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Autore: whateverhappened    06/09/2012    1 recensioni
Se c'era una cosa di cui Sebastian non aveva decisamente sentito la mancanza, quella era l'aeroporto di San Antonio. O, per meglio dire, qualsiasi cosa avesse a che fare con San Antonio. O con il Texas. O con suo nonno. Non aveva mai creduto nel karma o in tutte quelle idiozie per cui ti capita quello che ti meriti in base al tuo comportamento, ma evidentemente le maledizioni che aveva ricevuto pressoché da chiunque negli ultimi anni stavano avendo il loro effetto: Sebastian stava vivendo un incubo.
Per il compleanno di Robs (:
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Svegliarsi quella mattina era stato più difficile di quanto avesse pensato. Abituato ad essere svegliato dal canto del gallo di suo nonno, Sebastian non era riuscito a scattare in piedi con la sola suoneria del suo cellulare. Gli era servito l'allegro vociare degli studenti in corridoio per aprire finalmente gli occhi, riscoprendo quell'ambiente che sarebbe stato casa sua nei nove mesi successivi.

Non sarebbe stato facile, Sebastian lo sapeva. La stanza era piccola per due persone e, anche se quella notte aveva dormito da solo, sapeva che il suo compagno sarebbe arrivato in giornata. Sebastian odiava condividere i propri spazi, abituato com'era a stare sempre per conto proprio, e l'unico lato positivo che vedeva nella situazione era la possibilità di trovarsi un sosia di Brad Pitt in camera.

O uno come Thad.

Sebastian scacciò il pensiero non appena gli venne alla mente, sperando che con esso se ne andasse anche quella strana sensazione allo stomaco che aveva da quando aveva preso il volo per l'Ohio. Thad era stato una bella parentesi, ma ora erano in due Stati diversi, separati anche dal fuso orario, e a nulla sarebbe servito ricordarlo.

Da quel giorno sarebbe iniziato un nuovo capitolo della sua vita, era tempo di archiviare quelli vecchi.

 

Dalton Academy.

Quando sua madre gli aveva detto il nome della scuola dove si sarebbe trasferito, Sebastian era scoppiato a ridere. Aveva un nome così serio, neanche fosse la scuola migliore d'America, e Sebastian dubitava fortemente che in un posto come l'Ohio potesse esistere qualcosa di diverso da una fila di trattori e qualche covone di paglia. Ma era la scuola che aveva frequentato suo zio – chissà poi perché suo nonno lo aveva spedito in Ohio a fare il liceo – e sua madre non aveva voluto sentire ragioni.

Ogni preconcetto era caduto nel momento stesso in cui aveva visto la scuola. Non era un fienile, anzi, l'edificio era in stile europeo. Gli interni, poi, erano curati così al dettaglio che nessuno avrebbe mai potuto dubitare che fosse una scuola privata. In un liceo normale non c'erano certo lampadari di cristallo e divanetti di pelle, giusto? La divisa, poi, era elegante, alquanto diversa da quella da marinaretto che si era immaginato.

Starebbe bene a Thad...

Sebastian si schiaffeggiò mentalmente per quell'ennesimo pensiero sul ragazzo. Gli tornava alla mente decisamente più spesso di quanto avrebbe voluto – non voleva ricordarlo affatto, a essere sincero. Evidentemente, però, il suo cervello aveva ben deciso di prenderlo in giro e andare contro ai suoi desideri. Doveva decisamente distrarsi.

«Tu devi essere Sebastian» sentendosi chiamare, si voltò con un gran sorriso in volto.

«In persona».

«Piacere, io sono Nick» il ragazzo, un po' più basso di lui, gli porse la mano. «Abbiamo praticamente gli stessi corsi, quindi il preside mi ha detto di farti fare un giro per conoscere la scuola».

Sebastian annuì. L'edificio era davvero molto grande, una mano non gli avrebbe fatto male. Nick, poi, era davvero un bel ragazzo: capelli scuri, occhi chiari e un gran sorriso in volto. Lo sguardo gli cadde sulla spilla che Nick aveva appuntato alla giacca.

«Oh» gli disse il ragazzo, notandolo. «È la spilla dei Warblers, il glee club della scuola. Magari hai visto qualcosa sui volantini».

«Sì, ho letto. Accettate nuovi membri?» Lo chiese d'impulso, senza pensarci realmente. Non aveva mai realmente cantato con qualcuno, se non con Thad qualche settimana prima. Non sapeva neanche cosa volesse dire stare in un glee club.

Nick, però, sembrò non notare i suoi dubbi di fondo. Gli sorrise apertamente, annuendo. «Sicuro! Le selezioni sono pomeriggio, se vuoi».

«Selezioni?» chiese Sebastian alzando un sopracciglio. «C'è così tanta gente che vuole entrare nel glee club?»

«Oh, sì. Come diceva Blaine, il nostro principale cantante, alla Dalton i Warblers sono come rock star!»

Sebastian annuì, prima di seguire Nick in un'aula che, secondo il suo orario, doveva essere quella di francese.

Alla fine dell'ora, Sebastian aveva deciso che avrebbe partecipato alle selezioni. Cantare con Thad era stato divertente e gli aveva fatto dimenticare, per quei cinque minuti, tutti i drammi che gli affollavano la mente. Non era certo se il merito fosse della canzone, o se fosse tutto dovuto a quel ragazzo, ma avrebbe provato comunque.

Forse, si disse, lo avrebbe anche aiutato a togliersi definitivamente dalla testa Thad.

 

Sebastian arrivò alla sala prove dei Warblers all'ultimo minuto, come faceva sempre. Odiava dover aspettare, era più forte di lui. La trovò piena di ragazzi e, davvero, non si sarebbe aspettato una calca simile per un gruppo che cantava a cappella. Individuò Nick su un divanetto poco lontano dalla porta, accanto a lui c'era un posto vuoto.

«'Giorno» lo salutò, sedendoglisi accanto senza neanche chiedere se fosse libero. Dallo sguardo che Nick gli lanciò, non lo era. Non si preoccupò di alzarsi.

«Ciao» rispose Nick, limitandosi a guardarlo male per qualche istante. Quel ragazzo era gentile quasi in maniera irritante, considerò Sebastian.

«Allora, che si fa? Si aspetta che un proiettore ci illumini o qualcosa del genere?»

Nick sorrise alla battuta. «Si canta una canzone e il Consiglio decide se farti entrare o meno nei Warblers. Adesso che Wes si è diplomato immagino che saranno meno severi».

«Il Consiglio?»

Nick fece cenno a una cattedra dall'altra parte della sala, dove erano seduti due ragazzi e una sedia era ancora vuota. «I Warblers non hanno un insegnante responsabile o qualcosa del genere. Abbiamo un Consiglio di tre studenti che decide le canzoni e via dicendo. Non è male come cosa, riusciamo a decidere quasi tutto con delle riunioni».

«Ed è abitudine del Consiglio arrivare in ritardo?» Sebastian indicò la sedia vuota. Nick sorrise e scosse la testa.

«No, affatto. Prima di ogni selezione abbiamo l'abitudine di fare una piccola esibizione per voi reclute. Quest'anno partecipa anche il mio ragazzo».

A Sebastian non sfuggì il cambio di espressione di Nick al solo nominare il suo ragazzo. Non si era messo a sorridere dal nulla o qualche altra idiozia da adolescente, ma si era rilassato all'istante e la felicità era ben visibile sul suo volto. Si chiese se tutti apparissero così da innamorati, gli sembrava impossibile che i suoi genitori potessero essere stati così, una volta. Scosse la testa, tentando di allontanare il pensiero dei genitori.

«Congratulazioni» disse, tentando di apparire contento per qualcuno che neanche conosceva. «Come si chiama?»

«Jeff» sorrise. «Ti piacerà, è un completo idiota. Lo riconoscerai subito, comunque, è quello biondissimo».

Le parole di Nick fecero sussultare Sebastian, che non riuscì a fermare la scia di ricordi di appena due settimane prima.

Jeff è il mio migliore amico, facciamo entrambi parte del glee club della nostra scuola...

È un completo idiota! Dovresti conoscerlo, scommetto che riuscirebbe a farti fare una vera risata...

Nick è il suo ragazzo...

Se si guardano i capelli, poi, è Jeff il Targaryen...

Sebastian deglutì a vuoto, mentre il sospetto si faceva sempre più pressante nella sua mente. Non era possibile che si trattasse della stessa persona, non poteva essere. Si voltò di nuovo verso Nick.

«Senti...» Iniziò a dire, sperando di non sembrare pazzo. «Non è che il migliore amico di Jeff si chiama Thad?»

«Come lo sai? Oh, guardali, sono arrivati!» Nick, improvvisamente agitato, indicò verso la porta.

Sebastian gelò sul posto. Non si ricordò nemmeno più dei sospetti, delle parole di Nick, perché Thad era lì.

Thad era lì e gli stava sorridendo come se nulla fosse, come se non gli avesse mentito per un mese facendogli credere che non si sarebbero più visti.

Thad era lì e lui aveva una dannata voglia di prenderlo a sberle.

«Hey there Delilah, what's it like in New York City...» Iniziò a cantare Thad, raggiungendo il centro della stanza e cercando nuovamente il suo sguardo.

Sai, New York è sopravvalutata...

«I'm a thousand miles away, but girl tonight you look so pretty, yes you do... Times Square can't shine as bright as you, I swear it's true...».

Non credo che ti sia perso molto non continuando a vivere lì...

Sebastian si accorse appena del cambio di voce – Jeff doveva aver preso il posto di Thad – e ancor meno degli sguardi sorpresi che gli lanciava Nick, accanto a lui. La sua mente era totalmente impegnata a trovare modi per farla pagare a Thad per avergli taciuto qualcosa di così importante.

 

Quando Sebastian sentì una mano posarsi sulla propria spalla, non si sorprese nemmeno. In fondo, quella era la scuola di Thad, che sicuramente ne conosceva ogni angolo, e lui era lì solo da un giorno. Come poteva pensare di nascondersi? Non che volesse nascondersi da Thad, certo, ma se avesse voluto farlo, era certo che Thad lo avrebbe comunque trovato.

«Ehi» gli disse piano il ragazzo. Non rispose. «Sebastian, dai, parlami».

«Sei uno stronzo».

«Esagerato!»

Sebastian si voltò a fronteggiare Thad. Da come reagì l'altro, fu certo di avere un'espressione sconvolta. «Mi hai fatto sputare la verità sui miei perché tanto poi non ci saremmo più rivisti, peccato non sia così!»

«Io non ti ho obbligato a fare o dire nulla» rispose serio Thad, facendo infuriare ancora di più Sebastian.

«No, certo, no! Tu sei troppo buono, vero? Tu e i tuoi dannati sorrisi e quel maledetto comportamento gentile, il coprirmi con mio nonno... E per tutto il tempo sapevi che saremmo stati a scuola, che avresti potuto sfruttare tutto!»

Thad scosse la testa. «Questo è ingiusto, Sebastian, e lo sai anche tu. Non farei mai qualcosa del genere».

«No? E perché no? Perché dovrei fidarmi? Un mese, Thad, un mese siamo stati insieme praticamente ogni minuto della giornata... Non hai trovato il tempo di dirmi che saresti stato anche tu alla Dalton?»

«Io volevo, ma poi...» Si interruppe, mordendosi il labbro. Sebastian alzò un sopracciglio.

«Ma poi cosa, Thad? Cosa? Zeus ti ha mangiato la lingua?»

«Poi... Poi questo

Prima che Sebastian potesse reagire, Thad portò entrambe le mani al volto del ragazzo. Il suo tocco era gentile, ma abbastanza fermo da non far muovere Sebastian mentre le loro labbra andavano ad unirsi. Sebastian poteva sentire l'urgenza di quel bacio, il desiderio, la voglia di Thad di vivere a pieno quell'attimo. Ci mise appena qualche istante a rispondere, a portare le mani fra i capelli di Thad, ad assaporare quel momento.

Lo sentì sorridere sulle sue labbra quando si separarono, le loro fronti ancora unite. Il respiro di Thad gli faceva il solletico, ma non importava.

«Sei entrato nei Warblers, comunque».

«Non avevo dubbi: mi faccio il capo».

 

Quando, quella sera, Sebastian raggiunse Thad a cena fu certo di essere radiografato da chiunque fosse seduto a quel tavolo. Guardò Thad con un sopracciglio alzato, ma quello si limitò a scrollare le spalle.

«Sebastian, giusto?» Jeff, seduto accanto a Thad, lo stava guardando con un sorriso inquietante.

«Jeff» rispose atono, sedendosi di fronte a Thad.

«Dimmi, Sebastian... Che intenzioni hai con il mio buon amico Thad?»

Sebastian si impose di non scoppiare a ridere a quella scenetta. Nick, di fianco a lui, sembrava impegnato nello stesso sforzo.

«Jeff, smettila» intervenne il diretto interessato, ma venne subito messo a tacere da un gesto della mano dell'altro.

«No. Io e Nick abbiamo passato un mese a sentirti blaterare a proposito di questo Sebastian, dei suoi occhi e dei suoi capelli... Se permetti, abbiamo tutto il diritto di sapere che vuole fare».

Sebastian si voltò divertito verso Thad, che era diventato rosso fino alla punta delle orecchie. «I miei capelli, eh?»

«E le cene al chiaro di luna, Jeff! Non scordarle!» Aggiunse Nick, che aveva ormai ceduto e rideva ai danni del povero Thad, sempre più rosso.

«Voi dovreste essere i miei migliori amici» borbottò imbarazzato Thad, lo sguardo fisso sul piatto della cena.

«Appunto perché lo siamo, Thad caro, ci informiamo. Non vogliamo certo vederti triste per un señor qualsiasi!»

Alla menzione del suo soprannome, anche Sebastian si concesse una risata. Thad era sul punto di scavare una fossa e sotterrarcisi, l'imbarazzo evidente dalla sua espressione.

Sebastian era ancora arrabbiato con lui, non poteva negarlo. Avrebbero dovuto parlare, chiarirsi. Avrebbero dovuto capire cosa provavano l'uno per l'altro e solo l'idea che fossero coinvolti dei sentimenti terrorizzava Sebastian. Avrebbero dovuto imparare a convivere anche in quell'ambiente, con altre persone attorno. Avrebbero dovuto pensare a molte cose, lui e Thad, ma vedendo la scena che aveva di fronte Sebastian non poté fare a meno di dimenticarle per un attimo e godersi il momento.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Buonasera!

E ormai siamo giunti alla conclusione: il prossimo capitolo sarà l'epilogo, dopo di che niente più Texas... Mi mancheranno :'(

Come al solito ringrazio Vals che ha betato alla velocità della luce, gentilissima :D E ringrazio anche Somo, che mi ha suggerito la canzone da far cantare a Thad e Jeff - “Hey There Delilah” dei Plain White T's, per chi non la conoscesse.

E nulla, spero vi sia piaciuto (:

A settimana prossima per l'epilogo!

   
 
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