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Autore: LaTuM    06/09/2012    3 recensioni
Sebastian è un cacciatore del sovrannaturale che si è infiltrato alla Dalton Academy. È più che certo che il demone che sta cercando si sia impossessato del corpo di Kurt Hummel, uno studente del liceo McKinley, e non c'è nulla di meglio per costringerlo a rivelarsi che del sale scaltramente nascosto in una granita.
[Supernatural!GleeAU - hunter!Seb VS demon!Blaine]
Genere: Commedia, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Te rogamus, audi nos!

Disclaimer: Glee è della Fox e Supernatural della CW.


Te rogamus, audi nos


Exorcizamus te, omnis immundus spiritus,
omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii,
omnis legio, omnis congregatio et secta diabolica.

Ergo, draco maledicte.
Ecclesiam tuam securi tibi facias libertate servire,
te rogamus, audi nos.

(Supernatural – 5x12 e 6x21)


“Cazzo!” fu l'unica imprecazione che sfuggì dalle labbra di Sebastian non appena vide Blaine steso a terra che si contorceva dal dolore ai suoi piedi.

Non era così che doveva andare, affatto. Primo: quella granita era destinata a Kurt, non a Blaine. Secondo: era Kurt quello che avrebbe dovuto contorcersi dal dolore per essere stato colpito dal sale, i cui grani grossi erano stati scaltramente nascosti nel ghiaccio. Tutto ciò fece impallidire Sebastian... probabilmente aveva perso lo smalto di un tempo, era l'unica spiegazione possibile, altrimenti non avrebbe saputo come giustificare la sua convinzione che fosse Kurt a essere posseduto. Eppure tutto sembrava tornare... insomma, quella faccia da checca aveva tutti i numeri per essere il maggior sospettato. Chi mai avrebbe detto che il tenero, dolce e affettuoso Blaine in realtà faceva da tramite per una creatura infernale?

Odiava sbagliarsi e si odiò ancora di più perché se fosse riuscito a prendere Blaine dalle sgrinfie di Kurt... brrr! Non voleva nemmeno pensarci! Un cacciatore dei migliori si era fatto sufficientemente infinocchiare da una di loro ed era finito per scatenare l'Apocalisse... allearsi con i demoni non era mai una scelta saggia.

Tutti i membri del Glee Club del McKinley si chinarono su Blaine, pronti a soccorrerlo per il danno subito, perplessi nel vedere entrambi gli occhi dell'amico diventare improvvisamente neri mentre cercava con rabbia il volto del cacciatore tra i membri del Glee Club avversario.


C'erano molte cose Sebastian odiava: i tosaerba, le campane, i fiocchi trasandati delle confezioni regalo, ma erano un nulla in confronto delle schifezze con cui doveva vedersela ogni giorno. Sua madre e suo padre gli avevano sempre fatto capire che quel lavoro che spacciano come “affari di famiglia” era un qualcosa da cui non poteva esimersi. Quando era piccolo e diceva che i suoi genitori erano cacciatori nessuno batteva ciglio e anche lo stesso Sebastian non ci vedeva nulla di strano. Ben presto però aveva capito che la mamma di Bambi o la volpe Red non avevano nulla da temere da loro. I suoi erano cacciatori del sovrannaturale: demoni, fantasmi, poltergeist, vampiri... si era sparsa la voce sull'avvistamento di qualche drago, ma non ebbero il modo di averne conferma. Per un cacciatore lasciare la caccia era impensabile e i pochi che ci avevano provato erano tornati sulle loro orme, incapaci di dormire sonni tranquilli dopo gli incubi a occhi aperti che avevano vissuto per anni. Gli altri, di solito, morivano combattendo. La morte era una cosa con cui Sebastian aveva iniziato a fare i conti fin da quando aveva sei anni, anche se non vide un cadavere prima di averne undici e non uccise nessuno prima dei tredici. Non era comunque nemmeno la certezza che sarebbe morto decisamente prima dei suoi coetanei a irritarlo particolarmente. L'aspetto peggiore di quel lavoro – secondo solo a riesumare i cadaveri per bruciare i resti terreni che tenevano i fantasmi ancorati in quella realtà - era andare sotto copertura ed essere qualcuno diverso in ogni città e a seconda del caso su cui stavano lavorando. Dopo alcune ricerche fatte dai suoi genitori e alcune manifestazioni che li avevano insospettiti, si erano trasferiti a Westerville per via di alcune possessioni demoniache che minacciavano soprattutto i ragazzi in età da liceo. Se potevano evitarlo, i suoi genitori preferivano mandarlo semplicemente in una qualunque scuola locale, ma in quel caso toccava proprio a lui scendere in campo. I documenti falsi che si erano procurati per l'occasione l'avevano rinominato Sebastian Smythe... ok che era sotto copertura, ma se c'era una cosa a cui Sebastian non era disposto a rinunciare era proprio il suo nome. Del cognome gli importava poco e niente, ne aveva cambiati talmente tanti che non era nemmeno certo quale fosse quello vero, ma il nome era l'unica cosa che voleva vedersi portar via. Le carte di credito che erano riusciti a procurarsi avevano permesso ai suoi di prelevare una somma di denaro tale da riuscire a infiltrarlo in una prestigiosa scuola privata. Un banale liceo statale era scontato e i suoi avevano sempre tenuto molto alla sua istruzione e quella non era di certo la prima volta che Sebastian si ritrovava a indossare una ridicola divisa. Era sempre stato bravo ad adattarsi a vivere in nuove città e a frequentare nuove scuole, quindi, per quanto strano gli paresse, non ebbe comunque grosse difficoltà a diventare parte di quella comunità di figli di papà. Gli erano anche discretamente simpatici e inclini alle chiacchiere, ergo non aveva fatto fatica a ottenere le prime informazioni che gli sarebbero servite. Nel frattempo sua madre lavorava come docente di francese – dato che era madrelingua – e suo padre... non aveva idea di dove fosse ma sapeva che stava controllando ogni loro singolo movimento, pronto a intervenire in caso di attività demoniaca. Quello che Sebastian era riuscito a cavar fuori di bocca a un gruppo di ragazzi canterini – il Glee Club della scuola, anche se fino ad allora non aveva avuto la benché più pallida idea di cosa potesse essere un Glee Club – erano informazioni a non finire su un certo Blaine Anderson che pareva aver stregato tutti con la sua voce, il suo aspetto e il suo carisma. Ovvio che a sentir tessere le lodi di questo Blaine e a sentire quanto fosse bello, Sebastian cominciava a sentire il bisogno di vedere chi fosse questo famigerato ex-leader dei Warblers – nome con cui si facevano chiamare i ragazzi canterini – sia per dovere di cronaca, sia perché aveva comunque diciassette anni, era gay e aveva gli ormoni in subbuglio. Aveva già detto di aver diciassette anni, vero?

Accadde un giorno per caso che nella sala prova dei Warblers si presentasse un damerino (… -ino soprattutto) vestito di grigio probabilmente a causa di un candeggio in temperatura sbagliata (Sebastian ne sapeva poco di lavatrici, ma era l'unica spiegazione che gli venisse in mente per giustificare dei pantaloni di un buon dieci centimetri più corti di quanto la decenza consigliasse) che osservava con nostalgica invidia i ragazzi mentre cantavano. Sebastian comprese che quello doveva essere Blaine Anderson e che doveva trovare il modo per concentrare la sua attenzione su di lui. Così fece quello che sapeva fare meglio: flirtare (anche se dovette farlo cantando). La cosa funzionò e alla fine delle prove riuscì a convincere l'ex-Warbler ad andare a prendere un caffè con lui. Il caffè si trasformò in una lunga chiacchierata che proseguì anche nei giorni seguenti su internet.

Fu solo dopo un incontro al caffè di una città vicina, il Lima Bean, che Sebastian all'improvviso ricordò perché stava ancora indossando il blazer della Dalton. Non appena sentì parlare quello che si presentò come il ragazzo di Blaine, qualcosa s'incrinò. Lui era solito chiamarli i suoi sensi di cacciatore, qualcuno di un po' meno adolescenziale e appassionato di fumetti Marvel l'avrebbe semplicemente chiamata esperienza, ma la sostanza comunque non cambiava. Non appena Kurt Hummel aveva aperto bocca, Sebastian era stato sul punto di afferrare la fiaschetta di acqua santa che teneva nella tasca della giacca e lanciargliela addosso, godendo all'idea di vederlo sfrigolare dolorante sotto i suoi occhi. Peccato che le regole insegnategli dai suoi genitori lo costringevano a non fare mosse avventate in luogo pubblico a meno che non fossero strettamente necessarie – e con strettamente necessario intendevano imminente pericolo di morte o qualcosa di molto affine -... tappare la bocca a un demone che aveva scelto di possedere una faccia da checca non era da considerarsi uno di quei casi.

Aveva deciso d'invitarli all'unico bar gay della zona che aveva trovato – aveva visto di tutto girando con i suoi genitori, ma i bar squallidi come quello erano davvero ben pochi – e vedere che piega avrebbe preso la serata: nel migliore dei casi avrebbe esorcizzato un demone e si sarebbe fatto Blaine, nel caso si fosse sbagliato, si sarebbe semplicemente annoiato a morte. La fauna del bar non era un granché, se si escludeva un ragazzone infagottato in cappellino da baseball e giubbotto di jeans e che aveva tutta l'aria di essere un giocatore di football che stava cercando di venire a patti con la sua identità, ma la cosa più di tanto non gli interessava. La serata fu comunque un fiasco. Non solo Kurt si riprese il suo ragazzo, ma le trappole per demoni che aveva tracciato in punti strategici fuori dal locale erano state lavate via dalla pioggia.


“Dobbiamo chiamare un'ambulanza!” gridò una delle ragazze del McKinley mentre i Warblers guardavano basiti Sebastian. Quest'ultimo in compenso non riusciva a staccare gli occhi da quelli completamente neri di Blaine. Il bastardo sorrise vittorioso continuando a fingere di lamentarsi. Finché sarebbe stato in quel corpo, nulla avrebbe potuto ferirlo, nemmeno un colpo di pistola... eccetto una forse, ma la pistola ammazza demoni di Samuel Colt era solo un mito.

Non appena però il demone sentì la parola ambulanza smise di lamentarsi e rassicurò gli altri che il dolore stava già passando.

“Dovresti farti vedere da un medico” gli fece notare Kurt preoccupato.

“Mi basta solo andare a casa e riposarmi... domani starò meglio, te lo assicuro.”

Sebastian si alzò o scappò via e fece solo il tempo a sentire una raffica di insulti – tra cui un ingiusto codardo - indirizzati a lui provenire dagli studenti del McKinely e della Dalton, ma in quel momento non gliene poteva fregare meno di meno. Schizzò fuori dal parcheggio in cui si erano incontrati e salì in macchina. Ringraziò mentalmente suo padre per avergli comprato quella vecchia Mustang rimessa in sesto da Bobby Singer e prendendo una scorciatoia, cercò di raggiungere la casa di Blaine prima di Kurt.


Kurt doveva aver intuito che Sebastian gli era oramai alle costole, non c'erano dubbi. Questo spiegava perché contattare Blaine diventava sempre più difficile, così come estorcergli un appuntamento, anche se era solo per vedersi e bere un insieme caffè al Lima Bean. Di certo Kurt doveva aver capitolo che Sebastian era lì per lui e probabilmente non vedeva neanche molto di buon occhio il fatto che stesse provando a farsi il suo ragazzo. Decise così d'iniziare a frequentare assiduamente il caffè in attesa di trovarli... non ci volle molto prima che buona parte del Glee Club di quella scuola si radunasse lì un pomeriggio per discutere, come loro solito nei luoghi meno adatti, su che artista concentrarsi per le Regionali – lo step successivo delle Provinciali, una gara di canto a eliminazione a cui lui aveva già preso parte avendo deciso di entrare far parte dei Warblers, il Glee Club della Dalton... no, era da sfatare il mito che tutti i cacciatori ascoltassero musica rock – quando il discorso cadde sul re del Pop, Michael Jackson.

Non avrebbe mai pensato che sarebbe potuto essere così semplice, eppure l'occasione per sfidare quegli sfigati del McKinley – oddio, stava veramente iniziando a sentirsi uno della Dalton! - si presentò ai Warblers su un vassoio d'argento, e ben lungi da lui rifiutarla. Scoprì solamente più tardi, con suo grande rammarico, nella sala prove dei Warblers, che non si trattava di una sfida come la intendeva lui – fin da piccolo era stato abituato a combattere corpo a corpo e più di una volta aveva mentalmente ringraziato suo padre per quei preziosi insegnamenti – bensì si trattava di una sfida canora, a suon di ritornelli. Sebastian avrebbe voluto prendere a testate le pareti di legno massiccio della Dalton dalla disperazione, ma si erano comunque dati appuntamento la sera in un parcheggio per suonarsele - letteralmente - sulle note di Bad. Se non altro avevano scelto una delle sua canzoni preferite...


“Sei sicuro di sentirti bene?” domandò Kurt al suo ragazzo senza riuscire a nascondere una nota di preoccupazione mentre lo aiutava a sedersi sul letto. Non capiva cosa fosse successo, ma gli parve di ricordare di aver letto da qualche parte che se al ghiaccio tritato (tipo quello delle granite) veniva aggiunto del sale, si venivano a formare dei cristalli acuminati. In poche parole, era come se Blaine fosse scoppiato in faccia un vetro.

“E' tutto a posto Kurt, davvero.”

“Vuoi che ti porti qualcosa di caldo?” domandò Kurt ma Blaine rispose negativamente e gli consigliò di andare a dormire perché era stata una serata molto movimentata ed entrambi avevano bisogno di riposare.

“I tuoi occhi stanno bene?” chiese ancora l'altro.

“Sì, perché?”

“Beh... non è che tu abbia esattamente gridato in silenzio. Inoltre appena hai scostato le mani dagli occhi hai lanciato a Sebastian un'occhiata tale che sembrava volessi fulminarlo!”

“Mi sembrava una cosa legittima...”

“Certo e ti assicuro che avresti fatto un favore all'umanità” constatò Kurt divertito facendo sogghignare anche Blaine “Ma... i tuoi occhi!”

“Cos'avevano?” domandò il ragazzo voltandosi di scatto verso la finestra per poi riconcentrarsi su Kurt, scusandosi perché gli era parso di aver sentito un rumore provenire da fuori.

“Erano diventati completamente neri!”

Blaine cercò di trattenere malamente una risata, ovviamente non riuscendoci.

“Kurt, sul serio?! Sarà stata la luce al neon. Va bene che ho gli occhi scuri, ma non così tanto da diventare neri!”

Kurt parve rifletterci un attimo, ma poi dovette dargli ragione. Era impossibile che gli occhi del suo ragazzo avessero assunto una colorazione così assurda. L'agitazione e la luce al neon l'avevano tratto in inganno. Che poi... che diavolo significava avere gli occhi completamente neri?

Kurt scosse la testa e si chinò su Blaine per augurargli la buonanotte con un delicato bacio a fior di labbra. Il ragazzo aveva ragione, era stata una serata movimentata ed era il caso che anche lui andasse a casa a riposarsi dato che entrambi i loro padri non vedevano di buon occhio il fatto che l'uno si fermasse a dormire a casa dell'altro.


Non appena Blaine sentì la macchina di Kurt abbandonare il vialetto sotto casa, il ragazzo si voltò verso la finestra.

“Lo so che sei lì, figlio di puttana” ringhiò Blaine.

“Bene, bene...” disse Sebastian scavalcando il cornicione della finestra. Una scena molto alla Dawson's Creek che di Dawson's Creek aveva assai poco “Devo dire che non me lo sarei mai aspettato” ammise il cacciatore tenendo ben saldo tra le mani un fucile a doppia canna caricato a sale.

“Vorresti davvero uccidere questo bel visetto?”

“Farei solo un favore al tuo tramite... farsela con quella faccia da checca! Avete entrambi dei pessimi gusti!”

“Se fai fuori il mio burattino non potrai mai più sbattertelo” gli fece notare l'altro con un ghigno.

“Me ne farò una ragione” rispose Sebatian caricando il fucile.

Blaine fece per alzarsi dal letto e avventarsi contro il cacciatore, ma qualcosa glielo impedì, come se ci fosse stato un muro o una catena che non gli facevano oltrepassare la soglia del letto. Sebastian ridacchiò divertito, facendogli cenno di guardare verso l'alto dove, seppur con un gessetto poco visibile, era stata disegnata una trappola per il diavolo che copriva faceva da ombra all'intera superficie del letto su cui Blaine era disteso.

“Figlio di...”

“Sì, sì... la conosco, la solita solfa! Ora, vogliamo parlare di cose più importanti?”

“Del tipo?” domandò Blaine rivolgendo a Sebastian un'occhiata indecifrabile per via del look total black che avevano assunto nuovamente i suoi occhi.

“Potrei chiederti cosa diavolo ci fai qui, ma non credo m'interessi saperlo...”

“Quello che ci fa ogni demone: l'Inferno fa schifo e incasinare la vita degli umani è divertente.”

“Sono quasi commosso” commentò ironicamente Sebastian.

“Vuoi duettare con me? Non è già abbastanza ridicolo essere un cacciatore canterino e gay?”

“Visto che proprio ci tieni... ti posso anche recitare qualcosa” disse Sebastian stirando le labbra in quello che stava per diventare un ghigno.

Blaine sbarrò gli occhi comprendendo quelle che dovevano essere le intenzioni del cacciatore.

“Se lo farai, il ragazzo avrà seri problemi e tu finirai nei guai!”

“Non morirà, è abbastanza forte per resistere. E per me non c'è problema, come se noi rimanessimo sempre nello stesso posto...”

“Figlio di puttana!”

Sebastian però non lo stette a sentire e cominciò a recitare una cupa litania in latino.

Exorcizamus te, omnis immundus spiritus,omnis satanica potestas, omnis incursio infernalis adversarii,omnis legio, omnis congregatio et secta diabolica.”

Blaine stava cominciando a dare segni di sofferenza e delle sottili linee di fumo nero iniziarono ad uscire dalla sua bocca.

Ergo, draco maledicte, ecclesiam tuam securi tibi facias libertate servire, te rogamus, adios bitch!*”

Blaine, tra un colpo di tosse e l'altro, visto sempre più fumo continuava a uscirgli dalla bocca, non riuscì a trattenere una risata.

Anni che cacci e ancora non conosci un fottutissimo esorcismo?!”

...no, volevo solo divertirmi un po' alle tue spalle. Audi nos!

E con quelle ultime parole in latino un'enorme fumata nera si riversò fuori dalla bocca di Blaine rispedendo la creatura infernale lì da dove era venuta. La prima cosa che fece Sebastian non appena il corpo dell'altro ragazzo si accasciò sul letto, fu controllare che fosse ancora vivo. Non tutti riuscivano a sopravvivere a un esorcismo, ma Blaine era giovane e c'erano maggiore possibilità che ce la facesse. Il cacciatore constatò con piacere che il cuore dell'altro batteva ancora e, anche se se un po' malconcio – di certo la lega di sale e ghiaccio della granita non aveva giovato chissà quanto ai suoi occhi – stava comunque bene. Senza perdere tempo chiamò il 911 per far mandare un'ambulanza a prendere il ragazzo, certo i medici l'avrebbero rimesso in sesto senza problemi. Prima di scappare fuori dalla finestra prese il cellulare di Blaine e scrisse un messaggio a Kurt: gli occhi sono peggiorati, mi stanno portando in ospedale. Ti amo. Bleah... non che ci tenesse a fare un favore a faccia di checca, ma si era comunque sentito in dovere di farlo. In fondo anche lui ci aveva messo del suo. Se non altro il suo lavoro lì era finito e poteva andarsene senza lasciarsi troppi danni alle spalle. Di certo nessuno l'avrebbe rimpianto – anzi! - in molti avrebbero apprezzato la sua dipartita ma a Sebastian non importava. Tempo qualche giorno e si sarebbe trasferito di nuovo.


Trascorse però più di qualche giorno e Sebastian fece in tempo a sapere che la condizione di Blaine era migliorata ma che comunque doveva essere operato ad un occhio per colpa dello scherzetto della granita. Quando Santana, la sua versione al femminile e lesbica del McKinley, lo raggiunse dove stavano provando i Warblers per affrontarlo di petto, lui si limitò a proporle una sfida. Cacciò fuori tutti gli altri ragazzi perché così gli andava: era riuscito a continuare a farsi rispettare dai suoi compagni nonostante avesse menomato il loro precedente leader e perdere credibilità davanti a loro e contro una ragazza non era esattamente nei suoi piani.

“Una sfida a porte chiuse solo tra me e te?”

“Che ne dici di Smooth Criminal?” rispose Sebastian adocchiando i due violoncellisti che borbottavano qualcosa tra di loro.

“Cosa diavolo c'era in quella granita?”

“Nulla di cui preoccuparsi, solo un po' di sale grosso...”

Santana di fermò di scatto alle parole di Sebastian.

“Va tutto bene?” chiese lui guardandola perplesso.

“Spero solo ti sia ricordato di concludere il lavoro esorcizzando quel figlio di puttana” fece Santana avvicinandosi ai due ragazzi pronti a suonare.

“Puoi scommetterci” rispose Sebastian con un ghigno mentre le note di Smooth Criminal riempivano la stanza.


Fine.

*te rogamus, adios bitch! Supernatural 5x12 - Swap Meat, Dean Winchester sbaglia a pronunciare l'esorcismo

Note dell'autrice:

E' dalla prima volta che ho visto la 3x11 che volevo scrivere questa storia. Forse il risultato non sarà eccezionale, ma personalmente ne sono comunque soddisfatta. E mi piace anche l'idea che pure Santana sia invischiata con la storia della caccia al sovrannaturale... e poi volevo rimanere almeno un po' fedele alle gif di tumblr :3

Due infromazioni random su Supernatural:
- acqua santa e sale grosso sono le armi con cui difendersi dai demoni
- il cacciatore che si è alleato con un demone e scatenato l'Apocalisse è Sam Winchester, uno dei due fratelli protagonisti della serie
- quando i demoni si rivelano, gli occhi dei loro tramiti diventano completamente neri (vedi gif di Blaine in cima)
- se un demone mette piede in una trappola del Diavolo (sono pentacoli con simboli magici) non potrà più uscirne a meno che una linea del        cerchio in cui è contenuto il pentacolo non venga spezzata
- non c'è modo di uccidere un demone, a meno non si usi un coltello particolare (ne esiste solo uno e ce l'hanno i frateli Winchester) la Colt di    Samuel Colt (ne esiste solo una ed è nelle mani dei fratelli Wichester) o esorcizzandolo
- Bobby Singer è effettivamente un personaggio di Supernatural, uno "zio" dei protagonisti che è anche un meccanico
- figlio di puttana, o per meglio dire son of a bitch, è tipo il Leitmotiv di Dean Winchester (altro protagonista della serie)

   
 
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