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Autore: Rosie Bongiovi    06/09/2012    5 recensioni
'La felicità di una madre è come un faro che illumina il futuro, ma si riflette anche sul passato e lo avvolge nella dolcezza dei ricordi'.
Honorè de Balzac
Genere: Malinconico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jin Kazama, Jun Kazama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Guardati.. Eccoti lì, seduto sul fondo del tuo letto, ad osservare il nulla.

Gli occhi si spostano lentamente, sono alla ricerca di qualcosa, ma né tu né loro sapete bene che cosa.

Le tue mani giocano con la matita che hai in mano. C'è un quaderno di fianco a te, forse stavi disegnando. Mi ricordo quando mi portavi le tue piccole opere. Le appendevo tutte in cucina, al frigorifero. Tu gonfiavi il petto d'orgoglio e tornavi in camera tua, a prepararmi qualche altra sorpresa, che mi avrebbe commossa, come sempre.

Adesso hai lanciato sul materasso quella povera matita, in mezzo a quelle coperte blu, e ti sei alzato, avvicinandoti alla finestra, dove ci sono io. Non mi vedi, per te e gli altri esseri umani è impossibile. Eppure.. Eppure io riesco ad osservarti incantata, esattamente come mi succedeva ogni giorno, quando uscivi da scuola e mi correvi incontro, gettandomi al collo le tue braccia esili, quando mi baciavi sulla guancia, quando ti lasciavi fare il solletico e, perché no, anche quando la domenica mattina mi svegliavi alle 7.00, impedendomi di riposare anche nel mio unico giorno libero. Ti amavo anche per questo, sai?

Ora che ci penso, cosa non amavo di te? Anche il tuo più grosso difetto non avrebbe mai bloccato e cestinato questo mio sentimento, più forte di ogni cosa. Insomma, Jin, sono (perché mi rifiuto di usare l'imperfetto) la tua mamma. Mai e poi mai avrei potuto odiarti.

Sono sicura che, sotto quell'ammasso di capelli corvini costantemente ribelli, ci sia ancora una scatola che contiene ogni nostro più piccolo segreto e ricordo. Ne ho una anche io e la uso spesso, ripercorrendo ogni avvenimento, triste o felice che sia.

Ecco, ora stai passandoti le mani tra i capelli. Quante lotte per pettinarti. Hai sempre voluto tenerli senza una forma ben definita. Sei sempre stato parecchio cocciuto, decisamente.

Mi avvicino al vetro, sul quale sta scendendo lentamente una serie di goccioline di pioggia. Incrocio i tuoi occhi, castani e profondi, al contempo ghiacciati, dietro i quali c'è un intreccio di preoccupazioni e paure.

Io e te ne abbiamo distrutte alcune, di quelle preoccupazioni e paure, e tu hai fatto lo stesso con la mia. Uso il singolare perché non ne ho mai avuti molti di pensieri infelici, se non quello che mi perseguitava costantemente, legato a tuo padre. Ma ora non voglio pensare a lui, mi voglio concentrare su di te, l'unica cosa bella che mi sia mai capitata.

Porti la tua mano sulla tenda, forse per nascondere quel che c'è dietro la finestra: una grossa casa grigia dalle pareti scrostate ed una sorta di mini market quasi sempre deserto. Ti imploro di non nasconderti dietro quel tessuto, non riuscirei a sopportare di non vederti per qualche istante.

Smettere di vederti, ancora una volta.

Ti allontani, tornando sul materasso, senza fare nulla, quasi come se mi avessi sentito.

Chissà che cosa ti sta succedendo, ultimamente. Non ho più avuto tue notizie, se non attraverso i miei sogni. Eh sì, perché i fantasmi sognano, Jin, siccome non possiamo seguire costantemente i nostri cari. Comunque sia, l'inconscio, si sa, fa sempre quel che vuole, e non potrò mai sapere quanto ci sia di vero in quel che compare nella mia mente durante la notte.

Una volta non avevo bisogno di darti un appuntamento lì, nei miei sogni. Adesso è l'unico modo per averti con me quando non sei a casa, l'unico posto che mi è conesso visitare. Sei diventato un ricordo ossessivo, il più bello, l'unico per il quale combatterei, pur di non dimenticarti.

Vedo che le tue labbra si stanno muovendo, forse stai cantando.

Sì, stai cantando. Resto ad osservare quelle labbra rosee e piene per qualche istante e capisco che stai cantando la ninna nanna che ti ho scritto. Te la ricordi ancora? Se non fossi sicura che è impossibile, penserei di stare piangendo.

E ora che fai? Oh, stai spegnendo la luce per addormentarti.

Ne approfitto, proprio ora che ti sei girato sul fianco e mi stai dando le spalle, disteso sul letto, tra le coperte, dalle quali sbuca solo la tua testa. La finestra è leggermente aperta, così riesco a sgattaiolare dentro la tua stanza - non è vero che i fantasmi sono in grado di attraversare le cose, è solo una sciocca leggenda. Ci ho provato a passare in un muro, ma mi sono solo provocata un gran mal di testa -.

La tua camera è più ordinata di quanto pensassi. Allora le mie continue lamentele sono servite a qualcosa. Non mi stupirei se fosse così, ero piuttosto pressante quando si trattava di sistemare la casa.

Mi siedo di fianco a te, che hai gli occhi chiusi, pronto a prendere un biglietto di sola andata per il sonno.

Ora non posso accarezzare la tua guancia pallida, non posso baciare la tua fronte calda, non posso abbracciarti come desidero fare da più di un anno. Resto semplicemente qui, a catturare questi attimi che mai più torneranno indietro.

“Rinuncerei al domani, morirei per riavere ieri.. Mentirei e implorerei, ruberei e prenderei in prestito qualsiasi cosa pur di sentirti sussurrare il mio nome. Gli angeli hanno smesso di cantare tanto, tanto tempo fa.. Ma, sai, io ci credo ancora che forse un giorno ti terrò di nuovo per mano.. E forse, forse in qualche modo ce ne andremo via, dove abbiamo sempre desiderato scappare. Ora.. Non so come un cuore batte, eppure so come si spezza. Mi ricordo come ti abbracciavo, per condividere ogni respiro che facevi, ogni preoccupazione. Come potrei dimenticare che sei ogni lacrima che ho pianto? Esatto, sei ognuna di quelle minuscole goccioline di acqua e sale che sono sgorgate da questi due occhi stanchi, perché non sono stata in grado di darti una figura paterna, perché avevo paura di non riuscire mai a darti quello di cui avevi bisogno. Perché ero.. Perché sono la madre peggiore che esista, che ha abbandonato suo figlio, infrangendo ogni promessa che gli ha aveva fatto.. Come vorrei che mi sentissi..”.

Jun, è ora di andare. 

"Come.. Come sarebbe a dire?".

Non hai conti in sospeso, non come gli altri fantasmi. Ora la tua anima è pura, puoi smettere di girare per il mondo.

"Ma io voglio. Io.. Ne ho bisogno".

Lo sappiamo. Ma il tuo compito qui è terminato.

Deglutisco. Anche se uno spirito non può fare nulla di simile, è difficile abbandonare le vecchie abitudini.  

"Abbi cura di te. Io troverò una maniera per custodirti, te lo giuro. Stai pur certo che non ti lascerò mai da solo, mai".

Lascio semplicemente che la mia mano sfiori la tua guancia, prima di andarmene, catturando un'ultima, ultimissima immagine di te. 

 

Nota dell'autrice:

Sì, non è per niente una OS allegra, ma il mio umore non è uno dei migliori, stasera. Spero solo di non avervi annoiati.

Ah, da quando Jun dice 'Rinuncerei al domani' fino a 'Come potrei dimenticare che sei ogni lacrima che ho pianto?' è un riadattamento al testo di "Maybe Someday" dei Bon Jovi.

 

Consigli e critiche sono ben accetti.. Grazie per l'attenzione!

 

Rosie

  
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