da me presentate sulla celebre eroina creata da Katsura.
Come sempre, un nuovo oggetto demoniaco da trovare e rubare. Poi un nuovo personaggio, il ritorno di un comprimario dalla prima fanfiction della serie, scontri tra demoni con questioni d'onore risolte con la magia ed Aimi in una situazione decisamente HOT.
Storia già pubblicata in "MangaNet.it - Fanfiction" a partire dal 27 febbraio u.s.
Genere: Commedia, Sovrannaturale, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno di Shadow Lady'
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Shadow Lady e la voce della Pace
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Una richiesta di aiuto

« Oh, Bright... » mormorò la ragazza a fior di labbra.
« Kimie. » intervenne la voce di una giovane che, sollevati gli occhi da un quaderno, toccò la spalla della ragazza, « Stai sognando ad occhi aperti! »
Kimie scosse la testa. Una campana batté un rintocco in lontananza e poi tacque. La giovane fece una smorfia di disapprovazione.
« Sì. » confessò Kimie arrossendo. « Era un specie di sogno. » Kimie era un ragazza dai capelli biondi. Indossava un largo cappotto scuro, che doveva coprire una corporatura decisamente grassa ed aveva sul volto una mascherina per filtrare l'aria.
La giovane sbuffò. Era una ragazza magra e molto alta, che dimostrava poco più di trenta anni. « Hai sognato abbastanza. » decretò, « Impegnati a realizzarli i tuoi sogni. »
« Che c'è di male a sognare, Naru? » protestò Kimie.
« Niente ci sarebbe. » replicò l'altra. « Se non fosse che il lavoro che facciamo per pochi soldi ci permette a stento di mangiare. Se non fosse che mi sembra di essere la sola ad accorgermi che la Direzione ci sta sfruttando ».
Kimie tentò di nascondere un sorriso.
« Il mio solito discorso. » proseguì Naru. « Tutti i giorni, nell'orario di pausa pranzo, cerco di convincervi che dobbiamo batterci per i nostri diritti, invece di subire un sopruso dietro l'altro. Questa settimana, il Direttore, interrompendo per trenta secondi la telefonata con la sua amichetta del sabato sera, ci comunica placidamente che l'azienda non può permettersi il costo dei nostri stipendi. Aggiunge il solo modo per evitare il fallimento è accettare un contratto con una riduzione del tre per cento e la flessibilità sui turni per la domenica notte. Poi torna a parlare con la sua... »
« Magari era la moglie. » suggerì Kimie.
« Ma certo! » esclamò con sarcasmo Naru, « per quello le diceva di aspettare che la caricasse sulla sua ferrari davanti alla porta posteriore del garage e le chiedeva le misure per comprale dell'abbigliamento intimo ».
Kimie sorrise. « Non ti stanchi mai di essere arrabbiata? Io mi sento così... soddisfatta di quello che ho ».
« Tranne poi sognare di essere tra le braccia del ragazzo che ami. » osservò Naru.
Kimie arrossì di nuovo. « Per ora, » spiegò, « non è un sogno che si possa realizzare. Ma presto o tardi... »
« Verrà vestito di azzurro su un cavallo bianco, » ironizzò la giovane, « lancia in resta contro draghi e direttori. Spezzerà le catene, pardon, il cavo che ti imprigiona, legandoti a quel telefono, e ti porterà con sé nel suo castello ».
Kimie rise.
« Non credo che lavorare in un call-center sia come essere prigionieri un drago. » commentò.
« Sei stata anche prigioniera di un drago? » domandò retoricamente Naru, « D'accordo. Io ho iniziato questo lavoro per mantenermi prima di realizzarmi dove veramente credevo di avere talento. Invece sono qui da due anni e mezzo, senza aver avuto nemmeno un colloquio ».
« Il lavoro che sogni, » chiese Kimie, « ha a vedere con i taccuini che riempi di appunti, vero? »
Naru annuì.
« Coreografie. » spiegò, « Dopo quindici anni di ballo, ho dovuto smettere dopo un'operazione al ginocchio. E sogno di trovare lavoro come assistente di un coreografo. Non riesco pensare ad una stanza, ad una scala, ad una piazza, senza vedere come intrecciare lì passi di danza. Ma è difficile trovare il modo di dimostrare il proprio valore in quell'ambiente ».
Kimie annuì. « Il tuo sogno può realizzarsi, ti basta insistere, il mio non dipende solo da me ».
Naru le scoccò uno sguardo perplesso.
« Se un coreografo non ti vuole, » continuò Kimie, « puoi cercarne un altro. Se l'uomo che desidero non mi aspetterà, il mio sogno sarà perduto per sempre. Lo so, ci sono molti uomini. Ma nessuno è come lui ».
« E perché farlo aspettare? » chiese Naru.
« Per non rischiare di perderlo. » rispose sibillina Kimie.

Una ragazza bionda con i capelli appena mossi, aveva lo sguardo rivolto alla finestra. Il suo gradevole viso era illuminato da un sorriso estasiato. Vestiva un maglione rosa e indossava un semplice paio di pantaloni scuri. La stanza in cui si trovava era arredata lussuosamente. Aveva stucchi alle pareti e mobili in legno, i cui intarsi erano caratteristici dell'arte barocca.
Una donna dai capelli bianchi entrò impettita e si schiarì la voce.
La ragazza rivolse il viso verso di lei, ma non lo sguardo.
« Signorina Aicchan, » disse la donna, « il suo fidanzato la attende ».
Aicchan sorise più a se stessa che alla donna. Si diresse fuori dalla stanza, con passo deciso e leggero, oltrepassò la soglia sospirando.
Due piani di scale più sotto un ragazzo la attendeva. Aveva capelli castani e occhi neri. Era all'interno di un gazebo che sorgeva nel parco della casa, a poche decine di metri dall'ingresso di una enorme villa. Il parco ed il tetto della villa erano coperti di un soffice strato di neve. Il ragazzo sedeva, con lo sguardo puntato verso una coppia di nuvole nel cielo, al tavolo in marmo del gazebo. Ma con la coda dell'occhio colse l'apparizione della figura di Aicchan sulla porta e si alzò per andarle incontro.
Si raggiunsero e si baciarono dolcemente. Poi lei si guardò alle spalle e gli gettò le braccia al collo, per dargli un bacio intenso e appassionato.
« E la tua governante? » domandò il ragazzo.
Aicchan fece una risatina e scosse maliziosamente le spalle.
« Sono grande abbastanza per sapere quando posso fare a meno di una governante. » puntualizzò, « O vuoi che sia presente mentre mi baci? »
Il ragazzo ridacchiò. « No, anche io penso di non volere una governante in certi momenti ».
Si scambiarono un altro lungo bacio. Poi lei lo guardò a lungo, con dolcezza.
« Cosa sei venuto a dirmi, Ken? » chiese.
Ken inarcò brevemente le sopracciglia.
« Avevo semplicemente voglia di vederti, sai? » rispose, « Mi sembra che non possiamo chiedere di meglio che restare vicini e spero che per te sia lo stesso ».
Aicchan annuì. « Lo è ».
Un altro breve bacio, poi la ragazza si guardò intorno e riprese.
« So che devi tornare subito al lavoro, quindi ascolta... »
Ken le sfiorò dolcemente una guancia, con uno sguardo intenso e condiscendente.
« Tutto è così perfetto, lo so » iniziò lei, « e mi sembra quasi impossibile avere di più. Però avremo di più. Presto saremo... marito e moglie ».
Il sorriso di Ken si allargò.
« Ed, ecco, » riprese Aicchan, « penso che ci sono scelte che dobbiamo prendere insieme e che possiamo fidarci a dirci se c'è un problema o un desiderio ».
« Ma certo... » convenne Ken.
Aicchan sospirò.
« Quando sento la tua voce, mi porta via tutti i desideri che potrebbero allontanarmi da te ».
« Perché? » intervenne Ken, in tono appena allarmato, « Di che genere di desideri parli? »
« Di nulla! » esclamò Aicchan ridendo, « Tu sei qui e sei il mio solo desiderio, tutto il resto è svanito, come se fosse stato portato via, rubato! »
Ken si unì alla risata.
Aicchan concluse con un sussurro. « Rubato... »

Un sole pallido, che a stento imperlava di goccie d'acqua i ghiaccioli che scendevano dai tetti di Gary City, stava calando in un tramonto rossastro, verso un orizzonte libero dalla coltre di nubi opache che sovrastavano le strade. L'aria era pungente e si aveva la sensazione che una nuova nevicata fosse imminente. I primi lampioni si accesero, assieme alle luce di alcune case.
Appena il sole sparì, la luce di uno degli appartamenti si spense. Una creatura, dalla pelle candida eppure quasi invisibile tra il nero delle ombre, era in ginocchio su di un tetto, con gli occhi verso quella finestra. Aveva le sembianze simili a quelle di una donna. Ma portava una chioma del color della neve e il suo naso era particolarmente schiacciato.
Un rumore la scosse, si volto e due intensi occhi azzurri scorsero nell'ombra la figura di un uomo. Un ragazzo da fisico atletico, con una tinta di capeli tra il nero ed il prugna.
« Buonasera, Kuriaf. » disse il sopraggiunto.
La creatura non parlò. L'espressione del suo volto si incupì, come se fosse prossima alle lacrime.
« Sono io, Fumio Sawada. » continuò il giovane, « Sono qui per te. La donna che era con me, nel mio letto, non è diversa dalle altre di tutte le sere].
Si avvicinò alla creatura. Kuriaf abbassò il capo, ma Fumio lo sollevò e fissò l'altra negli occhi.
« Una demone, » sussurrò Fumio, « quanti uomini possono dire di avere avuto per sé una demone? Quanti possono vantare di avere conosciuto i favori di qualcuno che il tempo non muta. Qualcuno che mi ricorderà quando il mio corpo sarà cenere. Non dovrei volere questo? »
Kuriaf scattò facendo perno sulle ginocchia per allontanarsi.
« So come pensano gli uomini. » dichiarò Kuriaf, « So cosa vogliono. Io posso entrare nelle loro menti. E nessuno di loro più pensare che io non sia orrenda ».
La demone era uscita dall'ombra. La luce di un lampione solitario illuminava il suo viso, dove evidenti macchie scure sugli zigomi e attorno alla bocca avevano tutto l'aspetto di piaghe.
« Questo è quello che credi. » insisté Fumio. « Sta a te credere qualcosa di diverso, se solo lo vuoi. Puoi credere in me ed avermi o non credere in me e soffrire. Ma io tornerò finché non farai quello che dico ».
Stavolta il volto delle demone si rigò di lacrime. Singhiozzò, mentre da un varco tra le nubi un coppia di stelle si affacciava per pochi secondi verso i tetti più alti. Quando sollevò il volto, al posto di Fumio c'era un giovane con un pesante cappotto, uno sguardo indagatore e un ciuffo di capelli che gli copriva un occhio.
« Perché non vuoi aiutarmi? » chiese il giovane. « Lujel mi ha quasi ucciso. La prossima volta non sopravviverò. Devo dimenticare tutto, per essere salvo. Dimenticare i demoni, dimenticare i talismani che gli uomini possiedono, dimenticare Shadow Lady ».
« No. » esclamò Kuriaf. « Questo non puoi chiederlo. Shadow Lady ama Bright Honda. E credo che sia ricambiata. Non sarò io a sfidare l'ira del Messaggero del Sovrano del Fuoco. E non sarò così ingrata! »
« Gratitudine? » replicò Bright. « Un altro sentimento umano. Ma se proprio non riesci a comportarti come un demone, o hai timore di sfidare l'ira del Messaggero, sarò io sola a farlo ».
Un turbine di fiamme avvolse il giovane. Si spense per rivelare la figura di una ragazza dalle lunghe orecchie il cui corpo emetteva piccole fiamme rosa.
« Io sono Setna, Domatrice del Fuoco. » rimarcò. « Apprenderò la magia che ti permette di celare i ricordi degli umani. Hai avuto tempo per pensare, non ho altro tempo da concederti. Sono pronta a sfidare l'ira di Shadow Lady e di chiunque mi contrasti. Giura che mi aiuterai, o la tua esistenza si estingue qui ».
« Sono molti pochi » osservò Kuriaf con voce tremante, « i demoni che si sostengono con la magia del fuoco che abbiano mai acquisito il talento di accedere alle menti ».
Setna fece un sorriso maligno. « Di questo non preoccuparti. Sono più brava di quanto immagini ».

« Ciao Lime, come stai? » chiese Bright al telefono. Era seduto su una poltroncina, davanti ad un televisore spento e, mentre parlava al telefono, giocherellava con un mozzicone di matita tra le dita. Davanti a lui un basso tavolino era colmo di fogli.
« Bene. Piuttosto tu. » rispose la voce di una ragazza all'apparecchio, allungando la vocale dell'ultima parola. « Ho saputo sabato scorso che sei stato male un mese fa. Che ti è successo? »
Bright pose la mano che teneva la matita dietro la nuca.
« Niente di importante. » la rassicurò, « Ora è tutto passato ».
« So anche che è passato. » puntualizzò la voce di Lime, « E un'ipotermia da ricovero in ospedale non è niente di importante. Se non mi hai detto niente, può significare una sola cosa: c'è di mezzo Shadow Lady ».
Bright tacque a lungo. Spostò la mano con la matita di fronte agli occhi e iniziò a passarsela da un dito all'altro.
« Bribrì? » lo chiamò Lime.
Il giovane fece un sospiro.
« Ascolta. » spiegò, « È vero. C'è di mezzo Aimi. E non solo lei. Ho scoperto qualcosa, indagando su di un mago. Ma se ti racconto quello che ho visto, tu corri un pericolo mortale ».
« Credi che non voglia saperlo comunque, Bribrì? » replicò la ragazza, « Sono pronta a venire a Gray City a scoprirlo da sola se necessario ».
« Non sarà necessario. » si arrese Bright, « Shadow Lady agisce per mezzo di uno strumento portentoso, il suo ombretto. Questo oggetto, come altri oggetti che sono apparsi in questi mesi, non è stato fabbricato dagli uomini, ma da creature che si fanno chiamere demoni ».
« Demoni? » ripeté Lime.
« Già. » confermò Bright, « Esseri che vivono in luoghi nascosti agli umani, perché dal loro contatto con noi si sprigiona in qualche modo in potere che non hanno modo di controllare. Hanno possibilità di percepire l'energia e modificare la realtà in un modo che la nostra scienza ignora. E sono in lotta tra di loro. Credo che ci sia uno scontro tra i pochi più forti e più potenti e i molti più deboli ».
« Non è così diverso da quello che succede tra gli uomini. » commentò con amarezza Lime.
« Uno di essi, » continuò Bright, « deve essere il bambino con le corna che ho incontrato almeno una volta. Lui è dalla parte di Aimi. Ce ne sono altri, ma ho potuto vedere solo una volta delle sagome di sfuggita, in mezzo ad un turbine di fiamme che è sparito subito. Erano almeno altri tre. Un altro è chiamato Lujel, è un avversario di Aimi e dice di possedere l'energia del ghiaccio. Avrebbe potuto uccidermi facilmente, ma credo che abbia cercato di lasciarmi in vita ».
« Perché? » domandò Lime.
« Forse si aspetta che io fermi Shadow Lady, » rispose Bright « che è esattamente quello che ho intenzione di fare ».
« Pensi che sia la cosa giusta? » insisté la voce al telefono.
« Tu non credi? » chiese il giovane di rimando.
« Un mese fa, » ricordò Lime, « quando ho parlato con Shadow Lady, mi disse una frase che capisco solo ora. Disse che lei doveva esistere per tenere nascosto qualcosa nell'ombra. Parlava dei demoni è chiaro ».
« Ma tu credi che lo faccia di sua volontà? » osservò dubbioso Bright.
« Bribrì, » suggerì Lime, « forse devi parlarle. A te, ormai, non ha più motivo di nascondere i suoi demoni ».

Kimie infilò la chiave nella toppa e aprì una porta in ferro. Si trovò in un gradevole salotto di piccole dimensioni, arredato con gusto sebbene la fattura dei mobili facesse comprendere ad un occhio esperto che quella casa era arredata per uso di un affittuario.
Accese la luce e respirò faticosamente. Poi chiuse la porta dietro le sue spalle e tolse la mascherina. Un'altra ragazza prese il suo posto. Una ragazza dai tratti dolci e gli occhi teneri. Slacciò il cappotto, rivelando gambe insolitamente magre per quella corporatura. Si lasciò cadere su di una poltrona e sbadiglio.
Una piccola scintilla di luce prese vita da uno scaffale polveroso e si ingrandì rapidamente. Quando raggiunse le dimensioni sufficienti a contenerlo, vi si distinse all'interno un esserino grande quando un dito, con un lunga coda in aggiunta, La ragazza gli sorrise.
« Aimi desidera riposare? » chiese la creatura.
« Sì, Vaar, » rispose la ragazza, « ma soltanto rimanendo seduta, se devi solo parlarmi posso ascoltare ».
La sfera luminosa si avvicinò alla poltrona volteggiando lentamente.
« Ho trovato un giornale che ha un annuncio riguardo a Shadow Lady ».
Aimi rise. « Vaar. » osservò, « Non passa un giorno senza che i giornali scrivano qualcosa riguardo a Shadow Lady ».
« Aimi dice molto giustamente. » convenne Vaar con calore, « Tuttavia il suo servo si è espreso male. Il giornale degli umani non parla di Shadow Lady, ma si rivolge a Shadow Lady. Ed ha la firma di Aimi ».
« La firma di Aimi? La mia firma? » replicò Aimi perplessa.
« Il servitore di Aimi non comprende, » precisò Vaar, « ma non sembra esserlo ».
Aimi sospirò. « Una cosa strana, devo proprio vederla ».
Si alzò e si diresse verso il piccolo disimpegno che congiungeva il salone ad una stanza e, più in là, al bagno.
Aprì la porta della stanza e si diresse verso il letto. Sollevò li maglione e rivelò una consistente imbottitura. Al di sotto di quella, chiaramente intuibile attraverso una accollata maglia a maniche lunghe c'era il corpo di una ragazza con un delizioso punto vita, che metteva nel dovuto risalto il seno ed i fianchi.
« Demota. » chiamò, « Esci dall'armadio ».
Un bambino dai grandi occhi scuri, con i capelli pettinati in forma di un paio di corna, si affaccio da uno sportello.
« Però una volta. » esclamò, « Potresti almeno fingere di non accorgerti di me e spogliarti, no? »
« Non sperarlo nemmeno. » tuonò la ragazza di rimando. « Vaar è quello il giornale? »
Aimi stava indicando il foglio di un quotidiano su una cassettiera. La creatura annuì.
La ragazza si avvicinò e lesse. « Cara Shadow Lady. Mi hai già aiutata una volta e non ho ancora ricambiato il tuo aiuto. Ora però sono di nuovo nei pasticci. Sei una ladra, ma hai anche combattuto un mostro, quindi forse non riderai se ti dico che ho impressione che mi stiano derubando di qualcosa che ho nel cuore. Ho paura di essere presa per pazza e non so a chi rivolgermi se non a te. Almeno tu puoi fare qualcosa? Ti prego, firmato Aimi ».
Porse il foglio a Demota.
« Una spostata, che si chiama come te. » giudicò il bambino.
« Aimi dirà al suo servo di non turbarla con cose inutili, » suggerì Vaar, « ma il suo servo non vuole essere rimproverato per aver taciuto cose della minima importanza ».
« Aimi Ibuki. » ricordò la ragazza.
« Chi? » fece Demo. Il bambino e la creatura luminosa si scambiarono uno sguardo perplesso.
« Poco dopo il mio ritorno a Gray City, » ricordò Aimi, « il giorno stesso in cui apparve la mia imitatrice e ladra di gioielli, salvai da alcuni teppisti una ragazza che per combinazione si chiama anche lei Aimi ». Demota schioccò le dita.
« Ora la ricordo. Sei andata a trovarla in ospedale. Ci ha detto anche dove abita! »
Aimi annuì lentamente. « Voglio parlarle ».
« Perché? » domandò Demota.
« Perchè non è una pazza. » spiegò Aimi. « E se accanto lei sta accadendo qualcosa di strano, forse c'è un oggetto dei demoni in circolazione. L'ultimo che abbiamo recuperato rubava i sogni della gente, no? »
« Aimi può chiedere a Bean se la polizia ne ha notizia. » suggerì Vaar.
« Una buona idea. » commentò Aimi, « Ma voglio parlare lo stesso con Aimi Ibuki. In fondo la missione di Shadow Lady è proteggere gli umani. Da demoni che non hanno le migliori intenzioni come voi ».
Sorrise.
« E credo che questa ragazza sia la sola ad avere capito che voglio semplicemente essere di aiuto ».

   
 
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