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Autore: hemakesmesmile    06/09/2012    4 recensioni
Silvia Stokes, ragazza di 16 anni, da poco trasferita a Las Vegas per lavoro del padre.
Si ritroverà più sola che mai nella nuova e grandissima città, ma tutto cambierà quando si imbatterà in un ragazzo molto.. pericoloso.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo uno.
 

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È appena arrivato l'autunno e già si è portato via con sé tutto quel poco di verde che si poteva trovare per le strade di Las Vegas.
La scuola è finita presto oggi, per fortuna, i miei genitori torneranno a casa per il pranzo tra un po', ma c'è ancora molto tempo prima che arrivino. Guardo lo schermo del mio cellulare, appena vedo la data ricordo che è il compleanno della mia migliore amica Fannie, oggi. Cammino sul vialetto della Las Vegas High school, non è molto vicina a casa mia, ma devo passare il tempo in qualche modo e decido di farmi tutto il tragitto a piedi.

Amo passeggiare e stare all'aperto, mi fa sentire.. libera. Mi fa tornare sempre di buon umore.
Improvvisamente mi sento spintonare da dietro. Senza neanche avere il tempo di girarmi, mi ritrovo con il cellulare a terra.
-Hey, ti è forse caduto il cellulare?- Guarda l'altro ragazzo affianco a lui e ride. È un ragazzo della mia scuola, porta dei pantaloni blu, una felpa grigia con tanto di cappuccio tirato su coprendo i capelli e degli occhiali da sole neri. Non ho idea di chi sia, né lui, né l'altro ragazzo che ha affianco, so soltanto che sono della mia scuola, forse sono più grandi di me e probabilmente fanno anche parte dei ragazzi più popolari della scuola. Cerco di ignorarli e raccolgo il telefono.
-E tu ci parli anche con quella sfigata?- Dice un'altra voce e dopo sento un grande affanno di risate.
Guardo il cellulare e mi accorgo di aver tutto lo schermo distrutto.
-Vaffanculo, me lo hai rotto!- non riesco a trattenermi e gli grido in faccia spontaneamente.
-così si intona al tuo stile da senzatetto!- L'altro gli da una pacca sulla schiena e cominciano a ridere mentre si guardano compiaciuti e soddisfatti.
-Aspetta, dovrei ridere?- sbuffo e affretto il passo, cercando di allontanarmi il prima possibile da quei due. Sono le persone più insopportabili del pianeta, li odio. Come tutti quelli della mia stessa classe, nessuno si salva.
Così si intona al tuo stile da senzatetto, che grande battuta. Mi allontano e mi dirigo verso un piccolo parco, non c'è mai nessuno e ci vengo spesso, mi rilassa. Ci vengo ogni volta che ho bisogno di rimanere sola.
Attraverso le crepe dello schermo scrivo un messaggio facendo gli auguri a Fannie. È così strano stare qui da sola, ogni anno questo giorno lo passiamo sempre insieme. Ed è inutile dire che mi manca, sono mesi che non ci vediamo, da quando io e la mia famiglia ci siamo trasferiti qua per il lavoro di mio padre. Lei è rimasta in Canada, a Portland, la mia vecchia città. Ci sentiamo spesso, ma non è la stessa cosa. Sospiro.
Mi siedo sulla panchina, metto le cuffie e la mia playlist preferita, molti pensieri mi scorrono nella mente. Ho sempre desiderato vivere negli stati uniti, in una grande città, e adesso che ho la fortuna di abitare qua mi sento più sola che mai. È strano come vanno le cose a volte, prima desideri qualcosa così tanto e poi, quando finalmente ce l'hai, ti accorgi che forse, sarebbe stato meglio non averla mai voluta.

L'aria fresca mi fa rabbrividire, mi sistemo la maglia, il coprispalle nero che si stringe intorno al petto e poso delicatamente lo zaino entrando in casa.
Mi avvolge un silenzio insolito. Mi guardo intorno, la casa sembra vuota, così corro in camera mia al primo piano. Probabilmente i miei non sono ancora arrivati. Mi affaccio fuori dalla finestra e sorrido dolcemente. Da quassù sembra tutta un'altra cosa. È una città così accogliente, grande, piena di vita. Las Vegas è davvero una bella città, ma no, direi che non fa per me.
-Dove sei stata?- la voce fredda di mia madre mi fa sobbalzare. -Sono rimasta fuori dopo la scuola e.. E non ho chiamato perchè il cellulare si era rotto.- Non riesco a inventare una scusa migliore in tempo e la sua faccia si fa sempre più seria.
-Rotto.. sì.
-Sì!- replico, ma mi interrompe prima di potermi giustificare.
-Ogni volta sempre la stessa storia, vai a fare una passeggiata, resti a mangiare fuori, sei con delle tue amiche e non mi avvisi mai! Mai una volta che arrivi in orario o che mi rispondi al cellulare quando ti chiamo. Dimmi, come faccio a sapere dove sei, se non mi stai dicendo una bugia? Come faccio a fidarmi di te?- sbuffo, sentendomi come tradita.
-È la verita, e smettila, non ti sopporto più!- dico tutto d'un fiato sbattendole la porta in faccia.
La porta si riapre un secondo dopo e sento mia mamma gridare: 'sei in punizione'. Ottimo. Deve sempre ricordarmi i miei sbagli, niente di quello che faccio le va bene. Non la sopporto più. Ultimamente non facciamo altro che litigare, da quando ci siamo trasferiti qui. Invece del suo solito sorriso ha sempre atteggiamenti freddi nei miei confronti, vorrei capire cosa le ho fatto, o cosa le ho detto.
Scoppio a piangere dalla rabbia, ormai mi succede spesso. Un attimo dopo mi asciugo le lacrime e scendo giù, in sala da pranzo. Mi appoggio al piano della cucina spilluzzicando qua e là tra gli scaffali.
-E se devi startene lì a non fare niente, fammi un favore. Visto che stai lì a mangiare per noia..- sento mia mamma parlare dall'altra stanza. Ma..
-Cosa?- dico seccata, prendendo un bicchiere d'acqua.
-Vammi a fare quelle fotocopie da tuo padre, io devo stirare adesso.
Bevo gli ultimi gocci d'acqua -Silvia?-
-Sì, vado mamma, vado.- sbuffo, prendo i fogli di mia madre, la felpa ed esco sbattendo con forza la porta alle mie spalle.

A passo lento mi dirigo verso la caserma. Il vento mi sposta i capelli e mi ritrovo tutto il tempo ad acconciare delle ciocche che se ne vanno continuamente fuoriposto. Mi fermo di fronte alla vetrina di un negozio, guardando nel riflesso del vetro mi sistemo i capelli, faccio una smorfia allegra e torno a camminare lungo il marciapiede.
Arrivata di fronte all'edificio, apro la porta principale, per poi cercare la stanza di mio padre. Tutti mi fermano chiedendomi dove io abbia intenzione di andare, per poi farmi un sorriso appena rispondo loro 'sono la figlia di Paul Stokes'.
-Di là, da quella parte- la poliziotta mi sorride, la ringrazio ed entro nella stanza.
Guardo mio padre non curante delle persone che sono con lui che stanno lavorando:
-Devo fare le fotocopie per mamma.- esordisco.
Annuisce e poggio i fogli sulla fotocopiatrice.
Appena ho finito me ne vado, i colleghi di mio padre fanno un segno con la mano e ricambio per educazione, poi esco.
Apro la porta della caserma per uscire, e trovo quasi di fronte a me un ragazzo. Capelli biondi portati in una sorta di ciuffo, tagliati al punto giusto per non coprire i suoi occhi color nocciola. Ha una pelle chiara, e oserei dire perfetta. Porta un felpa grigia a quadri, maglietta grigia, leggermente più scura della felpa, e dei pantaloni neri. Sotto il braccio tiene dei fogli. Per un secondo resto incantata a guardarlo, è davvero un bel ragazzo.
Qualcuno mi spintona facendomi cadere di mano tutti i miei fogli, torno sulla terra.
-Ma che cazzo fai?- grido scocciata al ragazzo che mi aveva spintonato, rendendomi conto solo dopo aver gridato che si trattava del biondo che stavo osservando prima.
Lo guardo sperando di accorgermi che in realtà non voleva, ma niente. Non risponde e non si degna neanche di chiedere scusa. Mi volto e lo vedo entrare nella caserma, anche lui.
Raccolgo i fogli per terra, sparsi qua e là senza più un ordine.
-Ma che cazzo hanno tutti oggi, eh? -
Sbuffo per poi placare la mia rabbia mettendo le cuffie, e tirando su il cappuccio della mia felpa, torno di nuovo a casa, pronta per un'altra fantastica giornata in punizione.

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Ssssalve c:
Volevo scrivere questa FF da mesi, e adesso finalmente ce l'ho fatta.
L'idea mi è venuta guardando gli episodi di CSI con Justin, quindi si parlerà di Jason Mccann.
Vorrei 2 o 3 recensioni, giusto per capire che ne pensate.
So che per adesso non succede niente ma dovevo presentare un pò la storia.
Spero comunque che vi piaccia, su twitter sono @_hemakesmesmile.
Un bacio, Silvia.

  
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