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Autore: Izayoi007_Pfepfer    22/03/2007    16 recensioni
Attraverso i miei occhi vidi tutta la scena al rallentatore e il mio cuore mancò di un battito quando mi accorsi che entrambi eravamo sdraiati sul pannello, io sopra di lui che mi guardava con uno sguardo indecifrabile.
Percepii il mio corpo bagnato e freddo a stretto contatto con quello caldo e muscoloso di lui. La mia gamba destra era appoggiata in mezzo alle sue gambe, il ginocchio a contatto ravvicinato con… con… Oddio!!
Sentii le guance scaldarsi e il sangue affluire velocemente ad esse e, probabilmente, tingermele dello stesso colore dei miei capelli.
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Ryo Shirogane/Ryan
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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SORAIRO

SORAIRO

- Color del cielo -

***

Primo capitolo:

My name is “revenge”

 

 

 

Ecco.

Finalmente ci sono riuscita.

Mentre camminavo tra le file di sedili sull’autobus sul quale ero appena salita, volgevo lo sguardo da una parte all’altra, alla ricerca di un posto libero su cui accomodarmi.

L’avevo preso per un pelo, quella mattina ero in ritardo, come sempre del resto...

Finalmente trovai un posto libero, avevo dovuto percorrere l’intero autobus, ma non importava.

Mi accucciai sul sedile e posi la piccola borsa da viaggio, che mi ero portata per affrontare il tragitto, dietro la nuca, a farmi da cuscino.

- Scusa… è libero? - mi girai al suono di quella voce: davanti a me se ne stava una timida ragazza alta e magra, con dei bizzarri capelli verdi, (bhè, non che i miei rosso rubino fossero poi tanto normali) e due grandi occhi blu scuro, nascosti da un paio di tondi e grossi occhiali da vista.

La fissai senza capire, poi, quando lei mi indicò il sedile vuoto accanto al mio, finalmente compresi ed espressi il mio assenso con un cenno del capo.

Lei mi sorrise e si accomodò; doveva essere di qualche anno più grande, o perlomeno, questo era quello che mi parve.

- Comunque piacere, il mio nome è Retasu Midorikawa! - la guardai inebetita, mentre mi porgeva la mano e aspettai qualche secondo prima di risponderle a mia volta.

- P-piacere, io sono Ichigo Momomiya… - risposi, per poi tornare a fissare il paesaggio al di là del finestrino che scorreva velocemente davanti ai miei occhi.

- Come mai in viaggio? - la sua voce gentile mi giunse nuovamente alle orecchie come il dolce suono di un’arpa. Senza far notare la mia irritazione per quel disturbo, mi voltai nuovamente verso di lei in modo da guardarla.

- Mh… motivi di studio… - risposi vaga, sperando che fosse soddisfatta e mi lasciasse in pace.

- Ah sì? Bhè io vado a trovare mio padre, abita lontano per lavoro ed io…- non seguii più il suo discorso dopo la parola “padre”. Un turbinio di sensazioni sgradevoli si dibatterono dentro al mio petto, come quando stai aspettando che inesorabilmente arrivi il tuo momento per essere interrogata, pur sapendo di non aver studiato. Quella parola, quelle cinque lettere sussurrate da un’estranea mi rievocavano alla mente cose che avrei preferito scordare, lasciar perse nel vuoto della mia anima…

 

 

- Sai tesoro…oggi l’Imperatore ha assunto un nuovo killer personale. Ultimamente ci sono molti disordini nel regno e lui ha deciso di prevenire un qualsiasi possibile attentato alla famiglia reale… - papà era strano mentre pronunciava quella frase, non saprei definire come, visto che i miei occhi da bambina di soli dieci anni, ancora non comprendevano certe cose, quindi me ne stetti buona e zitta a concludere la cena che stavo consumando insieme ai miei genitori.

Mio padre era il consigliere dell’Imperatore, era normale che fosse a conoscenza di certi particolari.

- Bhè, se crede che la sua famiglia sia in pericolo è giusto che la tuteli, chiunque  al posto suo lo avrebbe fatto. Ma dimmi, chi ha assunto? - mia madre era sempre stata piuttosto comprensiva ed anche un po’ curiosa.

- Un Shirogane…- sussurrò mio padre, quasi quel nome fosse un tabù impronunciabile.

Vidi mia madre sussultare e quasi strozzarsi con il boccone di cibo che stava masticando a quel nome.

Ma che diavolo significava?!

 

 

- Ehi, tutto a posto? - mi chiese preoccupata, la mia nuova “compagna di viaggio”, risvegliandomi dai miei ricordi, mi ci ero talmente immersa che avevo finito per ignorarla del tutto.

- Sì, scusa… Dicevi? - chiesi cortesemente ed inutilmente, mentre la mia mente riprendeva il suo pellegrinare fra le mie memorie, rievocando ricordi ormai sepolti nel cuore.

 

 

- Mamma chi è Shirogane? - le chiesi un giorno, quando la mia curiosità prese il sopravvento.

Mia madre tremò, facendo cadere i vestiti che si stava provando. Rimase qualche secondo interdetta, ma poi si volse shockata verso di me. Guardandomi con i suoi grandi occhi nocciola.

- S-Shirogane? - fece una pausa e si guardò attorno timorosa, nella paura che qualche estraneo potesse ascoltare questa nostra conversazione così intima -…nulla di importante tesoro, sono semplicemente la più famosa e rinomata famiglia di killer di tutto il Giappone, l’Imperatore ha assunto uno di loro per la sua protezione personale…- mi spiegò celermente, posandomi una mano sul capo come se fossi un cucciolo da soddisfare.

 

 

- Ma dimmi, se non sono indiscreta, potrei sapere che tipo di studi vuoi affrontare? - mi domandò ancora, la ragazza al mio fianco, scrutandomi curiosa.

Sorrisi, in fondo mi stava simpatica.

- Vado all’accademia Kuroyuki. La scuola per ninja!! - le vidi spalancare gli occhi a quella mia rivelazione, come se avesse appena visto un gigantesco ragno peloso saltarmi sulla faccia e mangiarla a morsi.

- A Kuroyuki?! Vuoi diventare una ninja? - ripeté come un pappagallo. Annuì, il suo stupore non mi sorprese più di tanto, era raro a quel tempo che le donne diventassero delle ninja, dei killer a pagamento.

Lei rimase ancora qualche secondo frastornata, poi mi sorrise di nuovo e si rilassò, come se non avesse mai udito le mie parole.

- Comunque anche io sono diretta a Kuroyuki… - quell’affermazione mi sorprese.

- Vuoi diventare anche tu una ninja?! -  chiesi con evidente stupore, lei cambiò espressione, squadrandomi inorridita.

- No, per carità! Io non sono per niente adatta ad una cosa del genere. Te l’ho detto, vado a trovare mio padre… - affermò convinta, ed allora mi calmai anche io. Pur non conoscendola mi parve strano che un tipo come lei aspirasse a questo genere di cose.

- Ah, è un ninja? - le chiesi curiosamente.

- Già, da parecchio tempo ormai… - affermò fieramente, mentre gli occhi le si illuminarono di orgoglio - È per questo che non lo vedo da parecchio… -

 

 

- Papà? Papà dove sei? - lo trovai in piedi, davanti alla scrivania del suo ufficio, mentre parlava agitatamente al telefono; si vedeva che era nervoso, gesticolava e sudava freddo sempre di più ad ogni singolo minuto che passava. Ad ogni parola che poteva udire uscire da quell’apparecchio.

Non compresi cosa diceva, ricordo solo che poi non lo vidi più per giorni interi, settimane forse, fino a quando non si decise a tornare. Bianco come un cadavere e magro fino all’osso.

 

 

Quel particolare ricordo, non me lo rammentavo distintamente, ricordavo solamente il grande disagio di mio padre in quel periodo e la mia preoccupazione di bambina, nel vederlo così.

- E per quale motivo vorresti diventare una ninja? - decisi che volevo fidarmi di quella giovane che pareva tanto sincera ed onesta.

- Per vendetta…- pronunciai misteriosa, mentre i miei occhi si infiammavano di rabbia. Un sentimento che portavo dietro da anni, da ben sei anni…

 

 

Quella notte, vidi mio padre uscire clandestinamente di casa, come un ladro che ha appena compiuto un furto. La mia curiosità prese il sopravvento come sempre, e decisi di seguirlo, magari avrei scoperto il motivo del suo strano comportamento di quell’ultimo periodo.

Seguendolo, mi ritrovai in mezzo al bosco, lo persi anche di vista.

Spaventata, mi aggirai tra gli alberi da sola, sperando di ritrovarlo al più presto.

Finalmente lo scorsi e felice, gli corsi in contro, gridando nel tentativo di attirare la sua attenzione.

Non lo raggiunsi mai però.

Vidi una figura scura, non troppo robusta, probabilmente un ninja, raggiungerlo da dietro e recidergli spietatamente la gola.

Con un flebile singulto, mio padre si accasciò a terra e si spense.

Il suo sangue schizzò sui miei abiti e sulla mia pelle nivea, macchiandomi di un indelebile sensazione di disgusto, rabbia e disperazione.

Arrestai la mia corsa e guardai la figura con occhi sgranati, quando la piena consapevolezza di quello che era accaduto, mi investì con tutta la sua forza, come un treno in corsa.

Emisi solo un piccolo verso di sorpresa, facendogli notare la mia presenza, e quando si girò verso di me, un particolare mi colpì: i suoi occhi, di un azzurro acquamarina intenso e chiaro, quasi trasparente, risplendevano nel buio della notte.

Non li scordai più.

 

 

- La vendetta? - mi fece eco. Annuì.

- Già…- probabilmente capì che non le avrei detto oltre, perché riappoggiò la schiena al sedile e smise di fare altre domande.

Meglio così, non mi andava di spiegarle che avevo deciso di vendicare mio padre.

Volevo trovare il suo assassino e ucciderlo: gliela averi fatta pagare cara per quel che mi aveva fatto. E per trovarlo avevo un indizio importate: quegli occhi, gli occhi che solo tutti i discendenti della famiglia Shirogane possedevano, occhi di ghiaccio, occhi color del cielo. Solo quelle due perle mi avrebbero portato all’assassino di mio padre, da uno Shirogane.

 

 

Continua…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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