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Autore: Aule    07/09/2012    2 recensioni
Pioveva, a Berlino.
Se le gocce d'acqua erano le lacrime di Dio allora quel giorno nel vento si celava il demonio.
Freddo e maligno entrava otto la logora giacchetta verde facendolo gelare, gli frustava il viso nonostante la ruvida sciarpa che lo copriva, si insinuava dentro di lui facendolo rabbrividire ovunque mentre i suoi pensieri turbinavano sempre più confusi e penosi.[...]
-Doitsu, ti ho cercato dappertutto, non ti trovavo e ho temuto di non poterti più vedere... l'ultima volta che ci siamo visti... è uno dei tipici momenti in cui devi scegliere se la vittoria fa la felicità più della pace, mi capisci, no?-
Feliciano teneva gli occhi socchiusi e dalle lunghe ciglia gocciolava copiosa l'acqua su tutto il volto tanto che era difficile capire se alle lacrime del cielo si mischiavano le sue.
[Non è esattamente una GerIta, anche se alla fine è sempre Feliciano che salva Ludwig nel difficile passo del rimboccarsi le maniche per creare un mondo nuovo]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I'm glad you came.






And I hope that you'll know...
everything's fine in the morning
the rain'll be gone in the morning
but I'll still be here in the morning”

[Lullaby for a stormy night]








Pioveva, a Berlino.
Se le gocce d'acqua erano le lacrime di Dio allora quel giorno nel vento si celava il demonio.
Freddo e maligno entrava otto la logora giacchetta verde facendolo gelare, gli frustava il viso nonostante la ruvida sciarpa che lo copriva, si insinuava dentro di lui facendolo rabbrividire ovunque mentre i suoi pensieri turbinavano sempre più confusi e penosi.

Uh, poco tempo prima com'era forte!
Tutti sembravano doversi inchinare da un momento all'altro di fronte alle potenze dell' Asse, David crocifisso come il Cristo in cui non credeva, Inghilterra affogato dalle bombe che piovevano su Londra, Francia ridotto a un fantasma /stupida e vacua marionetta in un gioco per lui troppo grande/, l'America attonita di fronte alla gloria dei Kamikaze, i mille volti di Cina impalati da suo fratello.*

Poi tutto il suo mondo, il suo grandioso mondo, si era frantumato e le schegge del vetro continuavano a colpirlo e tagliarlo attraverso gli occhi dei vincitori.
Li sentiva su di se sempre, anche in quel momento.

Gli occhi azzurri di Alfred, come un cielo sereno, che gli strappavano via la maschera.
-Sei un mostro-, gridavano, -io, solo io, sono l'eroe. Tu sei il cattivo e io ti ho sconfitto.-
Lui abbassava lo sguardo, contrito ma ancora intimamente non convinto.
Era lui il cattivo?
Eppure dentro di se aveva fatto tutto quello per il bene del suo popolo!

Deutschland, Deutschland über alles,
über alles in der Welt!”*

Non era forse seguendo il suo inno che era arrivato a tutto quello?
Quegli occhi cielo parevano incapaci di mentire ed erano i primi a tormentarlo.

Seguivano poi gli occhi beffardi e ancora acquosi di Arthur e quelli blu e orgogliosi di Francis che, nonostante si sorreggessero l'un l'altro come due cenciosi e macilenti derelitti, lo sfidavano e si prendevano gioco di lui, mentre la soddisfazione rilassava lentamente i volti emaciati e tirati dalla guerra.
-Riprovaci, riprovaci!
Dopo questa non potrai mai fare di peggio e noi siamo sopravvissuti!-

Yao poco distante rideva, superiore dall'alto dei suoi millenni.
-Cosa credevi, piccoletto, di poter distruggere la grande Cina, aru?-
Ringhiava istintivamente, come un animale in gabbia, al solo pensare a quei tre.
Maledetti, maledetti, maledetti, mille volte maledetti!
Stringeva i pugni fino a far sbiancare le nocche delle mani e farsi sanguinare i palmi.

Poi però un terrore senza nome lo avvolgeva.
Gli occhi ametista di Ivan lo spogliavano ad ogni angolo della strada, lo catturavano, atterrivano, assottigliavano ancor di più la fragile linea che lo divideva dalla pazzia.
Solo suo fratello aveva il potere di salvarlo, quando ormai il suo più grande desiderio era la morte: occhi vermigli, densi e sicuri che lo fissavano intensamente e gli placavano il cuore.
Poi arrivava Kiku, dagli impassibili occhi d'ossidiana, Giappone imbattibile, Giappone schiantato dalla Bomba.

E per ultimo veniva lui.
Il codardo.
L'artista.
Quando quasi aveva pensato di aver ritrovato se stesso quegli occhi nocciola lo facevano cadere di nuovo giù.
Traditore!
Lo aveva abbandonato proprio durante la caduta, quasi a dargli un ultima leggera spinta nel baratro.

Una parte di lui, quel flebile Ludwig che ancora sopravviveva alla ragione, si scuoteva, invocava la luce, si aggrappava a quella visione, la adorava come qualcosa di sacro.
Poi tornava Germania - Deutschland, Deutschland über alles!- e calpestava, dilaniava, uccideva mille volte l'unica sua vera salvezza.

-Veeeee, Doitsu!-
Giappone l'aveva sempre chiamato Deutschland-san, era dell'opinione che per chiamare qualcuno con il massimo rispetto si doveva usare il nome nella propria lingua originale.
Feliciano invece aveva preso subito a chiamarlo così.
Suonava meglio, diceva, era più corto e meno rigido.
E poi rideva e lo prendeva per mano, gli diceva di baciarlo, che gli voleva un bene grande come il mondo e sarebbero sempre stati insieme...
Bugiardo!
Lo aveva abbandonato, lasciato di nuovo solo nel freddo delle sue terre.
Da quel momento non gli era importato un più di tanto del resto.
Il sole si era spento e lui continuava a brancolare nel buio.

Un leggero e nervoso scuoterlo gli fece mettere a fuoco una figura davanti a lui e solo allora si accorse con disinteresse che al richiamo della voce si era fermato come imbambolato.
-Doitsu, ti ho cercato dappertutto, non ti trovavo e ho temuto di non poterti più vedere... l'ultima volta che ci siamo visti... è uno dei tipici momenti in cui devi scegliere se la vittoria fa la felicità più della pace, mi capisci, no?-
Feliciano teneva gli occhi socchiusi e dalle lunghe ciglia gocciolava copiosa l'acqua su tutto il volto tanto che era difficile capire se alle lacrime del cielo si mischiavano le sue.
Stretto e rattrappito nella vecchia giubba blu si faceva caldo come poteva strusciando le mani coperte con logori guanti tra loro e intanto lo guardava con amorevole pazienza.
Sembrava che lo capisse e compatisse, in qualche modo, e questo lo fece infuriare ed emozionare a un tempo.

Prima che l'altro avesse il tempo di ritrarsi lo prese per le spalle e sbatté al muro vicino.
-Io non capisco nulla, non capisco più nulla! Tu mi hai lasciato ed è caduto tutto, potevamo essere i padroni di tutto, di tutto...- La voce che gli si era alzata, roca e stridula, si spense in un sussurro mentre abbassandosi poggiava la testa sulle spalle fragili dell'altro.
Feliciano lo abbracciò lentamente, mentre il corpo del tedesco ogni tanto si scuoteva per i singhiozzi. Nessuno in quella remota e spenta strada gli era testimone, ma se qualcuno fosse passato si sarebbe senz'altro fermato, o stupito o commosso, ad ammirare lo strano spettacolo di un gigante che piange piano tra le braccia di uno scricciolo.

Quando gli occhi di Ludwig si alzarono di nuovo verso il cielo era come un uomo nuovo.
Sempre debole, certo, sempre prostrato da una colpa troppo grande da portare da solo -ma che aveva imparato ad accettare cullato dal leggero calore che producono due corpi incontrandosi, sempre perdente, sempre diviso da suo fratello, ma ancora vivo e senza alcun rancore.
Aveva tentato, si era fatto prendere dal potere, fortunatamente qualcuno aveva pensato al suo bene quando lui non ne era in grado.

-è uno dei tipici momenti in cui devi scegliere se la vittoria fa la felicità più della pace, mi capisci, no?-

Aveva smesso di piovere -di piangere- e faceva un po' più caldo, ora.
Perlomeno dentro si sentiva più caldo, cominciava a capire mentre la mano sottile dell'italiano lo guidava verso il centro, verso la sua gente, immobile e morta come lui.
Cominciava a capire quello che voleva intendere il suo ex-alleato con quelle parole, e, mentre lui salutava vivacemente i bambini e gli regalava cioccolata -ne aveva ancora un po' da parte di quella che gli aveva portato America- lui iniziava tiepidamente a stringere le mani, ad incoraggiare chi trovava per la strada aiutandolo come poteva.

Non avrebbe più commesso errori del genere, lo promise risolutamente a se stesso mentre provava a ricordare un singolo momento di felicità autentica come quella da quando “Baffetto” -così lo chiamava Gilbert, con un po' di disprezzo- aveva preso il potere.
-Bentornato, Doitsu, bentornato!- i vivaci occhi di Italia scintillavano e continuavano a voltarsi verso di lui annuendo vigorosamente, come se potesse leggergli nel pensiero e approvasse ciò che vedeva -tutti insieme creeremo un mondo meraviglioso, butta alle spalle il passato, non pensarci più!-
Non gli riusciva facile come l'italiano abbandonare quello che era stato ma comunque si sarebbe impegnato.
Quel sogno che aveva sempre schernito e che solo allora aveva iniziato a capire forse si sarebbe realizzato, con l'aiuto di tutti, per ora la prima cosa importante da fare era dare una nuova speranza al suo popolo, ricostruire un futuro a chi come lui era stato risucchiato dalla guerra.

Poi, quando gli altri sarebbero andati a vedere avrebbero trovato una Germania nuova, tanta concordia e felicità e lui li avrebbe presi per mano come aveva fatto con lui Feliciano e sorridendo gli avrebbe detto: -Sono felice che tu sia venuto! Benvenuto nel mio mondo.



* I soldati giapponesi facevano macabra collezione delle teste dei cinesi uccisi.

*Germania, Germania, al di sopra di tutto
al di sopra di tutto nel mondo!


Hola!

Penso che questa sia l'ultima storia che pubblicherò prima dell'inizio della scuola e poi per un po' non mi farò più sentire quindi... Be', mi mancherete tantissimo ragazze, soprattutto te cara Inghilterra/Mocky e te cara America/Cali... Ci tengo davvero tantissimo a vedervi ai comics e spero quando vi vedrò di aver risolto i problemi con me stessa e poter sorridere davvero come Lud dicendovi questa sono io, non sono un gran che ma comunque benvenute nel mio mondo...


Ooooook, non so cosa ho scritto e non lo voglio sapere...

Tornando con i piedi per terra vi informo che come al solito che ogni commento, anche negativo, è ben accetto e che finchè la mia mano destra avrà vita e i miei neuroni non si fonderanno anche se non mi vedete io sarò sempre, irrimediabilmente, a scrivere di Hetalia:)


TheBookFrog(Eh sì, rana di biblioteca, avete letto bene xD)

  
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