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Autore: Noname97    07/09/2012    0 recensioni
E' un delirio vero e proprio. L'ho scritto di getto e, come potete intuire anche da soli, è qualcosa di assolutamente nonsense. Se volete leggerla per qualche oscuro motivo, sappiate che il vostro cervello rischierà di esplodere. Se volete mandarmi a quel paese per avervi mandato in confusione e/o rubato minuti preziosi della vostra vita, fatelo pure.
Estratto (spoiler, credo):
«Marybel, Mary cara, tu non esisti.»
«... Oh.»
«Gia, proprio “oh”. Sei solo frutto della mia immaginazione. Pensa un po' tu quanto sono masochista! Permettere a qualcuno di totalmente immaginario di rinfacciarmi che a sbagliare sono io!»
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Spero che la vostra sanità mentale non andrà a farsi benedire. Buona lettura.
Ps: si tratta solo di dialoghi e la cosa è voluta... credo.

 

SPROLOQUI DELIRANTI.

 

«Andrò in Australia, in mezzo alla natura, l'acqua cristallina, la flora e la fauna. Diventerò un'animalista vegetariana e vincerò... no, aspetta, facciamo retromarce

«R-Retromarce?»

«Sì, retromarce. Un passo in dietro. No, un momento, meglio due. O tre. Beh, comunque, torniamo abbastanza indietro. Finirò il liceo, andrò all'università, diverrò un medico, farò spedizioni in Africa e curerò i bambini malati. Ne adotterò un sacco. Più di Angiolina Jolie e Brad Pitt. Tipo sei, o sette... o, se diventerò ricca e famosa, dieci. Chiedimi perché diventerò ricca e famosa.»

«Perché diventerai ricca e famosa?»

«Oh, beh, per il semplice fatto che, sì, come faccio a spiegartelo senza aggiungere per l'ennesima volta il verbo “diventare”? Stona se lo uso troppo.»

«Fallo e basta, no?»

«Ok, sì, hai ragione. Mi piace la tua decisione. Non tentenni, e mi aiuta. Comunque, sarò ricca e famosa perché diventerò un'esploratrice, una ricercatrice, una di quelle socialmente utili ma che nessuno conosce.»

«Ma non dovevi essere anche famosa?»

«Sì, sì, e lo sarò. Beh, più o meno. Ecco, farò tante scoperte utili, principalmente sulla natura e tutto ciò che le assomiglia. Diventerò quello che ti ho detto prima. Solo non so di preciso cosa. Qualcosa di socialmente utile.»

«L'hai già detto.»

«Lo so, lo so. Solo che le persone fingeranno di conoscermi perché ho scoperto qualcosa di fenomenale. Fenomenale nei canoni di persone acculturate ed intelligenti, però. E le persone acculturate ed intelligenti sono poche, sai? Ecco perché ho detto che nessuno mi conoscerà, in realtà. Forse farò una scoperta così importante che il mio nome verrà scritto sui libri di scuola. Anche se poi i ragazzi mi odieranno perché saranno costretti a studiarmi. Cioè, a studiare ciò che ho scoperto. Però odieranno me, non ciò che ho scoperto. Ma non importa, tanto diventerò ricca e famosa.»

«Uhm. Ok.»

«Mi rispondi a monosillabi? Va be. Una volta diventata ricca e famosa, come ho già detto, adotterò dieci bambini. Li porterò in Australia, in mezzo alla natura, l'acqua cristallina, la flora e la fauna. Diventerò un'animalista vegetariana e vincerò il premio Nobel per la pace. Ecco.»

«N-Nobel per la pace?»

«Sì! Ti sorprende tanto? Io non solo farò scoperte strabilianti, ma aiuterò un sacco di bambini malati e animali a rischio estinzione! Te l'ho già accennato, no?»

«S-Sì...»

«Bene. Ah! Aspetterò di sposarmi prima di concedermi ad un uomo. Sarò vergine finché non troverò quello giusto. Però quello giusto non esiste ed io non voglio sposarmi. Ma non voglio morire vergine. Credi che il premio Nobel per la pace me lo daranno lo stesso anche se faccio sesso prima di sposarmi o, addirittura, non sposandomi proprio?»

«I-Io... non saprei.»

«Che palle. Io sono un po' pervertita, voglio fare sesso. Se non fossero tutti così bigotti...»

«S-Sei pervertita?»

«Non badarci tanto. Sì, lo sono un pochino, ma non sono depravata. Insomma, mica sbavo dietro i culi di tizi di dubbia provenienza o mi metto a discutere sulle misure dei loro organi.»

«Stai delirando.»

«Lo so. Era proprio quello il mio obbiettivo. Comunque – è l'ennesima volta che dico questa parola, come molte altre –, io vorrei un figlio. Uno mio, mio. Uno uscito dalla mia vagina.»

«Cerca di essere meno volgare!»

«Ecco cosa intendevo con bigotti. Sorvola la parola “vagina”, anche se non credo sia così scabrosa.»

«Lo è.»

«Ok, ok. Smettila di interrompermi e fammi continuare, per favore.»

«Va bene.»

«Stavo dicendo... ah, sì! Vorrei un figlio mio, mio, non adottato. Partorito da me, cresciuto nella mia pancia. Piccino, piccino, con i pugnetti chiusi, le piegoline delle braccine e delle gambette, le guance paffute e rosse e gli occhietti neri e grandi. Un bimbo mio, frutto del mio amore... presumo. Però sai che succederebbe se lo avessi?»

«No, che succederebbe?»

«Diventerebbe il mio mondo. Allora addio Africa, Australia, acqua cristallina, flora, fauna, Nobel per la pace e ricchezza. Ma chi se ne importerebbe?»

«Umh...»

«Già. Ma infondo, detto molto sinceramente, non ho mai creduto che diventassi qualcosa che assomigli anche solo minimamente a ciò che ho appena detto. Ho solo inventato tutto e sproloquiato inutilmente. E, ovviamente, ti ho costretto ad ascoltarmi. Scusa, di cuore. Solo che io sto sempre zitta e muta. Sono gli altri che parlano, io mi limito ad ascoltare. La cosa bella è che io so la storia di tutti, mentre tutti di me sanno solo il nome. Per davvero, mica scherzo. Poi va a finire che quando mi consegneranno il Nobel e dovrò fare un discorso esauriente e brillante, la lingua si intreccerà tutta e io non riuscirò a parlare. Sai che figura? Anche se quel premio non me lo daranno mai.»

«Guarda che con me stai parlando. Forse non sono gli altri che non ascoltano, ma semplicemente tu che, come hai detto, stai zitta.»

«Marybel, Mary cara, tu non esisti.»

«... Oh

«Gia, proprio “oh”. Sei solo frutto della mia immaginazione. Pensa un po' tu quanto sono masochista! Permettere a qualcuno di totalmente immaginario di rinfacciarmi che a sbagliare sono io!»

«...»

«Sì, lo so, ora non parli più. Non parli più perché dentro di senti senti l'orrida consapevolezza di non esistere per davvero. E lo sai la cosa divertente? Mi sento in colpa! Ho un fastidio proprio all'altezza dello stomaco e mi sento in colpa per averti detto questa cattiveria. Che poi non è una cattiveria, è solo la verità. Ed è stupido sentirsi in colpa per aver ferito qualcuno che non esiste. »

«Ma... i-io... no, nulla.»

«Non dici nulla perché non so che parole ficcarti in bocca. Scusa, scusa, scusa. Senti Marybel, forse sarebbe stato meglio se fossi stata frutto dell'immaginazione di qualcun altro. Almeno nessuno ti avrebbe chiamato Marybel. Oddio, non è un nome orribile?»

«...»

«Sì, lo è! Io non chiamerei mai nessuno con questo nome! Però tu ti chiami così. Non so il motivo. Sai una cosa? Credo che farò la fine di tutti i comuni mortali.»

«Eh?»

«Scusa, ma continuo con il mio inutile sproloquio. Almeno approfitto della tua presenza, Marybel. Che poi perché continuo a ripetere il tuo nome? Boh. Comunque, dicevo, farò la fine di tutti i comuni mortali. Farò sesso, rimarrò incinta, mi sposerò solo per questo motivo, litigherò continuamente con mio marito, mio figlio soffrirà, divorzierò, mio figlio soffrirà ancor di più, mi sentirò in colpa e cercherò stupidamente di rimediare con regali e regalini inutili, fingerò addirittura di stare ancora insieme a mio marito, mio figlio crescerà e io gli confesserò tutto, ma lui, a sua volta, mi confesserà di saperlo da sempre, mi sentirò in colpa e penserò, egoisticamente, che ho fatto tutti quei sacrifici per nulla.»

«Respira, parli troppo in fretta.»

«Scusa, i pensieri si accavallano. Oh. Ah! Hai parlato di nuovo e normalmente! Mi fai felice.»

«Sei tu che mi fai parlare, ricordi?»

«Sì, sì. Non ricordarmelo, su.»

«Va bene, scusa.»

«Non scusarti, diamine! Mi fai sentire in colpa, ricordi? Infondo, sei sbadata come me.»

«...»

«Hai smesso di nuovo di parlare. Va be. Allora continuo, eh. Ma non preoccuparti, ho quasi finito.»

«Sì, ok.»

«Allora... non diventerò qualcuno di socialmente utile e farò parte della classica famiglia del XXI secolo. Il fatto è che nella mia testa c'è un'orchestra.»

«Un'orchestra?»

«Già, un'orchestra che suona musica rock. Hai mai visto un'orchestra che suona musica rock? Io no. Cioè, sapevo che si chiamasse band quella. Ma sono ignorante in materia. Però è una cosa strana lo stesso. È un'orchestra che suona il rock. Tutti vestiti eleganti, con gli smoking, gli abiti lunghi e i capelli laccati. Non suonano strumenti da rock, no. È tutta una sinfonia di viole – che non credo proprio esistano –, violini e violoncelli. Una sinfonia rock. Tutti messi a punto, mentre si scatenano come degli ossessi. E la mia testa vorrebbe esplodere tanto i Bumb Bumb fastidiosi che rimbombano. La cosa più irritante è che loro non sembrano essere felici di suonare, ma lo fanno solamente per darmi fastidio.»

«Che cosa... strana.»

«Sì, strana, ma anche buffa. Se li immagino mi viene da ridere tanto sono buffi e strambi. Il problema è che io me li immagino sempre visto che sono impiantati nella mia testa. Che male che mi fa, Dio. Anche ora.»

«Un'aspirina?»

«Era una battuta? Non posso credere di averti fatto dire qualcosa di così stupido. Ma che ci posso fare se sono stupida? Stupida e pazza. Stupida, pazza e malata. Se qualcuno avesse assistito a questo sproloquio non ci avrebbe pensato due volte a portarmi in un manicomio.»

«Esagerata.»

«Oh, Marybel, solo che tu sei la mia amica immaginaria. Sei quasi obbligata a dire cose del genere.»

«Smettila di dire che non esisto.»

«Hey, non l'ho detto. Però è la verità. Anzi, sai cosa? Tu sei solo immaginaria, senza amica. Dopo che ti avrò lasciata libera, tu andrai via e diverrai il frutto dell'immaginazione di qualcun altro. Te l'ho già detto, no? E le amiche non se ne vanno. Tu però sì, perché te lo dico io.»

«C-Cosa?»

«Sì, sì. Qualcuno che ti chiamerà Stella, Stellina, Fiorellino o Cuoricino. Nomi carini e normali. Non Marybel. Mi sa tanto di morte 'sto nome, non trovi?»

«...»

«La lingua già è partita, uh? Beh, fa nulla. Ti posso solo ringraziare per avermi ascoltato. Anche se sei stata costretta, Marybel. E continuerò a dire il tuo nome, solo perché fa schifo. Non mi piace, ma per me tu ti chiamerai sempre così.»

«Su... non dire c-così.»

«Oddio, che ridere! Che ridere, che ridere! Sembra quasi uno di quegli addii smielati, Mary cara! Ma tu non esisti, per Dio! Pensaci, non assomiglio un po' al cappellaio matto di Alice nel paese delle meraviglie? Solo che almeno lui impazziva – ah! Come sono simpatica! – solo per il the! 'Vuoi del the' 'No, grazie' 'Una tazzina di the, per favore!' 'Ma non voglio del the' 'Sì, certo che lo vuoi! Una tazzina di the!' e le tazzine volano da una parte all'altra. Io invece dilago. Non impazzisco per una cosa sola, ma per mille. E poi mica sono nel paese delle meraviglie. Altroché.»

«...»

«Marybell, suvvia, questo è il nostro primo e ultimo dialogo. Anche se a senso unico. Dovresti dirmi qualcosa o sorridermi, che so.»

«Non so cosa dire, mi spiace. Mi confondi.»

«Wow! Ti confondo e quindi mi confondo! Sì, sì, è così! Tu sei solo una proiezione della mia mente, Mary cara. Ora, il mio piccolo cervellino bacato sta proiettando la figura di una ragazza con i capelli ricci, crespi e castani, il naso a patata e le gambe magre. Se ne sta seduta a gambe conserte sul letto di mio fratello, ha il mento appoggiato sui palmi delle mani e mi fissa con la bocca leggermente schiusa e gli occhi spalancati. Sei tu, Marybel. Ma tu chi?»

«N-Non saprei...»

«Non sai niente! Ma è normale, Mary cara, non preoccuparti. Infondo, se non lo so io, non lo sai nemmeno tu. Capisci?»

«Certo.»

«Sai cosa?»

«N-No, cosa?»

«Tu andrai via tra poco. Da qualcuno che, come ho già detto, ti darà un nome carino e normale; qualcuno che parlerà, parlerà e parlerà, ma tu sorriderai e annuirai, felice di quel fiume di parole che ti ha colpito in pieno. Quel qualcuno ti racconterà dei suoi amori estivi, della lingua ficcata in bocca a un altro e dell'emozione provata nel farlo, della verginità perduta, delle amiche pettegole e traditrici, dello stronzo di turno, dello sfigato che ti viene appresso... stronzate del genere, insomma. E tu sarai tanto felice di sentirle, perché finalmente saranno cose normali. Mi dispiace che tu sia frutto della mia anormalità. Scusa, perché tu sei normale. E la cosa contraddittoria. Il problema è che sono confusa, ecco cosa. Quindi tu sei normale, ma io no. Però tu sei parte di me, della mia fantasia. Quindi sei anche un po' me. Quindi, secondo una logica matematica, anche io sono un po' normale. Nah, non è vero.»

«M-Ma io non posso andare via da te.»

«Oh, sì che puoi. Io te lo ordino e tu vai via da me. Punto. Sei frutto della mia immaginazione, Marybel. È la miliardesima volta che te lo dico, ma stammi a sentire: tu sei proprio un frutto, quello degli alberi. Sei come una bella mela rossa, che per caso ti ritrovi a cogliere.
È bella e la fai vedere a tuo fratello, o tuo cugino, o tuo padre, a chiunque. Però poi arriva tua madre che ti dice 'Non mangiare quella mela, è sporca!' e tu, allora, la lasci lì. Non so se è una metafora corretta. Non credo. Ma non m'importa, volevo farla.»

«Oh...»

 

Drin Drin.

 

 

«Oh, guarda, il telefono squilla. Forse sarà qualche mia amica o presunta tale che ora vorrà sproloquiarmi cose altamente futili. E forse l'ascolterò, senza costringere mia madre ad inventare una scusa per non parlarci. Sì, l'ascolterò, perché io ho parlato abbastanza.»

«Rispondi o attaccherà.»

«Sì, forse. Ma poi mi richiamerà subito dopo. Posso dirti solo un'ultima cosa, Marybel?»

«Certo.»

«Poi ti lascio per sempre libera. Quando avrò una camera mia, quando andrò ad abitare da sola, quanto non avrò il rischio di trovare mia madre pronta a linciarmi, prenderò un pennarello e disegnerò sul muro di casa mia un enorme sorriso e degli occhietti vispi.»

«Eh?»

«Sì, così mi metterò seduta e comincerò a parlare. E parlerò, parlerò e parlerò, ma quegli occhietti mi scruteranno sempre allegri e quel sorriso sarà sempre incoraggiante. Non come te, Marybel.
Non disegnerò una faccia sorpresa, ma solo un enorme e immenso sorriso. Te l'ho già detto, no? Come se tutto ciò che stessi dicendo fosse assolutamente normale.»

«Ah.»

 

Drin Drin.

 

 

«Guarda, di nuovo. Ok, rispondo. Appenò lo farò tu scomparirai, intesi?»

«M-Ma...»

«Niente ma, Marybel. Fallo e basta.»

«Uhm, ok.»

«Allora addio, Mary cara. E grazie per avermi ascoltato.»

«D-Di nulla. Addio.»

«Pronto?»

 

 

«Ciao tesoro! Come va?»

«Oh, è già scomparsa.»

«Scomparsa? Ma cosa?»

«No, no, nulla. Comunque va tutto benone, a te?»

«Sapessi che ti devo raccontare! In pratica...»


*-*-*-*-*

Ti faccio i miei più sentiti complimenti per essere arrivato/a fin qui. Sono commossa, e non scherzo :')

  
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