NOTA
DELL’AUTRICE: Ringrazio di vero cuore la persona che mi ha convinto a
pubblicarla, la ringrazio per la sua pazienza e per i suoi incoraggiamenti.
Moon quella persona sei tu !!!!
CAPITOLO 1
Guardando il cielo
Quella sera a Gran Burrone l'aria era
insolitamente ferma e calda. C'era un'afa innaturale per quel posto, arroccato
sulle montagne tra i boschi, che di solito offriva un clima mite e frizzantino.
Legolas quella sera non riusciva proprio a combinare niente. Era tornato a Gran
Burrone per sbrigare un incarico datogli dal padre e a lui non dispiaceva
affatto ritrovarsi di nuovo in quel luogo che segretamente adorava.
Segretamente perché non lo avrebbe mai ammesso con altri, orgoglioso com’era,
che gli piacesse di più di casa sua. Lì si sentiva più libero di comportarsi
come credeva meglio e non solo perché doveva, sempre condizionato dal severo
senso critico di suo padre.
Era
arrivato da un paio di giorni e non aveva avuto alcun problema a concentrarsi
sul lavoro da svolgere ma quella sera, soprattutto con quel caldo asfissiante,
proprio non ci riusciva. Decise quindi di fare una pausa, si alzò dalla
scrivania dove stava lavorando e si diresse verso la terrazza della sua camera
sperando di percepire un pò di sollievo a quel clima soffocante. Ma varcata la
soglia non c'era la minima differenza con l'interno. Fece qualche passo e
giunto alla balaustra di pietra, vi poggiò i gomiti sopra, tenendosi la testa
fra le mani cominciò a guardarsi intorno.
Come
sempre trovò il panorama stupendo.
Gran
Burrone era immerso nel buio con un gioco di piccole luci che illuminavano
appena le bianche strade di selciato, le costruzioni si armonizzavano così bene
con la natura intorno e i colori.... quei colori erano uno dei particolari che
lo avevano colpito di più. Così tenui e rilassanti donavano un senso di pace
che difficilmente aveva provato in altri luoghi. Tutto intorno poi, c'era il
silenzio interrotto solo a tratti dal gorgoglio di un ruscello.
Alzò lo
sguardo verso il cielo e rimase ad osservarlo, blu, scuro, quasi nero
intervallato da punti luminosi di varie grandezze, così immenso da farlo
sentire come un granello di sabbia nel deserto. Legolas continuava a guardare
in su perso nei suoi pensieri quando un lieve bagliore catturò la sua
attenzione. Volse lo sguardo, quasi svogliatamente, chiedendosi chi o cosa lo
stesse distogliendo da quello stato di calma e serenità. Notò una specie di
lampo che poi si trasformò in una scia luminosa e che attraversò diagonalmente
la sua visuale. Era una luce strana molto ben definita e forte ma allo stesso
tempo si amalgamava perfettamente con il resto del paesaggio.
"Una
scia di luce eterea, come questo luogo. Una stella cadente, piccolo gioiello
venuto ad impreziosire qualcosa di già estremamente prezioso." pensò
sorridendo tra se. Ma poi guardando più attentamente notò qualcosa di poco
convincente "Le stelle cadenti non planano!?!" Quella luce sembrava
invece avere una volontà propria, come se si stesse dirigendo in una direzione
precisa. Continuò a seguirla con lo sguardo per tutto il percorso fino a quando
non sparì tra le chiome scure degli alberi del bosco poco lontano.
Legolas rimase ancora lì a fissare il punto
in cui la luce si era inabissata lasciando dietro di se una scia che sempre
meno luminosa stava scomparendo. Si mise in posizione eretta sempre fissando
quel punto e poi girandosi lievemente fece per tornare nella sua camera a
continuare il lavoro che aveva interrotto, quando la sua attenzione venne di
nuovo catturata da dei lampi accecanti provenienti questa volta dal punto in
cui era sparita la luce. Si riavvicinò alla balaustra piantando bene le mani su
di essa e sporgendosi tanto da rischiare di cadere. Poi tutto ad un tratto il
lampeggiare cessò e quel punto del bosco ripiombò nell'oscurità. Rimase
immobile, quasi senza respirare, chiedendosi se quello che aveva visto fosse
solo frutto della sua immaginazione. Alcuni minuti dopo si riebbe da quello
stato di catatonia in cui era sprofondato.
"No,
non posso essermelo immaginato" si disse "Ma cosa poteva
essere?" Rientrò deciso nella sua camera, si sedette alla scrivania
incrociando le mani sotto il mento e si mise a ragionare su quell'evento che lo
aveva colto così di sorpresa, turbandolo e incuriosendolo allo stesso tempo. Si
sentiva stanco e gli doleva la testa, dopo tutto era dalla mattina che stava
combattendo con quelle scartoffie sparpagliate tutte intorno e quell'afa non
accennava a diminuire. Anche se controvoglia si decise ad andare a dormire.
"Ci
penserò domani mattina" si rigirò nel letto, chiuse gli occhi e si
abbandonò ad un sonno profondo ma agitato.